4. Introduzione di Fiorentino in Balzac - Père Goriot PDF

Title 4. Introduzione di Fiorentino in Balzac - Père Goriot
Author Valeria Boccia
Course Lingua francese 1
Institution Università degli Studi di Napoli L'Orientale
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Summary

Introduzione dettagliata e riassunto di F. Fiorentino in Balzac "le Père Goriot"...


Description

Introduzione di F. Fiorentino in Balzac – le Père Goriot La pensione Vauquer Comèdie Humaine: études de mœurs, études philosophiques e études analytiques. All’inizio del romanzo vi è la descrizione della pensione Vauquer, luogo con limiti precisi e angusti di un immobile modestamente borghese, che come un décor di teatro raccoglie gli attori del dramma. Nella Maison Vauquer vi convivono per un momento personaggi eterogenei che alla fine si separeranno per occupare posizioni sociali opposte. I destini dei personaggi di questa pensione mutano solo perché essi si trovano per qualche tempo a convivere nel medesimo edificio e l’incrocio di questi di Rastignac, Vautrin, Victorine, Goriot costituisce il romanzo della storia, non vi è però eccesso di caso, perché ciò apparirebbe incompatibile con la presunta normalità della pensione Vauquer, casualità degli incontri che si proietta appunto nell’antefatto del racconto in grazia del quale tut convivono nello stesso edificio. La storia ha in sé la probabilità accettabile che tutto quello che si viene a sapere è abbastanza normale visto che i protagonisti si conoscono in quanto coinquilini (che Vautrin concepisca un disegno criminale che coinvolge Victorine e Rastignac, o che Rastignac si leghi a Goriot corteggiandone le figlie). Il lettore legge il romanzo e trova questi personaggi così disparati già lì, a coabitare. Con la pensione Vauquer, con atmosfera piccolo-borghese urbana, che Balzac riconosce come quella in cui è immerso il secolo, fa il suo ingresso nel romanzo moderno. In quello spazio vi regna il catvo gusto, la meschinità e l’angustia, luogo anonimo e sporco dove si succedono generazioni sempre uguali di pensionati e in cui a ragione un bandito si rifugia per nascondersi. Mme Vauquer (definitiva da Fiorentino il genius loci -> entità naturale e soprannaturale legata a un luogo e oggetto di culto nella religione romana), secondo Auerbach, intratene con lo spazio un rapporto organico-demoniaco. L’orribile tenutaria vanta un’origine nobile (nata de Conflas), con un francese stentato e spesso scorretto (Mme Vauquer anticipa in molti trat un personaggio romanzesco apparso solo all’inizio degli anni Quaranta: la portiera che, al pari della tenutaria della pensione, parlano scorrettamente, vantano origine migliore, ambiscono a un cambiamento di stato e nei confronti degli inquilini si comportano come vampiri) (si è dedotto che il precedente mestiere di Mme Vauquer avesse a che fare con la prostituzione). La condizione piccolo-borghese urbana si configura come un passaggio verso il basso o verso l’alto della scala sociale, passaggio che dura una vita e non si compie mai. Gli altri personaggi, per quanto eccedano per le loro prerogative morali, intellettuali e sociali, non possono non subire l’influenza di questa atmosfera. Per quanto un po’ degradati, i personaggi di Vautrin, Rastiganc, Victorine (in prospetva Bianchon) appaiono sostanzialmente eterogenei rispetto all’ambiente Vauquer e finiscono tut e tre per abbandonarlo mentre Goriot, per quanto moralmente superiore, è socialmente abbastanza conforme all’ambiente, infat muore prima di lasciare la pensione. Mme Vauquer si fa portavoce di una tendenza antiromanzesca (tipica del romanzo realista) che vuole limitare gli eccessi e le ripetizioni (definitiva “purgatoriale”). È proprio però su uno sfondo così grigio che le vicende assumono maggior risalto ed il romanzesco della storia viene amplificato dal contrasto con l’ambiente in cui irrompe, dove regna abitudine e ripetizione. Questa tensione tra sfondo e azione sarà una delle grandi risorse della narrativa ottocentesca. A una tendenza romantica all’eccesso troviamo i due personaggi più smisurati del romanzo, entrambi gratificati da una metafora religiosa, sono Goriot e Vautrin. Mentre uno è il “Cristo della paternità”, lo sguardo dell’altro “era quello dell’arcangelo decaduto che vuole sempre la guerra”. Il ricorso alla metafora religiosa designa ciò che è eccessivo rispetto ad una normalità laica, in una cultura in cui i valori religiosi non hanno più vigenza, se non in una sfera strettamente privata oppure a fini politici. A questa tendenza romantica all’eccesso appartengono anche i momenti più propriamente melodrammatici della storia, momenti in cui il contrasto tra l’alto e il basso, tra il bene e il male si fa assoluto (esempio è la coincidenza dello splendido ballo Bauséant, a cui partecipano le figlie, con l’atroce agonia del padre). All’alto sociale corrisponde il basso morale e viceversa. Questi momenti melodrammatici rappresentano l’equivalente narrativo dell’ossimoro, una delle figure regine della poesia romantica. Rastignac Il compromesso tra la tendenza normalizzante e l’altra eccessiva, trova la sua figura centrale nel personaggio di Rastignac. Egli è il protagonista dell’intreccio, oltre a costituire la presunta fonte del narratore. Rastignac ha una prerogativa che lo distingue dagli altri personaggi, ossia è l’unico che cambia consapevolmente. Vautrin e Goriot restano sempre uguali dall’inizio alla fine nei loro rispetvi caratteri e Victorine viene spostata per volontà altrui. Rastignac invece parte da una situazione di innocente ignoranza di ciò che è il mondo, arrivando a raggiungere un’agguerrita consapevolezza di esso. Il suo movimento è quello tipico del romanzo di formazione (che nella variante

francese associa la formazione alla ricerca di una posizione sociale eminente). L’inclinazione al movimento, tratto distintivo di Rastignac, presuppone la sua malleabilità, appartenendo al genere degli uomini “sinuosi”, che non si piegano al male ma lo costeggiano. In formazione, tutta la sua persona non sembra avere ancora raggiunto una forma definitiva. Il suo stesso carattere sessuale, come accade ai giovani balzachiani, non è del tutto deciso: Vautrin lo definisce “dolce come una fanciulla”. Questa femminilità, accentuata dall’eleganza del suo corpo da dandy e dallo sguardo Vautrin che lo concupisce, non sembra tanto un segnale di ambiguità sessuale quanto una condizione essenziale dell’apprendimento, Rastignac assume di fronte alla vita una posizione ricettiva, femminile. Per raggiungere il successo, questo giovane all’inizio credeva di riuscire a diventare insieme “un sapiente dottore e un uomo alla moda”. “Giorno e notte” fu il suo motto ma a differenza del suo creatore e del personaggio di Bianchon, Rastignac non ha la tempra per resistere alle sirene della mondanità, del lusso, dell’amore, mantenendo, grazie a una vita monacale, una concentrazione assoluta nel lavoro. Scartata per debolezza questa via, non gli resta che rivolgersi alle donne, la cui protezione costituisce l’unica alternativa al merito per chi persegue il successo (lavoro e seduzione sembra qui equivalersi). In questo percorso verso il successo, Rastignac si trova di fronte a due strade diverse e la scelta di una di esse presuppone la soluzione di un problema morale difficile. L’alternativa che gli viene posta da Vautrin e da Goriot è quasi paradossale: preferire Victorine finisce per rappresentare un gesto criminale, mentre scegliere l’avida, corrotta e sposata Delphine appare eticamente più accettabile. Scegliendo Delphine, invece, Rastignac si propone di raggiungere il successo mediante l’amore di una donna che già a partire dal primo incontro si convince a sua volta di amare: mezzi e scopo, sia pure solo gesuiticamente, concordano. Mondanità e Snobismo Rastignac ambisce non tanto al potere e al denaro, quanto al successo che condensa potere e denaro in una condizione erotizzante di narcisismo appagato. Il successo si può ottenere solo a Parigi (anzi, solo in una porzione molto parziale della capitale: “tra la colonna di place Vendôme e la cupola degli Invalides”). In questo mondo tutto viene ridotto a pura rappresentazione, i segni s’impongono a spese dei fat e delle cose (la miseria e l’aridità delle sorelle Goriot vengono occultate dall’accecante esibizione del lusso). Balzac, come prima di lui solo Saint-Simone e dopo di lui solo Proust, ha dato un posto rilevante nella sua opera alla rappresentazione della società mondana e soprattutto dello snobismo, codice principale de la regge. L’universo mondano nella Francia della Restaurazione viene presentato nel romanzo diviso in tre gironi. In basso c’è Mme Nucingen, nata Goriot e sposata a un ricco banchiere solo recentemente nobilitato. Sua sorella, maritata Restaud, ha invece sposato un nobile di buon lignaggio, che però, proprio per il fatto di essersi unito a una ricca borghese, si è comunque leggermente declassato. Ancora più in alto, al culmine della mondanità, c’è Mme de Beauséant, di una antica famiglia incontaminata da alleanze borghesi, cui è riservato l’onore di partecipare alla selezionatissima corte del fratello del re al Petit Château. Queste tre dame abitano, conformemente al loro rango, in quartieri differenti di Parigi e mostrano nel loro lusso tre diversi tipi di gusto. Il denaro, principio di distinzione della nuova classe dirigente, non può essere esibito pena l’incorrere, come accade alle Goriot, nella colpa fatale: il catvo gusto. La nobiltà che viene riconosciuta nell’universo mondano come un insieme di prestigi estetici e morali, costituisce soprattutto un formidabile criterio di esclusione, quindi di snobismo. L’essere (si è nobili per nascita) viene contrapposto vittoriosamente all’avere (tut possono diventare ricchi). La cultura, il terzo valore dei salot, tendenzialmente gregario della nobiltà, in questo romanzo non è presente. Rastignac capisce subito che nemmeno il valore della nascita ha senso se non è accompagnato ad un buon patrimonio. Il denaro non è una condizione necessaria se non è una condizione sufficiente e per riuscire a penetrare in questo mondo esclusivo, Rastignac si serve delle donne perché loro vi detengono il potere (come gli rivela Mme de Beauséant). Le donne per Rastignac sono protettrici e premio del giovane e alla fine del romanzo (dall’altura del cimitero di Père Lachaise, lui sfida Parigi, lanciando uno sguardo su “quell’alveare ronzante” come se volesse “già succhiarne il miele”, ove la città si è femminilizzata e a fronteggiarla c’è lui che ha molte caratteristiche femminili”). Vautrin Il personaggio di Vautrin sembra provenire direttamente dal repertorio romantico, da banditi che, come lui, avevano scelto la rivolta. La rivolta di questo personaggio, non solo come scelta morale, si rivela anche una postazione ideale per osservare tutte le contraddizioni dell’ordine sociale (quasi come la variante romantica dello straniamento, che era tipico della letteratura illuminista). Vautrin guarda dall’esterno l’ordine sociale occidentale e lo deride. Si definisce discepolo di Jean-Jaques Rousseau e coglie lui stesso la contraddizione interna alle leggi vigenti tra danno patrimoniale e pena (nell’opera di Balzac convive una concezione giuridica settecentesca che calcola le pene solo in

rapporto ai crimini e una ottocentesca che nel giudizio prevede anche la valutazione della personalità del criminale; in questo caso Vautrin non contesta la prima in nome della seconda, ma viceversa). Constatare l’immoralità dell’ordine sociale non è il desiderio di un ordine morale più giusto, ma solo spingere ad usare qualsiasi mezzo per poter ottenere i privilegi previsti da questo stesso ordine. Vautrin invita Rastignac all’immoralità non alla rivolta, perché Vautrin è un tentatore e non un sovversivo, il diavolo (il Mefistofele goethiano è un’altra possibile fonte di Vautrin), non un rivoluzionario. L’argomento più potente che Vautrin opera per convincere il giovane Rastignac è quello di evocare la legione dei suoi rivali. Attraverso le parole di Vautrin si personificano ombre anonime e minacciose che, nella medesima condizione di Rastignac, gli sottraggono una parte della sua identità individuale, attribuendogli una drammatica consistenza sociale: Rastignac è solo “una unità” di una sterminata massa di esclusi che aspirano al successo. Lo sfondo inquietante della storia di Rastignac è proprio questo, perché per lui non si tratta solo di aver accesso al bel mondo, ma si tratta soprattutto di vincere la concorrenza spietata dei suoi rivali, ma nulla lo distingue dalla concorrenza (né l’ambizione, né la disponibilità a scendere a compromessi con la propria coscienza) e non ci sono regole certe che gli possano garantire la vittoria, occorre solo saper sfruttare con prontezza tutte le occasioni che si presentano. Vautrin non detta regole di comportamento a Rastignac, gli rivela la verità su come va il mondo e gli offre un’occasione proponendogli un patto. In Père Goriot, Rastignac non dispone di regole a cui attenersi (a differenza dei giovani di Stendhal che seguono costantemente regole di comportamento) poiché da Mme de Beauséant e da Vautrin riceve solo principi generali e offerta una efficace protezione (il rapporto che lo lega a questi due personaggi è esclusivo e coinvolgente, troviamo da un lato la parentela e dall’altro, più pericoloso, il desiderio omosessuale e la complicità criminale). In Stendhal i giovani devono comportarsi secondo le regole, in cui non credono, di una società dominata dai vecchi ove il successo equivale per loro a essere scelti sulla base di un giudizio di conformità mentre in Père Goriot, Rastignac avrà successo nella mondanità solo a patto di battere i rivali in una battaglia senza regole, armato della propria intraprendenza e protetto da un omosessuale e dalle donne (F. Fiorentino, Insegnamento e rivelazione. Stendhal e Balzac , in Realismo ed effetti di realtà, nel saggio si articola il confronto tra le diverse modalità di trasmissione di un sapere sociale nel modello stendhaliano e in quello balzachiano di romanzo di formazione). Papà Goriot La storia di Goriot è l’equivalente romanzesco di quella di re Lear (Shakespeare – King Lear). Malgrado il tema del padre abbandonato dalle figlie dopo la divisione del patrimonio sia nel numero di quelli presenti in culture ed epoche diverse, Balzac è comunque riuscito ad attribuire al suo personaggio una biografia e un significato storicamente molto precisi. Goriot rappresenta la classe di nuovi borghesi che si è affermata nella società francese, grazie ai rivolgimenti rivoluzionari. Da semplice operaio è riuscito a diventare un ricchissimo industriale pastaio (senza che il suo arricchimento si traducesse in salto di classe; egli non ha nemmeno assunto né le abitudini e né la cultura delle classi alte, anche perché nella Comédie humaine gli industriali non hanno accesso al bel mondo). Le sue figlie, allevate nel lusso e pur senza un’educazione adeguata, hanno completato l’innalzamento di classe iniziato dal padre assumendo modi e abitudini della società elegante, sposando nobili più o meno recenti. Essendo stato il loro un processo di “arricchimento” nel solo giro di due generazioni (forse prima della rivoluzione ne avrebbe richiesto quattro) il prezzo di tanta rapidità è terribile poiché tra il padre e le figlie si è scavato un abisso che rende irriconoscibile il loro stesso rapporto di parentela. Goriot (come sperimenta Rastignac nel salotto Restaud) è lo spettro di un passato che si vuole rimuovere ma che viene continuamente rinfacciato in società ai gesti e ai comportamenti delle figlie. Lui è un completo sradicato, una volta smesso di lavorare non ha più alcuna identità né sociale e né culturale. Non rimpiange un modello di famiglia patriarcale perché non ne ha alcuna nozione e non nutre nemmeno le speranze e l’orgoglio del fondatore di una dinastia poiché avendo due figlie femmine il suo nome sparirà con lui. A Goriot vengono attribuite caratteristiche alle quali però il lettore si identifica solo ad una, nella passione, ma gli è altrettanto impossibile identificarsi altrettanto facilmente in quella dell’avaro, del geloso, del malato immaginario (monomania che lo apparenta a certi personaggi del teatro di Molière). Il personaggio di Goriot fa parte di un tipo d’opera, un romanzo, un’epoca, il primo Ottocento, che non si propongono né di fare ridere e né tantomeno di svalutare la passione. Il vecchio pastaio viene anche nobilitato dal ruolo che svolge e che significativamente fa tutt’uno col suo nome già nel titolo dell’opera, appunto Papà Goriot. Il tema della paternità nel romanzo non è legato solo a Goriot ma quando si presenta in altri personaggi prende sempre una sfumatura negativa, come ad esempio Vautrin, che offre protezione paterna al suo giovane amico (Rastignac), in quanto criminale e omosessuale, non è a nessun titolo abilitato a esserlo. Lo stesso Goriot, nonostante la sua devozione, fallisce come padre (il conte Restaud lo incolpa della rovina della sua famiglia) ma nel romanzo viene di continuo

mostrata una paternità inadeguata e degradata e proprio questa decadenza dell’istituzione paterna si rivela il principio primo della corruzione sociale. La società mostrata nel romanzo è senza padri in cui questi giovani ambizioni vogliono raggiungere il successo grazie alle donne (femminile che non si oppone a maschile, poiché i giovani eroi sono femminili loro stessi, ma si oppone a paterno) proprio perché, con l’interruzione di valori da una generazione all’altra, l’autorità paterna ha avuto un declino nella società “democratica” andando a favorire non più legami autoritari ma affettuosi (Toqueville, secondo volume, 3. VIII, della Democrazia in America, 1840). L’assenza di questa autorità paterna ha un effetto contraddittorio e lo testimonia la presenza nel romanzo di registri narrativi diversi, come quello poetico legato a Goriot e quello avventuroso, non afflitto e quasi picaresco di Rastignac. La scomparsa del padre costituisce insieme morte e vita, perché è sia una perdita dolorosa che una libertà che permette ai giovani possibilità di prendere liberamente iniziative ed avere i propri pensieri. Storia del testo (non integrale) Le Père Goriot segnò la svolta decisiva nell’atvità letteraria di Balzac. Nel suo tardo libro di memorie, la sorella Laure racconta che Balzac nel periodo in cui stata scrivendo il romanzo sopraggiunse un giorno a casa sua dicendo che “era sul punto di diventare un genio” perché aveva avuto consapevolezza di aver inventato la tecnica del ritorno dei personaggi (nel romanzo venivano convocati personaggi e vicende apparsi in opere pubblicate in precedenza, come ad esempio Rastignac, conosciuto già come il dandy corrotto della Peau de Chagrin, ritrovato anche se quasi irriconoscibile nel Père Goriot agli inizi della sua carriera mondana; oppure Mme Restaud, ove in Père Goriot i lettori erano portati a considerare in una nuova prospetva la catva condotta di questo personaggio presente già in Gobseck). La novità nel Père Goriot, che poi sarebbe stata alla base della Comédie Humaine, era di avere una unità “ulteriore e non artificiosa”. I Una pensione borghese Il romanzo si apre con una descrizione dettagliata della pensione e dei vari personaggi con le loro caratteristiche fisiche e caratteriali, ma durante tutto il primo capitolo, cominciano ad essere analizzati più nello specifico la storia di papà Goriot ed il futuro prossimo di Eugène de Rastignac. Nella pensione, Goriot non è stato sempre criticato, inizialmente adorato, soprattutto dalla signora Vauquer, per la vita agiata che faceva, nonostante non avesse atteggiamenti da vero aristocratico. Poi, all’improvviso, cadde in disgrazia senza alcuna spiegazione evidente. Tutti i pensionanti erano arrivati a delle conclusioni estreme per spiegare perché avesse perso la sua fortuna, ma alla fine solo Eugène, saputa la reale storia di Goriot dall’amica della signora de Beauséant, ha preso le sue difese, capendo che la perdita è peggiore perché va al di là di quella del danaro. 1. Il nome di Vauquer deriva dai ricordi d’infanzia di Balzac a Tours, dove un certo AugusteEtienne Vauquer, impiegato alla Prefettura e tipografo, era entrato in relazione con suo padre, allora vice-sindaco della città. Il nome de Conflans, dalla connotazione decisamente aristocratica, viene attribuito a un personaggio volgare creando un effetto grottesco e caricaturale. Un marchese de Conflans, infat,

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era effetvamente membro della Camera dei Pari. Neuve-Sainte-Geneviève : oggi rue Tournefort, nel V Arrondissement. Idolo di Jaggernat: uno dei nomi di Vishnou, era custodito a Puri, sulle rive del Golfo del Bengala. Ogni a...


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