8. circolazione fetale e placentare PDF

Title 8. circolazione fetale e placentare
Author Gaia Sardella
Course Anatomia umana
Institution Università di Pisa
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CIRCOLAZIONE FETALE E PLACENTARE Si stabilisce in periodo prenatale in relazione allo sviluppo della placenta (dal IV mese di vita intrauterina).

PERCORSO DEL SANGUE La circolazione placentare origina a livello delle lacune placentari in cui scorre sangue materno: una fitta rete capillare nelle lacune vasali della placenta dà origina alla vena ombelicale (che porta sangue ossigenato). Essa decorre all’interno del cordone ombelicale fino all’ombelico del feto, quindi entra in cavità addominale dove subito incontra il fegato (che nel periodo fetale è molto sviluppato). Decorre lungo la faccia viscerale (postero-inferiore) del fegato fino all’ilo dell’organo (punto di ingresso e uscita di vasi e nervi). Il sangue entra in parte nel fegato (parenchima epatico) tramite il ramo sx della vena porta e capillarizza, in parte prosegue lungo la faccia viscerale del fegato decorrendo nel condotto venoso di Aranzio (tratto venoso anastomotico tra la vena ombelicale e la vena cava inferiore). Tramite il dotto venoso di Aranzio, il sangue ossigenato entra nella vena cava inferiore (che è intimamente collegata al parenchima epatico). Qui arriva anche il sangue che ha circolato nel fegato del feto. La vena cava inferiore, a questo punto, contiene sia il sangue ossigenato della vena ombelicale che il sangue deossigenato della metà sottodiaframmatica del cuore. La vena cava inferiore entra nell’atrio dx; a livello dell’orifizio c’è la valvola di Eustachio: essa è funzionale nel periodo fetale, perché il suo lembo semilunare indirizza il sangue verso il forame di Botallo sul il setto interatriale. Il sangue passa nell’atrio e poi nel ventricolo sx, per proseguire nell’aorta (ascendente, arco aortico, discendente). Il sangue refluo della vena cava superiore (metà sopradiaframmatica del corpo del feto) non si mescola, in genere, con quello arterioso proveniente dalla cava inferiore. Questo sangue passa direttamente nel ventricolo dx ed entra nell’arteria polmonare al momento della sistole. Le resistenze dei vasi polmonari, in questa fase, sono molto elevate quindi i vasi sono quasi chiusi: solo piccole quantità di sangue raggiungono i polmoni. Tramite il dotto arterioso di Botallo, questo sangue venoso passa nell’aorta.  Il dotto arterioso di Botallo è un condotto anastomotico, presente solo nella circolazione fetale, che origina dalla biforcazione dell’arteria polmonare e termina al limite tra arco aortico e aorta discendente Il sangue dell’aorta ascendente, ossigenato, raggiunge il cuore tramite le coronarie. Il sangue ossigenato che scorre nei tre rami dell’arco aortico è destinato alla parte superiore del torace, testa e collo. Ricevendo sangue più ossigenato, queste sono le parti del feto che si sviluppano maggiormente. L’aorta discendente contiene sangue misto, sia arterioso che venoso: esso, tramite i numerosi vasi dell’aorta, è distribuito a tutti i territori corporei del fegato: torace, addome e arti inferiori. Essa termina all’altezza di L4 dando origine alle due arterie iliache comuni: ciascuna si divide, a sua volta, in arteria iliaca esterna (destinata all’arto inferiore) e in arteria iliaca interna o ipogastrica. Uno dei rami dell’iliaca interna è l’arteria ombelicale (vaso pari): essa raggiunge la parete postero-superiore della vescica e prosegue lungo la parete addominale anteriore fino alla regione ombelicale del feto. Le due arterie ombelicali convergono, decorrono all’interno del cordone ombelicale e spiralizzano attorno alla vena ombelicale raggiungendo di nuovo la placenta.

A livello delle lacune basali, le arterie ombelicali formano la capillarizzazione caratteristica dei villi coriali: qui avvengono gli scambi gassosi e trofici con il sangue materno. DOPO LA NASCITA Al momento della nascita, il cordone ombelicale viene tagliato: il feto non riceve più sangue ossigenato dalla madre, e va rapidamente in ipossia (carenza di ossigeno) o ipercapnia (eccesso di CO2). Questa condizione stimola il bulbo (midollo allungato) del bambino e ciò induce il primo atto respiratorio: con la prima inspirazione, cadono le resistenze periferiche a livello dei vasi polmonari. Inizia la circolazione polmonare e il sangue passa dai polmoni all’atrio sx. Ciò modifica le pressioni all’interno del cuore: aumenta P nell’atrio sx e diminuisce quella nell’atrio dx: - Il septum primum si accolla al septum secundum e si ha la chiusura funzionale del forame di Botallo. o Con la nascita, quindi, le due metà del cuore diventano indipendenti. - Modificazioni morfologiche: o Aumento di bradichinina, liberata dai leucociti granulari dei polmoni dopo i primi atti respiratori  vasocostrizione dei vasi ombelicali o Diminuzione di prostaglandine, che mantenevano aperto il dotto arterioso di Botallo Nel tempo, i vasi ombelicali si occludono e vanno incontro a processi di fibrosi: - La vena ombelicale si oblitera e si trasforma in un cordoncino fibroso detto legamento rotondo del fegato (visibile come una linea bianca sulla faccia viscerale della ghiandola, nel solco sagittale di sx) - Il condotto venoso di Aranzio diventa un cordoncino fibroso detto legamento venoso (post@ al legamento rotondo del fegato) - Il dotto arterioso di Botallo (che univa le due arterie polmonare e aorta) si occlude (grazie anche al calo delle prostaglandine) e si trasforma in un cordoncino fibroso detto legamento arterioso - Le due arterie ombelicali si occludono e si trasformano in un cordoncino fibroso nel tratto compreso tra la vescica e l’ombelico: dall’obliterazione del tratto distale delle due arterie si formano i legamenti ombelicali laterali. Nel tratto prossimale (dall’origine alla vescica), l’arteria rimane pervia (aperta): vi scorre sangue e prende il nome di arteria ombelicale o arteria vescicale superiore...


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