Storia - riassunti dell\'intero programma divisi per capitoli PDF

Title Storia - riassunti dell\'intero programma divisi per capitoli
Author Virginia Giribone
Course Storia
Institution Liceo (Italia)
Pages 72
File Size 1.4 MB
File Type PDF
Total Downloads 117
Total Views 285

Summary

CAPITOLO 231861: 22 milioni di abitanti; alto tasso di analfabetismo; molte città ma la maggior parte della popolazione vive nelle campagne e nei piccoli centri rurali. Solo nella Pianura Padana alcune aziende agricole sono condotte con criteri capitalistici. Nell'Italia centrale domi na la mezzadri...


Description

CAPITOLO 23 1861: 22 milioni di abitanti; alto tasso di analfabetismo; molte città ma la maggior parte della popolazione vive nelle campagne e nei piccoli centri rurali. Solo nella Pianura Padana alcune aziende agricole sono condotte con criteri capitalistici. Nell'Italia centrale domina la mezzadria, nel Mezzogiorno e nelle isole il latifondismo. Mancano dati statistici attendibili e vie di comunicazione rapide. Cavour non si era mai spinto a Sud di Firenze mentre il romagnolo Farini, inviato nelle province meridionali, le descrisse come più simili all'Africa e abitate da uomini al cui confronto i beduini sono molto virtuosi. 6/6/1861 muore Cavour a Torino. I suoi successori seguono sostanzialmente i suoi progetti. Nel primo quindicennio di vita unitaria il gruppo dirigente è costituito da un nucleo centrale formato da piemontesi (Quintino Sella), lombardi, emiliani e toscani; meno numerosa la rappresentanza delle regioni meridionali. La maggioranza si collocava a destra e così venne definita anche se era più che altro un gruppo di centro moderato. La sinistra democratica era formata da piemontesi (Agostino Depretis, padre del trasformismo) e patrioti mazziniani e garibaldini (Crispi). La sinistra rivendicava il suffragio universale maschile, il decentramento amministrativo e il completamento dell'unità, nonché l'istruzione elementare gratuita. [Il primo partito nasce nel 1895 ed è il Partito Socialista. Prima ci sono solo schieramenti d'opinione: la destra storica e la sinistra giovane] 1859/60: legge  Casati sull'istruzione (proposta dalla destra) che crea un sistema scolastico nazionale e stabilisce il principio dell'istruzione elementare obbligatoria, demandandone però l'attuazione ai comuni; legge Rattazzi che affida il governo dei comuni a un consiglio eletto a suffragio ristretto e a un sindaco di nomina regia, le province sono invece sotto il controllo dei prefetti che rappresentano il potere esecutivo. Nel M  ezzogiorno i disordini si trasformarono presto in rivolte e numerosi briganti si mescolavano agli insorti. Nelle province dichiarate in stato di brigantaggio venne istituito il regime di guerra, riuscendo così a migliorare la situazione nel giro di pochi anni. Alla Destra mancarono però la capacità o la volontà di attuare una politica che riducesse le cause del malcontento nel Mezzogiorno, lasciando che la grande proprietà si rafforzasse. Si doveva attuare anche un'unificazione economica: uniformare i sistemi monetari e fiscali, rimuovere le barriere doganali e costruire efficienti vie di comunicazione. La legislazione doganale vigente nel Regno sardo fu estesa agli altri territori. Si sviluppò velocemente la rete ferroviaria collegando tra loro le principali città italiane, comprese quelle del Mezzogiorno. Per coprire i costi dell'unificazione si dovette ricorrere a inasprimenti fiscali, vennero appesantite le imposte esistenti e ne venne creata una nuova: la tassa sul macinato, ovvero una tassa sul pane (1868) che colpiva quindi le classi più povere e che provocò numerose agitazioni. Già nel 1875 si arrivò però al pareggio, ma intanto, alle proteste dei ceti popolari e al malcontento del Mezzogiorno, si aggiunsero le pressioni degli industriali, a favore di una politica economica più libera. Ciò provocò la caduta della Destra nel 1876

Per completare l'unità mancavano ancora Veneto, Trentino, Roma e il Lazio. Mentre la Destra puntava però sulle vie diplomatiche, la sinistra preferiva l'idea di una guerra popolare. Il problema era la presenza del papa a Roma, sia per i suoi rapporti con la Francia, sia perché la maggior parte della popolazione era cattolica. Cavour aveva parlato di "libera Chiesa in libero Stato" ed erano già state avviate delle trattative con il Vaticano ma si erano scontrate con l'intransigenza di Pio IX. Ciò aveva ridato spazio all'iniziativa dei democratici e nel 1862 Garibaldi tornò in Sicilia, senza che le autorità facessero nulla per fermarlo. Ma, quando Napo III fece intuire che avrebbe fermato ogni attacco contro Roma, Vitto Ema II fu costretto a sconfessare con un proclama l'impresa garibaldina, decretando così lo stato d'assedio in Sicilia e in tutto il Mezzogiorno. I garibaldini, intercettati sulle montagne dell'Aspromonte, in Calabria, si scontrarono con l'esercito regolare e lo stesso Garibaldi fu ferito e arrestato. A questo punto iniziarono le trattative con Napo III che si conclusero nel 1864 con la Convenzione di Settembre in base alla quale l'Italia si impegnava a garantire il rispetto dei confini dello Stato della Chiesa, ottenendo in cambio il ritiro delle truppe francesi dal Lazio. La capitale veniva trasferita da Torino a Firenze. Nel 1866 Bismarck propone all'Italia un'alleanza contro l'Austria. La sua partecipazione fu decisiva in quanto, occupando parte delle truppe austriache, l'Italia rese possibile la vittoria prussiana. L'esercito italiano venne però sconfitto sia per terra a Custoza, sia per mare presso Lissa, nonostante le forze austriache fossero inferiori di numero. Dalla pace di Vienna del 1866 l'Italia ottenne solo il V  eneto; Trentino e Venezia Giulia rimanevano sotto l'Austria. Inoltre i costi economici erano stati elevati. La situazione diede nuovo slancio ai democratici e Garibaldi ricominciò a progettare una spedizione a R  oma. L'azione dei volontari si sarebbe dovuta appoggiare su un'insurrezione degli stessi patrioti romani nel 1867 ma si risolse in un fallimento. Ma dopo la sconfitta della Francia da parte della Prussia nel 1870, il governo italiano non si sentì più vincolato ai patti sottoscritti con l'imperatore e decise di mandare un corpo di spedizione nel Lazio e di avviare contemporaneamente un negoziato con il papa. Pio IX rifiutò ogni accordo. Il 20/09 le truppe italiane, dopo aver sostenuto dei brevi combattimenti, entravano nella città presso Porta Pia, accolte festosamente dalla popolazione. Pochi giorni dopo un plebiscito sanciva l'annessione di Roma e del Lazio. 1871: trasferimento capitale a Roma e legge delle guarentigie (garanzie): l'Italia si impegnava a garantire al pontefice le condizioni per il libero svolgimento del suo magistero spirituale. Nonostante venisse quindi concessa la libertà della Chiesa, Pio IX nel 1874 pronunciò il non expedit ("non è opportuno" che i cattolici partecipino alle elezioni politiche), che verrà poi cancellato affinché i socialisti non salgano al governo. 1876: la Destra si divide nella discussione di un progetto governativo per il passaggio alla gestione statale delle ferrovie. Il governo Minghetti, messo in minoranza, si dimette. Il re chiama a formare il nuovo governo Agostino Depretis che costituisce un ministero interamente composto da uomini di sinistra. Era un governo formato da gente nuova, i protagonisti del risorgimento erano morti nel giro di un decennio (Mazzini, Vitto Ema II, Pio IX e Garibaldi). Depretis rimase a capo del governo, salvo brevi interruzioni, per oltre 10 anni. Il programma della Sinistra era di: ampliare il suffragio elettorale, dare maggior sostegno all'istruzione elementare, attuare sgravi fiscali e un decentramento amministrativo. 1877 legge Coppino: obbligo di frequenza scolastica portato a 9 anni con l'aggiunta di

sanzioni per i genitori inadempienti. È inutile perché tanto i poveri non possono pagare. Una nuova legge elettorale del 1882 introduceva come requisito obbligatorio l'istruzione elementare; il requisito di censo era mantenuto in alternativa a quello dell'istruzione. Poteva comunque votare solo il 7% della popolazione (25% dei maschi maggiorenni), comunque il triplo rispetto a prima, e la composizione era diversa, infatti alle prime elezioni poté entrare alla Camera un deputato socialista. Trasformismo: convogliare le forze politiche in un grande centro tagliando fuori le frange estreme Siccome la Destra era caduta principalmente a causa della sua p  olitica economica, la sinistra ridusse le tasse e aumentò la spesa pubblica, andando però così incontro a un deficit nel bilancio. Nel 1881 una grave crisi colpì l'agricoltura europea e il prezzo dei cereali calò drasticamente, seguito da un calo della produzione e da una forte emigrazione. Pur essendo avversa al protezionismo, la Sinistra, vedendo che questa pratica funzionava in altri Stati, propose una nuova tariffa generale (1887) che colpiva le merci d'importazione con pesanti dazi. I dazi doganali non proteggevano però in modo uniforme i diversi comparti produttivi e la nuova tariffa ebbe come conseguenza una rottura commerciale, degenerata poi in una guerra doganale, con la Francia, che fino ad allora era stata principale partner economico dell'Italia. 1882: stipulata la Triplice  alleanza con Germania e Austria per uscire dall'isolamento diplomatico che era divenuto evidente l'anno precedente quando la Francia aveva occupato la Tunisia, che rientrava nelle aspirazioni italiane già da molto. L'alleanza era di tipo difensivo e l'Italia veniva coinvolta nel sistema di sicurezza bismarckiano, rinunciando però implicitamente alle terre irredente mentre patrioti come Guglielmo Oberdan, un giovane triestino, perdevano la vita (impiccato per aver attentato alla vita dell'imperatore austriaco Francesco Giuseppe). L'alleanza verrà rinnovata nel 1887. Intanto si era deciso di porre le basi per un'espansione coloniale in Africa orientale dove sembrava fosse più semplice porre delle basi e dove la concorrenza era meno agguerrita, anche se non c'erano interessi né economici né strategici. Nel 1882 venne acquistata la baia di Assab (comprata da Sapeto che era di Carcare), sulla costa meridionale del mar Rosso. La zona limitrofa, dove vivevano popolazioni nomadi, venne occupata da un corpo di spedizione. Questa zona confinava con l'Impero etiopico, il più forte e il più vasto fra gli Stati africani. L'Etiopia o Abissinia era un paese economicamente arretrato, con una popolazione cristiana di confessione copta dedita prevalentemente alla pastorizia. L'organizzazione era di tipo feudale e l'autorità dell'imperatore (negus) era fortemente limitata da quella dei signori locali (ras) che disponevano di un proprio esercito. L'Italia cercò di stabilire buoni rapporti con gli etiopi e di avviare la penetrazione commerciale, ma quando cercò di spingersi verso l'interno venne fermata. Nel 1887 una colonna di 500 militari italiani fu sorpresa dalle truppe abissine e sterminata presso Dogali. Ciò provocò un'ondata di proteste in Italia ma prevalse la necessità di rafforzare la presenza sulla fascia costiera. Fino agli inizi degli anni '70, l'unica consistente organizzazione operaia diffusa in tutto il paese fu quella delle società di mutuo soccorso. Essendo associazioni pacifiche, era normale che le società operaie perdessero terreno man mano che lo scontro sociale si

faceva più aspro. Tra il 1887 e il 1893 sorsero le prime federazioni di mestiere a carattere nazionale e vennero fondate le prime Camere del lavoro (organizzazioni sindacali a base locale). I s ocialisti p  iù di rilievo di questo periodo furono il filosofo napoletano Antonio Labriola, amico e corrispondente di Engels, e l'intellettuale milanese Filippo Turati. Labriola, molto rigoroso sul piano teorico, era abbastanza isolato. Turati proveniva da una famiglia dell'alta borghesia lombarda e fu decisivo per la sua formazione politica sia il contatto con l'ambiente operaio di Milano, sia l'incontro con Anna Kuliscioff, una giovane esule russa che aveva alle spalle una notevole esperienza politica e una larga conoscenza del mondo socialista europeo. Nel 1892 si riunirono a Genova i delegati di circa 300 tra società operaie, leghe contadine, circoli politici e associazioni varie. Si delineò subito una frattura tra una maggioranza favorevole all'immediata costituzione di un partito e una minoranza contraria, formata soprattutto da anarchici. Non riuscendo a trovare un accordo, i delegati della maggioranza, guidati da Turati, abbandonarono la sala del congresso e, riunitisi in un'altra sede, dichiararono costituito il Partito dei lavoratori italiani. Questo assunse poi nel 1895 il nome definitivo di Partito socialista italiano. Nel 1887, morto Depretis, gli succedette Francesco  Crispi, la personalità più rilevante della sinistra parlamentare. Era siciliano e il primo meridionale a salire alla presidenza del Consiglio. Detto l'uomo dal pugno di ferro, era filobismarkiano, quindi visto di buon occhio anche dai gruppi conservatori. Nel 1888 fu approvata una legge comunale e provinciale che ampliava il diritto di voto per le elezioni amministrative e rendeva elettivi i sindaci dei comuni con più di 10mila abitanti. Nel 1889 fu varato un nuovo codice penale, il Codice Zanardelli, che aboliva la pena di morte, ancora in vigore in tutti i maggiori Stati europei, e non negava il diritto di sciopero, riconoscendone implicitamente la legittimità. Volendo rafforzare la posizione dell'Italia, Crispi rinforzò la Triplice alleanza e soprattutto i legami con l'Impero tedesco. Ciò provocò un inasprimento dei rapporti con la Francia e la guerra doganale. Nel 1890 i possedimenti italiani furono ampliati e riorganizzati col nome di Colonia Eritrea, mentre venivano poste le basi per una nuova iniziativa di espansione in Somalia. Nel 1889, con il Trattato di Uccialli, l'Etiopia diventava un protettorato italiano. La politica di espansione era però molto dannosa dal punto di vista economico e, messo in minoranza, nel 1891 Crispi si dimise. Tornato al governo nel 1893, decise di riprendere la penetrazione dell'Etiopia. Il trattato di Uccialli era però stato interpretato diversamente dagli etiopi, che reagirono energicamente. Si giunse così allo scontro armato, culminato nel disastro di Adua del 1896 nel quale una colonna di 16mila soldati italiani venne praticamente annientata dalle forze etiopiche. In Italia scoppiarono violente manifestazioni nelle città più importanti e il governo fu costretto a dimettersi. Il successore di Crispi, Rudinì, non potè far altro che concludere una pace con l'Etiopia che garantisse all'Italia almeno Eritrea e Somalia. Nel 1892, dopo un intermezzo in cui la guida del governo fu affidata al marchese Antonio di Rudinì, una personalità alquanto scialba, la presidenza del Consiglio passò al piemontese Giovanni Giolitti. In politica finanziaria mirava a una più equa ripartizione del carico fiscale, che risparmiasse i ceti più disagiati e colpisse i redditi maggiori con aliquote più alte. In politica interna non dichiarò mai lo stato di assedio per combattere i Fasci dei lavoratori,

associazioni popolari sviluppatesi in Sicilia che protestavano contro le tasse troppo pesanti e il malgoverno locale. La caduta del governo fu dovuta alle ostilità dei conservatori ma soprattutto allo scandalo della Banca romana. La banca romana era una delle cinque che aveva il privilegio di stampare biglietti a corso legale; aveva impegnato somme cospicue nell'edilizia durante gli anni percorsi dalla febbre speculativa e alla fine degli anni '80 la crisi aveva colpito il settore delle costruzioni facendo fallire molte delle imprese debitrici. Per uscire dalle difficoltà, i dirigenti della banca si erano resi colpevoli di gravissime irregolarità. Una successiva inchiesta parlamentare rivelò la connessione tra il mondo politico e giornalistico e gli ambienti della speculazione edilizia e bancaria: molti deputati e giornalisti erano stati finanziati dalla Banca romana e di essa si era servito lo stesso governo per ottenere anticipazioni di denaro che serviva a influenzare stampa e opinione pubblica in occasione delle campagne elettorali. Accusato di aver coperto le irregolarità della banca in quanto ministro del Tesoro, Giolitti si dovette dimettere. Al suo posto nel 1893, fu chiamato Crispi. In campo economico venne attuato un risanamento del bilancio e venne istituita la Banca d'Italia che nel 1926 avrebbe ottenuto il monopolio dell'emissione e a partire dal 1947, avrebbe svolto compiti di controllo sull'intero sistema bancario. Per quanto riguarda invece l'ordine pubblico nel 1894 venne dichiarato lo stato d'assedio in Sicilia e poi in Lunigiana dove si era verificato (indipendentemente dalla Sicilia) un tentativo di rivoluzione anarchica. La repressione militare fu dura e sanguinosa e venne accompagnata da una più generale repressione poliziesca estesa a tutto il paese. Lo stesso anno vennero approvate leggi limitative della libertà di stampa, di riunione e di associazione. Queste leggi erano definite antianarchiche ma avevano in realtà come obiettivo principale il Partito socialista che venne dichiarato fuori legge. Politica coloniale: vedi sopra.

CAPITOLO 1 All’inizio del Novecento le masse diventano le vere protagoniste. La maggior parte dei cittadini vive in agglomerati urbani, quindi si trovano a più stretto contatto gli uni con gli altri; le relazioni che intrecciano, però, diventano anonime e impersonali. Il sistema delle relazioni sociali fa capo alle grandi comunità nazionali e quasi tutti sono entrati nel circolo dell’economia di mercato. I comportamenti e le mentalità tendono a uniformarsi secondo nuovi modelli generali. Negli anni 1896-1913 si assiste a uno sviluppo generalizzato dell’industria (anche in paesi come Italia e Russia) che investe quasi tutti i settori. I prezzi, che erano sempre calati dal 1873, iniziano a crescere, anche se lentamente e cresce anche, in misura più consistente, il livello medio dei salari. Così, nonostante l’aumento della popolazione, aumentò anche il reddito pro-capite dei paesi industrializzati. Le imprese iniziarono ad accelerare i processi di meccanizzazione e razionalizzazione produttiva. Nel 1913 nelle officine automobilistiche Ford di Detroit venne introdotta la prima catena di montaggio che consentiva di ridurre notevolmente i tempi di lavoro, ma rendeva allo stesso tempo il lavoro ripetitivo e spersonalizzato. Frederick W Taylor nel 1911, nel suo libro Principi di organizzazione scientifica del lavoro , studiava sistematicamente il lavoro in fabbrica, rivelando dei tempi standard necessari per compiere le singole operazioni e fissando, in base a essi, regole e ritmi cui gli operai avrebbero dovuto uniformarsi eliminando pause ingiustificate e sprechi di tempo. Tipico fu l’esempio di Ford, che diede vita a una nuova filosofia imprenditoriale, il f ordismo, basata sui consumi di massa, sui prezzi competitivi e sui salari alti. Venne a crearsi una differenza significativa tra manodopera generica e lavoratori qualificati. Inoltre l’espansione del settore terziario portò alla crescita del ceto medio urbano, che andava sempre più distinguendosi dagli strati superiori della borghesia. Gli addetti al settore privato (tecnici, impiegati commessi), che svolgevano quindi un lavoro non manuale, verranno definiti colletti bianchi, in contrapposizione ai colletti blu delle tute degli operai. A partire dagli anni Settanta dell’Ottocento, tutti i governi d’Europa si impegnarono per rendere l’istruzione elementare obbligatoria e gratuita, per sviluppare quella media e superiore e per portare l’insegnamento sotto il controllo pubblico. Questo processo ebbe tempi, forme e risultati diversi a seconda dei paesi. Diminuì rapidamente il tasso di analfabetismo, che nelle zone avanzate arrivò al 10% mentre in quelle rurali al 50%, relativamente alle classi di età più giovani. Crebbe la diffusione di stampa quotidiana e periodica: i quotidiani divennero più vivaci, aumentarono le notizie di cronaca cittadina e crebbe l’interesse per spettacoli ed eventi mondani. Fondamentali per la circolazione delle informazioni, furono le agenzie di stampa, che riferivano le ultime notizie ai giornali loro abbonati. Il tutto venne inoltre favorito sai progressi tecnologici, come la diffusione del telefono che consentì di aumentare quantità e rapidità nella circolazione delle informazioni. A partire dagli anni ’70 dell’Ottocento, con l’eccezione della Gran Bretagna, vennero riformati gli ordinamenti militari in tutta Europa, istituendo in servizio militare obbligatorio per tutta la popolazione maschile e trasformando gli eserciti a lunga ferma composti da professionisti in

eserciti a ferma più o meno breve formati da cittadini in armi (eserciti di massa). Si presentavano però due ostacoli fondamentali: uno di carattere economico perché le risorse finanziarie degli...


Similar Free PDFs