Alla Musa, ultimo componimento delle Odi di Parini PDF

Title Alla Musa, ultimo componimento delle Odi di Parini
Author Miriam De Santis
Course Letteratura italiana
Institution Sapienza - Università di Roma
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Parafrasi dell'ultimo componimento delle Odi di Parini...


Description

XXV - ALLA MUSA: P) Edizione Pirola, Milano 1799, m) Ambr. III 9, con nota in calce: “Dell’Ab. D. Gius. Parini composta in Giugno 1795. A Vaprio in Casa Castelbarco, S) Stampa di Milano, Bianchi, 1795. Stampe: BR L’ode fu scritta nel giugno 1795. Il 23 giugno Parini concede la stampa introducendo tre varianti in tre versi differenti e la spedì per lettera al marchese Febo D’Adda da Vaprio, dove il poeta era probabilmente ospite di Casa Castelbarco. Tale lettera, già edita dal Reina e dal Mazzoni, si può leggere in copia nell’Ambr. XI 16. Autorizzando il D’Adda a sostituire e cambiare le lezioni “come le parrà” allo stesso modo per l’ortografia. Già alla fine di Giugno a Milano si stampava un opuscolo con l’ode e la lettera di risposta del D’Adda a Parini presso il tipografo Bianchi. Benché questi dati erano conosciuti, l’edizione rimase fin qui ignorata anche nella ristampa che ne fece Bolzani alla fine dello stesso anno (B). Per questo motivo gli editori (Salveraglio, Mazzoni, Bellorini, Chiari) si sono rifatti alle pagine del “Mercurio d’Italia storico-letterario” che nel fascicolo del febbraio 1796, ristampò l’ode esemplandola sul testo di S e all’”Anno Poetico” del Dalmistro che riprese dal “Mercurio” con gli stessi errori (più altri suoi) e le stesse varianti grafiche ed interpuntorie. La stampa del Bianchi (S), assunta in questo testo, non era sconosciuta né a Bolzani, né a Bernardoni, né a Reina che su di essa condussero le loro edizioni scostandosene solo norme interpuntorie. Dato l’intervallo minimo tra composizione e prima stampa (P) furono pochi gli interventi di Parini per modificare la lezione originaria (solo i tre versi menzionati dalla lettera). Della lezione originaria non saremmo venuti a conoscenza se il testo di Pirola non fosse stata condotta su un probabile manoscritto, forse autografo che attestava la lezione originaria. P è più tardo di quattro anni del possibile manoscritto ed è quindi il capofila delle testimonianze disponibili, seguito da m che al v. 82 riporta una lezione intermediaria tra P e S. occasione: dedica a Febo D’Adda caro alle muse e a tutti i buoni (R). La Musa non ama colore che si abbandonano all’irruenza dei sensi, alla soddisfazione delle loro ambizioni o alla ricerca sfrenata della ricchezza; ama i puri di cuore e di mente, tendenti al bello, alla semplicità e alla moderazione. Parini si chiede allora perché il nobile discepolo D’Adda abbia tralasciato la poesia. È forse preso dalla giovane sposa? Parini si rivolge alla Musa perché questa faccia capire alla giovane sposa di Febo che non c’è rivalità tra dolcezze familiari e poesia. La giovane deve permettere allo sposo di tornare all’arte affinchè egli canti le gioie di essere padre e la bellezza della sposa che troverà, così, una nuova fonte di gioia. O Musa, tu non sei amata dal mercante che senza piangere si allontana dai figli e della moglie per andare ovunque lo chiami la spietata avarizia nei mari lontani (la musa non ama l’avarizia) Né sei amata da colui la cui anima ambiziosa si consuma del desiderio di salire sempre più in alto e la frode molto temuta di giorno sogna in modo disonesto (torbido). Né sei amata dal giovane che simile ad un toro irrompe dove la cieca Venere vuole condurlo (giovane preso dalle passioni amorose) Né alla donna che ostenta sfacciata un gran numero (gran pompa) di amanti Sai tu, vergine dea, chi gusta e imita la tua parola modulata (il tuo canto), da cui deriva un piacere ingenuo (puro) e consola la vita umana? Colui a cui il cielo diede animo mite e sentimenti puri e semplici abitudini (costume), colui che soddisfatto di sé non pretende più dell’eredità degli avi (aviti censo), che spesso si sottrae al faticoso ozio dei grandi e al rumore cittadino e vive dove in montagna o in riva ad un fiume dove la natura diffonde benefici (blandi) influssi E in un gruppo di amici ristretto e puro, si siede in una mensa (desco) moderata e non volgare (parco e delicato), e ride della folla rumorosa e dell’inutile ricchezza Che dovunque si trovi dona favore ai buoni e cerca la verità, e ama i piaceri innocenti e passa la sua vita in tranquillità sano nel cuore e nella mente Dunque perché tace il canto (cetra) che un tempo fu così gradito di quel giovane a cui Delo diede il nome e la cetra è coperta intorno da un velo di polvere? Ricordo bene quando, con atteggiamento rispettoso (modesto il ciglio), egli scendendo presso di me mi faceva giudice delle sue poesie e mi chiedeva consiglio e riceveva lodi.

Ma ora non più. Chi sa (il perché)? Forse, simile ad una rosa tutta fresca e vermiglia sotto al sole nascente, la sposa scelta appaga tutto il suo animo E lo attira così tanto per la bellezza, per la virtù, per il raro amore, con grazie e pudore natio, che egli fa cadere nell’oblio ogni occupazione che prima gli era cara. O Musa, mentre ella si annoda i bei capelli, avvicinati a lei e con dito grazioso premile l’orecchio e parlale affinché anche il marito ti senta “Giovinetta crudele, perché mi sottrai tutto il mio D’Adda, e il premio delle mie fatiche, e la speranza accumulata e il dolce orgoglio di un discepolo così eccellente? Costui di me, delle mie doti si innamorò prima che di te. Queste sue forme erano ancora come quelle di un bambino quando fu preso dalla bellezza (vaghezza) dei nostri canti Egli ti era sconosciuto ancora quando a me piacque. Io lo avviai con la mia mano attraverso l’ombra e la fragranza leggera degli allori verso le acque che, come neve, avevano la spuma bianca che il bel destriero alato fece scaturire dall’alto (la fonte) Aganippe: che per colui che beve io lo innalzo tra i celesti e lo rendo immortale. (riferimento al racconto mitologico secondo cui Pegaso, il cavallo alato, con un colpo di zoccoli fece scaturire dalla cime del monte Elicona la fonte Aganippe, la cui acqua rendeva immortali). Io stessa lo feci innamorare con arti divine del decoroso, del gentile, del raro e del bello: finché tu stessa non gli apparisti infine come il modello più caro E è solo merito del cielo e mio se nel tuo petto inconsapevole si accese per lui una nobile fiamma e se egli nutrì una nobile fiamma (cioè amore) per te Ecco già il nono mese scioglie le ali da quando tu fosti sua sposa (ovvero sono passati 8 mesi dal matrimonio e il 9 sta per arrivare) e già ti sia salvo il giovane ventre che fra le madri di accoglie apertamente (chiaramente) Permetti che egli ritorni a me per un solo momento (che componga ancora poesia), e sentirai sorgere un nuovo sentimento nel tuo cuore e sentirai dai versi composti (adorni) (dallo sposo) piovere un nuovo piacere Infatti (però) io stessa appoggiando il gomito allo schienale (dorso) della tua sedia, gli ispirerò con il soave suono del flauto un semplice componimento (tono) Per cui ispirato (rapito) egli canterà che tu lo rendesti sposo felice e amante amato e subito lo renderai padre beato per il grembo nascosto (cioè che cresce a poco a poco) Intanto dal grande cielo scenderà Giunone (protettrice delle nascite) che ascolta le preghiere delle donne incinte. Ed io, vergine figlia della Memoria, avvolta in un velo verrò con delle belle poesie (nella mitologia le Muse sono figlie di Giove e della Memoria), e andrò a farne gentile dono al Parini, poeta italiano/Italo cigno, che è amico dei buoni, e disegna il volgo maligno dei vili (letterati che si vendono per guadagno)....


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