IL Capolavoro Sconosciuto di H. Balzac PDF

Title IL Capolavoro Sconosciuto di H. Balzac
Author Walter Bonaventura
Course lingua francese
Institution Liceo (Italia)
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Summary

Riassunto dell'opera "il Capolavoro Sconosciuto" di Honoré de Balzac....


Description

IL CAPOLAVORO SCONOSCIUTO

-HONORÉ DE BALZAC-

Si potrebbe affermare che la storia dell’immagine non sia fatta solo di quello che i nostri occhi vedono, ma anche di quello che noi ed altri abbiamo immaginato; si parla allora di una storia di una visione mentale. L’opera Il capolavoro sconosciuto di Honoré de Balzac è un ottimo esempio di opera che indaga la zona limite della rappresentazione e si interroga sull’inafferrabilità dell’immaginazione visiva. Apparso nel 1831 inizialmente su due numeri della rivista «L’Artiste», il racconto di Balzac, ambientato verso la fine del 1612, ci riporta all’epoca del classicismo francese. Una mattina d’inverno il giovane pittore Poussin, recandosi nello studio del suo maestro Porbus, sostando di fronte la sua porta si imbatte in uno strano personaggio: è Frenhofer, il pittore protagonista della storia. Il maestro li inviterà entrambi ad entrare. Il capolavoro sconosciuto che dà il titolo alla storia è il quadro a cui l’anziano pittore Frenhofer lavora ormai da dieci anni nella più assoluta segretezza. Il soggetto è una donna di nome Catherine Lescault, e Frenhofer si rivolge ad essa come la sua amante e al tempo stesso la donna che lui stesso ha creato. Ma il capolavoro è incompiuto e il pittore è alla disperata ricerca di un modello, una donna la cui bellezza possa fare da confronto a quella della donna da lui creata. Poussin, desideroso di vedere l’opera, offre a Frenhofer la sua splendida amante Gillette, nella speranza di ottenere in cambio il poter vedere il dipinto. Usando Gillette per apportare le giuste correzioni, Frenhofer può dichiarare l’opera compiuta; invita dunque Poussin e Porbus ad entrare nella stanza segreta, certo della supremazia della sua opera su qualsiasi altra bellezza naturale. Sul luogo, là dove dovrebbe esserci l’immagine della pittura personificata, i pittori scorgono solo un ammasso informe di linee e colori tali da formare una muraglia di pittura. Poi, d’improvviso, in un angolo della tela Porbus vede emergere un piede di donna delizioso, vivo, che lascia i due pittori pietrificati d’ammirazione. Il piede -unico frammento sfuggito alla graduale cancellazione del dipinto- è il solo indizio rimasto della presenza di una donna sotto gli strati di pittura. Il frammento di un intero non è più ricomponibile, è perso per sempre: diventa così metafora di una perfezione artistica non più possibile. L’arte antica, il punto più alto di questa perfezione, perviene a noi solo in forma di eco e frammento. Se gli altri testi del periodo descrivevano questa, Balzac si prefigura allora come una voce fuori dal coro, sottolineando l’impossibilità del raggiungimento di una perfezione artistica. Il fallimento di Frenhofer, un uomo stremato e consumato da un’arte che padroneggia come nessun altro (per la cui figura Balzac prende ispirazione dal Leonardo da Vinci protagonista di una novella del Bandello) è inevitabile, ossessionato da un’impossibile idea di perfezione, che non risiede nel mondo reale. L’artista arriva a distruggere progressivamente tutti gli elementi del quadro nel tentativo di dipingere l’idea di arte assoluta, e sarà proprio questa a renderlo cieco davanti a qualsiasi soggetto del mondo reale. La figura di Frenhofer è stata, nel corso del tempo, oggetto di molte discussioni. Frenhofer non è solo un saggio di vita, un vero filosofo che, compresa sino in fondo la vanità di beni quali la fama, successo e denaro, ad altro non aspira che non sia la Verità, ma anche un maestro d’amore: aspira così alla Verità sia col dipingere -pratica a cui dedicherà le sue forze per tutta la sua esistenza- e nell’amare, giacché le due cose per lui coincidono. La figura di Frenhofer trova un suo magistrale opposto antitetico in quella di Pierre Grassou, agrodolce protagonista del breve racconto omonimo, sempre opera di Balzac. Questo provinciale goffo è pittore privo di vera predisposizione per l’arte, il quale tuttavia, in virtù di una caparbietà metodica e stimabile e di un defesso lavoro sulle tecniche, riesce gradualmente a scalare le vette della società, conquistando tanto la famiglia reale quanto l’emergente borghesia, tutte figure senza conoscenze e consapevolezze artistiche adeguate, ma comunque fervidi appassionati dell’arte. Saranno costoro a dare fama e successo a Pierre Grassou, che peraltro rimarrà una personcina piccola, un pratico dell’arte probo e onesto, ma funesto creativamente, che la sola consapevolezza della sua mediocrità e la stima nei confronti di pittori dotati salvano dall’antipatia e dal disprezzo. Un «anti-Frenhofer» che corona in tutto e per tutto l’ideale borghese di società.

Libero da desideri mondani quali fama, gloria e ricchezze, Frenhofer è un mistico ricercatore del Vero, tanto in pittura quanto negli affetti più grandi ed essenziali: in altre parole, non aspira ad altro che non sia la Verità, nell’arte così come nell’amore. Il romanziere ci dice a più riprese che, per ben dieci anni, egli ha impiegato senza risparmio le sue migliori energie alla realizzazione di un ritratto «assoluto», che ama con trasporto e devozione senza eguali. Frenhofer appare così come un novello Pigmalione, che dopo fatiche erculee crede di aver finalmente dato anima, vita ad una creatura verso cui nutre un amore puro, eterno: la creatura è Catherine Lescault, insieme modella, musa, figlia, amante del pittore, per la quale prova un amore privo di ogni utilitarismo, per la quale è anche pronto a sacrificarsi. Purché la sua Diletta risulti la migliore nel confronto con Gillette (vedi riassunto sul tema della prostituzione) egli è dunque pronto a fare violenza su sé stesso, mostrando Catherine allo sguardo altrui. Attuata la comparazione e convintosi della netta superiorità del suo «parto spirituale», il vecchio è, nel suo delirio illusionistico, finalmente gioioso e appagato. La visione dell’opera permette a Porbus di mettere in luce il tema chiave dell’opera: “Questo rappresenta il limite della nostra arte sulla terra”. È questo un principio che Balzac aveva ereditato dai trattati sulla pittura di Diderot: l’insoddisfazione dinanzi alla propria opera può spingere l’artista a distruggerla, lo inganna e gli fa distruggere un capolavoro. L’ideale che Frenhofer invano persegue è un quadro che rappresenti il Vero, la perfezione della natura, della vita. Lo stesso Diderot si chiedeva: «Può l’arte creare con la stessa perfezione della natura?» egli mantiene la convinzione che l’arte abbia i propri limiti, e non potrà mai rivaleggiare totalmente con la natura. Se si tenta di superare tali limiti, si distrugge l’opera. Il pittore non è in grado di rappresentare tutto quanto sa, vede o sente, e la sua opera lo lascia perciò insoddisfatto. ILLUSIONE: Soggetto: il pittore Frenhofer Velo/oggetto di supporto: le sue abilità di maestro pittorico, unico ad aver ereditato le incredibili arti del pittore Mabuse, che gli permettono di convincersi di essere in grado di rappresentare la perfezione della natura; a mantenimento dell’illusione amorosa fra il pittore e la donna ritratta vi è quel “velo”, quel nascondere l’opera al mondo che ha impedito a chiunque non fosse lo stesso Frenhofer di poterla ammirare, donna anziché opera d’arte, che a detta del pittore deve rimanere «vergine», imberbe rispetto agli «sguardi freddi ed alle sciocche critiche degli imbecilli». Idolo: La donna immaginifica idealizzata Catherine Lescault, per la quale Frenhofer prova un profondissimo amore, tanto da definirsi innanzitutto amante, e poi pittore. L’intervento visivo e i commenti di Porbus e Poussin rompono lo schema dell’illusione: sono loro a far rinsavire Frenhofer di fronte all’evidenza della distruzione dell’opera. La reazione alla disillusione è la morte dell’artista, con concomitante distruzione delle sue opere.

NOTE DA RICORDARE -

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1799-1850 vita di Honoré de Balzac 1831-1850: stesura della “Commedia Umana”, ciclo di scritti e opere di Balzac aventi temi e strutture molto diversificate tra loro e categorizzate e suddivise per gli stessi; obiettivo della raccolta è descrivere la società francese in tutta la sua interezza e in tutte le sue caratteristiche quanto più vicino al vero possibili; per questo, Balzac è considerato il padre del romanzo realista. “Il capolavoro sconosciuto” fa parte di questa raccolta di Balzac, pubblicato inizialmente nel 1831 sulla rivista «L’Artiste»; dopo altre due rivisitazioni, nel 1847 riprende ancora in mano l’opera, mutandone il titolo in Gillette, ed apportando poche ma significative varianti (ad esempio, l’esclusione del particolare della posa di una cortigiana alla realizzazione di Catherine Lescault)....


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