Analisi Duello TRA Tancredi E Clorinda PDF

Title Analisi Duello TRA Tancredi E Clorinda
Author Lavinia Galasso
Course Letteratura greca
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
Pages 2
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Description

ANALISI DUELLO TRA TANCREDI E CLORINDA, CONFRONTO CON QUELLO TRA BRADAMANTE E SACRIPANTE Il dodicesimo canto ruota tutto attorno alla figura della guerriera pagana Clorinda, raggiungendo il suo culmine tragico nell’episodio del combattimento che la vedrà scontrarsi con il cristiano Tancredi. Argante e Clorinda stanno per rientrare a Gerusalemme dopo aver fatto strage di cristiani. La guerriera pagana indossa un’armatura nera al posto della consueta armatura bianca, al fine di mimetizzarsi nella notte. L'episodio della sortita notturna di Clorinda e Argante è chiaramente ispirato a quello di Eurialo e Niso nell'Eneide e a quello di Cloridano e Medoro nel Furioso, rispetto ai quali ci sono analogie e differenze: in tutti e tre i casi è uno dei due personaggi a proporre l'azione eroica, Niso e Medoro nei precedenti, qui Clorinda, la sortita avviene di notte tra le file dei nemici e si conclude con la morte di uno dei protagonisti (nell'Eneide di entrambi); qui, come nel Furioso, i due guerrieri sono musulmani, con l'importante variante che uno dei due è una donna. Tuttavia mentre la Porta Aurea della città santa si apre per accoglierli, i soldati cristiani accorrono, e solo Argante riesce ad entrare, mentre Clorinda resta fuori. Clorinda non riuscendo a rientrare a Gerusalemme cerca, per salvarsi, di confondersi tra i nemici, approfittando dell’oscurità. Tancredi però ha notato questo guerriero sconosciuto e ne spia le mosse, non immaginando minimamente che possa trattarsi della donna di cui è perdutamente innamorato, la quale cerca di defilarsi tentando di raggiungere l’altra porta di Gerusalemme, tuttavia il guerriero cristiano segue tutti i suoi spostamenti ed infine la sfida a duello. Il combattimento tra i due si compie dunque senza testimoni nel cuore della notte, è un duello lungo, furioso e sfibrante che diventa ad un certo punto un corpo a corpo di incredibile violenza, che comporterà anche un abbandono della dignità cavalleresca dal momento che i due sfidanti arriveranno a colpirsi in maniera irregolare e scomposta, “dansi co’ pomi, e infelloniti e crudi/cozzan con gli elmi insieme e con gli scudi”. Tasso dimostra di essere esperto conoscitore delle tecniche dei duelli e della scherma: nell'ottava 55 usa infatti termini tecnici quali "schivar", "parar", "ritirarsi", mentre i colpi sono definiti "finti" (finte), "pieni", "scarsi" (di assaggio); l'autore sottolinea inoltre come le spade si colpiscano al centro della lama con colpi molto potenti, ma nonostante ciò i duellanti non muovono i piedi dal suolo. Lo scontro diventa quasi una rappresentazione stravolta dell'atto amoroso, sottolineato da alcuni dettagli, come testimonia il fatto che i due siano paragonati a "tori gelosi e d’ira ardenti", che Tancredi abbracci tre volte la donna nel combattimento corpo a corpo, tuttavia con modo di fare “nemico e non d’amante”. La descrizione del duello continua poi ad essere arricchita da diverse allusioni erotiche che suggeriscono che il duello sia una metafora dell’atto sessuale, aspetto che si riscontra facilmente nell’ottava 64 quando Tancredi affonda “la spada nel ben sen di punta”, le mammelle sono strette da una veste "d’or vago trapunta", il sangue che sgorga dalla ferita “l’empie d’un caldo fiume” e la guerriera, nell’ottava successiva, viene definita "trafitta vergine". Il combattimento di Tancredi e Clorinda rilancia la centralità nel poema dell'opposizione fra amore e guerra, proponendone una versione in cui i due ambiti cessano di essere contrapposti e si fondono, così che il duello rappresenta al tempo stesso un incontro erotico stravolto nell’aggressività ed un combattimento intensamente erotizzato. Lo scontro termina alle prime luci dell’alba quando Clorinda, ferita a morte, si accascia al suolo, ma prima di morire, chiede al suo uccisore di poterla battezzare secondo il rito cristiano e Tancredi decide di esaudire questo suo ultimo desiderio riempiendo il suo elmo con dell’acqua trovata da un fiume lì vicino. Tuttavia alla gioia della vittoria ben presto si sostituisce la consapevolezza di aver fatto qualcosa di inconcepibile: mentre toglie l’elmo al guerriero, riconosce nel suo volto il viso della sua amata. La disperazione ben presto prende il sopravvento nell’animo di Tancredi, ma il guerriero cerca ugualmente di farsi forza per portare a termine il rito sacro, donandole la vita eterna dopo averla uccisa e restando poi steso accanto a lei, moribondo sia per le ferite ricevute sia per la pena, Tancredi infatti sopravvivrà al duello ma conserverà l'atroce rimorso di aver ucciso la donna amata. La figura della donna bella e guerriera, della amazzone coraggiosa, capace di combattere al pari e meglio dell’uomo, quale è Clorinda, ha dei precedenti nella tradizione epica, e ne è un esempio la valorosa guerriera cristiana del Furioso di Ariosto, Bradamante, innamorata del principe saraceno Ruggiero, il quale, al pari di Clorinda, si convertirà al cristianesimo. Bradamante fa la sua comparsa già a partire dal primo

canto del poema di Ariosto nel quale si scontra in duello con il guerriero saraceno Sacripante. Quest’ultimo è intento a tentare di sedurre Angelica, incontrata casualmente nel bosco, quando improvvisamente arriva un cavaliere dall’aspetto “gagliardo e fiero”, Bradamante, tutto vestito di bianco, al pari dell’armatura di Clorinda nell’opera di Tasso, sul cui cimiero ondeggia un pennacchio del medesimo colore. Il re saraceno, irritato dall’improvviso arrivo del cavaliere misterioso che ha interrotto il suo “gran piacer”, lo sfida a duello, convinto di poterlo battere facilmente. I due si scontrano come leoni e tori, similitudine utilizzata anche da Tasso, e si trapassano gli scudi, i cavalli urtano tra loro e il destriero di Sacripante, ferito a morte, stramazza a terra sopra il suo cavaliere, che rimane schiacciato a terra immobilizzato, mentre Bradamante riprende la sua corsa nella selva. Stordito come un contadino che è stato atterrato da un fulmine, Sacripante gemente e pieno di vergogna si rialza con l’aiuto di Angelica, che per rincuorarlo gli dice che la caduta è stata colpa del cavallo che era stanco e non pronto ad un assalto. Tuttavia il sentimento di umiliazione di Sacripante aumenta nel momento in cui un messaggero giunto all’improvviso gli rivela che il guerriero che lo ha appena battuto è in realtà una guerriera, Bradamante appunto, sorella del cristiano Rinaldo, ed il re saraceno, realizzando di essere stato sconfitto da una donna, rimane “tutto avvampato di vergogna in faccia”. Nonostante presenti alcune analogie, lo scontro tra Bradamante e Sacripante nel Furioso è comunque molto diverso da quello di Tancredi e Clorinda nella Liberata. Nel primo caso si tratta infatti di un duello breve, dal momento che la superiorità della guerriera si rivela rapidamente, e quasi riduttivo se paragonato all’estenuante e appassionante combattimento dell’opera tassesca, che dura quasi un’intera nottata e occupa buona parte del canto XII. D’altronde anche l’importanza di questi due scontri nei rispettivi poemi è molto diversa: nel Furioso potremmo ammettere che questo duello non ricopre un ruolo fondamentale all’interno della narrazione, dal momento che Bradamante si trova casualmente ad incontrare Sacripante nel bosco, nel tipico quadro dell’intreccio ariostesco, e l’unico risvolto positivo che questo scontro potrebbe aver avuto consiste nella rinuncia da parte del re saraceno di approfittare della bella Angelica, a causa della vergogna e dell’umiliazione provocata dalla sconfitta. Il duello conclusivo tra Tancredi e Clorinda rappresenta invece un momento fondamentale nel poema di Tasso, sia dal punto di vista della caratterizzazione psicologica del guerriero cristiano, che vede il suo conflitto interiore farsi sempre più duro a causa dei sensi di colpa provocati dall’uccisione della donna amata, sia per quanto riguarda il personaggio di Clorinda, la cui personalità raggiunge compiutezza e completamento attraverso la trasformazione religiosa. Fondamentale è dunque questo episodio anche per l’ideologia complessiva dell’opera di Tasso che come ricordiamo vuole essere un poeta della Controriforma e dunque scrivere un poema epico che però sia soprattutto cristiano: il fatto che l’ultimo desiderio in punto di morte di Clorinda, che era stata la principale distrazione che aveva distolto Tancredi dai suoi doveri di guerriero, sia l’essere battezzata e convertirsi alla fede cristiana, porta a compimento la sottomissione dell’elemento erotico a quello morale e religioso, e rappresenta dunque la finale vittoria dei valori cristiani su quelli pagani e terreni....


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