Inni alla Notte di Novalis PDF

Title Inni alla Notte di Novalis
Course Letteratura tedesca ii lti 2° lingua
Institution Università degli Studi Roma Tre
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Summary

Analisi degli inni di Novalis. ...


Description

Novalis compone gli Inni alla Notte come piena rappresentazione di un’esperienza filosoficoreligiosa, la quale risulta essere frutto di un lungo percorso spirituale. L’evento primario che ha spinto Novalis a tale composizione è sicuramente la morte prematura della fidanzata Sophie Von Kuhn. In seguito alla sua morte infatti, Novalis nel visitare la tomba dell’amata ebbe un’esperienza spirituale che gli dette la sensazione del superamento della soglia tra il mondo visibile e quello invisibile, un mondo in cui il tempo e lo spazio fossero aboliti, l’entrata in una dimensione in cui l’illusorietà della vita materiale svanisce. Questi concetti hanno un effettivo riscontro nel III inno, il quale è considerato per questo motivo l’inno d’origine. Gli Inni alla Notte sono caratterizzati dalla concezione cristiano-romantica, per cui l’anima che aspira all’unione mistica deve passare attraverso la morte, la quale viene considerata come l’inizio di una nuova esistenza, in quanto introduce alla luce celeste. L’ascesa dell’anima avviene per tre gradi, l’amata-Cristo-Dio. L’amata è il tramite legato all’aldilà, nella sua immagine idealizzata, in principio il poeta aspetta la morte per ricongiungersi con lei e più avanti lei diventa intermediaria che lo conduce a Cristo e attraverso la morte lo fa entrare nella casa del Padre. Il primo inno si apre con un’esaltazione della luce e del giorno , la quale viene descritta gioiosa e colorata, come simbolo di vita ma allo stesso tempo simbolo dell’intelletto razionalistico, quindi del pensiero illuministico. La rappresentazione dell’universo avviene tramite la visione del firmamento, e dei tre regni della natura, il mondo inorganico, vegetale e animale. Vi è inoltre un richiamo all’uomo ovvero alla creazione del mondo, ripreso dal primo libro della genesi. L’uomo viene descritto come lo splendido intruso, colui che anela alla patria celeste perché è estraneo all’essenza del mondo terreno. Il senso di tempo e spazio non sono ben definiti nel linguaggio di Novalis, che utilizza una terminologia mistico-simbolica. I concetti di lontananza, profondità e interiorità non si escludono in quanto sono al di fuori delle normali capacità rappresentative. Dall’arcana notte, ovvero dal caos, cominciano a crearsi forme nuove. La notte dischiude in noi occhi infiniti che conducono all’introspezione. È la notte ad inviare al poeta l’amata, come tramite con l’aldilà. Quindi se inizialmente nella prima parte la notte viene presentata con una connotazione negativa, contrapposta alla luce, come un’istanza paralizzante, nella seconda parte la notte assume un suo fascino in quanto nella soggettività e nel ripiegamento sul proprio io che produce, porta al profondo abisso in cui sono i sentimenti d’amore e la malinconia. La malinconia è un concetto caro a Novalis, il quale esprime secondo lui il sentimento della Sehnsucht, ovvero quel desiderio del desiderio, un inappagamento infinito rivolto a qualcosa di ben definito, della cui infinità si è consapevoli. Il II inno si apre con una serie di domande retoriche, con le quali viene rimproverata la mancanza di quiete e introspezione del giorno. Il poeta ricerca anche nel regno della luce, la notte, come simbolo di vita e la trova nel Sacro Sonno, tale in quanto tramite questo possibile per l’essere umano entrare in contatto con l’infinito, anche nel mondo finito della luce. Oltre al sonno, tutto ciò che dà l’ebbrezza conduce alla notte. (olio di mandorlo, papavero, simbolo dell’onirico, aspetto inebriante della notte). L’ombra del sonno sacro è il sonno abituale, quello dovuto alla stanchezza fisica, e allo stesso modo la notte quotidiana, è l’anticipo della notte mistica. Il sacro sonno, il sonno eterno è il tema centrale del secondo inno. I primi due inni trattano delle esperienze generali dell’umanità. Il III inno è anche detto l’inno d’origine in quanto è possibile scorgervi il sentimento primario di rinascita che il poeta ha avuto nel visitare la tomba dell’amata. Appunto parte dall’esperienza personale, e il punto focale di quest’inno è il dissolvimento. L’io è in principio paralizzato dalla morte dell’amata, ma

attraverso l’esperienza mistica trascendentale, questi fugge dal mondo, mescolandosi con l’amata. Il poeta viene sollevato dal mondo della notte, cogliendo il vero significato della morte, non dandole più la connotazione negativa della perdita, ma di tramite. Il cordoglio si era mutato in letizia. E seppur breve l’esperienza della rinascita, conduce il poeta alla consapevolezza di essere parte sia del mondo del giorno che di quello della notte. Appartiene ormai al mondo finito e a quello infinito. Si apre per il poeta una nuova vita. Nel IV inno invece c’è un completo cambio di registro. Il discorso si apre non più con una domanda ma con un’affermazione. Nel IV inno il tema della notte si trasforma esplicitamente nella morte come evento liberatorio che riporta lo splendido intruso, l’uomo, nel grembo del tutto. L’immagine del grembo ricorre spesso nel linguaggio mistico ed è legato alla nascita, di conseguenza alla maternità, all’origine e quindi alla divinità. (L’ultimo mattino). Le montagne a discrimine del mondo, sono la tomba di Sophie che segna la linea di confine tra il mondo terreno e l’aldilà, il tempo e l’eternità. L’esperienza di rinascita del poeta lo fa tornare malvolentieri alla vita terrena abituale. La tomba dell’amata si mescola con quella di Cristo, l’esperienza personale si mescola con il lato mistico. L’unione tra Sophie e Cristo viene rappresentata mediante ossimori, l’onda cristallina ad esempio è un mescolarsi di liquido e solido. Il mescolarsi è invisibile ai sensi comuni ma visibile ai poeti. Il tema della tomba rappresenta l’infinito ed è grazie al Cristianesimo che questo esiste. La croce in questo senso è il simbolo della vittoria sulla morte e si trova al limite tra il mondo mortale e immortale. Il V inno evoca l’immaginario del mondo antico, in cui la mitologia greca presentava la natura come animata esclusivamente dagli dei. Viene posta una prima descrizione del mondo, alquanto ambigua. Nel mondo antico la morte era presentata come visione onirica atroce. Il poeta critica quindi gli dei i quali non seppero dare consigli riguardo la morte, vista come distruttrice. Nella mitologia greca la rappresentazione della morte veniva quindi abbellita con l’immagine del ragazzo con la fiaccola, che non risolveva l’enigma del sonno eterno. Lo spazio più alto, ovvero l’olimpo venne quindi lasciato deserto, gli uomini diventarono adulti. Cominciò quindi una nuova mitologia, il cristianesimo, in cui Cristo è il bambino fiorente, e la cui morte e resurrezione dona nuovo senso alla vita. Presentazione del mondo antico pagano, che è in un certo senso sterile in quanto l’enigma del sonno eterno non è spiegato, segue un accenno al mondo vivificato dal mediatore divino ovvero Cristo, del quale viene tracciato un percorso poetico fino alla Resurrezione e Ascensione per poi accennare ai primi secoli di Cristianesimo. Nel V inno viene cantato il percorso per comprendere la vita e la morte, intrapreso dall’umanità. Si è compiuto un percorso necessario per arrivare a una conoscenza superiore, credere negli dei antichi, divenire scettici nei loro confronti e infine approdare a Cristo. Viene insomma raccontato il percorso evangelico dell’umanità, con il particolare del cantore venuto dall’Ellade, che porterà il verbo in India. Nelle varie interpretazioni, il cantore è stato identificato con Novalis stesso, ma anche con l’evangelista Giovanni o il cantore Orfeo, e non è detto che l’uno escluda l’altro. Il cantore vede in Cristo i tratti del genio che spegneva la fiaccola che era simbolo della morte, ma la venuta di Cristo conferirà alla morte un nuovo significato dando inizio alla nuova era dell’umanità. Il cantore si spinge fino all’India, in quanto l’oriente aveva una componente importante nel Romanticismo ed era considerato simbolo dell’aspirazione della terra lontana, così come l’Ellade era espressione di nostalgia delle proprie radici culturali. Ma è il Cristianesimo a completare una sorta di sintesi tra le diverse aspirazioni religiose pervenute in altre epoche e luoghi. Nell’ultimo inno, l’aldilà è raffigurato come immerso nelle viscere della terra. L’aldilà non ha mai una precisa localizzazione, e le definizioni spaziali negli inni vanno intese simbolicamente come la notte, anch’essa figurazione dell’aldilà, a volte in basso, a volte in alto, lontana, o dentro di noi. Nel mondo antico il regno dei morti si trovava negli inferi, e qui la barca stretta è una reminiscenza della barca di Caronte, di

stampo classico e dantesco. Il fatto che collochi l’aldilà nelle viscere della terra è emblematico per lo studioso di geologia, del passato della terra, e risalirvi vuol dire tornare alle origini e ritrovare Dio. Il concetto di divinità e infinito è spesso reso nel linguaggio biblico con quello di profondità. L’antico viene presentato nel VI inno in tre modi: come l’epoca della venuta di Cristo in terra, come l’epoca in cui la concezione della vita era diversa da quella dei moderni, era vista come un pellegrinaggio verso la morte, come l’epoca in cui la divinità interveniva direttamente nelle cose umane. Il divino era in diretto contatto con l’umano che si dimostrava essere fatto a immagine e somiglianza di Dio, la figura umana è solo un’ombra dell’eterno modello. Il sesto inno ruota intorno ai concetti di nostalgia della patria celeste, e al sentimento che la terra, il mondo finito, non abbia più nulla da offrire. Il mondo è ormai vuoto. L’ultimo inno esprime quindi il desiderio per la morte e la gioia che questa comporta. La morte è un’esperienza che dischiude all’uomo la nuova patria. Il raggiungimento del Regno dei Cieli è il culmine della storia dell’umanità. La perdita delle persone care ci offre il primo sospiro verso l’anelito per la morte, la Sehnsucht per l’immersione nell’eternità. Il poeta è accompagnato e guidato dall’amata e dal Cristo. I due insieme suggellano gli inni. L’esperienza dell’aldilà data dall’apparizione dell’amata e dalla vista della croce, è stata trasmessa all’umanità intera dalla venuta di Cristo, che ha segnato l’inizio di una nuova era, in quanto ha risolto l’enigma della morte, e dissolto il terrore che in questa si celava. Il percorso intrapreso dal poeta lo ha portato alla ricerca della strada verso il mondo vero, al ricongiungimento con il divino. Il suo percorso prevede infine un ritorno tra gli uomini come annunciatore del mondo infinito, del quale diverrà parte solo con la morte. Alla morte Novalis dà il nome di sogno, condizione della rinascita alla vita vera rinnovata ed eterna. L’anelito alla morte è quindi l’anelito spirituale più alto. In quanto parte della sfera del razionale, la luce viene presentata come la sola in grado di schiudere nuovi mondi, ma l’esperienza del buio è più duratura e coinvolgente, così viene presentata la Notte, come il regno che abbraccia la conoscenza, l’amore la religione. E l’esperienza di questi è avvenuta tramite l’esperienza della morte, in particolare quella di Sophie, la quale lo ha condotto al regno della conoscenza....


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