Riassunti Gombrich\"La Storia dell\'Arte\" PDF

Title Riassunti Gombrich\"La Storia dell\'Arte\"
Course Estetica
Institution Università degli Studi di Napoli L'Orientale
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Riassunti dell'opera di E.H. Gombrich "La storia dell'arte"...


Description

Gombrich – La storia dell’arte Nella prefazione Gombrich parla del principiante che, di fronte ad un’opera d’arte, resterà sorpreso e confuso, considerando la sua ovvia inesperienza. L’elemento della sorpresa è fondamentale: la sorpresa che si può avvertire di fronte ad un’opera d’arte ci mette in relazione con l’essenza dell’essere uomo e con la bellezza. Il libro situa nella loro prospettiva storica le opere discusse, portando alla comprensione degli istinti artistici che hanno spinto un dato artista nel comporre la sua opera. Ogni generazione è ad un certo punto in rivolta contro i canoni dei predecessori, ogni opera deriva il suo fascino nei confronti dei contemporanei non solo da ciò che fa ma anche da ciò che lascia fare. Quando il giovane Mozart arrivò a Parigi, notò che tutte le sinfonie alla moda chiudevano con un finale affrettato, così decise di sorprendere l’uditorio con una lenta introduzione all’ultimo movimento; è un esempio banale ma efficace per illustrare la direttiva che deve informare un giudizio storico dell’arte: l’esigenza di essere diverso è indispensabile per un artista. Non possiamo sperare di comprendere un’opera d’arte se non riusciamo ad immedesimarci in quel sentimento di liberazione e trionfo che l’artista deve aver provato di fronte all’opera compiuta. “ Non esiste in realtà una cosa chiamata ARTE, esistono solo gli artisti. “ Non esiste l’arte con la A maiuscola, quell’unica forma d’arte che oggi è diventata una specie di spauracchio o feticcio. Non ci sono modi sbagliati di godere un quadro o una statua, è un piacere non legato a qualcosa di materiale, ma che coinvolge i nostri sensi. Farsi piacere un’opera d’arte ha due risposte: o si contempla quella singola opera d’arte o in modo più universale, contemplando per esempio quattro opere d’arte si deve conoscere ciò che le lega, il loro significato di tipo estetico, che rimandano sempre a qualcos’altro rispetto al momento storico in cui sono state create. Generalmente, la prima cosa a cui si pensa quando si parla di arte sono le opere pittoriche più che le sculture o le architetture, poiché l’uomo è sempre rimasto più affascinato dalla pittura, grazie forse a quel grande tramite che è il colore; infatti i colori di un dipinto sono molto più affascinanti e accattivanti rispetto ad una scultura incolore, il colore attribuisce all’opera quel tocco di particolarità e personalità in più. Per Gombrich, l’arte fu il risultato degli sforzi profusi dagli artisti stessi per tentare di risolvere determinate problematiche in un periodo di tempo ben definito, il proprio. L’autore guardò al contesto specifico in cui le varie opere d’erta furono nel tempo create, ovvero l’intento comunicativo o il luogo d’esposizione, e alle difficoltà di questo contesto legate che gli artisti furono man mano chiamati a risolvere, o almeno tentare di farlo. Gombrich fu accusato di aver trascurato buona parte dell’arte moderna, che egli stesso ammise di non aver mai troppo amato a causa della volontà di rottura con la tradizione proprio di molti artisti contemporanei. Sono molti a non “apprezzare” l’arte moderna per svariate ragioni; non è soltanto il disegno sommario a urtare coloro che vogliono i quadri “veri”, essi biasimano ancor più le opere che giudicano scorrette quando appartengono ad un periodo moderno, in cui l’artista avrebbe dovuto “essere capace di far meglio”. Non c’è peggior ostacolo al godimento delle grandi opere d’arte della nostra riluttanza a superare abitudini e pregiudizi. Se un artista disegna in modo sommario o visionario, a modo suo, lo si considera troppo superficialmente un abborracciatore che non sa fare di meglio. Quando ci pare che un quadro pecchi nell’esattezza del particolare, dobbiamo domandarci prima di tutto se l’artista non abbia avuto le sue ragioni per modificare l’aspetto di ciò che ha visto. Ogni tratto è il risultato di una decisione liberamente presa dall’artista, che considerava innumerevoli fattori; la maggior parte dei quadri che ora sono allineati sulle pareti dei musei e delle statue che si trovano nelle gallerie non erano affatto destinata a essere esposta come opera d’arte: fu creata per una circostanza ben determinata e con un preciso fine che l’artista aveva in mente al momento di mettersi all’opera. L’estetica è tradizionalmente un settore della filosofia che si occupa della conoscenza del bello naturale o artistico, punta a vedere se in un’opera d’arte sono attive forze, significati o potenze estranee sia all’artista sia all’arte in senso tecnico, insomma di vedere se ‘arte rimanda a qualcos’altro, se c’è un significato ulteriore, indipendente da ciò che l’artista intendeva raggiungere.

1. Popoli preistorici e primitivi: Non possiamo sperare di comprendere questi strani inizi dell’arte senza tentare di penetrare nella mente dei popoli primitivi, senza scoprire che genere di esperienza li spinse a considerare le immagini non come qualcosa di bello da guardare ma come oggetti da usare, ricchi di

potenza. L’arte primitiva aveva presupposti diversi dall’arte attuale: non aveva funzione estetica ma magica, infatti vigeva una credenza nell’influenza delle immagini sulla realtà. Non contava l’ordine o la bellezza delle opere, ma quanto si supponeva che tali opere influenzassero la vita ( graffiti riguardanti la caccia ), tuttavia moltissimi artisti primitivi raggiunsero alti livelli di abilità, infatti l’arte primitiva lascia agio all’artista di mostrare il suo estro, tanto che la maestria tecnica di alcuni artigiani tribali è davvero sorprendente. Ciò significa che l’evoluzione dell’arte già dai suoi inizi non consisteva nell’aumento della capacità tecnica degli artisti quanto nel cambio delle esigenze dei vari periodi. Se cerchiamo di penetrare la mentalità dei primitivi, capace di generare un’infinità di fantastici idoli, possiamo cominciare a capire come in queste civiltà primitive la creazione artistica non fosse solo connessa alla magia e alla religione, ma costituisse la prima forma di scrittura.

2. L’arte che sfida il tempo: Alla base della nostra arte ci sono i greci, che impararono la loro arte dagli egizi. L’arte egizia aveva una funzione pratica: le piramidi erano segno di grandezza, nonché mezzo d’ascesa del faraone verso il cielo, e avevano il compito di preservare il sacro corpo del re dalla corruzione, visto che gli egizi credevano che il corpo dovesse essere conservato affinché l’anima continuasse a vivere nell’aldilà. Le piramidi venivano infatti innalzate per le mummie dei re, e il suo cadavere veniva posto proprio al centro della bara mentre tutt’intorno alle pareti della camera mortuaria si tracciavano formule magiche e propiziatorie per agevolare il sovrano nel suo viaggio ultraterreno. Gli egizi ci tenevano anche a conservare le sembianze esteriori del re, così ordinavano agli scultori di cesellare il ritratto del re in un duro granito incorruttibile: i ritratti non erano fatti per essere osservati da un pubblico ma erano mezzi spirituali perché “tenevano in vita”. I pittori egizi avevano un modo diverso dal nostro di rappresentare la vita reale; compito dell’artista era conservare ogni cosa nel modo più chiaro e durevole. Quello che contava era infatti l’essenziale, non il dettaglio: non sono più primitivi ma nemmeno ricercano una somiglianza naturalistica. L’importanza del lavoro artistico egizio era la preservazione dell’elemento caratteristico. L’artista ricavava le sue figure dai modelli che gli erano stati insegnati e che conoscevano; l’artista tiene anche presente il significato del soggetto: se l’uomo che ritraeva ricopriva un ruolo prestigioso, nel dipinto avrebbe avuto dimensioni più grandi rispetto ai suoi servi o a sua moglie. I criteri dell’arte egizia erano molto rigidi,nessuno desiderava qualcosa di diverso e nessuno avrebbe chiesto ad un artista di essere “originale”; solo durante il regno di Amenofi IV l’arte ebbe un brusco cambiamento di linea, dovuto alla scoperta di un diverso modo di fare arte, in un luogo chiamato Creta, dove gli artisti cercavano da produrre la rapidità del movimento. Questa parentesi innovatrice non durò a lungo. L’arte della Mesopotamia la conosciamo meno bene dell’arte egizia, e ciò per un caso. In quelle vallate non c’erano cave di pietra e le costruzioni erano prevalentemente in mattone cotto, che col passare del tempo cedette alle intemperie e andò in polvere. Ma la ragione principale è un’altra: questi popoli non condividevano le credenze religiose degli egizi, secondo le quali il corpo umano e le sue fattezze dovevano essere conservati affinché l’anima sopravvivesse. Benché in Mesopotamia gli artisti non fossero chiamati a decorare le pareti delle tombe, anch’essi dovevano far si che l’immagine aiutasse a conservare vivi i potenti.

3. Il grande risveglio: Intorno al 1000 a.c., tribù provenienti dall’Europa penetrarono nella penisola greca e nelle coste dell’Asia Minore. La loro arte fu dapprima piuttosto rozza e primitiva: non ha nulla di quel dinamismo proprio dello stile cretese, ma sembra anzi superare per rigidità persino gli egizi. Il centro artistico principale era l’isola di Creta, la cui arte ispirò i greci e influenzò l’Egitto. I greci iniziarono a servirsi dei loro occhi: nei loro studi gli scultori escogitavano tecniche sempre nuove, nuovi modi di raffigurare la figura umana, e ogni innovazione veniva adottata e arricchita dagli altri. L’unico mezzo che ci fornisce un esempio di pittura greca sono le pitture vascolari: la pittura di questi vasi divenne un’importante industria ad Atene e gli umili artigiani si appassionarono tanto quanto gli altri artisti a introdurre le più recenti scoperte negli oggetti di loro produzione. E’ proprio ai pittori che dobbiamo una tra le più grandi conquiste dell’epoca: lo scorcio prospettico; dalla chiarezza e dalla caratterizzazione basilare si passa alla riproduzione naturale. Con il perfezionamento dello scorcio si mirò alla riproduzione della vita interiore del soggetto, in quanto i sentimenti influenzarono il corpo in movimento. La maggior parte delle sculture a noi pervenute sono copie di seconda mano eseguite dai romani, e sono proprio queste responsabili dell’opinione tanto diffusa che l’arte greca fosse fredda e priva di vita e che le statue avessero l’aspetto gessoso e lo sguardo

assente che ci ricordano le vecchie scuole di disegno.

4. Il regno della bellezza / La Grecia e il mondo greco : Nei secoli che seguirono si distinsero diversi stili e scuole d’arte;il raffronto e l’emulazione fra le scuole deve aver stimolato gli artisti ad imprese sempre maggiori, contribuendo a creare la varietà che si ammira nell’arte greca, ma l’impressione complessiva è sempre quella di un’infinita e disinvolta grazia. La concezione dell’arte iniziò a cambiare: di un’opera si elogiava la bellezza o si criticava la forma. Dobbiamo però renderci conto che questa bellezza venne raggiunta tramite la conoscenza: non esiste un corpo simmetrico e ben strutturato come quello di una statua greca; molti sono coloro che credono che l’artista non abbia fatto altro che osservare un gran numero di modelli per poi scegliere via via gli elementi che preferiva, abbellendo le sembianze di un uomo reale e tralasciandone le irregolarità o i tratti non corrispondenti alla sua idea di corpo perfetto: per questo si tende ad affermare che i greci “idealizzassero” la natura. Negli anni si vennero a formare degli archetipi, modelli ideali di bellezza come l’Apollo del Belvedere che incarna in sé la perfezione del corpo maschile. Il ritratto in senso moderno è un’invenzione più tarda, quando alcuni artisti uscirono dall’ottica dei modelli classici convenzionali e si specializzarono nell’operare sui “travagli dell’animo”. Questo nuovo periodo artistico prende il nome di “arte ellenistica”: l’artista ha come obiettivo quello di impressionare raffigurazioni di volti drammatici, violenti o disperati. In campo architettonico, cominciarono ad essere adottate svariate forme di decorazione: lo stile dorico ( caratterizzato da proporzioni massicce e da una rigorosa semplicità delle forme, prevede che la colonna si poggi direttamente sullo stilobate e si compone di due elementi: il fusto e il capitello, uniti tra loro mediante un elemento anulare chiamato collarino) e ionico ( la colonna non si appoggia più direttamente sullo stilobate, ma ha una propria base costituita da due elementi circolari sovrapposti; il fusto è meno massiccio e ciò contribuisce ad accentuarne il senso di grazia e leggerezza, caratteristici dell’ordine ionico ), ai quali si aggiunse successivamente un nuovo stile che prese il nome di corinzio ( simile allo ionico, presenta un capitello caratterizzato dalla presenza di un motivo decorativo a foglie di acanto ). Per quanto riguarda la pittura, sappiamo che i pittori si interessavano ai problemi tecnici piuttosto che alle finalità religiose dell’arte; la maggiore novità del periodo ellenistico fu che gli artisti tentarono di evocare i piaceri della campagna per i raffinati abitanti delle città, nei loro dipinti possiamo trovare ogni cosa raffigurabile che vanno dalle nature morte, agli animali, giungendo persino ai paesaggi ( fino ad allora di scarsa importanza se non per ambientarvi scenette di vita comune o guerra). Pur non conoscendo le leggi prospettiche, i greci si inoltrarono in un viaggio di scoperta con l’intento di arricchire l’immagine tradizionale del mondo mediante l’osservazione della vita reale. 5. I conquistatori del mondo : Anche se molti artisti romani erano greci quando Roma divenne la dominatrice indiscussa, agli artisti furono affidati compiti sempre nuovi, così la loro tecnica mutò e l’arte subì un profondo cambiamento: i maggiori risultati i romani li ottennero nel campo dell’ingegneria civile, infatti oltre alle maestose opere quali il Colosseo, vennero a crearsi numerose nuove costruzioni come terme, acquedotti, strade. Una delle grandi innovazioni fu l’utilizzo di archi e volte. Il ritratto somigliante continuò ad avere una grande importanza, soprattutto per la loro funzione svolta nella primitiva religione romana quando nei cortei funebri era consuetudine portare immagini in cera degli antenati. Quando Roma divenne un impero, i busti degli imperatori venivano considerati ancora con religioso sgomento; ogni romano doveva bruciare incenso davanti a quell’immagine, in segno di sudditanza e fedeltà, e la persecuzione dei cristiani ebbe origine proprio dal loro rifiuto di aderire a queste pratiche. Tuttavia la concezione dell’arte come armonia ed espressione dell’anima cambiò: i romani erano infatti un popolo pratico che mirava principalmente a raccontare le vittorie belliche e celebrare le imprese eroiche, così tutte le abilità e le conquiste dell’arte greca vennero messe a frutto per narrare questi grandi episodi di cronaca bellica. L’importanza attribuita all’esatta riproduzione dei particolari modificò il carattere dell’arte: invece di ritrarre le sembianze in stile egizio, le opere venivano dipinte da artisti che conoscevano i ritrovati della ritrattistica greca, opere certamente umili e a buon mercato, ma che stupiscono per la loro forza e il loro realismo. Pochi artisti sembrarono curarsi della raffinatezza e dell’armonia che furono vanto dell’arte greca; gli scultori non avevano la stessa pazienza di lavorare il marmo con lo scalpello e trattarlo con il gusto e la delicatezza propri dei greci; gli artisti di quest’epoca tentarono di raggiungere effetti sempre nuovi.

6. La strada si biforca: Roma e Bisanzio : Con l’editto di Costantinopoli del 313 d.c. i cristiani si ritrovarono con la possibilità di edificare luoghi di culto, decidendo così di non basarsi sui modelli dei templi pagani, la cui funzione era completamente diversa, ma su antiche sale del periodo classico: le basiliche, ovvero ampie sale oblunghe con scomparti più stretti e bassi ai due lati, divisi dalla sala centrale mediante file di colonne, nel cui sfondo si apriva lo spazio semicircolare dell’abside; la madre di Costantino fece edificare una costruzione simile per adibirla a chiesa, e da quel momento il termine venne applicato ad ogni costruzione di questo tipo. La decorazione di questi edifici fu un problema più spinoso: la riproduzione di immagini sacre non fu incentrata su sculture, troppo simili al modello pagano condannato dalla Bibbia e che quindi poteva fornire un insegnamento errato ai nuovi convertiti alla religione, ma sottoforma di dipinti, ritenuti utili in quanto aiutavano la comunità a ricordare gli insegnamenti ricevuti e a mantenere vivo il ricordo della storia sacra. Molti membri della Chiesa non sapevano infatti né leggere né scrivere, quindi per indottrinarli venivano utilizzati i dipinti proprio come vengono utilizzate le immagini in un libro illustrato per bambini. Il genere d’arte permesso era piuttosto limitato; il soggetto doveva essere rappresentato con estrema chiarezza e semplicità, escludendo tutto ciò che potesse sviare l’attenzione dalla sua finalità. L’arte cristiana del medioevo divenne un miscuglio di metodi primitivi e tecniche raffinate; fu proprio per questo desiderio di semplicità da parte dell’artista che si iniziò ad utilizzare anche la tecnica del mosaico per decorare le chiese. La questione del giusto impiego delle immagini nelle Chiese fu di enorme importanza nella storia europea: fu una delle ragioni per cui la parte orientale (lingua greca) dell’impero romano rifiutò di accettare la supremazia del Papa latino quando in oriente prevalse il movimento iconoclasta (avverso a tutte le immagini sacre). I bizantini divennero intransigenti come gli egizi: la Chiesa bizantina aiutò a preservare i concetti e le conquiste dell’arte greca per quanto riguarda la tecnica del drappeggio, i volti o i gesti, ma la sua arte rimase più vicina alla natura che non l’arte occidentale dei periodi successivi. L’importanza conferita alla tradizione e la necessità di attenersi ai pochi moduli permessi restrinsero non poco l’originalità degli artisti; ma sarebbe errato pensare che questi non avessero alcun margine di libertà, anzi furono proprio loro a trasformare le semplici illustrazioni dell’arte paleocristiana in quei vasti cicli di grandi e solenni immagini che campeggiano all’interno delle chiese bizantine.

7. Guardando verso Oriente : Agli artisti orientali non era permesso raffigurare gli esseri umani, così si divertirono a giocare con intrecci di forme e motivi sempre nuovi; a loro si deve la creazione dell’arabesco, la più minuta trina decorativa mai ideata. Secondo la tradizione, Maometto avrebbe stornato la mente degli artisti, confinandoli in un mondo dei sogni fatto soltanto di linee e colori, ma secondo una più tarda interpretazione, meno rigida, venne anche loro permesso di rappresentare figure e illustrazioni, purché fossero prive di riferimenti religiosi. Le illustrazioni dei romanzi, delle storie e delle favole in Persia ci mostrano quanto gli artisti avessero imparato grazie alla disciplina che li aveva costretti a disegnare soltanto motivi non figurativi. L’influenza della religione fu ancora più forte in Cina, dove si praticavano riti funebri simili a quelli egizi, nelle cui cripte tombali è possibile scorgere vivaci sene di vita e abitudini di tempi lontani; una grande differenza con l’arte egizia sta nel fatto che questa non fu per niente angolosa o rigida, ma anzi esaltava la sinuosità delle curve. I cinesi consideravano l’arte come un mezzo per richiamare il popolo ai grandi esempi di virtù del passato; uno dei più antichi testi illustrati a forma di rotolo che ci siano pervenuti è una serie di celebri esempi di virtù femminili, scritta nello spirito di Confucio. Un forte impulso all’arte cinese fu dato dall’influenza della religione buddhista, non solo suggerendo nuovi temi agli artisti, ma introducendo un nuovo modo di considerare i quadri: non venivano considerati come un’opera servile, ma come materia fondamentale per incentivare profondi pensieri e una tranquilla meditazione. I loro dipinti erano svolti e contemplati solo in momenti tranquilli, per essere guardati e meditati proprio come si può aprire un libro di poesie per leggere e rileggere un bel verso. Col passare del tempo, ogni pennellata o disegno divenne prestabilito e codificato dalla tradizione, tanto che gli artisti iniziarono a diffidare sempre più della propria ispirazione; solo nel XVIII...


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