8 - riassunto completo ed esaustivo PDF

Title 8 - riassunto completo ed esaustivo
Course Verifica abilita' informatiche
Institution Università degli Studi di Catania
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riassunto completo ed esaustivo...


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BEPPE FENOGLIO E “UNA QUESTIONE PRIVATA” I. La vita e le opere Beppe Fenoglio nasce ad Alba il 1° marzo 1922 e trascorre l'infanzia nella città natale, con vagabondaggi nelle Langhe. Nel 1940 frequenta il liceo di Alba dove l'incontro con due insegnanti d'eccezione, entrambi antifascisti e poi combattenti partigiani, avrà un ruolo determinante nella decisione presa dopo l'8 settembre 1943 di partecipare alla Resistenza armata. Ritornato fortunosamente ad Alba da Roma, dove si trovava come ufficiale, Fenoglio si arruola per un breve periodo nei gruppi partigiani comunisti "Brigate Garibaldi" (i rossi), poi entra, rimanendovi fino alla fine della guerra, nelle formazioni autonome composte da cattolici, socialisti, repubblicani, liberali (gli azzurri). Finita la guerra Fenoglio si trova di fronte alla necessità di trovarsi un lavoro e viene impiegato per la corrispondenza con l'estero in un'azienda vinicola che gli consentirà una certa libertà d'azione e soprattutto la possibilità di dedicare parte del suo tempo all'attività di scrittore. Nel 1951 Fenoglio porta a termine "La paga del sabato", romanzo che gli viene rifiutato e che uscirà postumo nel 1969. Nel 1952 pubblica il suo primo libro per l'editore Einaudi, "I ventitré giorni della città di Alba" e comincia presumibilmente la stesura de "Il partigiano Johnny" che uscirà postumo nel 1968. Nel 1954 pubblica con Einaudi "La malora", seguono poi "Primavera di bellezza" e "Un giorno di fuoco" (1959). Nel 1960 Fenoglio vince il Premio Prato, premio interamente dedicato alla narrativa della Resistenza e che lo vedrà nuovamente vincitore, alla memoria, nel 1968 con il romanzo "Il partigiano Johnny". Muore nella notte del 17 febbraio 1963.

II. La poetica e stile Tutta l'opera di Fenoglio é imperniata su due grandi temi narrativi: l'ambiente contadino delle Langhe e la guerra partigiana. Nei testi di tema "langarolo" (oltre a sei dei racconti de "I ventitré giorni della città di Alba", il romanzo breve "La malora" e la raccolta "Un giorno di fuoco"), il mondo della campagna non é contrapposto alla città ma é descritto con fermezza nella sua condizione immutabile di miseria, violenza, disperazione. Nel personaggio di Milton sono chiare proiezioni dell'autore: antifascista d'istinto, studente universitario, arruolato nelle formazioni partigiane "azzurre", imbevuto di cultura inglese. Egli è legato a due tendenze degli anni 40/50 che si possono riassumere in: 1. Neorealismo: tendenza letteraria e non solo (cinematografica, pittorica). Con la fine della guerra, con la Resistenza e con la Costituzione della repubblica, alcuni scrittori (De Sica e Zabattini) si sentono rivestiti di un compito, contribuire alla ricostruzione dopo la guerra. Si sentono investiti del compito di testimoniare ciò che era accaduto, descrivere le condizioni sociali e rammemorare alcuni eventi (la resistenza, i lager con Primo Levi). Il Neorealismo nasce dal “nuovo realismo” degli anni 30, il quale comprendeva: § Un filone di narrativa meridionalistica, che riprende il modello verghiano filtrandolo però attraverso suggestioni novecentesche, da Pirandello e d’Annunzio al Surrealismo (Brancati); § Un filone di realismo borghese, fra esistenzialismo e denuncia sociale (Moravia di Gli indifferenti); § La tendenza al realismo mitico-simbolico in cui ogni atto quotidiano viene rivestito di un’aura magica (Pavese e il Vittorini dei romanzi) § Il neorealismo postbellico (Pratolini, Jovine, Moravia dopo Agostino e Fenoglio) Quest’ultimo è caratterizzato da un più deciso impegno ideologico e morale e da una maggiore fedeltà nell’impianto narrativo. Il romanzo deve avere protagonisti popolari “positivi”, fare intravedere la prospettiva socialista, e descrivere i rapporti fra le classi: tuttavia, nonostante non si attenga a queste norme, si limita al recupero di alcuni aspetti strutturali del romanzo tradizionale ottocentesco, realista o verista, come la trama, l’oggettività dei personaggi, l’autorità del narratore. Salvatore Zumbo

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2. Enganjement (impegno): grazie a Vittorini, nelle pagine del Politecnico (scritto per un pubblico vasto e si occupa di indagini su tutto il mondo, per un paese ancora in fermento di cui ne riprende la precarietà). Questa parola passa da queste pagine. La parola è dovuta al filosofo Jean Paul Sartre, esponente dall’esistenzialismo. Enganjement in Sartre significa che lo scrittore, l’artista, deve abbandonare la torre d’avorio che guarda dall’alto, e deve sporcarsi le mani nella sporcizia del mondo (“Le mani sporche”). Lo scrittore deve impegnarsi nel sociale, deve entrare nella lotta sociale, se non politica. Questa idea passa in Italia attraverso il Politecnico di Vittorini: si apre con un editoriale che diceva che “la cultura non deve più consolare l’uomo, ma deve aiutarlo a liberarsi”. Vittorini non ha lo spessore filosofico di Sartre, ma ha una dimensione pragmatica. Vittorini dopo esser stato fascista di sinistra, successivamente partecipa alla Resistenza. Con tante pressioni la rivista sarà chiusa, ma intanto ha lanciato l’idea che l’arte si dovesse mettere al servizio delle masse. L’idea dello scrittore enganjè si porterà avanti per un po’ di tempo. Scritti di Gramsci, la scuola di Don Milani: fermento di impegno che segna gli anni 50 e 60.

La letteratura sulla Resistenza e il romanzo neorealista abbondano di eroi “positivi” falliti artisticamente. Negli anni del Neorealismo i risultati migliori si danno quando l’intellettuale ha il coraggio di guardare in faccia le proprie contraddizioni e di analizzarsi coraggiosamente (Pavese), oppure quando la Resistenza non è vista ideologicamente come prospettiva sociale e politica, ma come prova epica del destino. Nei romanzi di Fenoglio manca ogni intento celebrativo della Resistenza e la guerra civile é descritta come un racconto epico in cui i protagonisti sono eroi classici. I suoi sono dei veri eroi “positivi” e nessuno muore per una ideologia politica: ciò lo distingue nettamente dal neorealismo. Il suo impegno è di tutt’altra natura: è un impegno verso la vita stessa, intesa come dignità dell’esistere, come scommessa che si realizza in scelte radicali in cui si mette alla prova l’onore della persona umana in quanto tale. Per lui l’uomo è passione, ethos spontaneo, anche pure energia fisica e vitale: può morire per amore di una donna o per un’amicizia, in un estremo individualismo tutto giocato sulla ricerca di una verità esistenziale che passa anche attraverso la lotta partigiana, ma che vale più di essa. La Resistenza è stata sentita da lui anzitutto come un’espressione dell’avventura umana, un’ulteriore prova, anche terribile, della vitalità e della dignità dell’uomo. Mentre i racconti di I ventitré giorni della città di Alba e il romanzo breve La malora risentono dei modi secchi, brevi, incisi di certo Neorealismo postbellico e anche la prima redazione del Partigiano Johnny probabilmente rivela ancora un’esigenza di testimonianza e un’eco delle “cronache” del periodo, la successiva redazione di questo romanzo e Una questione privata sembra ormai lontani dal Neorealismo e mostrano piuttosto il progetto di un romanzo di formazione, che si snoda con uno stile più disteso e con un ritmo quasi epico. o Il partigiano Johnny: linguisticamente assai complesso: restano numerose frasi in inglese e vi si notano dialettalismi e numerosi neologismi. Tuttavia, ciò non va in direzione dell’immediatezza neorealistica o del “parlato”, ma tende piuttosto a un rigore astratto. La guerra di Resistenza vi si configura come prova terribile e assurda e Fenoglio non la interpreta secondo i miti ideologici del tempo, ma come segno dell’alterità dell’esistenza, della sua estraneità e negatività. E tuttavia l’uomo è chiamato a impegnarvisi sino allo spasimo e alla morte, senza scappatoie; solo così può mostrare la propria dignità. Il ritmo epico del racconto deriva dal carattere frontale di tale rapporto fra l’eroe e il mondo, da tale duello mortale, in cui la resistenza e l’onore si battono contro l’orrore e l’assurdo.

III. Una questione privata (1963) 1. Trama Milton ha ventidue anni ed è partigiano sulle Langhe, è un abile combattente ma anche un pensieroso e profondo studente che si trovava in una situazione di difficile gestione, a diretto contatto con le atrocità di una guerra fratricida e immerso nel mondo crudo e essenziale dei partigiani, legati da un profondo senso di cameratismo e fraternalismo. Sono ormai due anni che Milton presta servizio Salvatore Zumbo

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volontario tra i partigiani “azzurri”, ha lasciato alle spalle gli studi, la famiglia, l’amore per affrontare questa difficile esperienza. In particolare, ha lasciato Fulvia, ragazza che gli aveva fatto conoscere l’eterno amico Giorgio, per la quale Milton nutriva un grande amore non però totalmente corrisposto da lei che lo amava solamente per le sue straordinarie lettere d’amore. Un giorno, durante una importante spedizione, Milton si ritrova nella villa abbandonata dove viveva Fulvia, lì la custode insinuerà nella sua mente il dubbio che Giorgio l’aveva tradito andando con la sua ragazza. “Una questione privata” nasce da questa preoccupata confessione della custode e governante della villa, Milton sente di dover sapere la verità fino ad allora ignorata su Giorgio e su Fulvia. Naturalmente per sapere avrebbe dovuto parlare con Giorgio, partigiano a Mango in un reparto poco lontano dal suo. Milton già immagina una soluzione del suo interrogativo, ma giunto a Mango, tra la nebbia e le nuvole, sente che Giorgio è fuori in missione e vedendo poi tornare solo i suoi compagni capisce che il suo amico era stato catturato dai fascisti. Ostinato nella sua ricerca, Milton decide di fare a sua volta prigioniero un fascista per scambiarlo con Giorgio, così da poter parlare con lui e finalmente sapere. Catturato un sergente fascista della divisione San Marco nella vicina cittadina di Canelli, Milton prende a sospingerlo per i sentieri con la pistola puntata nella schiena, verso la zona controllata dai partigiani per organizzare lo scambio; ma il prigioniero tenta una folle fuga e Milton è costretto a sparargli e ad ucciderlo. Il fallimento della temeraria impresa non riduce però la volontà di Milton di trovare una soluzione al suo problema. La marcia ossessionata del protagonista riprende, è indirizzata ora di nuovo alla villa di Fulvia: quella verità che ormai Giorgio non gli potrà più rivelare forse la apprenderà dalla custode. Milton marcia verso la villa di Fulvia, ma è sorpreso da un reparto fascista e tra gli spari dei mitra e dei moschetti, scappa e si nasconde nei ripari offerti dalla natura e … …Come entrò sotto gli alberi, questi parvero serrare e far muro e a un metro da quel muro crollò. 2. Struttura o Cap. 1 2 3 à Milton rivisita la casa di Fulvia, la vecchia custode insinua nella sua mente il sospetto che tra Fulvia e Giorgio ci fosse stata una relazione amorosa. Milton parte alla ricerca dell’amico Giorgio per sapere… o Cap. 4 5 6 à Milton arriva a Mango ma Giorgio non c’è , era stato catturato dai fascisti. Flash back della giornata di Giorgio con i partigiani. o Cap. 7 8 9 10 à Milton va alla ricerca di un prigioniero da scambiare e riesce a catturare un sergente fascista, ma in uno scatto nervoso, mentre tenta la fuga lo uccide. Flash-back della battaglia di Verduno. o Cap. 11 12 13 à Milton ritorna alla casa di Fulvia, sorpreso da una pattuglia nemica, inizia una folle corsa che termina in un fitto bosco. Flash back della maestrina fascista. 3. Stile Il suo lavoro fu attento e scrupoloso anche e specialmente per quanto riguarda l’aspetto linguistico. L’autore era talmente affascinato dalla sinteticità espressiva della lingua inglese che nel suo stile risulta evidente un tentativo di astrazione e di massima concentrazione di significato nel minimo significante. Sono così spiegate alcune costruzioni sintattiche anomale come la funzione avverbiale spesso attribuita agli aggettivi (il vento tirava dalla direzione di Alba ampio, basso e teso cap. III ; fumando accelerato….si arrestò netto cap. III; così saliva curvo e lento cap. IX) e l’uso transitivo di verbi intransitivi (scattava di lato la testa cap.II). Troviamo spesso anche aggettivi usati impropriamente, qualità umane vengono attribuite a cose e viceversa (case mute, notte incarnita) per creare una metafora immediata e sintetica, ma molto efficace. La passione per l’inglese è ben riscontrabile anche in altre occasioni: negli improbabili neologismi dei partigiani “fottuted boys”, nelle ostentate frasi di Fulvia “he dances divinely” e nella canzone che fa da sfondo alla vicenda “Over the Rainbow” che è probabilmente un rimando al titolo pensato da Fenoglio per il romanzo (Lontano dietro le nuvole), ma già scartato dall’editore. Salvatore Zumbo

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Lo stile dell’autore è molto versatile, spesso parole colte si incontrano e scontrano con altre più dialettali, ma è sempre evidente una sistematica attenzione per chi parla, perché le parole siano in accordo con il suo stato sociale. Così impariamo il gergo dei partigiani “beccare-scorciare-pompare” e li sentiamo bestemmiare senza riserva, oppure ridiamo dell’eccessiva civetteria nelle parole di Fulvia “gloriosamente-è un dio-meravigliosamente”. Quando invece parlano i contadini ricorrono paragoni e termini di riferimento tratti dalla realtà di ogni giorno: paragoni con il mondo animale (potevano sparagli come a una lepre, scendevano come bisce) oppure espressioni proverbiali (sicuro come la morte). 4. Genere Questo racconto ha una caratteristica che sempre si ritrova analizzandone ogni aspetto dalla lingua alla psicologia dei personaggi, dal contesto alle descrizioni paesaggistiche: il ritmo binario. Le stesse tipologie di romanzo che ritroviamo in “Una questione privata” sono due a seconda se consideriamo: o l’interiorità del protagonista (Milton): il romanzo assume le caratteristiche di un romanzo di carattere, basato sull’analisi del personaggio, mentre o le vicende che accadono attorno a lui: se poniamo attenzione sull’ambiente che circonda Milton, il racconto, corredato da numerosi flash-back e pause narrative, diventa quasi un romanzo storico, un quadro della guerra partigiana nelle Langhe; Se poi poniamo la nostra attenzione all’evolversi delle vicende in relazione alla mentalità di Milton, l’opera fenogliana assume l’aspetto di un vero romanzo di formazione, il personaggio ceca di liberarsi dai vincoli che la sua fervida mente di intellettuale gli aveva imposto. Questo romanzo è stato pubblicato dopo la morte dell’autore, nel 1963 con un titolo apocrifo dato da Calvino. È molto difficile ricostruire le fasi della lavorazione di quest’opera e tutto ciò che conosciamo lo dobbiamo alle lettere della fitta corrispondenza tra Fenoglio, Garzanti e lo stesso Calvino.Fu proprio quest’ultimo che più di tutti conosceva le intenzioni dell’autore ormai morto per un tumore ai polmoni, a mettere questo titolo all’opera che fu ritrovata fortuitamente nell’archivio di Fenoglio da Lorenzo Mondo, il titolo deriva dall’affermazione che Milton fa nel cap.XI “Vengo da Santo Stefano, per una cosa mia privata”. Alcuni critici sostengono che Calvino abbia introdotto la parola “questione” nel senso latino del termine, cioè come continua interrogazione di Milton su se stesso. Ad una prima pubblicazione nel ’63 seguì una edizione critica dell’opera nel ’78 con il titolo di “Frammenti di un romanzo” (libro chiamato dall’editore nel più comodo titolo di “Imboscata”). L’esigenza della pubblicazione di una critica nasce dal fatto che essendo postuma, l’opera non voleva essere pubblicata in queste vesti dall’autore che ne fece già a suo tempo due versioni, diverse per il ruolo che riveste in esse la vicenda amorosa di Milton e Fulvia. 5. Narratore e Personaggi La vicenda è narrata in terza persona da un narratore esterno, che tuttavia non è onnisciente in quanto si limita a raccontare le azioni e a descrivere i personaggi, non esplicita la propria presenza e non esprime giudizi personali. Pur essendo il narratore esterno, il suo punto di vista coincide per tutta la vicenda con il punto di vista di Milton, la focalizzazione è quindi interna, gli occhi del narratore sono in realtà gli occhi di Milton. Nel corso del romanzo la narrazione procede su due piani alternati: o nel presente, quando si raccontano le vicende che stanno accadendo; o nel passato con il continuo recupero nella memoria delle esperienze vissute con Fulvia, brevi episodi, frasi, ricordi sfuocati che sembrano tormentare Milton come in una continua allucinazione. Il protagonista è: § Milton: era brutto, alto, scarno, curvo di spalle. Così Fenoglio ci presenta direttamente il protagonista del romanzo un brutto, il suo pregio è negli occhi, ansiosi, duri, un po’ tristi “ ….la Salvatore Zumbo

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ragazza meno favorevole li avrebbe giudicati notevoli…”, i suoi occhi sono il riflesso della sua interiorità che è quindi bella e profonda. Questa è forse una descrizione organizzativa, in poche battute ci anticipa l’essenza del romanzo e ce ne fornisce una chiave di lettura. Milton ha ventidue anni, è da due anni nell’U.N.P.A. (Unione Nazionale Protezione Antiaerea) e fa parte della schiera di partigiani detti “azzurri” o “badogliani”, ha frequentato l’università, ama la cultura e la lingua inglese (aspetti molti autobiografici), il suo nome è un nome di battaglia ed è dovuto alla simpatia nutrita dall’autore per John Milton, poeta seicentesco seguace di Oliver Cromwell. Il suo ritratto psicologico ci è fornito lungo tutto il corso del romanzo, durante il viaggio della sua mente tra ricordi. Ogni decisione che egli prende tende a ribaltare le convenzioni, Milton si rende così inspiegabile agli occhi di tutti “…Io non so cosa gli sia preso, che cosa abbia visto o sentito in quella casa…è sicuro che è una cosa della vita di prima…le cose di prima a dopo, a dopo!…”(cap.I). Il suo è un viaggio angoscioso della mente nel passato, sente di aver perso un amore che forse non aveva mai avuto, la sua è una dimensione totalmente platonica. Milton è consapevole della sua mancanza di bellezza “...sedeva scomodo...i pugni serrati nelle tasche per mascherare la piattezza delle cosce…con in fondo a una tasca un foglietto con una versione di una poesia”, per questo fonda la sua relazione con Fulvia sulle lettere che sapeva scrivere magistralmente. Il suo viaggio è un continuo dialogo implicito con la natura che o gli è avversa o esplicita i suoi sentimenti, le avversità naturali sono l’equivalente del suo stato d’animo. Si potrebbe scrivere molto di più su questo personaggio, ma io voglio sottolineare un particolare che mi ha colpito: la ripetuta associazione tra Milton e il cane. Questa identificazione animale avviene in tre punti, nei capitoli: o VII: Milton è scosso dal continuo abbaiare di un cane e la vecchia dalla quale è ospitato gli dice: “Fa così non perché ci sia pericolo, ma perché ce l’ha con se stesso”. , o VIII: durante il dialogo con la contadina la similitudine è esplicitata : “ma non te lo butterò come a un cane , tu non sei un cane” , o IX: dopo aver catturato il sergente fascista, Milton sente un cane che abbaia “ …d’allegria …”. Il continuo paragone implicito ed esplicito serve forse a farci immaginare Milton che fedele al suo padrone (Fulvia, Giorgio o il suo dubbio? ) sarebbe pronto a sacrificarsi per lui. Gli altri due personaggi vivono nel racconto attraverso i pensieri di Milton, Fulvia la conosciamo solo dal punto di vista del protagonista, di Giorgio abbiamo anche alcuni tratti descritti dai compagni partigiani; quindi, parlare di questi personaggi, significa soprattutto analizzarne il rapporto con Milton. § Fulvia: Così Giorgio presenta Fulvia a Milton: “Questa è Fulvia. Sedici anni. Sfollata da Torino per fifa dei bombardamenti aerei…Fulvia, questo è un dio inglese”, tuttavia davanti a Milton la reazione della ragazza non lascia spazio ad equivoci: “…quello poteva essere tutto tranne che un dio..”. È una descrizione telegrafica, sommaria, più che la persona si descrive la condizione di Fulvia che subito riconosce in Milton un …brutto. Dell’aspetto fisico di Fulvia conosciamo solo gli occhi che erano di un caldo colore nocciola pagliettati d’oro, mentre per la custode della casa era una ragazza cara, impulsiva e un po’ capricciosa; Fulvia era molto bella e la sua bellezz...


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