Africa La storia ritrovata Riassunti del Calchi Novati PDF

Title Africa La storia ritrovata Riassunti del Calchi Novati
Course Storia dell'africa
Institution Università degli Studi di Catania
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AFRICA: la storia ritrovata 4) I rapporti con l'Europa fra XV e XVIII secolo e la tratta negriera 1- Scelte di periodizzazione L'arrivo degli europei costituisce certamente una svolta fondamentale nella storia di alcune aree della costa atlantica e di quella dell'Oceano Indiano, causando rilevanti trasformazioni di tipo socioeconomico, politico, religioso, culturale e di composizione della popolazione. Fra il 400 e il 500 l'Africa viene rapidamente inserita nel nuovo, grande sistema dell'economia mondiale dominato dai paesi europei, e con il commercio degli schiavi dei quattro secoli successivi, partecipa in maniera fondamentale alla definizione del quadro demografico, culturale ed economico dell'America, soprattutto quella Atlantica. 2 – Oro e schiavi L'interesse per l'oro africano predomina nettamente nel 400 e 500, mentre nel corso del 600 gli schiavi andranno assumendo il ruolo di merce più ricercata e trattata dagli europei. L'interesse europeo per l'Africa resterà soprattutto economico-commerciale anche dopo l'abolizione dello schiavismo nell'800, usando il continente nero come serbatoio di materie prime per le nascenti potenze industriali europee. Per una lunga fase, l'obiettivo commerciale primario in Africa è stato l'oro, soprattutto per i portoghesi e olandesi nella Costa d'Oro e nel Golfo di Guinea. Ma queste due potenze europee, sono anche i principali operatori di un altro genere di attività, la tratta negriera. Tratta Negriera  con questa espressione si intende l'esportazione di africani dal continente alla volta delle isole atlantiche, delle Americhe e del mondo islamico, al fine di impiegarli come schiavi, gestita tra il XVI e XIX secolo da sovrani, Stati o singoli commercianti. Esistevano due direttrici del traffico di schiavi: la prima e più antica verso i paesi del Golfo Persico, del Nord Africa e Medio Oriente; la seconda, iniziata dai portoghesi, verso le Americhe come manodopera per rispondere all'aumento della domanda di zucchero sui mercati europei. Nacquero diverse compagnie di navigazione europee che si specializzarono su questo traffico. I loro interlocutori erano gli africani che procuravano gli schiavi, li convogliavano verso i centri di raccolta e le coste. Il commercio assumeva una “forma triangolare” , con le navi che viaggiavano sempre a pieno carico. Partivano dall'Europa verso le coste africane cariche di manufatti, armi da fuoco, polvere da sparo, tessuti, da usare come merce di scambio per gli schiavi (generalmente maschi adulti). Ripartivano poi alla volta delle Americhe piene di schiavi da vendere e utilizzare nelle piantagioni della canna da zucchero, cotone oppure nelle attivit・minerarie. Il triangolo commerciale si chiudeva con la ripartenza delle navi verso l'Europa cariche di materie prime acquistate con il ricavato della vendita degli schiavi e da utilizzare nelle industrie europee. Il commercio degli schiavi però aveva suscitato ovvi problemi etici agli europei. Si verificarono diversi interventi di condanna da parte del magistero cattolico e di movimenti abolizionisti su basi

umanitarie che stavano maturando in tutta Europa. Fra i primi ad abolire il commercio di schiavi ci furono la Danimarca e la Francia, quindi l'Inghilterra, gli Stati Uniti, l'Olanda e gradualmente il Portogallo. Quanto è costata la tratta in termini di perdita di vite umane e di popolazione? E' ovvio dire che la tratta ha causato un impoverimento della società africana, favorendo certe aree e regioni a discapito di altre. Il commercio degli schiavi ha rallentato per circa due secoli la crescita demografica della popolazione nera, quando nello stesso periodo altre parti del mondo conobbero tassi eccezionali di crescita. 5 – La complessità di un rapporto Se paragonato alle circostanze drammatiche in cui viene stabilito il rapporto tra europei e popoli indigeni dell'America, il rapporto tra africani neri e europei è connotato da una condizione di normalità. Piccoli gruppi di europei hanno vissuto e operato in alcune parti dell'Africa già molti secoli prima della colonizzazione, con effetti molteplici per tutte e due le parti. Per tutto il 500 africani e europei sono molto simili per condizioni di vita, il rapporto con la malattia, la morte, la libertà personale, tecnologia, gerarchie sociali e politiche. L'elemento fondamentale di distinzione sta nella diversa collocazione religiosa, criterio primo dell'uomo europeo per decretare la propria superiorità. La grande trasformazione culturale che avviene in Europa fra Sei e Settecento, pone le basi per una percezione diversa che l'europeo ha dell'altro: l'africano viene gradualmente percepito come incivile, cioè individuo separato da un “salto di civiltà”. E' attraverso questa idea che verrà poi giustificato il colonialismo, come esportatore di civiltà e modernizzazione.

5) L'800: i fattori esterni e le transizioni interrotte 2- Fine della tratta e nuovi equilibri socio-politici L'800 vede succedere una serie di dinamiche che modificano profondamente l'assetto della societ à dell'Africa. Un dato cruciale è rappresentato dalla fine dell'esportazione di schiavi dal continente. Anche se la tratta al di fuori del continente africano svanisce, non scompare però all'interno, dove gli Stati africani non attuano politiche abolizionistiche contro la schiavitù (per esempio, il califfato di Sokoto, a metà Ottocento rappresenta una delle maggiori società schiavistiche del globo). Proprio questa condizione è utilizzata come motivazione nella Conferenza di Berlino del 1884 per trattare l'Africa come legittimamente occupabile dalle potenze europee e non riconoscibile attraverso leggi internazionali. Il commercio degli schiavi da parte degli europei, viene in questo periodo sostituito con il cosiddetto “commercio lecito”, ossia dall'esportazione di materie prime, in particolare di prodotti agricoli e di produzione forestale. 3 – Reti commerciali e dinamiche di integrazione economica e culturale

L'800 è il secolo in cui si realizza la saldatura fra i tre grandi sistemi commerciali del continente: quello atlantico, quello mediterraneo e quello dell'Oceano Indiano, nella regione del bacino del Congo, che sarà poi punto di incontro fra le direttrici d'espansione coloniale. Il processo che conduce al congiungimento dei tre grandi sistemi commerciali africani, ha vaste ripercussioni d'ordine socio-economico: incentiva lo sviluppo di una cultura del commercio più autonoma; si affermano nuove forme di status acquisito non più per nascita, ma grazie all'iniziativa individuale; accelera esponenzialmente la diffusione di specifici tratti culturali unificanti, come la lingua. Vede poi un'eccezionale espansione musulmana, che fa dell'Islam, radicato da parecchi secoli in varie zone del continente, la religione predominante (eccetto Etiopia e poche altre regioni). 4 – Il rafforzamento dello Stato L'800 vede in quasi tutto il continente un grande rafforzamento delle istituzioni statali africane e un'estensione grandissima delle loro capacità di controllo del territorio. Può essere definito come il secolo delle istituzioni statuali forti. Quasi tutti questi Stati, avevano una fortissima impronta islamica. 5 – Cambiamento e politiche di riforma La seconda metà dell'800 è l'epoca in cui molti Stai africani tentano di completare la propria ristrutturazione attraverso processi di modernizzazione, che investe soprattutto il settore militare e aree produttive, come l'attività mineraria e l'agricoltura di piantagione; ma esistono anche tentativi ambiziosi di forme di alfabetizzazione, cambio di religione e istruzione. In generale per・con l'avvento della modernizzazione, poco cambiano le condizioni di status sociale individuale e di gruppo, dove la violenza che può colpire i singoli (per esempio sacrifici umani) è ancora molto forte. Solo negli Stati influenzati dall'Islam, prende piede un principio di uguaglianza tra sudditi musulmani davanti alla legge, ricavata dal testo sacro.

6 – Scrittura, religione, innovazioni culturali L'Africa conosce una sensibile avanzata di elementi culturali, anche non del tutto nuovi, ma comunque poco diffusi. La scrittura è il principale di questi elementi, che si diffonde grazie alle attività commerciali ma soprattutto legato alla massiccia adesione all'Islam e cristianesimo, le grandi religioni del Libro. Nell'800 si ha una ripresa dell'evangelizzazione delle Chiese d'Europa, già iniziata nel 500 dai portoghesi. L'attività missionaria si fa sempre più presente, non più solo nella costa (dove i missionari aiutano gli ex-schiavi alla nuova integrazione) ma anche nell'interno, dove lavorano figure di spicco come Daniele Comboni, poi fondatore dei Padri Comboniani e dove si vede lo sviluppo di un vigoroso clero africano, specialmente protestante. 7 – Dalla sovranità al colonialismo Fino agli anni settanta dell'800, in Africa esistono società rette da gruppi dirigenti ancora in grado di avere autonomia su scelte politiche e culturali nonostante l'influenza crescente dell'Europa. Ma la veloce corsa alla conquista e alla spartizione negli anni ottanta, fanno

declinare il rapporto tra società africane ed Europa, facendo cadere tutte le sovranità indigene e costituendo domini territoriali europei, le colonie.

6) La spartizione del continente cause e modalità 1 – Una fase di passaggio Colonialismo sistematica occupazione del continente africano sotto l’impulso del nazionalismo e del capitalismo, raggiunge il culmine alla fine dell’800, con l'obiettivo della “ Civilizzazione” cioè di convertire gli indigeni ai modi di vita occidentali, con il conseguente sfruttamento delle risorse e dei territori. La superiorità dell’Europa si impose con il ‘700 e con l’occupazione francese da parte di Napoleone Bonaparte 1798/1801 in Egitto, si ebbe la svolta: creazione degli stati nazione, affermazione della borghesia, idea di espansione nazionale per la creazione di grandi imperi territoriali fu centrale nella politica dei più importanti paesi europei Gb, Fr e a seguire tutti gli altri, Portogallo, Spagna, Belgio, Germania…All’imperialismo gli europei associarono il razzismo non dubitando mai del diritto morale ad agire in Africa. Piccola spartizione dell’Africa—> a livello di sfere di influenza marittima o mediante insediamenti sulla costa, era già avvenuta nel ’600/‘700 in poi. Robinson, parla di spartizione “proto coloniale” quando viene preparato il terreno per le future colonie. Spartizione “anticoloniale” quando si tratta di tener fuori una potenza rivale . Anche se fino a metà del 19°secolo, non si ha un sistema di dominazione che potesse definirsi coloniale, escludendo il Capo e l’Algeria. L’autonomia dell’Africa era sopravvissuta all’esperienza della tratta degli schiavi, aveva conservato proprie istituzioni e proprie amministrazioni anche se questo tipo d’indipendenza non aveva rilevanza a livello di politica internazionale. La fine della tratta nei primi decenni dell’800 aveva posto fine ai traffici fra Africa ed Europa con la loro “merce” principale, uomini e donne da portare in America. Sorsero le prime associazioni schierate contro la schiavitù in tutta Europa grazie a personalità come Granville Sharp. Alla schiavitù subentrarono altri progetti di sfruttamento. Fra il 1820 e il 1850, dal commercio di schiavi si passò al “traffico lecito” di avorio, oro, legname, gomma ecc..e in Africa occidentale arachide e olio di palma, oli vegetali, ben presto però gli europei conclusero che oltre a nuovi prodotti servivano nuovi intermediari, e nuovi modi di governare cercando e preparando nuove forme di coercizione per far fronte ai problemi della demografia e della sicurezza. Il colonialismo era rivolto anche a gestire queste riconversioni. Prima di dar corso alla conquista si ha un periodo di “ colonialismo anticoloniale” . L’Inghilterra nel 1865, voleva ritirarsi dall’Africa Occidentale mantenendo solo la Sierra Leone dove la Gb aveva dei doveri speciali nei confronti degli ex schiavi liberati.

La Francia più restia, dopo la sconfitta con la Germania nel 1870 a Sedan, pensava ad un revanscismo per la riconquista dell’ Alsazia e Lorena, sottolineando la sconvenienza sulla dispersione di forze per rifornire guarnigioni e terre lontane, dei suoi comptoirs commerciali fra Senegal e la Costa d’Avorio. In Africa intanto nascevano nuove élite politiche ed economiche che cercavano di condurre in proprio le società locali imitando i metodi amministrativi degli europei e che erano disposte ad intensificare le relazioni con chi prometteva stabilità, sicurezza e progresso. Queste prestazioni richieste sono all’origine della spartizione con l’inglobamento al sistema capitalista e imperialista mondiale. Da una parte i motivi umanitari e dall’altra gli interessi economici rendevano i confini Africa/Eu sempre più sfuggente. L’accresciuta mobilità sociale seguita alla fine della schiavitù stava minando poco a poco le precedenti strutture di egemonia, facendo emergere nuove figure sociali; i mercanti prima di tutto ma anche burocrati, militari, salariati. Si diffusero anche il cristianesimo e l'alfabetizzazione, consumi e comportamenti europei. L’incremento dei rapporti in Africa ed Europa non implicò subito né dipendenza politica né trapianto del capitalismo ma gli sforzi delle varie formazioni statali africane o dei singoli gruppi dirigenti per adattarsi alle novità mantenendo l’iniziativa nelle proprie mani si rivelarono vani. 2 - Il ruolo delle compagnie commerciali: il colonialismo informale. L’Africa esisteva strategicamente nell’ottica degli europei solo per le sue regioni costiere, in particolare sulla costa occidentale. Ad esempio la Francia in questo periodo teorizzò la “moltiplicazione dei punti di appoggio” per le sue navi da guerra e commerciali, che non furono però delle colonie vere e proprie. Inizialmente l'Africa non rientrava nella strategia delle grandi potenze europee che erano orientate verso Asia e India. Gb e Fr, infatti, cercavano di impossessarsi dei territori che permettevano l’accesso alla “via per le Indie”. Fr  allestì una catena di basi fra il mediterraneo e l’Indocina, Algeria, Tunisia, Somalia e “l ‘isola rossa” il Madagascar, e altre piccole isole nell’oceano indiano. Gb Egitto, e principalmente la supremazia sul canale di Suez dal 1869. Le mosse di avvicinamento coloniale o semicoloniale all’Africa Occidentale erano mimetizzate dietro l’impegno contro il “commercio degli schiavi” . Nell’Africa meridionale invece il colonialismo aveva stabilito degli avamposti solidi. L’annessione del Capo da parte di Gb nel 1814 rientrava ancora nella strategia delle comunicazioni interoceaniche con le Indie, ma questo disegno nel Sud Africa prenderà corpo solo fra gli anni ’70/’80 con un crescendo di aggressività fino alla guerra anglo boera 1899-1902, contro le due repubbliche boere, di origine olandese, costituite dopo il “Grande Trek” come Stati semiautonomi, il Transvaal e l’Orange. In una prima fase di disegni imperiali coerenti, nacquero molteplici imprese al dettaglio e società commerciali, anche l’azione dei missionari si intensificò dal 1830 era volta a questi popoli come reazione alla scristianizzazione europea post rivoluzione francese e in questi territori si agiva a volte con

diplomazia altre volte con la forza come ad esempio a Lagos, territorio di conquista inglese che sarà successivamente chiamato Nigeria nel 1914, o nella Costa d‘oro. A metà del 19° secolo si intensificarono i trattati firmati da sovrani europei con rappresentanti, capi e sovrani africani, abusando delle condizioni di inferiorità degli interlocutori che produssero equivoci impliciti nella diversa concezione di sovranità, i trattati si dimostrarono un espediente a favore della penetrazione europea, come per i trattati ineguali imposti alla Cina, nello stesso periodo. Molti erano i limiti che affliggevano le forme di statualità dell’africa precoloniale, dalla mancanza di collegamenti, indeterminatezza delle procedure per la successione , la porosità delle frontiere ecc.. con il commercio con l'estero principale strumento della penetrazione europea, si bloccò sul nascere il presupposto per una riorganizzazione autonoma degli stati africani, dal punto di vista della centralizzazione e della stabilizzazione del potere. Le stesse potenze coloniali pur disponendo di notevolissimi vantaggi, facevano fatica a padroneggiare un ambiente dispersivo, sottopopolato e turbolento. Gli stati dove si ebbero più tensioni in Africa Occidentale furono, l’attuale Ghana, Nuova Guinea e Costa d’avorio. Dagli stati Hausa al Nilo, la penetrazione europea dovette confrontarsi con gli effetti della rinascenza islamica, soppiantando gli arabi e i turchi, interrompendo le linee commerciali preesistenti. L’assimilazione francese partì da un atteggiamento favorevole all’Islam come anello intermedio della catena fra la tradizione e l’occidentalizzazione. L’impianto del colonialismo ebbe profonde conseguenze sulla demografia del continente. 3 - Imperialismo e colonialismo nella teoria e nella pratica: La parola colonialismo spesso utilizzata come concetto intercambiale con imperialismo, deriva dal termine latino colonia, insediamento di cittadini romani in un territorio di nuova conquista. Ma di colonialismo e imperialismo in Africa si può parlare solo con gli anni intorno al 1880. Del resto prima e durante la tratta i rapporti dell’Europa con l’Africa non modificarono in termini di potere le autorità locali, che continuarono ad essere esercitate da africani. I primi viaggi nell’Africa nera avvennero intorno al 1830 ad esempio per stabilire il percorso del fiume Niger o del Nilo e individuarne le sorgenti, anche se con molti problemi sia economici che di morti nelle varie spedizioni. La Francia considerò i vantaggi del “patto coloniale”, una politica che misurava la ricchezza di un paese nella quantità di metalli preziosi posseduti e che contava sulla fondazione di colonie in grado di fornire merci e alimenti. Le colonie dovevano produrre solo per la madrepatria, dovevano consumare solo i suoi prodotti e commerciare solo sotto la bandiera nazionale. I comptoirs commerciali venivano così trasformati in postazioni militari e colonie agricole per rifornimenti alimentari. La Gb difendeva con coerenza e costanza il libero scambio, scoraggiando con ciò l’espansione coloniale, inoltre la Gb non aveva bisogno di colonie estese, perché traeva il massimo profitto dalla sua egemonia nel mondo con un minimo di costi finanziari e militari. Ma alla base del processo di accaparramento dell’Africa vi furono motivi politici ed economici, e le rivalità infra-europee furono una concausa dello “ Scramble for Africa” a partire dalla fine del 19°secolo. Dinamismo delle società europee, il senso morale di farsi carico dei continenti arretrati, furono fondamentali ma senza dubbio i fattori economici scandirono i modi e i tempi della spartizione, e questo venne ammesso in ogni opera da quelle di ottica più liberale a quelle marxiane, il capitalismo europeo induce a cercare altrove nuovi sbocchi e risorse e mercati.

Lenin  vede l’espansione oltremare un passaggio obbligato. Hobson  critica l’imperialismo per la sua crudele opera di sfruttamento non presentando alcun vantaggio reale. Schumpeter  sostiene che i contenuti ideologici dell’imperialismo non possono essere misurati solo dal punto di vista del profitto in termini quantitativi, altri aspetti sul piano del consenso e dell’integrazione sociale derivano dalla conquista di beni e dei mercati in Africa. Per i sostenitori di una antitesi a quella della spartizione secondo una ratio economica l’autore scrive. Landes  “ mentre è possibile che il vasto e crescente mercato interno sia stato sufficiente a suscitare e sostenere un rivoluzionamento del sistema produttivo in Europa, il commercio d’esportazione, tra cui quello coloniale, non può di per se averlo fatto” analizza così dati e statistiche principalmente su Gb e Fr. Fra i protagonisti dello Scramble neppure tutti i paesi, come ad esempio l’Italia, avevano capitali in eccedenza da collocare in Africa, molte iniziative di conquista coloniale derivavano da obbiettivi strategici, come Suez, oppure territori con predilezione storica o psicologica, ex il Mare Nostrum tema ricorrente per la giustificare l’espansione dell’Italia. La “cultura dell’impero” (E.Said) entusiasmava le società europee con...


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