Il calzolaio di Vigevano PDF

Title Il calzolaio di Vigevano
Course Letteratura e cultura dell'Italia contemporanea
Institution Università degli Studi di Milano
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Appunti Calzolaio di Vigevano prof. Turchetta ...


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IL CALZOLAIO DI VIGEVANO Lucio Mastronardi Nato il 28 giugno 1930 a Vigevano, presso Pavia. Il padre era abruzzese e ispetore scolastco collocato a riposo per le sue idee antiasciste mentre la madre era di Vigevano ed era maestra elementare. Come narratore viene scoperto da Elio Vitorini che iniat nel 1959 pubblica sul Menabò il calzolaio di Vigevano, primo romanzo della Trilogia “Gente di Vigevano”. La scelta di un mondo piccolo come quello di Vigevano è signifcatva, Mastronardi ha composto una specie di trilogia di Vigevano composta da: 1. i Calzolai di vigevano si concentra su un piccolo mondo in cui però vuole iar 2.il maestro di Vigevano rientrare quanto accade in tuto il mondo 3.Il meridionale di Vigevano 4. A casa tua ridono (?) Un romanzo ambientato negli anni ‘40 che con un impasto partcolare di lingua e dialeto descrive con ironia il greto mondo dei piccoli imprenditori calzaturieri della provincia Lombarda tra cui spicca la fgura di Mario Sala, il protagonista. Mastronardi si sposa nel ‘73 con Lucia lovat, da cui ebbe una fglia, Maria. Nel ‘78 gli viene diagnostcato un male incurabile ai polmoni: muore suicida il 24 aprile 1979.

La trama Il protagonista è Mario Sala, deto Micca, che dopo essere cresciuto e aver imparato il mestere di calzolaio nella Botega del padre, va a lavorare in iabbrica ma si rende conto di avere buone qualità di artgiano tanto da poter metersi in proprio e guadagnare moltssimo. E cosìs Mario decide di metersi soto a lavorare, di giorno lavorava in iabbrica e la sera per conto suo a casao lavorava tute le not anche le domeniche, a Natale, a Pasqua… Al progeto di Mario viene inclusa anche la moglie Luisa che Mario sceglie apposta laboriosa e remissiva. Dopo tant sacrifci Mario riesce a metere su la sua iabbricheta di scarpe in comune con l'amico Pelagata. La dita Pelagata Sala ha fn da subito un grande successo e cosìs Mario e Luisa possono anche concedersi qualche lusso. Nel iratempo il iascismo sta intraprendendo le sue avventure belliche e quando scoppia la guerra arriva la cartolina per Mario, richiamato a combatere sul ironte albanese ed è cosìs costreto a lasciare la iabbrica al socio e alla moglie: ma Pelagata ne approfta, in poco tempo liquida Luisa con una ciira irrisoria. A quel punto si ia avant un altro amico, Neto di cui Mario si fdava ciecamente e approfta della diffcoltà di Luisa convincendola a metersi in società con lui e ad avviare una relazione sentmentale. Luisa si troverà bene con lui e arriverà cosìs addiritura a sperare che Mario sia morto. Mario non ricevendo risposta dalla moglie, manda letere a tut i conoscent per averne notzie. Intanto Neto una volta messa su la iabbrica lascia libero un locale, il “saloncino”, ideale per impiantare un laboratorio calzaturiero iniat iniziano ad avanzare le richieste per quel locale e in seguito a numerose tratatve Neto decide di affdarlo a due giovani sposini venet, Franchina e Luisino. Per curare gli afari Neto va spesso a Milano a presentare il proprio campionario di scarpe: durante uno di quest viaggi il treno dove viaggiava viene ataccato dagli aerei alleat e Neto muore. Luisa a questo punto di nuovo sola perde anche la iabbrica di cui si riappropria la legitma moglie di Neto, Menchina deta Pirleta. Intanto Mario torna dalla guerra e ricomincia il lavoro irenetco con Luisa in un locale non in centro ma nella periieria di Vigevano. Tutavia Luisa si ammala per esalazioni della colla e cosìs l'atvità viene chiusa e i due coniugi tornano a lavorare come dipendent nella iabbrica Tauro Gomma che però iallisce e Mario deve cambiare di nuovo lavoro iacendosi assumere nella nuova iabbrica di padron Pedale. Nel tempo libero Mario

riavvia l'atvità di produzione indipendente e per iare soldi in ireta vende le scarpe sotocosto alle operaie della sua stessa iabbrica e per questo viene licenziato. Grazie all'intervento di Monsignor Dal Pozzo riesce ad otenere dei fnanziament e ripartre aspetando solamente le ricche commesse che gli arriveranno dall'America dove si è trasierito l’amico Filippo Mota. Le commesse però arriveranno dopo che le cambiali che Mario aveva sotoscrito sono andate in protesto e cosìs per sotrarsi alla rovina economica, Mario va a vendere diretamente alla stazione le scarpe appena iabbricate recitando “scarpe buon pato? corame, pellami, artcoli per calzature? venite dietro me!” e cosìs si chiude il romanzo in seguito ad un ciclo di esperienze dalle quali il protagonista è sempre più vinto seguendo uno schema che, come ha scrito argutamente Ugo Fragapane, è “ lo schema del gioco dell'oca, il cerchio sembra chiudersi ma non si chiude”.

Da leteratura italiana. Il secondo novecento di Gianni Turcheta Nel giugno 1959 esce da Einaudi il primo numero di un periodico direto da Elio Vitorini e Italo Calvino che prese il nome di “Il Menabò”. Si trata di un libro rivista che ospita insieme test leterari e intervent critci. Il numero 1 è dedicato per metà ai rapport ira leteratura e dialeto e, per l'altra metà a quelli ira leteratura e guerra. La prima parte del volume si apre con il calzolaio di Vigevano poiché questo è scrito in una lingua che mescola sistematcamente italiano e dialeto per rappresentare la violenza e l'irrazionalità delle dinamiche del capitalismo. Nel Menabò il testo del romanzo è seguito da una breve ma signifcatva presentazione di Vitorini in cui racconta che verso la fne del Gennaio del 195r ricevete una letera da Mastronardi che scriveva “ sono un giovane di 25 anni e da almeno 10 mi interessa di leteratura… Verga, Pirandello, lei, Hemingway... Da 5 anni scrivo e leggo, leggo e scrivo. La setmana scorsa sono venuto a cercarla, e non l'ho trovata. avevo con me 7 raccont. I motvi per cui sono venuta da lei sono i seguent: 1)lei atraverso il “Politecnico” ha iato conoscere parecchi scritori giovani e aspirant scritori. Altretant atraverso i “Getoni”. 2) la sua prima esperienza leteraria è ancora vicina nel tempo… 3) lei è stato comunista, e anch'io lo sono stato.” Tutavia l'opera che leggiamo è molto diversa da quella concepita in un primo momento da Mastronardi e ce lo conierma un altro passo della già citata letera di Mastronardi in cui egli scrive “Vorrei scrivere la storia di questa cità durante la guerra. Marginalmente un po' autobiografca” iniat l'intenzione di Mastronardi era quella di inquadrare la vicenda di Mario e Luisa nella storia affancandoci alcune digressioni ideologiche però atraverso lo scambio di letere tra Mastronardi e Vitorini tra ‘5r e ‘57 nacque il romanzo che di revisione in revisione è diventato quello che ci viene presentato da Vitorini nel Menabò. Le circa 130 pagine del romanzo atuali sono suddivise in 29 brevi capitolet, numerat con numeri romani, che oscillano tra la lunghezza di due pagine ed una lunghezza di 13 pagine anche se prevalgono netamente quelli di 3 o r pagine creando un efeto di irammentazione proprio come il mondo che vuole metere in scena Mastronardi, un mondo irammentato e caotco in cui tut i personaggi sono travolt nella loro “tormentosa atvità di inset umani, impazzit al miraggio di una posizione sociale”. La voce narrante è sempre mescolata con le voci dei personaggi e cosìs Il letore è chiamato a ricostruire la contnuità della storia senza che il letore collabori mai con spiegazioni o chiariment dei nessi ira gli event quindi non mancano i vuot di iniormazione non colmabili: pensiamo al silenzio totale relatvo alle vicende del servizio militare di Mario. È come se alcune aree del testo siano cancellate quindi il letore è chiamato a “riempire” i buchi e iar tornare i cont della rappresentazione.

Non manca una iorte dilatazione delle scene dialogate che per lunghi trat assorbono completamente la narrazioneo pensiamo ad esempio al dialogo tra Luisa e Neto sia proiessionale che sentmentale punteggiato dai richiami di Menchina Pirleta che prima chiama invano il marito e poi inizia ad insultare Luisa. Il narratore mostra di appartenere alla comunità di cui narra anche se non ia propriamente parte della vicenda: possiamo defnirlo un narratore interno testmone anche se a volte iunziona come narratore esterno, tutavia l'aspeto più caraterizzante è che la voce narrante del calzolaio di Vigevano tende ad assumere anche il linguaggio e le limitazioni ideologico-culturali dei personaggi. Si trata di una carateristca che ia presente anche lo stesso Eugenio Montale il quale scrive “ il calzolaio di Vigevano di Lucio Mastronardi è un romanzo nel quale l'autore ia parlare tut i suoi personaggi nel dialeto della sua cità, disseminando parole e costrut dialetali anche nei pochi brani che egli riserva a se stesso in iunzione di racconta fabe”. Ad esempio all’inizio leggiamo sul padre di Mario che “tut sanno” quanto era bravo: il narratore parla in questo modo per avvicinarsi alla realtà che racconta. Un'altra carateristca è il rifuto della prima persona al contrario di tut gli altri romanzi di Mastronardi e in buona parte dei raccont che sono invece narrat in prima persona. Potremmo riassumere la unzione della voce narrante in questo modo:

Fin dall'incipit, inoltre, possiamo notare una iorte somiglianza del calzolaio di Vigevano con I Malavoglia di Verga ad esempio quando leggiamo “a Vigevano l'hanno sempre conosciuto come Micca. Fa Mario Sala di nome e viene dalla più antca iamiglia di Artgiani scarpari”. Il romanzo di Mastronardi in rivista iu notato relatvamente dalla critca, in partcolare iu notato nel 1959 con una recensione molto bella di Eugenio Montale che si accorse dell’originalità di questa rappresentazione sotolineando anche le diffcoltà di letura (non tut conoscono il lessico degli scarpari di Vigevano) però sotolinea come Mastronardi atraverso una piccola storia in un piccolo ambiente possa ritrarre la realtà che accomunava tuto il mondo capitalista. Tematche e contenut Potremmo dire che tuto si concentra sull'ossessione del denaro, del lavoratore e della produzione iniat leggiamo: “gira la manopola e la musica è sempre quella: danè ianno danè!”. Mastronardi Iniat vuole inscenare la contraddizione portante della dinamica capitalistca ovvero il valore di scambio contro il valore d'uso e del denaro come equivalente universale. Gli event si collocano in buona parte nel periodo iascista sentamo Iniat parlare del Duce, poi della guerra d'Airica e del ironte di Albania e infne veniamo a sapere anche del 25 luglio, dei partgiani,

dello sbarco degli alleat e della fne della guerra. In queste vicende storiche si insinuano anche gli anni del boom avviate già durante il iascismo e testmoniat da l'incremento vistoso del numero delle imprese, della popolazione produtva e della produzione che iu quanttatvamente imponente sopratuto dagli anni ‘50. Mastronardi però vuole sotolineare l'aspeto negatvo del Miracolo economico rappresentato dallo sgretolamento terminale dei valori tradizionali, specie di quelli legat alla solidarietà e alla iamiglia, tuto a vantaggio della spinta all'afermazione personale e a un successo largamente personale. Nel calzolaio lo sirutamento e l'alienazione coinvolgono tut i personaggi e tut i cet per sociali e cosìs operai e imprenditori sono al tempo stesso schiavi e padroni. Inoltre per tut i personaggi si crea una sorta di spersonalizzazione generalizzata a cui contribuisce l'assenza sia di ritrat fsici che di caraterizzazioni psicologiche dei personaggi iniat gran parte dei personaggi entrano in scena “ex abrupto” ovvero senza essere presentat in alcun modo ad eccezione del ritrato iniziale del protagonista di cui leggiamo “tozzo, piccoloto, le orecchie a bandiera, e due occhi che diventano iuoco sentre parlare di lavoro e quibus” per gli altri personaggi l'unico elemento introdutvo possiamo trovarlo nel nome o al massimo nel soprannome o da altri epitet come l'onnipresente “padron” ad indicare chi si è messo in proprio. Il narratore sembra dare per scontato che il nome sia suffciente a riconoscere la persona e quindi è coniermata la sua iocalizzazione interna perché mostra in questo modo non solo di appartenere alla comunità rappresentata ma persino di supporre che ne iacciano parte anche i letori. Mario e Luisa Di Luisa non sappiamo quasi niente. Luisa è la moglie di Mario ed è da lui trascurata e maltratata anche se in parte agitata dalle stesse irenesie. I moment di durezza e spregiudicatezza di Luisa sono in gran parte efeto della disumanità, ai limit della ierocia, con cui Mario la inchioda ai propri proget di successo imprenditoriale. Lo stesso progeto di successo imprenditoriale Luisa lo rivivrà poi con Neto e a ben guardare la stessa condizione la vive anche un'altra coppia speculare ovvero quella composta da Franchina e Luisino. Mastronardi Iniat vuole mostrarci un Universo ieroce o, ancora di più, una vita privata e afetva totalmente asservita al lavoro, che la riduce ai minimi termini, lascia senza scampo e alla fne la schianta. In questo mondo la iamiglia e le tradizioni, i rapport coniugali ne escono totalmente distrut. Non sono solamente i rapport coniugali a distruggersi ma anche quelli di amicizia che sproiondano tut in una diffdenza insuperabileo sono rari i comportament di umanità, brilla in questo solo la prosttuta Marion (al capitolo 23) che aiuta Luisa. Tut gli afet sono asservit al lavoro, la vita personale è inghiotta dalla smania di guadagno e le donne pagano sempre un prezzo più alto degli uomini perché sono loro che si ammalano (vedi Luisa). Persino amici leali come Filippo e Conceta Mota fniscono per dare involontariamente una terribile iregatura a Mario a causa del ritardo con cui arrivano dall'America le loro commesse e Mario li ripagherà anche lui involontariamente con la stessa moneta poiché accudiva per loro con sincera atenzione Il gato Cumparuzzu, che però lo morde e gli scappa in strada soto le ruote di un flobus “che lo stese là come una pelle di stracchino”.

Modelli e font Verga Gian Carlo Ferret scrisse “la prima volta che ho leto I Malavoglia ci ho visto i calzolai di Vigevano. Penso che se Verga iosse nato qua, avrebbe raccontato la storia di una iamiglia di scarpari, avrebbe scrito I Malavoglia vigevanesi.” Lo stesso Mastronardi sotolinea più volte il proprio debito verso i

grandi maestri del romanzo italiano e non solo Verga ma anche Manzoni. Mentre non mancano ispirazioni oltre che da Pirandello anche da grandi romanzieri dell’Otocento come Balzac e Dickens o Hemingway. Ad esempio all'inizio del romanzo leggiamo nella presentazione di Mario che “ l'hanno sempre conosciuto come Micca” che certamente rimanda a “li avevano sempre conosciut per Malavoglia”. Inoltre il narratore compare un po' all’inizio ma sparisce quasi sempre proprio come vediamo in Verga. Guido Baldi defnisce il modello Verghiano (a cui poi si ispira anche Mastronardi) un “artfcio della regressione” che è abbastanza Verghiano nel senso che i personaggi non vengono presentat, si da occasione al letore di sapere cosa i personaggi pensano ma nel calzolaio di Vigevano quest personaggi sono cosìs presi dal lavoro che non possono e non sanno nemmeno pensare, sono tut trascinat nel ciclo senza sosta della produzione, schiacciat dalla dimensione economica, gli afet compaiono pochissimo. Moravia Come ricorda Alberto Arbasino, tut gli scritori italiani che negli anni ‘50 hanno provato a riprodurre “il sound del linguaggio parlato” hanno un debito grandissimo verso i Raccont romani di Moravia. Ad esempio il primo racconto pubblicato da Mastronardi mostra molt punt in comune con i Raccont romani a cominciare Dalla scelta di iar raccontare la vicenda da un narratore interno non solo popolare, ma “De Trastevere” anche se trasierito a Vigevano (si trata quindi di un romanzo sulla globalizzazione). Questa supposizione è coniermata anche dalle date dal momento che i Raccont romani sono del 1954 e l'esordio di Mastronardi invece è del 1955. Fenoglio Stupisce che la critca non abbia mai evocato “La Malora” di Fenoglio che pure presenta molt punt di contato con il calzolaio di Vigevanoo primo ira tut e la rappresentazione di un destno inesorabile di una sequenza di siortune a catena. Anche in questo caso questa supposizione è coniermata dalle date dal momento che la malora è del 1954 ed esce nei “Getoni” di Vitorini. Bianciardi Molte volte il nome di Mastronardi è stato accostato a quello di Bianciardi dal momento che i due autori sono molto vicini sia negli ateggiament che nel destno poiché entrambi sono scritori sperimentali ma non d'avanguardia. Sono due scritori schiantat dal mondo che avevano intorno e nelle loro opere quest scritori hanno messo in luce gli aspet peggiori del capitalismo. Sono due libri legat alla dipendenza drammatca dal denaro. Sono libri provocatori, estremi ed estremistci, talvolta esagerat ma comunque iortemente critchi, la critca è di caratere morale ma diventa anche politca in senso lato e poi sono anche due test sperimentali, il calzolaio di Vigevano nella direzione di mescolanza programmatca tra le lingue mentre nel caso di Biancardi osserviamo un italiano colto che si scontra con un italiano più basso Sono test con degli element di diffcoltà ma hanno avuto molto successo. In quest libri la sperimentazione linguistca ia tut’uno con la volontà critca perché vogliono negare il mondo che hanno davant e ci vogliono mostrare come la civiltà del capitalismo avanzato distrugge le possibilità di un dominio sulla propria vita. La volontà critca diventa anche una volontà di deiormazione. La rappresentazione del ritmo irenetco e della ossessione di iare denaro nell’era del capitalismo si ritorce contro i sogget che la pratcano ma che allo stesso tempo sono costret a pratcarla. In questo caso si potrebbe dire che sia Bianciardi ad essere debitore nei coniront del calzolaio di Vigevano poiché scrisse “La vita agra” nel 19r2 e quindi tre anni dopo il calzolaio.

La lingua

In prima approssimazione possiamo defnire la lingua di Mastronardi una miscela di italiano e di dialeto. il dialeto in questone non è un Vigevanese riprodoto mimetcamente ma è perlopiù una miscela Lombarda intrisa di milanese, di Pavese e di altro ancora in cui però domina il Vigevanese. un po' tut i personaggi parlano lo stesso dialeto e le variant Venete o siciliane o generalmente meridionali sono volutamente poco precisate. Anche il narratore parla come tut i personaggi non utlizzando il dialeto in singole parole ma in irasi intere. A volte la voce narrante si sdoppia traducendo diretamente (come volersi correggere) dall'italiano al dialeto o viceversa: “non si può, aspoda no”. Un'altra carateristca è la non concordanza dei tempi verbali in cui le proposizioni subordinate si comportano come se iossero principali che si schiacciano sul presente percetvo del personaggio ad esempio nella irase “ Luisa pensò che Teresa è pazza”. Mastronardi vuole scrivere cercando di imitare al massimo il parlato e questo implica una iorte ricerca di gestualità per cercare di atribuire alle parole tuto il peso della dimensione pragmatca, delle intonazioni, delle azioni, delle determinazioni contestualio il tuto per proietare il letore a iorza nella prospetva interna. Molto spesso questo stlismo gestatorio ia massiccio uso di: -turpiloquio (modo di esprimersi osceno o ofensivo) In espressioni come “ padron Bertelli aveva il pepe in culo” o “terrone dell’osta” o “maialona”o -avverbi oloirastci come “oggiagià!” o “osà”o -irequent onomatopee come “tatc, tatoc”o -molt punt esclamatvi ed interiezioni come “toh”, “bah!”, “va ben”o Vi è un uso massiccio del lessico tecnico dell'Industria calzaturiera e un iorte ricorso a component gergali molt dei quali rimandano al latnorum di Renzo Tramaglino. Strategico appare poi l'uso di proverbi, modi di dire, irasi iate che si alternano dalle più banali alle più volgari esibendo un’aggressività talvolta ai limit della bizzarria ad esempio troviamo “ Luisa trava avant iacendosi Forza e coraggio, Forza e coraggio ché la vita è un passaggio” oppure “ voleva una che lavorasse da giuntora e iosse brava nel mestere...Che bella meglio ancora, sennò amen, che smorzato il chiaro la donna è un buco” oppure “notzia di putana, notzia sana”. Bisogna ad ogni modo sotolineare il caratere non mimetco (non imita motvi e carateri colt) dell'oralità di Mastronardi tanto che lui stesso afermò “scrivo in un impasto dialetale perché in italiano puro iarei dei componiment da maestro di scuola: la iarialla vola nel pra...


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