Il perturbante di Freud PDF

Title Il perturbante di Freud
Course Letteratura tedesca ii lti 2° lingua
Institution Università degli Studi Roma Tre
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Summary

Riassunto e chiarimenti del saggio sul perturbante di Freud....


Description

Nel suo saggio sul perturbante, Freud presenta alcune istanze nelle quali questo si verifica, e tenta di spiegarne I motivi. Il saggio è diviso in tre parti, inizialmente Freud analizza il termine Unheimlich, difficilmente traducibile in italiano ma identificabile grossomodo con gli aggettivi sinistro, che provoca spaesamento, inquietante, angoscioso, dal punto di vista linguistico esponendo una serie di definizioni date da diversi dizionari. La radice di questo termine è Heim, casa, e il suo contrario Heimlich, avrebbe il significato di familiare, abituale. Di qui l’identificazione del vero significato della parola Unheimlich sembrerebbe trovare spiegazione nel fatto che in genere qualcosa di nuovo ed inconsueto sia spaventoso e perturbante. Ma non è di certo una costante. Non tutte le cose che risultino essere nuove sono spaventose. Bisogna che si aggiunga dell’altro per renderle tali. Freud non fu il primo ad affrontare l’argomento del perturbante. Prima di lui Jentsch aveva scritto un saggio, non esaustivo a detta di Freud, nel quale affermava che la condizione essenziale perché si sviluppi il senso del perturbante è quella dell’incertezza intellettuale. Il perturbante sarebbe quindi qualcosa che crea spaesamento. L’impossibilità di un individuo di orientarsi nel mondo che lo circonda gli provoca turbamento. Ma secondo Freud l’equazione inconsueto = perturbante, è molto limitante e non esauriente. Seguita così nella presentazione delle molteplici definizioni della parola, prendendo in considerazione anche il suo contrario Heimlich, il quale nonostante denoti una certa positività, è un termine ambivalente che racchiude in se più significati e sfumature, fino a coincidere con il suo contrario Unheimlich. Secondo la definizione di Schelling, unhemlich è tutto ciò che dovrebbe rimanere segreto, nascosto ed è invece riaffiorato. Heimlich è però accostato, in un certo senso allo stesso modo, a un verbo che indica l’azione del nascondere. Si tratta quindi di un termine che si sviluppa in senso ambivalente fino a coincidere con il suo contrario, in tal modo Unheimlich è variante di Heimlich. Freud procede poi con esempi diversi di cosa può risultare perturbante e perché. Riporta in primo luogo il caso rilevato da Jentsch secondo il quale il perturbante è provocato dal dubbio che un oggetto apparentemente inanimato possa essere vivo e viceversa. Questa impressione di inquietudine può essere quindi scaturita da figure di cera, da pupazzi e automi. In questa categoria di perturbante Jentsch include anche il senso di inquietudine destato dalla visione di manifestazione di pazzia, in quanto queste situazioni insinuano dello spettatore il sospetto che dietro l’immagine consueta degli esseri viventi possano celarsi dei processi automatici e meccanici. Jentsch afferma inoltre che il metodo più sicuro per provocare effetti perturbanti è il racconto, in quanto tramite questo è possibile tenere il lettore in uno stato di incertezza sul fatto che un dato personaggio sia una persona o un automa, ma senza che l’attenzione del lettore si focalizzi su questo punto, in modo da mantenere l’effetto emotivo il più a lungo possibile. ETA Hoffmann ha utilizzato più volte questa tecnica di narrazione psicologica con successo. A questo punto Freud nonostante sia in parte in accordo con Jentsch sull’effetto perturbante della bambola Olimpia del Sandmann, non lo ritiene l’unico motivo inquietante del racconto. Al centro di questo pone la figura del Sandmann appunto che strappa gli occhi ai bambini che non vogliono andare a dormire. Qui Freud si riallaccia al racconto di Hoffmann grande rappresentate del romanticismo, ma considerato in egual misura uno scrittore realista in quanto nella sua narrazione spezza l’illusione. Nel racconto contenuto nel Nachtstucke, nonostante la sua attuale felicità, lo studente Nathanael non è in grado di liberarsi dei ricordi legati alla misteriosa morte del padre avvenuta durante la sua infanzia. Nathanael si lancia nella narrazione dei propri ricordi di infanzia, in cui la figura terrificante del Sandmann si identifica con l’avvocato Coppelius il quale conduceva con il padre degli esperimenti alchemici a tarda notte. Nathanael negli anni sembra aver

dimenticato questa figura che lo aveva terrorizzato durante l’infanzia, ma l’incontro con l’ottico ambulante di nome Coppola gli fa riaffiorare ogni sensazione. Freud ritrova il senso del perturbante direttamente nella figura del Sandmann, ossia nell’idea di vedersi sottratti gli occhi, e l’incertezza intellettuale centra invece ben poco. Anche se inizialmente l’autore ha destato nel lettore una sorta di incertezza impedendoci di raccapezzarci in quale mondo ci introdurrà nel corso del racconto, se in quello fantastico o reale, questi ha il diritto di muoversi nell’una o nell’altra direzione e il lettore non può fare a meno di accettarlo. Hoffmann ci fa quindi guardare l’intera storia attraverso gli occhiali o il cannocchiale di Coppola, e nella conclusione della storia ci viene chiarita l’identità di Coppola e Coppelius. Non si tratterebbe quindi di incertezza intellettuale quanto di una tremenda angoscia infantile causata dalla prospettiva di perdere gli occhi. Questo timore deriverebbe secondo Freud dalla paura della castrazione. Nella storia dell’infanzia di Nathanael il padre e Coppelius rappresentano due lati dell’immagine paterna che si è scissa in due personaggi opposti. Uno minaccia di accecarlo (evirazione) mentre l’altro cerca di proteggere il figlio. Il desiderio della morte del padre cattivo risulta nella morte del padre buono che viene addossata a Coppelius. Questa coppia specchio corrisponderà poi nel seguito del racconto del prof. Spallanzani e di Coppola, in cui Spallanzani è la figura del padre buono mentre Coppola è identificabile nell’avvocato Coppelius. Olimpia è la materializzazione dell’atteggiamento femmineo del piccolo Nathanael verso il padre. I padri di Olimpia ovvero Spallanzani e Coppola non sono altro che nuove versioni dei padri di Nathanael. Olimpia è un complesso distaccatosi da Nathanael, un’altra versione di se stesso, per questo possiamo definire l’amore che prova per Olimpia come narcisistico. Nathanael si innamora di Olimpia, ma così facendo si innamora di se stesso perdendo di vista l’oggetto dell’amore reale. Nathanael è incapace di amare le donne, e in questo Freud trova un parallelismo biografico con l’autore, il quale nacque da un matrimonio infelice e il cui padre se ne andò quando aveva solo tre anni. La relazione con il padre fu per Hoffmann sempre una componente molto emotiva e vulnerabile nella vita dello scrittore. Freud riconduce quindi l’elemento perturbante del personaggio del Sandmann nell’angoscia del complesso di evirazione infantile. Tra i motivi che ricorrono negli scritti di Hoffmann c’è quello del Sosia, quindi del raddoppiamento dell’Io, una sua suddivisione o permuta, che porta inevitabilmente al perpetuo ritorno dell’uguale (gli stessi volti, caratteri, destini, nomi). Il doppio, il Doppelgänger, il doppio che va è l’ombra, lo sdoppiamento di sé. Il Sosia rappresentava in origine un caposaldo contro la scomparsa dell’Io. Un’energia che smentisce la morte, e secondo Otto Rank, probabilmente il primo sosia del corpo fu l’anima immortale. La creazione di un doppione come difesa dell’annientamento trova riscontro nella raffigurazione del linguaggio onirico. Il sosia sarebbe quindi anche rappresentazione di un narcisismo primordiale il quale non è destinato a sparire nelle fasi di sviluppo successive dell’Io. Nell’io questo prende forma come istanza particolare, destinata all’autocritica e all’autosservazione, che diventa nota come coscienza morale. Il carattere perturbante del sosia può essere ritrovato nel fatto che il sosia stesso non può essere altro che una formazione appartenente a tempi psichici remoti e ormai superati. Nel essere perturbante del sosia ritroviamo quindi anche il carattere della ripetizione involontaria. Il sosia è di per sé una forma di ripetizione, un ritorno. Il ritorno non intenzionale in un luogo o in una situazione provoca un senso di impotenza e turbamento. Freud riporta l’esempio della ripetizione del numero 62 durante una stessa giornata, situazione che troveremmo perturbante se non fossimo corazzati contro le tentazioni della superstizione.

A questo punto vengono esposte le teorie sull’ animismo e sull’onnipotenza del pensiero, il primo legato alla sfera della magia, e alla sopravvalutazione dei propri processi psichici, mentre il secondo convinzione primitiva infantile secondo la quale il nostro pensiero può influenzare o controllare la realtà. Tutti noi abbiamo attraversato una fase di animismo primitivo, e questa fase non è stata superata da nessuno senza che lasciasse qualche residuo. Tutto ciò che oggi ci sembra perturbante è dovuto ai residui dell’attività psichica animistica che li spinge a venir fuori. Secondo la psicoanalisi ogni affetto connesso con un’emozione che venga rimosso, si trasforma in angoscia. Quindi nel gruppo delle cose angosciose deve trovarsi l’elemento di qualcosa di familiare che sia stato rimosso, e che ritorni. Se questa dovesse essere la vera natura del perturbante allora si comprende perché l’uso linguistico del termine Heimliche gli consenta di sfumare nel suo contrario, Unheimliche. L’elemento perturbante infatti non è nulla di nuovo ma invece è qualcosa di familiare alla vita psichica antica che è diventato estraneo solo a causa del processo di rimozione. Un altro aspetto nel quale fa mostra di sé il perturbante è indubbiamente quello legato alla morte. La paura della morte è probabilmente legata al significato antico secondo cui il morto è diventato nemico dei sopravvissuti e potrebbe prenderli come compagni nella sua nuova esistenza. Ma l’atteggiamento di paura nei confronti dei morti si è senz’altro andando smorzando con la maggior cultura e l’evitare di credere nelle superstizioni e nel ritorno dei morti sotto forma di spettro. Gli elementi primari che trasformano l’angoscioso in perturbante sono quindi, l’animismo, l’onnipotenza dei pensieri, la relazione con la morte, la ripetizione involontaria e il complesso di evirazione. Inoltre un uomo può essere perturbante se a questi vengono attribuiti dei poteri nascosti oltre che delle cattive intenzioni. Esempio di tale figura lo iettatore dei popoli neolatini, che vive nella sfera della superstizione. Alcuni ritengono che non ci sia nulla di maggiormente perturbante del venir seppelliti vivi in stato di morte apparente. Ma Freud spiega questa fantasia terrificante con la teoria della psicoanalisi che spiega che si tratta solo della trasformazione della fantasia della vita intrauterina, che di perturbante aveva bene poco, ma piuttosto aveva un carattere lascivo. In linea più generale quando il confine tra realtà e fantasia si fa labile, abbiamo una sensazione dei inquietudine. Questo potrebbe essere il caso del perturbante nella letteratura. Nella poetica infatti è l’autore ad avere carta bianca sui confini da tracciare, e il lettore essendone consapevole non può fare a meno di accettarne le condizioni. L’effetto emotivo dato dalla fiaba può essere indipendente dalla scelta del materiale della finzione letteraria. Le fiabe non devono far paura e quindi neanche destare un sentimento di inquietudine. Avendo questa convinzione il lettore sorvola sugli spunti che potrebbero generare il perturbante....


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