Analisi poesie Montale PDF

Title Analisi poesie Montale
Course Letteratura italiana
Institution Università degli Studi di Milano
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analisi di alcune poesie di montale...


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Analisi poesie: Montale

Mia vita a te non chiedo lineamenti (Ossi di seppia) Parafrasi: O mia vita, non ti chiedo disegni stabili, volti affidabili, o cose da possedere. Nel tuo scorrere inquieto, oramai per me il miele e l’assenzio hanno lo stesso sapore. Il mio cuore che disprezza ogni emozione, qualche volta è scosso da trasalimenti. Così suona talvolta nel silenzio della campagna un colpo di fucile Datato 11 dicembre 1923, questo “osso” definisce perentoriamente la condizione di precarietà esistenziale e di sospensione emotiva già dichiarata in altri componimenti, e annuncia, anche nella struttura epigrammatica serrata, il “male di vivere” che verrà poi denunciato esplicitamente due testi più avanti verrà denunciato esplicitamente. Indifferente al bene e al male, il cuore del poeta dispera di ottenere dalla vita certezze e “possessi”; e vive tutto nelle improvvise accensioni, simili a una fucilata che rompa il silenzio della campagna. Il poeta di rivolge alla sua esistenza, senza chiedere delle risposte a delle certezze. Il poeta tramite questa poesia esprime la tetraggine ed il tedio nell'abituarsi alla vita, all'esistere, nel passare dei giorni senza scopo nè forma, senza fine nè motivo che rinnovi la volontà di sopravvivere i giorni nei giorni. Nella prima quartina emerge la non richiesta quindi il rifiuto del poeta di fronte agli oggetti che la realtà offre, alle possibilità che non possono che recare sì gioia e soddisfazione prima, ma inevitabile amarezza e delusione poi. La vita è, per il poeta, un gioco di dolcezza mielata e asprezza d'assenzio. Nella seconda quartina a spezzare la linearità del silenzio e dunque del vuoto di senso, del deserto delle percezioni e dei sensi è il pulsare del cuore, il trasalimento, il sintomo primario della vita che ancora tiene a farsi sentire, a battere la sua presenza che si fa sempre più vana e fatiscente e vile, come un tiro di fucile in una campagna desolata e tacita, scoppia, urta, rieccheggia e scompare Metrica: due quartine di sette endecasillabi e un settenario con originale sistema di rime, a intrecciare le due strofe ABBC DACS.

Felicità raggiunta,si cammina (Ossi di seppia) Parafrasi Felicità raggiunta, si rischia continuamente di perderti. Agli occhi sei una piccola luce interna che può spegnersi da un momento all’altro, al piede, fragile come una sottile lastra di ghiaccio e dovunque non ti tocchi chi più ti ama. Se giungi sulle anime di tristezza e le illumini, il tuo mattino è dolce e capace di commuovere come i nidi delle grondaie. Ma nulla può ricompensare il dolore a cui fugge il pallone fra le case. Analisi Montale ci tratteggia con straordinaria perizia ma anche con disarmante semplicità, il volto della felicità: essa è un attimo talmente breve, sfuggente, labile e delicato che può dissolversi improvvisamente nel nulla come se non fosse mai esistito. L’ansia dell’essere felice pervade la poesia in ogni sua parola, e soprattutto nell’inaspettata immagine finale, che ci risveglia dai nostri sogni più profondi per riportarci alla vita reale : “il pianto del bambino/ a cui sfugge il pallone tra le case”. La nostra vita serve a raggiungere la felicità che a volte c'è e non c'è; è molto fragile e si spezza con niente. L'uomo è felice quando desidera le cose e non quando le possiede perchè la realtà annulla la felicità; questa non ha limite, il piacere deriva dalla fantasia non dalle cose che si appartengono. La felicità si basa sul passato e non sul futuro, non sul presente. Per esempio la nostalgia e la felicità.

Se si perde la felicità non la si può più recuperare, questa si può "drogare" con l'immaginazione per superare le paure, l'odio o l'angoscia. Prendiamo l'amore o l'amicizia, sono come la vita. Prima o poi devono finire, non sono eterne.

Commento La nostra vita serve a raggiungere la felicità che a volte c'è e non c'è; è molto fragile e si spezza con niente. L'uomo è felice quando desidera le cose e non quando le possiede perchè la realtà annulla la felicità; questa non ha limite, il piacere deriva dalla fantasia non dalle cose che si appartengono. La felicità si basa sul passato e non sul futuro, non sul presente. Per esempio la nostalgia e la felicità. Se si perde la felicità non la si può più recuperare, questa si può "drogare" con l'immaginazione per superare le paure, l'odio o l'angoscia. Prendiamo l'amore o l'amicizia, sono come la vita. Prima o poi devono finire, non sono eterne e in quanro al metterla in relazione con la concezione dell'esistenza di montale non ho molti spunti perché montale era molto in disarmonia con il mondo e con le sue poesie non tende a dare risposte ed è consapevole del fatto che con la poesia la conosenza umana non può raggiunger l'assoluto.Montale scrive poesia perché questa possa essere una sorta di strumento/testimonianza d'indagine della condizione esistenziale dell'uomo novecentesco. La felicità è un attimo così breve che può sparire in un attimo nel nulla: chi ha raggiunto la felicità sa che essa è fragile ed è preso dallo sgomento, come se dovesse muoversi sul filo di un rasoio o su una superficie ghiacciata che si incrina; la felicità è una luce incerta che minaccia di spegnersi da un momento all'altro: dunque chi la desidera tanto non si accosta ad essa, per non restarne deluso. La felicità che illumina le anime invase dalla tristezza, è dolce e inquietante come il canto mattutino degli uccellini che fanno il nido sui cornicioni delle case, sotto il tetto; ma nulla può compensare la sofferenza di quando la si perde, così come la disperazione di un bambino a cui sfugge il palloncino che vola lontano nel cielo. Metrica Due strofe di 5 versi per lo più endecasillabi( gli altri sono un settenario, un endecasillabo, e un verso (8) composto da un endecasillabo più un quinario)

Cigola la carrucola sul pozzo (Ossi di seppia) Parafrasi: La carrucola del pozzo cigola, l’acqua risale verso la luce e al suono si unisce l’immagine. Sulla superficie dell’acqua del secchio ricolmo compare un ricordo tremulo, sul cerchio dell’acqua compare un’immagine sorridente. Avvicino il volto alle labbra incorporee: si increspa l’immagine del passato, scompare, appartiene ad un altro… Ah, la ruota (della carrucola) già stride, ti riconduce nel fondo nero, o visione, una distanza incolmabile ci divide. Analisi del testo I temi. Nella poesia Montale sembra voler indicare che il passato è inesorabilmente destinato a svanire, annichilito dal trascorrere del tempo. Il cigolio della carrucola avvia la rievocazione del ricordo evanescente di un volto, di un’immagine del passato del poeta. Il secchio colmo d’acqua si fonde con la luce (il momento luminoso della rievocazione), un ricordo dai contorni incerti (trema) affiora alla memoria, emerge dal pozzo profondo dell’oblio. L’immagine di un volto sorridente sembra farsi più nitida e il poeta cerca di baciarne le labbra, di afferrarla, ma subito essa si allontana, deformata inesorabilmente dal trascorrere del tempo e il ricordo svanisce. Quell’immagine che era affiorata alla memoria ripiomba verso il buio profondo del pozzo-tempo. Il tempo passato separa inesorabilmente il poeta da quella fugace visione. La poesia descrive l’impossibilità del recupero memoriale: l’illusione di poter sottrarre al tempo un frammento del proprio passato, un brandello di felicità ormai lontana, è destinata a svanire. L’immagine, accompagnata dallo stridore della carrucola, sprofonda nel buio rappresentato dal trascorrere del tempo, che ci separa inevitabilmente da quel che siamo stati. La struttura. Il componimento ha una struttura simmetrica: i primi quattro versi descrivono l’emergere del ricordo; il quinto verso indica il tentativo del poeta di afferrarlo, mentre gli ultimi versi descrivono lo svanire del ricordo, il suo allontanarsi nel tempo. Lo stile. La lirica è costituita da un’unica strofa di versi endecasillabi. I versi 7-8 sono un verso spezzato in due emistichi (parti) separati dai puntini di sospensione e dallo spazio bianco. Vi è la presenza di rime irregolari (secchiovecchio; ride-stride-divide) e numerose sono le assonanze (ricòrdo-ricòlmo, sècchio-cèrchio, accòsto-vòlto, àtropassàto, defòrma-ridòna), le consonanze e le iterazioni foniche disseminate nel testo, che creano un effetto d’eco e rendono compatto e musicale il ritmo (Cigola la CaRRuCola… tRema un RiCoRdo nel RiColmo seCChio… nel puRo CeRChio… sTRide la Ruota Ridona all’aTRo fondo). Il verbo “Cigola”, parola onomatopeica, richiama il rumore acuto della carrucola che fa risalire il secchio dalla profondità del pozzo, così come il ricordo riemerge faticosamente dalle profondità della memoria. Tuttavia il recupero del ricordo, che affiora alla superficie dell’acqua contenuta nel secchio e che s’illumina alla luce del sole, è evanescente ed effimero (evanescenti labbri v.5). Il senso di precarietà è accentuato dal fonema /r/ (l’allitterazione ricolmo-ricordo), che richiama il tremolio dell’acqua. Il verbo onomatopeico “stride” del verso 8 richiama il suono stridente e sgradevole della carrucola che riporta il secchio sul fondo del pozzo. La breve illusione di felicità e la successiva perdita irreparabile del ricordo è legata alla rima ride-stride dei versi 4 e 7. Non mancano nel testo termini colti come atro, di derivazione dantesca, accanto a termini del linguaggio quotidiano come secchio- pozzo- ruota.

Non recidere, forbice, quel volto (Le occasioni) Parafrasi: Forbice, non tagliare quel volto, che orma rimane da solo nella memoria che va cancellandosi, non fare che il suo grande viso [che ricordo] sempre in ascolto si dissolva nel nulla e si trasformi nella solita nebbia che caratterizza la mia vita. Cala il freddo della lama… il colpo secco recide La cima dell’albero [ma si può intendere anche: “scatta il colpo secco”] E l’acacia ferita scuote il guscio di una cicala Che cade nella fanghiglia formatasi per via delle prime piogge di novembre. Analisi: La forma e lo stile. La lirica di Eugenio Montale, dal tono arguto e dalla misura breve tipici dei Mottetti, è suddivisa in due strofe di quattro versi. Ognuna è costituita da 3 endecasillabi e un settenario, quest’ultimo posto in chiusura della prima strofa e al penultimo verso della seconda. La simmetria non perfetta è finalizzata all’ottenimento di una sottesa trama musicale, basata più sulla variazione che sul parallelismo. Infatti le rime, talvolta imperfette (sempre / novembre), sono dislocate in vari punti del testo, generando raccordi tra le due strofe e una finissima tessitura musicale: oltre alle rime in punta di verso, se ne contano due al mezzo (cala / cicala e svetta /belletta), a cui si aggiunge una serie di rimandi fonici interni (acacia / cicala; la sequenza di consonanti quasi identica, benché invertita nell’ordine, dei due versi finali di ogni strofa). Le immagini della forbice e dell’acacia ferita sono il correlativo oggettivo della perdita della memoria. Belletta è parola dantesca (VII canto dell’Inferno) e dannunziana. La minuziosa elaborazione formale ne fa uno dei vertici della poesia montaliana. I temi. La lirica è emblematica della sezione Mottetti dell’opera Le occasioni, dedicata al tema amoroso e a Irma Brandeis, la donna che compare sotto le vesti di un fantasma angelico, salvifico. Composta nel 1937, riprende il tema della memoria, che già caratterizza La casa dei doganieri. La forbice (v. 1) è quella del tempo, o meglio, dell’oblio cui costringere lo scorrere degli eventi. Il poeta non si rivolge, quindi, a un tu femminile, ma direttamente al tempo, esortandolo a risparmiare, nella sua azione cancellatrice, il volto della donna amata, l’unico baluardo della memoria e l’unico in grado di offrire un orientamento al poeta in un momento in cui la storia comincia a farsi minacciosa; ma la preghiera non viene esaudita (un freddo cala…) e il poeta si appresta all’ennesimo scacco che lo destina alla precarietà dell’esistenza. La perdita della memoria è esemplificato dal guscio di cicala che crolla dall’acacia rovinando nella fanghiglia novembrina: è un sudicio involucro vuoto, così come la mente del poeta, incapace di trattenere i ricordi. Il tono sentenzioso e la finissima concentrazione espressiva del mottetto certificano l’impossibilità di porre argine all’azione del tempo e al farsi della storia, che provocano lo smarrimento dell’uomo e la fine delle illusioni....


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