Analisi delle opere: David, Maddalena Lignea, Profeta Abacuc, Banchetto di Erode, San Giorgio, S. Maria Metterza, Trinità PDF

Title Analisi delle opere: David, Maddalena Lignea, Profeta Abacuc, Banchetto di Erode, San Giorgio, S. Maria Metterza, Trinità
Author Diana Alexandra Chelba
Course Arte - 5 anno
Institution Liceo (Italia)
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Summary

Analisi di opere ...


Description

David

Il David è un'opera eseguita da Donatello intorno al 1440. L'opera in bronzo bronzo dorato misura 158 cm per un diametro massimo di 51 cm. Essa fu probabilmente realizzata per il cortile dei Medici, dove si trovava fino al 1495 quando, in occasione della seconda cacciata dei Medici, fu trasportato al Palazzo Vecchio come simbolo di libertà. L'opera torna in mano ai Medici con Cosimo I nel 1555 e viene collocato da questo sulla facciata del palazzo pubblico. Seguirono altri spostamenti fino al XIX secolo, quando venne trasportato al Museo nazionale del Bargello dove si trova tutt'ora. La figura ha sia le caratteristiche dell'eroe biblico, evidenziate dalla testa di Golia che giace ai suoi piedi, sia del dio Mercurio ( Hermes per i greci ) segnate dai calzari alati. In quanto eroe biblico rappresenta la virtù e la vittoria della razionalità sulla brutalità e sull'ignoranza. Il soggetto è nudo ad esclusione del cappello ornato da una ghirlanda di alloro e dei calzari. Nella mano destra porta la spada, mentre con la sinistra nasconde il sasso usato per stordire il nemico. Il corpo giovane del David rimanda perfezione e potenza, con la spada inclinata, la testa piegata e il piede alzato. La posa ha, inotre, lievi asimmetrie. Il viso trasmette una sensazione di superiorità e malizia tipica degli adolescenti, con uno sguardo che è consapevole della sua impresa mastodontica e ne è orgoglioso. La scultura non ha un lato privilegiato per la vista: ruotandoci attorno si scoprono nuovi dettagli come l'elmo a punta. La testa di Golia tramanda una forte espressività legata a un cesello finissimo della barba e della decorazione dell'elmo.

Maddalena Lignea

Questa è una scultura in legno parzialmente dorato alta 188 cm e realizzata da Donatello tra il 1455 e il 1456. Venne eseguita per il Battesimo fiorentino e suscitò scalpore e ammirazione a causa del suo realismo. Non si conosce la destinazione originale, si sa solo che nell'anno 1500 si trovava in Battistero, come attesta un pagamento da parte dell'Arte di Calimala, patrona del luogo di culto, all'orafo Jacopo Sogliani per un diadema per la Maddalena. Sopravvissuta alla catastrofica alluvione di Firenze del 1966, ha riportato danni alla policromia. Dal 1972, al termine di un capillare restauro, è stata esposta nel Museo dell'Opera del Duomo. La Maddalena ・ rappresentata negli anni della vecchiaia, quando pellegrin ・ digiunando nelle foreste nel sud della Francia, come scritto sulla Leggenda Aurea. La sua storia era il migliore esempio di redenzione ottenuta attraverso il rifiuto del mondo, la mortificazione della carne, il pentimento e la preghiera. L'esile figura è rappresentata in piedi, con il volto scavato, gli occhi infossati nelle orbite. La magrezza rivela i muscoli e tendini. I lunghissimi capelli, ispidi e appiccicaticci, sono intrecciati intorno ai fianchi a mo' di indumento e rendono il corpo scheletrico. Le mani sono quasi giunte, in segno di preghiera, ma non si toccano, come se ella fosse colta nell'atto di iniziare un'umile supplica. La fisionomia della donna è rinsecchita dai lunghi digiuni, dalle privazioni e autofustigazioni.

Capolavoro del naturalismo più vero, privo di idealizzazioni, la Maddalena segnò la crisi e il superamento espressionistico del classicismo di cui Donatello era stato il principale rappresentante in gioventù. L'opera ・ intagliata in legno di pioppo bianco, ma l legno era un materiale difficile da scolpire in quanto, a differenza della pietra o del marmo, non consente sfumature e passaggi morbidi. lunghissimi capelli, ispidi e appiccicaticci, sono intrecciati intorno ai fianchi a mo' di indumento e rendono il corpo scheletrico. Le mani sono quasi giunte, in segno di preghiera, ma non si toccano, come se ella fosse colta nell'atto di iniziare un'umile supplica.

Profeta Abacuc

Lo Zuccone è il nome popolare della statua del Profeta Abacuc di Donatello risalente al periodo che va dal 1423 al 1435, inizialmente situata nel Campanile di Giotto e attuamente nel Museo dell'opera del Duomo. L'opera è in marmo bianco ed è alta 195 cm. La statua era ricoperta da uno strato di nero artificiale e da diverse croste nere dovute alla sua collocazione all’esterno. Con l’utilizzo di un sistema SMART CLEAN la patina nera è stata facilmente rimossa lasciando il substrato intatto. Il soggetto della statua non è identificato con certezza assoluta. Il profeta è ritratto calvo di una magrezza ascetica, con una lunga tunica che gli cade dalla spalla sinistra e che crea profonde pieghe verticali, anti-classiche perché non aderiscono al corpo, e che sottolineano la maestosità della figura ma anche il suo tormento interiore. La bocca semiaperta, gli occhi incavati e profondi, la calvizie penetrano la fisionomia del soggetto, superando con un intenso realismo qualsiasi notazione grottesca. Lo sguardo è intenso e rivolto verso il basso.

Banchetto di Erode

Il Banchetto di Erode è un rilievo in bronzo dorato di Donatello, realizzato per il fronte battesimale del Battistero di Siena, dove si trova tuttora, tra il 1423 e il 1427. È di forma quadrata, con il lato di 60 cm. Il rilievo è costruito con la tecnica dello stiacciato, eccetto le figure del proscenio, fuse ad altorilievo. Il fonte battesimale del battistero del Duomo di Siena venne decorato da pi・ artisti tra il 1416 e il 1434. Donatello fu convocato nel 1424. La rappresentazione ・ ordinata secondo la prospettiva lineare, con un punto di fuga al centro della rappresentazione. La formella mostra tre momenti del banchetto narrato dai Vangeli di Matteo e Marco. Secondo il testo biblico Erode Antipa, tetrarca della Giudea, conviveva con Erodiade, moglie del proprio fratellastro, suscitando scandalo. Rimproverato per questo adulterio da Giovanni Battista, lo fece rinchiudere in carcere su istigazione dell'amante. Pi・ tardi durante il banchetto, venne conquistato dalla danza di Salom・, la giovane e bella figlia di Erodiade, e le promise in premio tutto ci ・ che

avesse desiderato. Salom・ allora, istigata dalla madre, chiese la testa del Battista. Erode, bench ・ contrario perch・ sentiva la verit・ nelle parole di Giovanni, ordin・ che fosse decapitato e che la sua testa fosse consegnata a Salom・. Il rilievo di Donatello è organizzato, secondo un magistrale uso del rilievo, su tre piani resi visibili grazie all'apertura di archi sulle pareti, che creano una serie di aperture consecutive "a cannocchiale". Nei pilastri che sostengono gli archi sono infissi dei pali, la cui funzione spaziale è di grande importanza, determinando le direttrici della costruzione spaziale. In quello centrale si vedono dei musici che alludono alla danza di Salomè appena conclusa; in quello posteriore si vede il servitore che mostra la testa del Battista a Salomè e le sue donne, sullo sfondo di una scalinata che probabilmente allude al palazzo reale; in primo piano invece si svolge l'azione principale, con un soldato-servitore che mostra sopra un vassoio la testa di san Giovanni decapitato.

San Giorgio

La statua di San Giorgio di Donatello fa parte del ciclo delle quattordici statue dei protettori delle Arti di Firenze per le nicchie esterne della Chiesa di Orsanmichele. Fu commissionata dall'Arte dei Corazzai e Spadai e risale al 1415. È in marmo apuano ed è alta 209 cm. Dal 1891 si trova conservata nel Museo nazionale del Bargello ed è stata sostituita nella nicchia da una copia in marmo. San Giorgio era un santo guerriero, per questo era stato scelto come patrono dell'Arte dei Corazzai e Spadai, cioè dai fabbricanti di armi. San Giorgio ・ ritratto come un cavaliere con l'armatura e con lo scudo crociato, su precisa richiesta degli armaioli che volevano mostrare un saggio della loro arte. La figura, leggermente ruotata intorno all'asse centrale, che fa perno sulle gambe a compasso, ・ costruita su tre ovali sovrapposti: il volto con le sopracciglia aggrottate, il busto e lo scudo crociato, leggermente rotato rispetto all'asse centrale. Le gambe leggermente divaricate a compasso sono un modo per far risaltare, con il torso ben eretto, l'idea di fermezza morale. Il santo ・ concepito nell'atto di guardare verso nord-ovest con uno scatto della testa, verso la direzione in cui si trovavano i nemici tradizionali di Firenze.

S. Anna Metterza

La Madonna col Bambino e sant'Anna, detta comunemente Sant'Anna Metterza, è un dipinto, tempera su tavola (175x103 cm), di Masaccio e Masolino, databile al 1424 e conservato nella Galleri degli Ufizi di Firenze. Nel 1940 Roberto Longhi avanzò l'ipotesi, già accennata da Crowe e Cavalcaselle, di due mani diverse, assegnando a Masaccio la Madonna, il Bambino e l'angelo reggicortina vestito di verde cangiante in rosso, mentre la sant'Anna e gli altri angeli, dalle forme più convenzionali, furono attribuiti a Masolino. Questa posizione venne poi confermata da altri studiosi ed oggi è quasi

unanimemente riconosciuta. La tavola segnerebbe quindi la più antica opera pervenutaci frutto della collaborazione dei due artisti. Si è ipotizzato che il committente possa essere stato un certo Nofri d'Agnolo Buonamici, tessitore di drappi, che aveva il patronato dell'altare di Sant'Anna nella chiesa. La Metterza era una tipologia iconografica dove veniva raffigurata la Madonna col Bambino e Sant'Anna "messa a fare da terza" o "medesima terza", cioè dove si evidenziava il rango della santa come terza in ordine di importanza. Tre angeli reggicortina stendono un drappo preziosamente damascato dietro al gruppo sacro, che crea uno sfondo piatto, più moderno del completo sfondo oro, e che crea un piano intermedio, che ha il potere di proiettare verso lo spettatore le figure. La Madonna e il Bambino formano un massiccio gruppo di forma ipoteticamente piramidale, con alla base la linea tra le ginocchia divaricate di Maria e le sue braccia, che abbracciano teneramente ma anche con presa salda, il corpo del Bambino creando un semicerchio. Un'altra piramide è composta poi dal trono fino alla testa di sant'Anna. La plasticità delle figure della Madonna e del Bambino sono un vero spartiacque tra l'esperienza gotica anteriore e i futuri sviluppi del Rinascimento.

Trinità La Trinità è un affresco di Masaccio, conservato nella terza campata sinistra della basilica di Santa Maria Novella a Firenze e databile al 1426-1428. Misura 317x667 cm ed è universalmente ritenuta una delle opere fondamentali per la nascita del Rinascimento nella storia dell'arte. Si tratta dell'ultima opera conosciuta dell'artista, prima della morte avvenuta a soli 26 anni. Nessun documento scritto attesta la data esatta di esecuzione del dipinto e l'identità del committente, nonostante sia raffigurato, con la moglie, ai piedi del dipinto; a proposito di quest'ultimo è stata formulata l'ipotesi che si tratti di un priore domenicano presente in quegli anni nel convento, Fra' Benedetto di Domenico di Lenzo, e che l'opera sia stata eseguita in onoranza di un suo congiunto defunto in quegli anni, fatto ritrarre nell'affresco assieme a sua moglie. Lo stato di conservazione dell'opera mostra ampiamente i segni dell'usura derivanti dal tempo e, ancor più, dalle varie e curiose vicissitudini seguite nel corso della storia. L'opera infatti si è fortunatamente conservata sino a noi grazie al genio di Giorgio Vasari. Egli, incaricato di smontare il tramezzo dove l'opera era collocata (per ragioni legate alla Controriforma), non trovando altro luogo dove conservarla all'interno della chiesa (poiché ne riconosceva l'immenso valore storico artistico), decise di ricollocarla dietro ad un nuovo altare e applicarvi una serie di accorgimenti in modo tale che l'opera di Masaccio non subisse nel frattempo ulteriori danni. In questo modo quest'opera si è preservata quasi intatta. Il soggetto principale raffigurato è costituito dalle figure della Trinità, disposte secondo il modello iconografico che va sotto il nome di “Trono di Gtrazia” che regge la croce del Figlio, che si diffuse nella pittura fiorentina alla fine del XIV secolo. Se fino ad allora Masaccio era stato l'artista del reale, che calava le sacre scene, pur nella loro inalterata solennità, nella vita di tutti i giorni, con la Trinità si fa teologo, entrando a fondo nel mistero divinohttps://it.wikipedia.org/wiki/Trinità_(Masaccio) - cite_note-Spike.2C_cit..2C_pag._83-7...


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