Analisi \"Cinco Horas Con Mario\" PDF

Title Analisi \"Cinco Horas Con Mario\"
Author Aurora Pa
Course Letteratura e cultura spagnola ii
Institution Università degli Studi di Genova
Pages 3
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Summary

Analisi del libro...


Description

MIGUEL DELIBES: “CINCO HORAS CON MARIO” – 1966 Questo romanzo di Delibes (1920-2010) sancisce il suo abbandono dalla scuola realista degli anni ’50 per approdare alle sperimentazioni stilistiche degli anni ’60. E’ in questi anni infatti che anche la Spagna vive la sua “mutazione antropologica”, ossia il passaggio dall’arretratezza di un mondo contadino ingenuo, ma ancora ricco di valori etici, alla rapida ascesa dell’ipocrisia piccolo-borghese del Franchismo. In tale contesto prende avvio il progetto di “Cinque ore con Mario” (1966), un lungo monologo. TRAMA: Le cinque ore del titolo sono quelle necessarie alla vedova, Donna Carmen detta Menchu, durante la veglia davanti la salma del marito Mario, intellettuale progressista morto prematuramente, per sfogare la propria nutrita serie di recriminazioni, insoddisfazioni, frustrazioni verso l’atteggiamento mantenuto in vita dal marito. Scegliendo il punto di vista soggettivo della vedova, esemplare condensato della cultura conservatrice e reazionaria della Spagna di quegli anni bui, cattolicissima e classista, ultranazionalista e fieramente anticomunista, Delibes ottiene, con eccellenti esiti letterari, un duplice risultato: da un lato introdurre il lettore nello schema di pensiero ottuso di una classe sociale, quella borghese spagnola, provinciale e terrorizzata dalla cultura, tesa solo al rafforzamento del raggiunto benessere economico, qui ben rappresentato dai valori tipici del boom economico anni ’60 e cioè la casa, l’automobile, una vita rispettabile e un buon stipendio; dall’altro delineare in controluce il drammatico isolamento delle poche voci critiche del mondo accademico e culturale, la loro coerenza e il loro appoggio nei confronti di quegli ideali di laicismo, libertà, rispetto delle diversità, propri di un altro tipo di borghesia, quella colta ed europeista. Questa denuncia dell’arretratezza del governo spagnolo trova un limpido riflesso nel flusso di coscienza di Carmen atto ad evidenziare il rancore per un uomo e un marito che avrebbe voluto completamente diverso: un agiato burocrate colluso col sistema di potere dominante e in grado di consentirle un tenore di vita più che rispettabile e il tanto ambito riconoscimento sociale. I bersagli dell’invettiva sono, oltre al marito Mario, malinconico e irredimibile professore ed editorialista del quotidiano di opposizione “El Correo”, anche l’omonimo figlio che lei ritiene influenzato dal cattivo esempio paterno. Se la via polemica dello sproloquio di Carmen, unita alle sue confessioni di madre e moglie modello, capace di barcamenarsi tra le ristrettezze economiche causate dalla volontà di Mario di non scendere a compromessi rifiutando anche incarichi ministeriali ben remunerati e regali dal sapore di corruzione possono lasciar credere al lettore che la sua sia una figura di donna forte, priva di contrasti e lacerazioni interiori per la sicurezza con cui riafferma di continuo la priorità della triade Dio-Patria-Famiglia, il finale svela invece una figura femminile debole, fragile, incapace di pensare la sua vita senza il marito, colui che, in fondo, le forniva da vivo l’alibi per il proprio vittimismo, il marito-inetto a cui addossare tutte le colpe dei propri fallimenti. Il finale ci regala così un sorprendente cambio di registro in cui dall’invettiva rancorosa si passa alla supplica, all’impossibile richiesta rivolta alla salma di un ultimo estremo gesto di compassione e giustificazione per le proprie manchevolezze, al disperato tentativo di una tardiva riconciliazione con cui mettere a posto, tacitare la voce della coscienza nell’ultimo sussulto di ribellione verso la meschinità di un’intera vita.

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STRUTTURA DEL TESTO E MANCANZA DEL NARRATORE ONNISCIENTE: Il racconto onnisciente viene sostituito dal monologo interiore di Menchu che dà all’opera un tono angoscioso, insistente ed uno stile incoerente e disordinato dovuto al linguaggio colloquiale della donna. “Cinco horas con Mario” ha una suddivisione tripartita a cui precede un ritaglio di giornale che consiste in un annuncio mortuario, informandoci della morte di Mario. La prima parte è introdotta dall’autore onnisciente in terza persona, che situa l’azione in casa di Mario, deceduto a causa di un infarto durante il sonno. In questa prima parte ci descrive il luogo in cui si svilupperanno le 5 ore di monologo interiore di Menchu. La seconda parte, che costituisce il corpo centrale del romanzo, è costituito dal monologo interiore della donna che passa tutta la notte accanto al cadavere del marito, ricordando la sua personalità e la vita matrimoniale. Questo soliloquio consta di 27 capitoli, corrispondenti ai versetti della Bibbia che Mario teneva sul suo comodino, i quali servono da epigrafe ai differenti capitoli dell’opera. La terza parte, scritta nuovamente in terza persona dall’autore onnisciente, è una breve conclusione in forma di epilogo, basata nel dialogo che, il giorno successivo, Menchu tiene con suo figlio maggiore, un ragazzo di 22 anni che ha ereditato l’idealismo del padre. Notiamo due innovazioni tecniche nell’opera di Delibes: da una parte l’utilizzo del monologo interiore, come nuovo tipo di soliloquio mentale senza un ascoltatore o un possibile interlocutore, chiamato anche “dialogo senza risposta con il morto”, e costituisce il veicolo attraverso il quale Delibes fa una descrizione dei personaggi dell’opera; dall’altra parte, il metodo narrativo della caratterizzazione per antitesi, cioè la valorizzazione umana e morale delle qualità positive di un personaggio attraverso il riflesso della sua immagine negativa. Dunque, Delibes decide di abbandonare il punto di vista del narratore onnisciente, prescindere dall’intervento attivo del personaggio che avrebbe svolto il ruolo più importante nella coppia protagonista e iniziare il romanzo con la morte di Mario. La parola è in mano della vedova, Carmen Sotillo, che assume la funzione di narratore e che, in un intimo soliloquio rivolto al cadavere di suo marito, evoca la figura umana di Mario, ricordando la vita in comune nei 23 anni di matrimonio e, allo stesso tempo, traccia un ritratto di sé stessa. I DUE PERSONAGGI COME RAPPRESENTAZIONE DELLE “DOS ESPAÑAS”: L’opera sembra rappresentare il dramma di due personaggi incompatibili ma complementari, allo stesso tempo simili ed antagonisti. Mario è un modesto professore di una scuola provinciale, uomo onesto, idealista e con un affanno di fare giustizia, sposato con Carmen Sotillo, una donna tipica della classe media provinciale, di buona famiglia e di valori tradizionali, di una bellezza esuberante, un po' incolta, e rappresenta l’antitesi di Mario, ed infatti è molto insoddisfatta e sofferente per i suoi 23 anni di matrimonio, periodo durante il quale gli ha dato 5 figli e si è sforzata di compiere i doveri di una buona moglie. È evidente che il conflitto personale ed intimo di mancanza di intendimento tra i due è alla base del dramma che Delibes vuole portare alla luce, ossia lo scontro tra le due mentalità, idee e convinzioni che allude simbolicamente allo scontro tra “las dos españas” che diede origine alla guerra civile.

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Da una parte, quindi, abbiamo Mario, il defunto marito a cui si rivolge la moglie come se fosse ancora vivo. Dall’altra Menchu, donna frustrata per il fracasso del suo matrimonio, caratterizzato per l’insoddisfazione sessuale e la non-comunicazione sentimentale. Attraverso il monologo interiore di Menchu, Delibes, ci offre non solo un perfetto ritratto della personalità di umana e morale di Mario ma, in modo indiretto e riflesso, sorge anche un ritratto della protagonista. SILOLOQUIO MENTALE DI MENCHU: Carmen è una donna che non solo ha sperimentato sulla sua propria pelle la difficoltà di convivere con Mario, ma ha dovuto sopportare anche le conseguenze che hanno avuto su di lei lo spirito protestante e l’affanno di giustizia. Sotto questo punto di vista, Menchu appare come la vittima di un matrimonio sbagliato, tra persone appartenenti allo stesso ceto ma cresciute con educazione ed ideologie diverse. Mediante una tecnica abilissima, basata nella progressiva accumulazione delle principali caratteristiche distintive del carattere di Mario, le parole di Menchu ci offrono un ritratto dell’eccentricità e rarezze del buon professore, amico dei poveri e difensore dei deboli. Carmen si presenta come una vittima dell’incomprensione e l’indifferenza del suo sposo che rappresenta il personaggio del dramma piccolo-borghese, vittima di una pessima educazione nel seno di una famiglia cattolica che la mandò in un collegio di suore che gli inculcarono solo i conoscimenti necessari per incontrare un buon marito. Menchu rappresenta la tipica signorina di Valladolid, è un perfetto esponente della sua presunzione senza talento ne soldi, con una situazione sociale difficile da mantenere per una donna “honrada”, frustrata e insoddisfatta, soprattutto se possiede una notevole bellezza fisica. Menchu considera uno dei suoi più grandi meriti il sacrificio dei suoi 23 anni di matrimonio, sacrificio di cui Mario non l’ha mai ringraziata. È evidente che il vero motivo dominante del dissapore sentimentale è l’errore iniziale che basa la relazione amorosa, fondata nell’assoluta mancanza di conoscenza con la quale si arriva al matrimonio. L’errore è frutto della inesperienza e la cecità del primo amore che offusca la capacità di buon senso.

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