Agostino -alberto moravia PDF

Title Agostino -alberto moravia
Course Mediazione Lingiustica
Institution Università degli Studi di Milano
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riassunto di letteratura italiana corso del range A-D...


Description

MODULO I IL ROMANZO DI FORMAZIONE

Questo secondo alcuni è il genere artistico più importante della modernità. Cominciai ad esistere verso fine del Settecento quando Goethe scrive un romanzo Viler Maister in cui si racconta la storia di un giovane figlio di un commerciante che sarebbe obbligatorio seguire le orme del padre, ma segue la sua passione per Marianna e per il ettaro. Lui fa poi in viaggio e molti pellegrinaggi, storie di amore etc. Guglielmo trova il modo di conciliare la propria autenticità e quindi l’arte e l'amore con un'integrazione nella collettività e nelle sue regole. CI mostra un equilibrio che si rompe. nelle società premoderne e dell'ancien régime si avvia la scoperta della giovinezza. I giovani facevano quello che facevano i padri, era impossibile cambiare. LA cietà era stabile. L’avvento del concetto di libertà individuale, di libera imprenditoria. I giovani ancora non sanno cosa saranno e cosa diventeranno. per la prima volta nella storia dell’uomo il giovane è centro di attenzione, età della scelta. I giovani prima erano perduti, i giovani adesso sono giovani adesso, questo è un periodo in cui si cambia e si inizia a diventare quello che poi si sarà. L'identità è incerta, l'importanza dei romanzi di formazione è straordinaria. A cominciare dall’Ottocento quis tutto è formazione: si avvia una fase in cui il giovane che scopre se stesso e i propri desideri e ideali, si accorge che spesso questi entrano in conflitto della realtà. LA società un pochino romantica dedita al profitto. Ma non sempre l'equilibrio: Flaubert con l’educazione settimanale, stedall con il rosso e il nero. Il possibile è meglio del reale, la prosa del mondo, ma le possibilità sono molte e deve scegliere è spesso una privazione. Tornando in Italia vediamo Renzo che ha imparato una serie di ricina: anche la dimensione problematica di quello che è la realtà. ci vuole un enorme spazio di integrità, cominciamo un certo tipo di rapporto con il sociale. La psicanalisi è un immenso romanzo di formazione, troviamo una sorta di sanità mentale. Il rapporto è sempre in movimento, sempre problematico tra l’individuo e la società. Il romanzo di formazione nel novecento su sposa dai 20enni agli adolescenti: sono personaggi per i quali al prias coperta è la fine dell’infanzia, il mondo non è luminoso, la mamma non è mitigabile, anche quella è una donna. Noi ci occupiamo di personaggi molto giovani, l'infanzia dolorosa e che protende verso un’età adulta.

Alberto Moravia - Agostino Il suo vero nome era Alberto Pincherle. Nato nel 1907 a Roma in una famiglia borghese, di origine ebrea, a nove anni fu colpito da tubercolosi ossea. Riempiva i lunghi periodi di immobilità con intense letture. Nel 1925, mentre si trovava a Bressanone in convalescenza, cominciò a scrivere il romanzo Gli indifferenti, stampato nel 1929. Inviato a collaborare alla rivista 900 di Bontempelli, pubblicò alcuni racconti. Cominciò nel 1928 un secondo romanzo, Le ambizioni sbagliate (uscito nel 1935). Oppresso dalla ristrettezza culturale del fascismo, viaggiò a Londra, Parigi, New York. Di nuovo in Italia si vide in pericolo, a causa delle leggi razziali del 1938, insieme alla sua famiglia. Pubblicò intanto nuovi racconti. Sposatosi (1941) con la scrittrice Elsa Morante, conobbe gravi difficoltà economiche; dichiarato sovversivo dal regime, fuggì da Roma, vagando tra Capri e le campagne laziali. Scrisse in quei mesi il romanzo breve Agostino (1943). Dopo la guerra, Moravia raggiunse il culmine della fama: collaborava a giornali e riviste, partecipava ai dibattiti politici. Pubblicò i racconti lunghi La disubbidienza (1948), L'amore coniugale (1949) e il nuovo romanzo Il conformista (1951). In linea con il Neorealismo sono i due romanzi La romana (1947) e La ciociara (1957, poi portato sugli schemi del cinema da Vittorio De Sica), i Racconti romani (1954) e i Nuovi racconti romani (1959). Con La noia, del 1960, ritornò sul tema dell'indifferenza. Come inviato del Corriere della Sera viaggiò a lungo in Cina, India, Russia. Intanto, finito il rapporto con Elsa Morante, Moravia si legò alla giovane scrittrice Dacia Maraini. Si occupò anche di teatro, sia come autore sia come impresario, e fondò una compagnia teatrale. Gli

ultimi anni furono ancora ricchi di racconti, resoconti di viaggio in Africa, recensioni cinematografiche, saggi critici e nuovi romanzi: L'attenzione (1965), Io e lui (1971), che mette in scena il paradossale e angoscioso rapporto tra il protagonista (un aspirante regista) e il suo sesso, fino a L'uomo che guarda (1985). Morì a Roma nel 1990. Prima fase: (fino ad Agostino) Moravia privilegia un narratore esterno con punto di vista interno (del personaggio) o focalizzazione interna (accomuna gli indifferenti -5 protagonisti, 5 punti di vista- con l’agostino.) Seconda fase: narratore interno e popolare quindi significa che esso è un personaggio-narratore-protagonista ignorante; necessità di costruire una trama e un'ambientazione umile. (es la ciociara -narratore donna e ignorante-, la romana) Terza fase: Moravia predilige un narratore interno ma questa volta racconta la storia con la voce di un protagonista intellettuale (es la noia, nella quale il protagonista è un artista che non riesce più a dipingere, implicita denuncia sulla difficoltà di rapporto con la realtà) AGOSTINO SCHEDA DELL'OPERA

Prima edizione dell'opera: 1943 Genere: Romanzo (non autobiografico) Narratore: esterno onnisciente ma non intrusivo (teoricamente sa tutto ma non fa nulla per mostrare che conosce tutto, egli sceglie di non dire ciò che sa e narra dal punto di vista di Agostino che non solo non conosce tutto, ma non capisce nemmeno ciò che sta vivendo, comincerà a capire verso la fine della narrazione), autoriale (che non fa percepire la distanza tra autore reale e d autore esplicito) extradiegetico Punto di vista: Focalizzazione interna (Agostino) Tempo della storia: Vacanza estiva (momento nel quale può succedere di tutto, extra quotidiano) PERSONAGGI

● Agostino: tredicenne borghese, orfano del padre, che vive con la madre quasi in simbiosi, tenuto lontano dalla realtà e considerato ancora come un bambino. Dopo la scoperta della sessualità si sente confuso e disorientato. ● La madre: vedova che si concede ad un uomo più giovane di lei e risulta attraente anche agli occhi del figlio, oltre che a quelli degli altri ragazzi della zona. ● Renzo: giovane amante della madre, che le fa compagnia nelle gite in pattino. ● Berto, Homs, Il Tortina e gli altri ragazzi della banda: di bassa estrazione sociale, che vivono di espedienti in piena libertà. Sono loro ad accompagnare Agostino alla scoperta della sessualità e del mondo degli adulti. ● Saro: proprietario di una barchetta, che “accudisce” i giovani sbandati, appoggiando le loro ruberie e tenendo con loro rapporti ambigui. RIASSUNTO

Il giovane tredicenne di estrazione borghese trascorre con la madre un periodo di vacanza estiva al mare. Egli vive in una dimensione ancora fanciullesca, protetto dalla madre e privo di una reale conoscenza del mondo. I suoi equilibri si rompono quando Renzo si frappone a loro, rubando l'attenzione finora solo a lui dedicate. Le consuete uscite in pattino ora non sono più riservate solamente a madre e figlio, ma è Renzo ad accompagnare la madre. Dopo una litigata in cui Agostino prende in giro la madre che attende fiduciosa l'arrivo del pattino con Renzo, Agostino si allontana dal suo bagno e in una cabina fa la conoscenza di Berto, uno dei ragazzi che stavano giocando a guardie e ladri e si unisce a loro in cambio di un pacchetto di sigarette rubate dalla borsa della madre. I ragazzi provengono dalla classe sociale più bassa e riempiono le loro giornate di piccoli espedienti, guidati dal Saro, uomo spaventoso anche nell'aspetto poiché possiede sei dita. Quest'ultimo, durante un attraversamento in barca, tenta un approccio pedofilo con Agostino, il quale si allontana intimorito e nega che sia accaduto qualcosa agli altri, che però non gli credono e lo rendono oggetto di derisione. È con questi giovani che Agostino apprende il significato del

denaro e del sesso. Si fa convincere dal Tortima a sottrarre alla madre soldi e a rompere il salvadanaio con i risparmi della sua fanciullezza per pagare un rapporto sessuale in una casa di prostituzione. Viene però raggirato dal compagno e all'ingresso gli viene impedito di entrare perché troppo piccolo. Riesce solamente a vedere da una finestra l'immagine di una prostituta. Resta quindi derubato dei soldi, tradito e umiliato. Ritorna dalla madre e prima di dormire le chiede di essere trattato come un adulto e di poter partire il giorno seguente. COMMENTO

All'inizio del romanzo tutto il mondo dell'adolescente è racchiuso nella madre, che per lui è bellezza pura e perfezione. Da questo piedistallo la figura della madre cade nel momento in cui Agostino apprende della relazione con Renzo e nota in lei atteggiamenti che la fanno apparire una qualunque tra le donne (“pareva compiacersi in femminili goffaggini”). Agostino scopre nella figura materna l'elemento femminile e da esso è attratto inconsapevolmente. A mostrargli la verità sul sesso e sulla vita sono i ragazzi di estrazione sociale diversa alla sua, che lo mettono in contatto con la realtà della povertà. La madre viene vista poi come peggiore rispetto alle altre donne per avergli negato queste conoscenze. Egli prova fastidio per le sue attenzioni, per le sue carezze e per il suo modo di trattarlo ancora come un bambino. La casa diventa per Agostino una sorta di prigione, in cui è bloccato da un rapporto quasi edipico con la madre. Per liberarsi di questa angoscia vuole avere un rapporto con un'altra donna, una prostituta, ma il suo intento fallisce. Evidente nel protagonista è l'elemento dell'incomunicabilità: egli non riesce ad aprirsi in un dialogo costruttivo con la madre e il tormento che prova di fronte alla sua figura rimane interiore. Non riesce neppure a comunicare con gli altri ragazzi, a cui non arriva mai davvero ad uniformarsi. Emblematico a questo proposito è il momento in cui, dopo la gita in barca col Saro, Agostino tenta di spiegare che non è successo nulla, ma non viene creduto, anzi, viene deriso. La rottura del muro di solitudine avviene alla fine del romanzo, quando riesce finalmente a liberarsi di una parte dei suoi tormenti confidando alla madre il desiderio di partire il giorno dopo e di essere trattato come un adulto. Agostino racconta della crescita interiore del giovane, che entra in contatto per la prima volta con la sessualità e il denaro, in seguito alla rottura di equilibri nei rapporti con la madre. Il romanzo è chiaramente di formazione, con la distruzione delle certezze che hanno accompagnato la fanciullezza del giovane e la necessità di creare nuovi valori. Il finale, tuttavia, non è pienamente positivo poiché Moravia lascia intuire che occorreranno ancora lunghi anni prima di arrivare al raggiungimento della piena felicità.

IL NARRATORE

Moravia è l’autore reale del testo: lo conosciamo grazie a fattori extra testuali —> il libro NON è una autobiografia. L’autore implicito è l’immagine che dipende dal testo e viene attribuita all’autore reale. Infine il narratore è il responsabile dell’enunciazione narrativa: è il responsabile del discorso che viene fatto—> si parla di enunciazione narrativa. Se il narratore è autoriale la distinzione diventa più sottile: ad esempio Manzoni è un narratore implicito in quanto molto etico e spesso “spiritoso”, personalità opposta a quella di Manzoni. Il narratore racconta ma non è l’autore reale. Esso può essere esterno onnisciente oppure interno (es narratore personaggio). Solitamente il narratore personaggio è il protagonista. In Agostino il narratore è poco intrusivo. —> non interviene quasi mai. La storia viene sempre raccontata da un determinato punto di vista: questo può essere percettivo oppure questo può essere diverso da quello dell’autore In Agostino il narratore è esterno ma il punto di vita è interno!—> il narratore appare in contrasto con il punto di vista! Possiamo definire questo narratore come figurale, secondo la definizione dello studioso austriaco shtanzel. Il narratore dunque può essere esterno (terza persona), interno (prima persona) oppure figurale in cui dunque al narratore esterno o interno si aggiunge un diverso punto di vista.

Agostino si illude della sua esclusività del rapporto con la madre—> l’entrata di un terza persona rappresenta un trauma per lui. Agostino vive una condizione di distacco rispetto alla realtà—> il suo distacco rappresenta il distacco dell’intellettuale dalla sua realtà (es. Calvino, Montale...). Siamo in una condizione di voyeurismo—> guardare ma non toccare. Agostino comincia da bambino a vedere da fuori la vita degli adulti. CAPITOLO UNO

“Nei primi giorni d’estate, Agostino e sua madre uscivano tutte le mattine sul mare in pattino. Le prime volte, la madre aveva fatto venire anche un marinaio, ma Agostino aveva mostrato per così chiari segni che la presenza dell’uomo l’annoiava, che da allora i remi furono affidati a lui. Egli remava con un piacere profondo su quel mare calmo e diafano del primo mattino e la madre, seduta di fronte a lui, gli discorreva pianamente, lieta e serena come il mare e il cielo, proprio come se lui fosse stato un uomo e non un ragazzo di tredici anni.” —> in questo passaggio si allude già alla fine del romanzo. Il tempo narrativo risulta piuttosto complesso: i fatti hanno frequenza singolativa o iterativa ES un solo racconto per un fatto che si prolunga nel tempo (ad esempio come il fatto di uscire tutte le mattine). L’azione iterativa è costante e rappresenta uno sfondo mentre il singolativo si trova in primo piano. Già alla prima pagina del libro si introduce la “gelosia” di Agostino nei confronti di altri uomini che si avvicinano alla madre. Per quanto riguarda lo stile, la prosa di Moravia punta volutamente sull’uso di termini comuni che si prestano molto bene alla traduzione in altre lingue. —> esso risulta “standard” Bisogna dire che per uno scrittore italiano raggiungere una lingua standard è piuttosto difficile soprattutto tenendo conto delle varie differenza dialettali italiane dovute alla unità territoriale che è stata raggiunta piuttosto tardi La madre di Agostino era una grande e bella donna ancora nel fiore degli anni; e Agostino “ provava un sentimento di fierezza ogni volta che si imbarcava con lei per una di quelle gite ”. mattutine In questo frammento Moravia utilizza un linguaggio molto basico, addirittura “grande e bella donna” risulta molto molto banale. La donna viene vista con gli occhi di Agostino che la guarda con una grandissima ammirazione. — > punto di vista percettivo!! Per Agostino dire che sua madre è una grande e bella donna non è una cosa banale perché lui è un bambino che guarda con ammirazione sua madre. Moravia in questo caso ha adoperato una coppia di aggettivi—> questa è una figura di simmetria sintattica (è una dittologia in questo caso). La dittologia è più semplice rispetto ad un’associazione di tre o quattro termini come invece capita nella letteratura dannunziana. Gli pareva che tutti i bagnanti della spiaggia li osservassero ammirando sua madre e invidiando “ lui; convinto di avere addosso tutti gli sguardi, gli sembrava di parlare con una voce più forte del solito, di gestire in una maniera particolare, di essere avvolto da un’aria teatrale ed esemplare come se invece che sopra una spiaggia, si fosse trovato con la madre sopra una ribalta, sotto gli ”. occhi attenti di centinaia di spettatori Agostino in questo passaggio si sente al centro dell’attenzione—> è lui che pensa di essere oggetto degli sguardi e non la madre. Agostino si sente come dentro ad uno spettacolo: egli si sente dentro un mondo di bellezza poiché è affiancato dalla madre. È un mondo segnato dalle sue fantasticherie che per Agostino però risulta vero!!

Finalmente salivano sul pattino, Agostino si impadroniva dei remi e lo spingeva al largo. Ma “ ”. ancora a lungo restavano nel suo animo il turbamento e l’infatuazione di questa sua filiale vanità In questo passaggio sembra intervenire un giudizio del narratore —> resta comunque un intervento . piuttosto minimo. La condizione di Agostino si capovolgerà nel corso della storia

L’acqua liscia e pallida si squarciava sotto i loro tuffi. Agostino vedeva il corpo della madre “ inabissarsi circonfuso di un verde ribollimento e subito le si slanciava dietro, con desiderio di seguirla ovunque, anche in fondo al mare. Si gettava nella scia materna e gli pareva che anche l’acqua così fredda e unita serbasse la traccia del passaggio di quel corpo amato. Finito il bagno, risalivano sul pattino e la madre guardando intorno al mare calmo e luminoso diceva: “Come è bello, nevvero?” Agostino non rispondeva perché sentiva che il godimento di quella bellezza del mare e del cielo, egli lo doveva soprattutto all’intimità profonda in cui erano immersi i suoi rapporti con sua madre. Non ci fosse stata questa intimità, gli accadeva talvolta di pensare, che “? sarebbe rimasto di quella bellezza Anche in questo caso la madre viene mitizzata e resa quasi sacra—> le immagini risultano essere irrealistiche. È Agostino stesso che vede nella madre una sorta di divinità Ad esempio il passaggio della mare che si spoglia per prendere il sole viene visto da agostino come una sorta di rituale sacro. —> entrano in scena delle valenze sessuali nei confronti della madre che rimangono molto delicate La comparsa dell’altro rompe gli equilibri di Agostino: “Una mattina, la madre si trovava sotto l’ombrellone, e Agostino, seduto sulla rena accanto a lei, aspettava che venisse la solita ora della gita in mare. Tutto ad un tratto l’ombra di una persona ritta parò il sole davanti a lui: levati gli occhi, vide un giovane bruno e adusto che tendeva la mano alla madre. Non ci fece caso, pensando ad una delle solite visite casuali; e,tiratosi un po’ da parte, aspettò che la conversazione fosse finita. Ma il giovane non sedette come gli era proposto, e indicando sulla riva il pattino bianco con il quale era venuto, invitò la madre per una passeggiata in mare. Agostino era sicuro che la madre avrebbe rifiutato questo come tanti altri simili inviti precedenti; grande perciò fu la sua sorpresa vedendola subito accettare, cominciare senz’altro a radunare la roba, i sandali, la cuffia, la borsa, e poi levarsi in piedi.” Agostino rimane stupito nel vedere che la madre accetta la proposta del giovane. —> è il primo fatto che interrompe la felicità di agostino. Mentre la madre si allontana Agostino comincia ad elaborare quello che per lui può essere considerato un “lutto”. Agostino è disturbato dal fatto che la madre sia contenta con l’altro giovane, scatenando così le sue gelosie che risultano piuttosto infantili. Routine: Agostino va a fare le gite con la mamma —> egli vive in simbiosi con lei Infrazione della routine = fine dell’illusione di Agostino: arrivo del giovane —> Moravia non ci rivela questa scena ma rimane concentrato su Agostino Ordine: rapporto tra fabula e intreccio Durata: rapporto oggettivo tra durata logico-cronologico e spazio testuale dedicato agli eventi Agostino si sente escluso dalla madre così come L’ intellettuale si sente escluso dalla vita reale. Nel momento in cui viene “abbandonato” egli si sente offeso dalla felicità con cui la madre ha accettato l’invito—> Agostino si convince che la madre si annoiasse con lui. Questo episodio gli fa ricordare di quando ad una festa una sua cugina accetta di ballare con lui nonostante avesse i “calzoni corti” (= è ancora un bambino). Ad un certo punto però la cugina tutta contenta vi è verso di lui. Agostino

è felice ma in realtà la giovane si sta dirigendo verso un ragazzo più dietro—> Agostino si sente umiliato. L’esclusione del protagonista dalla vita sociale attraverso la scena del ballo è un topos letterario —> il disagio di Agostino che comincia a diventare grande è simile al disagio dell’intellettuale. Questa somiglianza tra i due è sottolineata anche da un topos successivo: quello delle case chiuse dove l’intellettuale non riesce a “combinare nulla”. Agostino è escluso dalla gita della mamma con il giovane. Il giorno dopo la mamma dice “Porto anche mio figlio.” Così Agostin...


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