Satura Montale poesie PDF

Title Satura Montale poesie
Author Jacopo Giannoni
Course Letteratura Italiana
Institution Università degli Studi di Firenze
Pages 17
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Summary

Riassunto esaustivo di tutte le poesie della raccolta Satura di Montale, cin approfondimenti e descrizione delle parti in cui è diviso il libro. No descrizione della metrica, frequenti refusi....


Description

SATURA -tre riferimenti: 1 Satura lans, piatto mito di vivande per l’eterogeneità dello stile, 2 riferimento alla satira presente nel libro, 3 nel senso di saturazione (Zanzotto), ovvero la sovrabbondanza del consumismo e del bombardamento di notizie in riferimento alla critica al mondo contemporaneo. L’opera ha ancora una struttura da canzoniere e non ancora diaristica, sebbene ormai vi sia la consapevolezza che non sia più possibile raccontare una storia unitaria a causa della dissoluzione individuale nel mondo contemporaneo. Narrstività forte, abbassamento del lirismo, tendenza all’autoritratto, struttura meno compatta ma esistente, quantomeno nelle prime tre sezioni, temi comuni che attraversano poesie distanti, circolarità fra inizio (il Tu) e la fine (l’Altro) quindi mancanza di progressione, consuetudinizazzione degli oggetti-talismani, generale allentamento della tensione patetica e ironia (effetto sordina, Renzi). Orizzontalità, assenza di significato (seppur con uno scopo ideologico e non senza alcun senso come nelle neoavanguardie), allegoria vuota. Molti condizionamenti dall’amico Nelo Risi, poeta diretto, ironico e ideologicamente affine alle posizioni di Satura: lo scetticismo e il disincantamento di Montale ormai non lasciano spazio alla speranza ma solo ad una amara ironia. Da questa raccolta si comprende che Montale non ha niente a che fare con la linea orfico simbolista (poeti francesi, Campana) ne con gli ermetici (Ungaretti), ne con Saba, per cui simpatizzava ma che come Montale è irriducibile ad una corrente, mentre riprende dalle lezione Sereni e Zanzotto, mediatori fra classicismo e neoavanguardia. Potremmo dire che questo è il montale più ‘dantesco’, che gioca con lingua e significati, unisce passato e futuro, rappresenta un inferno (quello del mondo moderno industrializzato e massificato) nel nuovo medio evo di cui è esterno spettatore. Secondo Maria Corti, questa raccolta rappresenta una novità totale e uno stacco netto rispetto alle pubblicazioni precedenti (in realtà si sono sviluppati elementi già presenti nelle precedenti raccolte). Secondo Raboni, in Satura c’è il Montale personaggio e non l’io poetico, e questo incide negativamente nella qualità della raccolta. Pasolini lo attacca soprattutto dal punto di vista ideologico: Montale è un reazionario antimarxista che vigliaccamente non si schiera e all’ombra fa le veci del potere (Montale risponderà nella ‘Lettera a Malvolio’ in Diario del ‘71 e del ‘72’). Fortini criticherà la mediocre e irritante filosofia del libro, ma suppone che forse l’intera opera possa essere una grande satira, uno sbeffeggio della critica, e che l’io non sia Montale ma una parodia dello stesso, la rappresentazione di un vecchio in un mondo che si evolve°Il Tu -Una delle poesie del filone metaletterario, apre la raccolta sottolineando subito due cose: l’ironia e il dialogo con la critica, la biograficità e la frammentarietà dell’io poetico. Afferma che il suo tu non è, come dicono i critici, una istituzione, ma si riferisce a certe figure precise (come le donne angelo) che ricalcano l’io, che si moltiplica e si disperde in tanti poli diversi. Gioco fra specchio per le allodole e specchi come motiplicazione degli io, montale come l'uccello intrappolato che non sa chi sia°Botta e risposta I -Prima delle tre botta e risposta, dove Montale risponde ad una interlocutrice per dare un ritratto di sè. E’ un dialogo interiore in stile Canzoniere di Petrarca. Continuità con le conclusioni provvisorie, parla del dopoguerra affermando che in realtà nulla è cambiato. L’alter ego di Montale è Arsenio degli Ossi di Seppia (ispirato forse ad Arsenio Lupin, forse

per assonanza con Eugenio), non a caso personaggio accidioso (delirio d’immobilità), il luogo in cui i due si trovano è Asolo, in Veneto, città simbolo del decadentismo1)‘Arsenio’ (lei mi scrive), ‘io qui asolante’ -L’interlocurice immaginaria rimprovera Arsenio di trattenerla ad Asolo, in cui vive nel torpore sonnambulo, e dice che preferirebbe subire i traumi della realtà (sospendere l’eopché, meglio il morso di ghiaccio che il tuo torpore di sonnambulo)2)Uscito appena dall’adolescienza -Arsenio afferma che l’immobilità è la sua natura indipendente dalla condizione storica, e fa un’allegoria, quella delle stalle di Augia, per rappresentare l’Italia fascista, stalle che una volta ripulite dallo sterco in realtà sono contaminate da nuovi elementi (es. ciminiere) e dove gli uomini ma una massa indifferenziata (formiconi degli approdi), e questo rende priva di senso quella salvezza inattesa. Apparizione di Clizia. Molti elementi di gastronomia infernale che confermano la continuità con le conclusioni provvisorie. ‘Lui’, il personaggio di Augia, non si fa mai vedere e può rappresentare un dio-hitler (Zanzotto), un dio-godot indifferente al destino degli uomini (Martelli), il cieco potere divinizzato che schiavizza da sempre gli uomini (Squarotti). Citazioni ad alcune poesie delle occasioni: Carnevale di Gerti (sull'ebrea austriaca Gerti, 'un ricciolo di Gerti), A Liuba che parte (ebrea che fuggì dalle persecuzioni col un gatto, ' non un grillo ma un gatto', anche se qui viene citato il grillo come suo simbolo), inoltre citazione a Clizia. Sono tutte e tre donne di origine ebrea sfuggite, forse, alle persecuzioni. Un altro personaggio in cui risiede una speranza e 'la serva di Monghidoro', Ovvero la sua vecchia domestica Alice Bugi, già citata col nome di Palmina nel racconta della farfalla di Dinard 'le rose gialle'XENIA 1 -Dal tredicesimo libro di Marziale, gli Xenia sono i doni agli ospiti, in questo caso dono alla moglie morta che viene da un altro mondo, conferiti quasi per il ‘senso di colpa di chi resta’. Poesie brevi caratterizzate da riflessioni gnomiche, epigrammatiche, situazioni quotidiane, vi è un parziale ordine cronologico (Xenia 1,2,3,6). Impossibilità della comunicazione con Mosca, che viene descritta attraverso i ricordi e gli oggetti di coppia, ed elogiata per la sua capacità di sopravvivere nel mondo. Ribaltamento del rapporto con la donna amata, ora ben determinata e descritta in un contesto domestico, non più idealizzata. Oltre alla moglie emergono dei ‘personaggi ombra), inverosimili ed eccentrici, le uniche oltre a Montale capaci di comprenderla (simile a Farfalla di Dinard) e che Montale usa per narrare la sua storia°1, Caro piccolo insetto -difficoltà del colloquio con Mosca, a causa della sua miopia e dell’assenza di occhiali che impedisce a Montale di riconoscere il suo luccichio (versione feriale dell’epifania della donna angelo)°2, Senza occhiali né antenne -Continua il paragone di Mosca ad un insetto. Montale comprende che ormai Mosca non ha più labbra per parlare e che è ridicolo sperare in un contatto/miracolo (‘un lampo, un tuono e poi nemmeno la tempesta’)°3, Al Saint James di Parigi dovrò chiedere -Poiché non può esservi un colloquio viene evocata Mosca tramite i ricordi della coppia, in questo caso un soggiorno in un albergo a Parigi (Saint-James) e poi a Venezia (Danieli, la ‘falsa Bisanzio’ per lo stile di arredamento) e Mosca che parla al telefono con le sue amiche-

°4, Avevamo studiato per l’aldilà -Nuovo tentativo di dialogo con Mosca, dove si immagina un fischio concordato per riconoscersi nell’al di là, come se fosse avvenuto un Giudizio Universale (tutti sono già morti). Metafora montaliana dei morti in vita°5, Non ho mai capito se io fossi -Montale elogia il sesto senso di mosca (un radar di pipistrello), capace di comprendere la vera natura delle persone e scovare menzogne e ipocrisie°6, Non hai pensato mai di lasciar traccia -L’ironia e l’arguzia di Mosca non hanno lasciato mai forma scritta: Montale teme che se ciò fosse accaduto, lo avrebbe fatto apparire un poeta minore (neoteroe, dall’espressione di Cicerone, forse in riferimento ai neoavanguardisti)°7, Pietà di sé, infinita pietà e angoscia -Meditazione intorno alla condizione del superstite. Citazione del Trovatore di Verdi (‘Strana pietà’, quando Manrico non riesce ad uccidere il Conte di Luna che si rivelerà essere suo fratello) per rappresentare il presentimento inspiegabile di qualcosa che trascende la ragione, un al di là°8, La tua parola così stenta e imprudente -I ricordi della voce di mosca si fanno sempre più affievoliti, e Montale cerca di farla rivivere nei suoni e nei colori degli oggetti attorno a lui (macchina da scrivere, fumo del sigaro). Agosti afferma che c’è il tentativo di creare un nuovo codice linguistico con la plurima ripetizione del pronome ‘Ti’ per evocare Mosca°9, Ascoltare era il solo tuo modo di vedere -Oralità come dimensione privilegiata da Mosca, ma poi effetto sordina (Renzi) parlando di lei che finiva il conto del telefono parlando sempre con le amiche°10, ‘Pregava?’, ‘Sì, pregava Sant’Antonio’ -Religiosità anticonvenzionale di Mosca, nelle cui preghiere si mescolano minimalismo ironico e autentica partecipazione alle persone care. Veniamo a sapere di questo in un dialogo di Montale con un prete, che gli conferma che Mosca andrà in paradiso°11, Ricordare il tuo piano (il mio era doppio) -Più che il pianto, proprio soprattuto di Montale superstite, è il riso della moglie a persistere nella memoria per il suo humor e la sua imprevedibilità. Viene paragonato ad un anticipo del Giudizio Universale (ripresa xenion 1-4) mai accaduto a causa della sua capacità di giudicare gli altri rivelandone vizi e debolezze°12, La primavera sbuca col suo passo di talpa -l’avvicinarsi della primavera non è motivo di gioia ma di amarezza, a causa della mancanza di Mosca e dei ricordi quotidiani (i dolori del suo femore, le sue lamentele sull’estate...)°13, Tuo fratello morì giovane; tu eri -Il ricordo viene qui attivato tramite il ricordo a una terza persona (tema dei personaggi

ombra), Silvio Tanzi, il fratello musicista di Mosca morto suicida che Montale non ha mai conosicuto. Tema della morte in vita e della persistenza nel ricordo di certe figure (citazione di Diderot, ‘ombre noi stessi’), e della natura breve e fugace dell’arte, poiché le sue opere sono andate perdute°14, Dicono che la mia -con un gioco di parole Montale afferma che la sua non è una poesia d’inappartenenza perché apparteneva a Mosca, e poi elogia la lbertà di MOsca dalle categorizzazioni del reale come lo spazio e il tempo, ed usa i paradossi di Zenone per smentirli. Ma questi giochi filosofici servono a poco, perché anche a pensarci uno solo con lei, Montale non riceve conforto. Forte tendenza ossimorica. Riferimento alle bende e i gessi, ovvero alla malattia degli ossi che aveva colpito MoscaXENIA 2 -Costituita da due poesie lunghe e riflessive, la prima e l’ultima, che ‘contengono’ una serie di epigrammi sulla vita quotidiana di coppia di Mosca e Montale. Continua il filone dei personaggi ombra°1, La morte non ti riguardava -Mosca mostrava disinteresse per la morte e i suoi rituali, considerati inautentici come ogni rito sociale, ma adesso paradossalmente è lei la destinataria di una commemorazione. Montale accetta di partecipare al rito funebre, sebbene in modo distaccato e ironico. La morte gli appare incomprensibile (‘un punto, per me incomprensibile, e questo punto ti riguardava’. In realtà questo punto può anche indicare l’attaccamento di Mosca per la vita sensibile e la sua capacità di sopravvivere (Nozzoli). Cita Hobbes (uomini lupi) °2, Spesso ti ricordavi (io poco) del signor Cap -Conversazione di Montale con l’avvocato Cap, che viene a sapere con rammarico della morte di Mosca (a comprenderla erano solo persone inverosimile come lui, considerato tale solo a causa del nome: idea che il mondo reale sia solo un flautus vocis). Riferimento a Celia, la badante filippina, che riapparirà nello xenion 2-11°3, L’abbiamo rimpianto a lungo l’infilascarpe -Critica ironica alle convenzioni sociali dell’alta società, oggetto-talismano dell’infilascarpe che viene perso dalla coppia in un albergo a Venezia, buttato dalla cameriera Hedia (simile all’angiolino della Farfalla di Dinard)°4, Con astuzia -riprende l’evento descrivo nella poesia della Bufera ‘Ballata scritta in una clinica’, ovvero Mosca ricoverata all’ospedale per una malattia alle ossa mentre Firenze è liberata dai partigiani. Agnizione di Mosca, che con un gioco di parole chiama il chirurgo Mangano Manganello, in riferimento agli accadimenti recenti. Elogio della sua capacità di sdrammatizzare anche gli eventi più tristi°5, Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale -Riprende la metafora della poesia degli Ossi di Seppia ‘Incontro’ di vita come discesa verso la morte, che qui diventa uno scendere le scale con la moglie, che qui acquisisce una più modesta chiaroveggenza di Clizia, ovvero la capacità di vedere le cose terrene nonostante

la sua miopia (Montale tende ad ironizzare e minimizzare riguardo i suoi vecchi temi)°6, Il vinattiere ti versava un poco -Ironia e arguzia di Mosca, che ironizza riguardo al vino Inferno paragonandolo all’inferno della vita. Evento già raccontato nella Farfalla di Dinard (il bello viene dopo). Il tema verrà ripreso nel xenion 2-8°7, ‘Non sono mai stato sicuro di essere al mondo’ -Inettitudine esistenziale di Montale, che afferma che la moglie, seppur in dosi omeopatiche, almeno ha ‘mordicchiato’ il mondo, ovvero si è attaccata alle cose materiali ed è sopravvissuta°8, ‘E il Paradiso? Esiste un paradiso?’ -Continuazione dello xenion 2-6. Mosca chiede se esiste un vino chiamato Paradiso (parallelo con il dilemma montaliano sull’esistenza dell’al di là, vedi xenion 1-7)°9, Le monache e le vedove, mortifere -Tema della riflessione sul divino che proseguirà nelle prossime sezioni. Motivo già presente nella prosa ‘Le vedove’ in Farfalla di Dinard. Sono morti i migliori amici di Montale, e sono le mogli a dover perpetuare la loro memoria, ma le trova ridicolmente patetiche, e dice che anche Dio è indifferente a loro, e che Mosca era saggia a non nominarlo nemmeno°10, Dopo lunghe ricerche -Ambientato in Portogallo, nell’Avenida, dove Montale perde Mosca di vista e poi viene ritrovata in un bar a bere del vino. La sera vi fu una cerimonia in onore di Montale, ma Mosca, superiore alle convenzioni, ride nella folla di ascoltatori°11, Riemersa da un’infinità di tempo -Si riprende il tema dello xenion 2-2, poiché la filippina Celia chiama per saper edi Mosca, e una volta saputo della sua morte riattacca. Torna anche il tema del mondo come flatus vocis (da Manila o da altra parola dell’atlante)°12, I falchi -Si riprende l’immagine degli Ossi di Seppia del falco, che in ‘Spesso il male di vivere ho incontrato’ rappresenta il simbolo della indifferenza divina, ma qui vengono anche loro vengono ‘demistificati’ poiché Mosca li vede ancora da pulcini a Etreat e Delfi, sotto l’occhio materno in una affettuosa situazione familiare. Torna il tema dello xenion 2-7 della sopravvivenza quotidiana, qui usata per rompere la rete della necessità (‘In Limine’, Ossi di Seppia)°13, Ho appeso nella mia stanza il dagherrotipo -Montale cerca di ricostruire la sua incerta esistenza tramite quella della persona amata, osservando invano la foto di suo padre da bambino. L’unica cosa che in realtà resta dell’esistenza è il nulla condiviso con chi si ha amato°14, L’alluvione ha sommerso il pack dei mobili -Scritta nel 1966 dopo l’alluvione di Firenze, e tutti gli oggetti di Montale sono dispersi nell’acqua. Montale cerca di ricostruire la sua vita tramite la descrizione di questi oggetti

(dediche di Du Bos, timbro con la barba di Ezra, Canti Orfici, il Valery di Alain), che rappresentano per sineddoche una cultura ormai decaduta. Il loro riaffiorare alla coscienza è il definitivo congedo da essi in un metaforico ‘rigetto freudiano’. Montale stesso alla fine si ritrova coperto di nafta e sterco, riprendendo la metafora di Botta e Risposta I. L’uomo si ritrova assediato dalle cose e non può far altro che cercare un dialogo con esse. La poesia finisce con il riconoscimento del dono (xenion) del coraggio che la moglie ha concesso a MontaleSATURA 1 -Persa ogni speranza per miracoli ed epifanie, il linguaggio si fa satirico (l’unico strumento rimasto al poeta è quello della satira), con frequenti giochi di parole, e i temi più politici e polemici. Montale critica tutte le forme di ideologia finaliste, ovvero marxismo, idealismo, religione confessionale, scientismo, mito della macchina, e si distacca dal mondo con disincantamento. Prospettiva antistoricista e teologia negativa. Non c’è una evoluzione di pensiero ma degli atteggiamenti mentali fissi, non una evoluzione della conoscenza ma una condensazione riflessiva, punti ancora a cui ‘il pensiero si appiccica’. Tendenza ossimorica per evidenziare il relativismo della conoscenza tramite l’elencazione di coppie antinomiche°Gerarchie -Contrasto fra l’atmosfera elegiaca crepuscolare degli xenia e l’ironia e i giochi di parole di questa poesia al limite del nonsense. Uso ricco di artifici retorici e tecnici. Montale si prende gioco dei giochi linguistico-filosofici, in un climax che finisce nella grottesca frase finale (il pulsante è una pulce nel pulsabile)°Deconfiture non vuol dire che la creme caramel -Torna il tema della gastronomia, con un gioco di parole fra deconfiture (crac economico, in riferimento all’autunno caldo del ‘69) e de-confettura, ovvero confettura che non sta in piedi. Non non siamo mai stati confettati (compiuti, uomo redisuo di Dio)°La storia -Manifesto dell’antistoricismo montaliano, diviso in una pars destruens e una pars costruens. Difesa della libertà individuale contro le diverse filosofie della storia, religiose, idealiste e materialiste. Tema già affrontato in ‘Giudizio sulla Storia’ di Auto da Fè)1)La storia non si snoda… -Modellata sulla falsariga della litania, questa poesia dice tutto ciò che la storia non è (non è una catena ininterrotta, l’insieme di passato presente e futuro, produzione degli uomini, ordinatamente progressiva o regressiva, eticamente razionale, intrinseca al mondo, magistrale vitae) 2)La storia non è poi -Anche se la storia è indifferente all’uomo e non insegna nulla, alcuni possono sfuggirle proprio perché essa non è meticolosa e lascia ‘sottopassaggi, cripte, buche e nascondigli’ e ‘qualche pesce sfugge’, riprendendo la metafora della maglia rotta nella rete. Purtroppo, però, chi ne sfugge (poeti) non ne è consapevole mentre chi resta impigliato (marxisti e idealisti) si crede libero°In vetrina -Messa in ridicolo delle condizioni umani e constatazione della casualità della vita. Il titolo allude alle ‘bacheche dei misantropi’ nelle quali sono conservati rapaci notturni (uccelli del

malaugurio con cui si identifica Montale) impigliati, amati da chi odia gli uomini. Citazione della gronda di Fortini, contro il suo ‘ottimismo umanistico’ (la rondine che si posa sulla gronda, che in questo modo fa cadere il vecchio sistema borghese, qui fa morire qualcuno per asfissia ma la cosa non porta a nessun cambiamento)°Il raschino -Montale con ironia leopardiana affronta il tema dell’espulsione del pessimismo (il nero) dai colori della nostra tavolozza°La morte di Dio -Prima del trittico delle poesie sulla teologia che pongono come alternativa alla teologia tradizionale una teologia negativa, con un Dio distante dagli uomini e indefinibile. Il titolo riprende la frase di NIetzsche e si riferisce al discorso di Paolo VI in Terrasanta a favore dell’unicità del dio delle religioni monoteiste e lamentando la sua morte, ovvero la crisi della fede in occidente. Con effetto sordina il grande tema viene paragonato ad una caduta di Mosca in un locale parigino°A un gesuita moderno -La poesia riprende i contenuti di una prosa, ‘Il gesuita proibito’, recensione al libro omonimo di Gianfranco Vigorelli sul gesuita Teilhard de Chardin, che afferma che l’uomo è unione fra fisi e psiche, punto d’arrivo dell’albero vitale, e lo spessore psichico dei singoli avvolge come una noosfera la terra, e un giorno si distaccherà e gli spiriti individuali si concentreranno attorno al punto Omega, Dio, il punto di partenza. Montale conosce bene la corrente eretica del modernismo grazie alla sorella Marianna. Nel corso della poesia irride le sue tesi e afferma addirittura che il tempo non esiste, non ha un inizio né una fine°Nel fumo -Prima delle poesia su Mosca in Satura, come proseguimento degli xenia. Montale parla di quando attese la moglie alla stazione, e a causa del ritardo del treno cresce la sua ...


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