Agnese Harold Garfinkel PDF

Title Agnese Harold Garfinkel
Author michela tedesco
Course Sociologia della comunicazione
Institution Università degli Studi Roma Tre
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Summary

Agnese Harold GarinkelL’analisi di Garinkel si concentra sull’esperienza di una persona che decide di vivere da donna e di cambiare sesso, al ine di esplorare i processi che sotostanno alla costruzione dell’idenità di genere e i signiicai che sono associai. L’analisi di Garinkel si concentra sull’es...


Description

Agnese Harold Garfinkel L’analisi di Garfinkel si concentra sull’esperienza di una persona che decide di vivere da donna e di cambiare sesso, al fine di esplorare i processi che sottostanno alla costruzione dell’identità di genere e i significati che sono associati. L’analisi di Garfinkel si concentra sull’esperienza di una persona che decide di vivere da donna e di cambiare sesso, al fine di esplorare i processi che sottostanno alla costruzione dell’identità di genere e i significati che sono associati. Lo studio, in particolare, si concentra su Agnese, una diciannovenne che si era rivolta al Dipartimento di Psichiatria dell’Università della California, dove prestava servizio il dottor Robert J. Stoller, per un’irregolarità anatomica. Identificata come maschio alla nascita, per via della presenza dei genitali maschili, Agnese aveva delle evidenti caratteristiche femminili. “L’aspetto di Agnese era convincentemente femminile. […] Aveva dei bei capelli lunghi biondo scuro, un viso giovane dai lineamenti graziosi, una carnagione rosea, nessuna peluria sul volto, sopracciglia curate e nessun trucco a parte il rossetto. All’epoca del suo arrivo indossava un maglione aderente che ne sottolineava le spalle esili, i seni abbondanti e la vita sottile” (Garfinkel, 2000, p. 51). Agnese non aveva nulla di appariscente nel suo stile, come capitava a coloro che avevano delle ambiguità con l’identificazione sessuale. Aveva una voce dolce e dei modi propriamente femminili. Essendo nata con genitali maschili di aspetto normale, alla nascita le era stato attribuito il sesso maschile e le era stato dato un nome maschile. Avendo sviluppato in pubertà dei caratteri sessuali femminili secondari, gli anni della scuola superiore sono stati logoranti per Agnese, che decide di abbandonare la scuola, scappare da casa e assumere un aspetto femminile. Fidanzatasi con un ragazzo di nome Bill, Agnese decide di rivelargli la sua vera condizione e di farsi fare una “lettera” dal dottore per dimostrare la sua condizione. Dal 1958 al 1959 Agnese fu invitata a tenere regolari colloqui settimanali, in vista dell’operazione nel marzo del 1959, in cui le vengono asportati i genitali maschili e riscostruiti quelli femminili. Agnese, la “femmina naturale e normale”  

Agnese era costantemente preoccupata dal fatto di risultare competente come persona di sesso femminile. La sua preoccupazione consente a Garfinkel di descrivere quali sono le proprietà considerate come oggettive da parte della popolazione che dà per scontato uno status sessuale normale e naturale.

Elenco delle caratteristiche “normali” 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11.

Esistono due sessi: maschio e femmina. La popolazione si divide moralmente in due, per quanto riguarda l’adeguamento a un ordinamento legittimo. Il membro adulto si include nell’una o nell’altra metà. I membri della popolazione normale sono essenzialmente e per sempre “maschi” o “femmine”. Questi caratteri sono essenziali per l’identificazione e gli obblighi di appartenenza, mentre le azioni e le relazioni sono temporanee. Il riconoscimento dei nuovi membri come maschi o femmine avviene alla nascita e dura fino alla morte. Il fatto che un membro consideri la caratterizzazione sessuale normale come un oggetto di studio richiede la sospensione delle proprie abitudini istituzionalizzate. La nostra società proibisce gli spostamenti da uno status sessuale all’altro, a meno che non si tratti di momenti occasionali di gioco, festeggiamenti, mascherate, ecc. “[S]i ricorda alle persone di comportarsi in conformità agli atteggiamenti attesi, alle apparenze, alle affiliazioni, al modo di vestire, allo stile di vita, alla condotta di vita, ecc. assegnati dalle principali istituzioni” (ivi, p. 59). L’ambiente culturale delle persone sessuate normalmente classifica le persone come appartenenti al mondo maschile o a quello femminile. I medici dell’University of California “avevano ricostruito e convalidato la pretesa di Agnese ad avere lo status di una femmina naturale” (ivi, p. 64).

Ulteriori caratteristiche di Agnese come “femmina naturale” 1. Agnese si presenta sempre nei suoi racconti come una femmina al 120%, che da bambina non amava giochi rudi, giocava con le bambole e aiutava la madre nelle faccende domestiche. 2. Agnese descrive il suo ragazzo come un maschio al 120% che non si sarebbe mai interessata a lei se non fosse stata “normale”. “Sottolineava che solo dal momento in cui aveva cambiato i propri panni, aveva potuto costruire una biografia di esperienze femminili che lei e gli altri potevano utilizzare come un precedente per gestire le sembianze e le circostanze attuali” (ivi, p. 65).

3. Agnese si è sempre sentita una ragazza e ha sempre voluto essere una ragazza, ma si sentiva costretta in un ambiente sbagliato e ignorante. 4. Afferma che non è mai stata come gli omosessuali o i travestiti, e non ha mai voluto interagire con loro, per non essere classificata come loro. “Proprio come i normali”, Agnese fa difficoltà a capire tali comportamenti devianti dalla norma (ivi, p. 67). 5. Agnese descrive i suoi genitali come un’escrescenza anomala. Reputa il seno vistoso come un segno femminile naturale e essenziale. Ottenere le proprietà della “femmina naturale e normale” Per Agnese la femminilità è una caratteristica “ascrittiva” cioè invariabile nel tempo e nelle circostanze. Ella desidera essere una “femmina normale e naturale, ascrittiva” (ivi, p. 70) per: 1. elevarsi di status; 2. garantirsi i diritti e gli obblighi di una donna adulta

Circostanze che Agnese nasconde prima e dopo l’operazione: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9.

I segni della sua mascolinità (genitali). Era stata cresciuta come un ragazzo. Aveva fatto il cambiamento solo tre anni prima. Non poteva fare ciò che i maschi le chiedevano sessualmente. Aveva un organo femminile artificiale. I segni dei suoi genitali maschili (pelle, ecc.) saranno sempre con lei nei nuovi genitali femminili. I rapporti che il suo ragazzo voleva con lei. Ciò che ha fatto e l’aiuto delle persone alle quali si è rivolta. Le modalità di gestione attiva dei medici.

Agnese voleva essere trattata in base a uno status sessuale legittimo, ma era preoccupata circa il “legittimo” possesso di tale status. Cercava in tutti i modi di garantire la sua identità con il comportamento e le buone maniere; “era continuamente impegnata nel compito di confermare tale diritto” (ivi, p. 73). Che vuol dire “passing” per Agnese?    

Agnese ha bisogno di “passing” (“passare”) nel senso di trasformarsi, ma anche di passare una prova o spacciarsi per qualcosa. Tutte le sue circostanze d’azione sono momenti di “tensione normale”, perché deve cercare sempre di “conformarsi all’ordine legittimo dei ruoli sessuali” con tenacia e impegno costanti (ivi, p. 74). “Passing” per Agnese è una necessità, espressa nelle cose belle che le erano capitate (delle quali aver incontrato il suo ragazzo Bill era la migliore). Sono numerosi i momenti in cui Agnese usa la tecnica del “gioco” per “passing” ad es. un colloquio di lavoro.

Agnese come “apprendista clandestino” Agnese doveva conformarsi a dei principi di condotta, a delle abilità e a dei sentimenti nel momento stesso in cui imparava a distinguerli. Mentre apprendeva la cucina dalla suocera o assumeva passivamente indicazioni dalle amiche, Agnese apprendeva e si automigliorava. Imparava “questi principi in situazioni in cui gli altri la trattavano come se fosse ovvio che li conoscesse. Doveva impararli in situazioni in cui non poteva far capire che li stava imparando. Doveva impararli partecipando a delle situazioni in cui gli altri si aspettavano che sapesse proprio le cose che le venivano insegnate in quel momento” (ivi, p. 86). Agnese e Bill    

Agnese parla sempre di Bill nelle interviste con Garfinkel. Con il suo ragazzo ella si sente “naturale” e “normale”. Quando sente di fallire, Bill aumenta questa sensazione, perché egli è l’unico al quale Agnese ha rivelato la sua condizione. Bill viene tirato in causa anche quando si parla di aspirazioni lavorative. Per Agnese la rivelazione a Bill della sua condizione è stata come un’agonia. Gli dice tutto solo per non perderlo, ma non gli rivela di essere stata cresciuta come un ragazzo.

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Agnese convince Bill della sua scelta relativa ai dottori dell’UCLA, nonostante egli creda che i dottori vogliano solo studiarla e che non siano davvero interessati ad aiutarla. Dopo l’operazione Agnese vive un forte periodo di depressione, ma deve convincere Bill che quello non è il suo vero carattere e che la sua irritabilità è dovuta solo alla convalescenza.

Agnese e il suo “passing” con i medici e con la ricerca Agnese ottiene un’operazione a basso costo, a patto di collaborare con la ricerca. Tuttavia, il suo problema era ottenere un’operazione “proteggendo” la propria privacy. Nonostante quasi settanta ore di intervista, ci sono almeno sette aree critiche nelle quali la ricerca non ottiene risposta: 1. 2. 3. 4.

La possibilità di una fonte esogena di ormoni. La natura della collaborazione di Agnese con la madre. Notizie sulla sua biografia maschile. L’uso che aveva fatto del suo organo maschile.

Agnese e il suo “passing” con i medici e con la ricerca   

Come soddisfacesse sessualmente se stessa e il suo ragazzo. La natura di qualche sentimento omosessuale. I suoi sentimenti di “finta femmina”.

Garfinkel spiega che anch’egli, in varie occasioni, si è ritrovato ad aggirare le domande di Agnese o a trovare risposte alle sue domande, per non rompere l’amicizia e il patto di fiducia tra di loro (ivi, pp. 99-100). Le tecniche di gestione persoddisfare la “femmina naturale”  

Agnese condivideva totalmente il modo di vedere dei “normali” (es. ella era convinta di essere naturalmente una femmina). Al contrario dei “normali” ella non era certa delle sue affermazioni, ma provava sempre uno stato di incertezza rispetto alle reazioni degli altri. Le sue affermazioni andavano sempre sostenute, provate, corrette e adattate; a tal riguardo Garfinkel dice che il fenomeno di “passare” di Agnese richiama la “descrizione di Goffman della gestione delle impressioni nell’ordine sociale” (ivi, p. 102).

Espedienti per “passare” (“passing”) 



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Agnese usava varie tecniche per non dare informazioni, es. con l’eufemismo, cioè migliorava le sue narrazioni, oppure lasciava che fosse il sociologo a condurre la conversazione. Permetteva che fosse l’ambiente a insegnarle le risposte. Agnese era molto brava nel fornire informazioni che avrebbero reso difficile all’altra persona immaginare che fosse stata cresciuta come un maschio (nei questionari per i colloqui di lavoro evitava domande che avrebbero indotto a fare controlli). La sua strategia si può riassumere dicendo che le bugie o le omissioni le servivano per ottenere un risultato. Agnese dimostra di conoscere il funzionamento abituale delle strutture sociali, vuole adoperarle come base delle proprie azioni (per lei l’adattamento è prioritario). Nelle conversazioni con il sociologo e con i medici Agnese sente l’impulso di controllare, correggere e “manipolare” le domande dei suoi interlocutori, per evitare domande per lei spiacevoli.

Le “situazioni pratiche” Impegnata nella gestione delle impressioni, Agnese diceva bugie in maniera molto sofisticata, per conservare la stabilità di un’interazione strutturata. Avrebbe voluto trattare i fatti sulla base della fiducia, ma “la routine come condizione della gestione efficace, calcolata e deliberata delle situazioni pratiche era per lei specificamente e cronicamente problematica” (ivi, p. 112). Il caso di Agnese consente a Garfinkel di riesaminare il modo in cui si gestiscono le “impressioni” nelle situazioni pratiche, perché le strategie che Agnese usa per “passing” costituiscono “un tentativo di fare i conti con le situazioni pratiche in quanto strutture di priorità nel corso delle continue occasioni di interazione” (ivi, p. 113). Per Agnese poche cose che fossero rilevanti per il suo “problema” erano casuali. Ella ricercava “regolarità” nel susseguirsi degli eventi. Inoltre, non era minimamente interessata ad agire per “modificare attivamente il ‘sistema sociale’. Cercava invece una cura come un modo di adattarvisi” (ivi, p. 115).

Agnese desidera “stare” nel sistema. Il “tempo” riveste un ruolo fondamentale per costituire il significato della situazione concreta. Ad esempio, gli eventi passati e quelli futuri divengono “mezzi” per conferire il senso di uno scopo concreto all’esperienza. Agnese non giudica le sue valutazioni in base a delle regole impersonali logico-empiriche, ma ne verifica la correttezza con persone nella stessa situazione (tipicamente come lei), cioè le donne “normali”. “Agnese come metodologia pratica” Le attività quotidiane di Agnese dimostrano che le forme normali dell’essere sessuati si realizzano attraverso continui processi di riconoscimento in situazioni concrete e particolari, con l’aiuto dei membri. Agnese dimostra come i membri si procurino reciprocamente le prove del diritto a vivere come maschi o femmine “senza doverci pensare”. Le prassi di Agnese ci dimostrano che le persone sessuate sono “eventi culturali prodotti dai membri, che solo le loro prassi producono lo status sessuale normale osservabile e narrabile delle persone, e lo producono soltanto, interamente, esclusivamente in singole particolari occasioni concrete mediante concrete manifestazioni osservabili di comportamento e di discorso comune” (ivi, p. 120). “Agnese come persona giustificabile” Le tensioni nella vita di Agnese sono parte delle prassi concertate con i membri “normali”, attraverso le quali viene fuori la modalità della donna “normale e naturale”. Agnese gestisce le situazioni pratiche, ma deve confidare che anche i suoi interlocutori “normali” accettino le caratteristiche rilevanti di tali attività. Nella vita quotidiana deve scegliere come tenere in piedi questa “fiducia”, anche se per lo più lo scopo non le è chiaro fin dall’inizio, né vi sono regole chiare per valutare la saggezza di una determinata scelta. Il caso di Agnese per lo studio dei processi mediante i quali gli attori creano la realtà sociale Agnese crea le routine della vita quotidiana con una serie continua di “improvvisazioni brevi e situate” (ivi, p. 125). Le routine sono prodotte dall’interno delle situazioni. La stabilità dei valori, la gestione delle impressioni e l’impegno a rispettare le aspettative fanno i conti con le situazioni pratiche dei membri di una società. Il “passing” di Agnese ci fa capire come i membri “producano attività pratiche stabili e giustificabili, cioè le strutture sociali delle attività quotidiane” (ibidem). Agnese come “procedura di rottura” Il fatto che Garfinkel usi il caso empirico di Agnese, per mostrarci quali sono i valori e le strutture di riferimento attraverso cui una donna normale costruisce la propria identità, riflette il modo di fare ricerca nell’approccio etnometodologico, ovvero mostrare come funziona l’ordine sociale quotidiano “rompendolo”. Agnese rappresenta un caso esemplare: nata con gli organi genitali maschili, ella si sente a tutti gli effetti una donna; tuttavia, il suo sentire non è considerato una condizione sufficiente affinché ella possa essere definita socialmente come donna. Pertanto, Agnese è costretta a negoziare per vedersi riconosciuta la legittimità del suo status sociale. Il suo caso è un esempio di “breaching procedure” (“procedura di rottura”), in quanto ci permette di mettere in discussione ciò che diamo per scontato: cioè, fa emergere le strutture cognitive del senso comune, applicate alla definizione sociale di donna. Ci dimostra come i soggetti costruiscano abitualmente il significato del loro essere donne e uomini nella vita quotidiana....


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