appunti esperimenti Tajfel PDF

Title appunti esperimenti Tajfel
Course Psicologia sociale
Institution Università degli Studi di Milano-Bicocca
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presentazione esperimenti principali ...


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DISPENSE DI PSICOLOGIA SOCIALE // TAJFEL Henri Tajfel nacque in Polonia nel 1919, e studiò in Francia, a Parigi. Si arruolò volontario nell'esercito francese agli esordi della seconda guerra mondiale. Nel 1940 venne fatto prigioniero dall'esercito tedesco e trasferito in un campo di concentramento dove rimase fino sl 1945, come operaio in una segheria. Alla liberazione si trovò solo, la sua famiglia e i suoi amici più cari, erano morti. Lavorò come educatore e si interessò alla psicologia, tanto da ottenere nel 1961 il Ph.D dall'università di Londra, ed iniziò a tenere lezioni in grandi centri nord-americani. Fu a capo per diversi anni dell'ordine degli psicologi sociali d'Europa e per un periodo rimase anche nel centro studi di Roma. Morì nel 1982 per un tumore inoperabile. 2. Gli studi sui processi di categorizzazione Filone guida della sua ricerca: è possibile individuare delle basi razionali che spieghino la discriminazione intergruppi, la formazione degli stereotipi sociali e del pregiudizio sociale? Per trovare una spiegazione si rifà alle ricerche del New Look di Bruner, sulla sovrastima percettiva e le ricerche di Campbell: – Bruner: sovrastima percettiva. Quando gli stimoli percettivi hanno un certo valore (esempio: monete) i soggetti sperimentali sovrastimano la loro grandezza. Il principio esplicativo alla base di tal fenomeno è da ritrovare nell'organizzazione degli stimoli in categorie differenti, per cui si accentuano le differenze tra stimoli dotati di valore e stimoli privi di valore. – Campbell: la categorizzazione permette di semplificare e ordinare gli oggetti della realtà in base alla loro appartenenza categoriale. Un famoso compito di Campbell era: memorizzare la collocazione spaziale di sillabe senza senso presentate su una linea orizzontale sempre nella stessa posizione. stimoli: - sillabe aventi la e come lettera centrale collocati sulla sinistra - sillabe aventi la x come lettera finale collocati sulla destra - sillabe casuali al centro risultati: errori nel ricordare la posizione delle sillabe al centro. I soggetti tendevano a separare con precisione la posizione spaziale delle 2 categorie di stimoli. Tajfel ipotizzò che gli effetti cognitivi della categorizzazione sono di due tipi – I) classificazione di stimoli in categorie distinte (A vs.B) ⇒ sovrastimare le differenze degli stimoli della categoria A rispetto a quelli della categoria B (= EFFETTO DI CONTRASTO) – II) classificazione di stimoli in categorie distinte (A vs.B) ⇒ sovrastimare le somiglianze fra gli stimoli della stessa categoria (= EFFETTO DI ASSIMILAZIONE) Esperimento di Tajfel e Wilkes riprendendo contrasto e assimilazione 1963 – compito dei soggetti: consisteva nello stimare la lunghezza di 8 linee, che differivano tra di loro per circa 1cm. – stimoli: condizione sperimentale linee più corte sul cartoncino A / linee più lunghe sul cartoncino B – ipotesi: categorizzazione degli stimoli suggerita dalle lettere A e B – risultati: effetto di contrasto → sovrastima della differenza tra la linea più lunga della categoria A e la linea più corta della categoria B, alimentato dalla differenza categoriale. L’effetto di contrasto nella realtà sociale: “le categorie sono nomi che tagliano a fette il mondo sociale” (Allport). L’effetto di contrasto – esagerazione delle differenze - nella percezione degli altri è guidato dal giudizio sociale, che lungi dall'essere un processo neutrale, carica gli oggetti sociali di valore e di rilevanza per le persone. Per esempio, dei razzisti giudicavano le differenze fisiognomiche molto più accentuate tra neri e bianchi rispetto a non razzisti. Doise, Deschamps, Meyer (1978) sostegno al principio di assimilazione. – compito soggetti: indicare quali aggettivi di una lista descrivevano meglio le persone (3 ragazzi, 3 ragazze) presentate in fotografia. – metà dei soggetti erano consapevoli di valutare foto di ragazze e ragazzi (appartenenza categoriale saliente) – metà dei soggetti non consapevoli di valutare foto di persone di sesso opposto (condizione di controllo) Risultati: nella condizione di “appartenenza categoriale saliente” emerge un aumento delle differenze intercategoriali (contrasto) e un aumento delle somiglianze intracategoriali (assimilazione). La categorizzazione degli stimoli della percezione è un principio organizzativo della conoscenza degli

oggetti che spesso modifica, agli occhi di chi percepisce, i dati della realtà. 3. Esperimenti sui gruppi minimi La categorizzazione sociale è una condizione sufficiente per la manifestazione della discriminazione intergruppi? La categorizzazione sociale (distinta dalla categorizzazione tout-court) di Tajfel implica elementi differenziali che alimentano la divisione dell’ambiente sociale in “noi” e “loro”. Oltre a essere caratterizzata dalle funzioni cognitive che regolano la classificazione degli stimoli che permettono di ordinare e semplificare – è carica di valori che influenzano il modo in cui le persone elaborano informazioni ed agiscono nei confronti dell’uno e dell’altro gruppo sociale. La ricerca di Tajfel si fonda su un antologia di studi sul comportamento discriminatorio fra i gruppi che in quegli anni si era arricchita di nuovi esperimenti: – Sherif (1966). Teoria del Conflitto Realistico tra gruppi: la discriminazione deriva da un concreto conflitto di interessi. Dalla lotta di due gruppi dove solo uno ottiene le risorse limitate, nasce antagonismo, ostilità e stereotipi. – Rabbie e Horwitz (1969) è possibile che nasca ostilità tra gruppi anche in assenza di reale conflitto. Si riallacciano alle teorie lewiniane dei gruppi caratterizzati dalla sentimento di interdipendenza e destino comune. Esperimento bambini divisi tra gruppo dei versi e dei blu. Sulla base del lancio della monetina, vincita per uno dei due gruppi di una radio. Il legame rafforzato dal destino comune di vittoria o sconfitta portava a un giudizio di valutazione favorevole verso il gruppo di appartenenza. Al contrario nella condizione di controllo (mera categorizzazione): i giudizi non evidenziano atteggiamenti pregiudiziali verso uno dei 2 gruppi. → Riprendendo l'esperimento sopracitato: Tajfel, Billig, Flament (1971): esperimento dei “Gruppi Minimi” Ipotesi di base: categorizzazione come base sufficiente per generare discriminazione intergruppi, ovvero la tendenza etnocentrica a valutare il proprio gruppo in maniera più favorevole dell'outgroup. Criteri della procedura sperimentale: – nessuna interazione faccia a faccia – anonimia reciproca dei soggetti (conosciuta dell'altro solo appartenenza categoriale) – nessuna relazione tra criterio di categorizzazione e compito di distribuzione delle risorse – la distribuzione delle risorse non ha valore strumentale in termini personali per il soggetto che la compie – importanza concreta delle risorse da distribuire 1° Esperimento – compito: valutare n° di puntini presentati su uno schermo e scrivere subito dopo il numero su un foglio. – condizione neutrale: soggetti informati dell'esistenza di due gruppi, un gruppo dei sotto-stimatori vs. gruppo dei sovra-stimatori del numero di puntini. – condizione di valore: lo sperimentatore comunicava al soggetto che un gruppo fece giudizi accurati vs. gruppo dei giudizi meno accurati. In realtà tale procedura aveva il mero scopo di categorizzare i soggetti in base a queste 4 categorie, sovrastima, sottostima, accurato non accurato – la realtà dei fatti è che la attribuzione è casuale. – compito sperimentale: distribuzione di risorse ad un membro dell’ingroup e dell’outgroup (non a se stessi!) mediante matrici, strutturate in modo tale per cui ad una certa somma per il membro dell’ingroup ne corrisponde un’altra per il membro dell’outgroup. Matrici di pagamento Matrice: costituita da 14 caselle, ogni casella contiene 2 numeri. - fila superiore dei numeri: potenziali punti da distribuire a un soggetto - fila inferiore dei numeri: potenziali punti da distribuire a un altro soggetto Punteggi da assegnare: Esempio matrice: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 Compiti sperimentali per ogni partecipante (vi erano infatti in totale 6 matrici sul foglio per 3 combinazioni di soggetti= 18 pagamenti): 1) distribuzione risorse tra 2 membri diversi dell’ingroup

2) distribuzione risorse/penalità tra 2 membri dell’outgroup 3) distribuzione risorse/penalità tra 1 membro ingroup e 1 membro outgroup Tipi di matrici: A) matrici 1 e 2: penalità massime superiori alle ricompense massime B) matrici 3 e 4: non vi sono penalità C) matrici 4 e 5: ricompense massime superiori alle penalità massime Possibili strategie di scelta: – Massimo profitto comune: scelta della casella corrispondente alla somma più alta da “estorcere” allo sperimentatore – Massimo profitto per il gruppo di appartenenza: massimo punteggio per il membro del gruppo di appartenenza, ma non per l’altro gruppo – Massima differenza a favore del gruppo di appartenenza: scelta che massimizza la differenza anche se questo implica un guadagno relativamente minore rispetto a quello massimo possibile – Imparzialità: punteggi uguali o simili per i due destinatari Generalmente, la scelta ricadeva nel caso di due membri ingroup o due outgroup della strategia di equità. Nel caso in cui si trattasse della condizione un ingroup e un outgroup, il risultato era drammaticamente differente ed emergeva chiaramente un comportamento di discriminazione a favore del proprio gruppo. La mera categorizzazione è a tutti gli effetti condizione sufficiente per discriminare i gruppi. A favore di queste ipotesi il fatto che indipendentemente dal valore associato al gruppo, accurato o meno accurato e nella condizione neutra del numero stimato si comportavano nello stesso modo. Le scelte riflettono un compromesso tra due norme sociale disse Tajfel, la norma di equità e la norma centrata sul primato del proprio gruppo, in base alla quale è “appropriato” favorire i membri del proprio gruppo a discapito di gruppi esterni. II esperimento Abbandono dell'uso delle matrici, nuove strategie di distribuzione considerate: – massimo profitto comune – massimo profitto per l’ingroup – massima differenza a favore dell’ingroup 1. Soggetti: 48 studenti, categorizzati in 2 gruppi, in base a preferenze estetiche: gruppo Klee, gruppo Kandinsky 2. compito: distribuzione risorse a: 2 membri ingroup / 2 membri outgroup / 1 membro ingroup e 1 membro outgroup. Risultati : – 72,3% dei soggetti → scelte a favore dell’ingroup – 19,2% dei soggetti → scelte a favore dell’ outgroup – 8,5% dei soggetti → scelte eque Sulla base di tale comportamento discriminatorio formularono l'ipotesi che nella condizione in cui i soggetti sperimentali dovevano distribuire risorse monetarie a due membri ingroup la logica sarebbe stata del massimo profitto comune, molto di più rispetto alla condizione dei due membri dell'outgroup. Talvolta erano disposti a sacrificare il massimo profitto, per permettere di avere la massima differenza rispetto all'outgroup. Secondo una norma comportamentale intergruppi, la dicotomia “noi” vs. “loro” conduce a una percezione di discontinuità tra individui e questo genera discriminazione interruppi. Riprendendo gli studi del periodo di Morton Deutsch, quando un gruppo di persone differiscono in base a una caratteristica che varia in maniera continua tra loro, non si osserva nessuna discriminazione (anche se i soggetti si percepiscono agli estremi della distribuzione di quella caratteristica): è la discontinuità che conduce alla differenziazione intergruppi – data in questo caso dalla netta categorizzazione. Spiegazioni alternative alla categorizzazione sociale: – Rabbie e Horwitz: in base al principio della reciprocità, i soggetti favoriscono i membri dell’ingroup per essere a loro volta favoriti dagli stessi. Tale principio però non spiega la strategia della massima differenza a favore dell’ingroup: i membri dell’ingroup perdono benefici ⇒ interesse personale non difeso. – Tajfel spiegò la strategia della massima differenza dell’ingroup come modalità per ottenere una differenziazione positiva del proprio gruppo. – Billig e Tajfel: somiglianza interindividuale all’interno dei gruppi. Disegno sperimentale 2X2

incrociando il fattore somiglianza con il fattore categorizzazione → I condizione: “categorizzazione e somiglianza” (⇒ gruppi minimi) → II condizione: “categorizzazione senza somiglianza” (⇒ categorizzazione casuale) → III condizione: “somiglianza senza categorizzazione” → IV condizione: “assenza di categorizzazione, assenza di somiglianza Il favoritismo nella condizione di categorizzazione senza somiglianza (III) è statisticamente più elevato di quello nella condizione di somiglianza senza categorizzazione (II)U ⇒ la mera categorizzazione è una condizione sufficiente a generare discriminazione intergruppi. Per spiegare i risultati ottenuti, Tajfel e collaboratori si riferiscono a una relazione tra: - gli aspetti normativi della condotta sociale - il modo in cui i soggetti si rappresentano il contesto in base alle richieste che ricevono La differenziazione categoriale Doise (1976): elaborazione concetto di differenziazione categoriale, per cui la categorizzazione sociale produce vari livelli di differenziazione: – livello comportamentale – livello dei giudizi di valore circa i gruppi sociali – livello delle rappresentazioni (o del livello cognitivo) Tali livelli sono tra loro interconnessi e la differenziazione in uno di essi porta a una differenziazione anche negli altri. Per esempio: quando si preannunciano ai soggetti sperimentali relazioni competitive con l’outgroup emerge una differenziazione dall’outgroup in termini valutativi. Nel caso di categorizzazioni incrociate gli effetti della differenziazione categoriale si attenuano o scompaiono. → Esperimento di Deschamps e Doise (1978) – Compito: valutare attraverso una serie di caratteristiche stereotipiche soggetti giovani e adulti, maschi e femmine – I condizione: metà soggetti valuta membri di categorie dicotomiche (esempio: i maschi) – II condizione: metà soggetti valuta categorie incrociate (esempio: giovani femmine o maschi adulti) – Risultati: la differenziazione categoriale è più ridotta nella condizione di categorizzazione incrociata. N.B. nelle categorizzazioni incrociate si può ritrovare una relativa continuità categoriale ⇒ è la discontinuità categoriale a produrre la differenziazione valutativa. Talvolta le categorie hanno un importanza elevata, come la preferenza sessuale che anche nel disegno incrociato con il gruppo etnico rimaneva invariata – o l'appartenenza ad una comunità religiosa (per cui l'appartenenza ingroup denotava una valutazione positiva, ed in caso contrario vi era una significativa caduta di valutazione indipendentemente dalla lingua o nazionalità). La percezione di omogeneità dell’outgroup e dell’ingroup Vi è una tendenza a considerare l’outgroup in maniera omogenea (tutti con le stesse caratteristiche) come effetto di assimilazione intragruppo (es. cronista che dice 'loro sono tutti uguali' quando ci sono solo 3 neri nella squadra – Rupert Brown). Esperimento di Linville, Fisher e Salovey (1989): 2 gruppi, uno di studenti l’altro di anziani, valutavano più omogeneo il gruppo diverso dal loro. Spiegazioni: – Ipotesi della familiarità: ognuno possiede più informazioni riguardo ai membri dell’ingroup rispetto a quelli dell’outgroup, ai quali quindi attribuisce una maggiore omogeneità. – secondo Park, Judd e Ryan (1991), le persone depositano in memoria le informazioni circa l’ ingroup e l’outgroup in modo differente: le informazioni sull’ ingroup sono più concrete, precise e attendibili. Omogeneità dell’ingroup Il fenomeno di omogeneità talvolta è estendibile anche all' ingroup. Stephen (1977): studio su bambini ispanici, neri e bianchi negli Stati Uniti. I bambini tendevano a percepire gli altri gruppi come più differenziati del proprio. – Nel confronto tra gruppi maggioritari e minoritari: il gruppo minoritario (da un punto di vista numerico, socio-culturale, economico...) si sente minacciato e si percepisce come più omogeneo. Tale fenomeno ha avuto conferme successive negli studi di Mullen e Hu

I gruppi come fonte di identità sociale per le persone La distinzione positiva dell’ingroup è l’esito della sequenza categorizzazione sociale → identità sociale → confronto sociale. Per la discriminazione intergruppi sono necessarie 2 condizioni: – la categorizzazione sociale – la rilevanza per l’immagine di sé dell’appartenenza al gruppo L'importanza del proprio gruppo per l'immagine di se deriva dal confronto sociale con altri gruppi. Lo scontro ha come risultato in positivo il raggiungimento di una specificità positiva rispetto al gruppo di confronto. Teoria dell’Identità Sociale (1979) = teoria motivazionale sui processi psico-sociali alla base delle relazioni intergruppi. Viene definita motivazionale per il fatto che la forza psicologica che spinge gli individui all'appartenenza ai gruppi è l'enfatizzazione o mantenimento della stima di sé. Tale raggiungimento di specificità positiva nel gruppo ha un riverbero anche nella concezione positiva del sé. L'identità sociale è quindi parte dell’immagine di sé di un individuo che deriva dalla sua consapevolezza di far parte di un gruppo di persone e dal valore emozionale di tale esperienza. Gruppo sociale: Tajfel si rifà al concetto di nazione di Emerson: “La nazione è un corpo di persone che sentono di essere una nazione”. Alcuni prodotti simbolici delle relazioni intergruppi: stereotipi sociali e pregiudizi La tendenza a vedere in maniera omogenea gli elementi che caratterizzano un insieme, è alla base degli stereotipi. Funzioni degli stereotipi: – cognitiva: riguarda il processo di semplificazione dell’ambiente sociale attraverso la categorizzazione sociale – di difesa: aiutano gli individui a difendere i loro sistemi di valori – sociale: creano o rafforzano le ideologie atte a spiegare azioni collettive verso altri gruppi – di differenziazione: servono a differenziare positivamente il gruppo che li possiede dai gruppi di confronto Per definire uno stereotipo a livello cognitivo c'è bisogno di una categoria di appartenenza condivisa (gli italiani mangiano bene gli inglesi no). Il termine stereotipo deriva da un procedimento di stampa, ovvero il calco utilizzato per riprodurre sulle pagine modelli o figure. Fu il giornalista Lippmann che riprese tale termine per indicare come le persone riducono la complessità della realtà sociale in calchi cognitivi al fine di rappresentarsi in maniera rapida e semplificata persone o eventi. Gli stereotipi sono ripetitivi e resistenti al cambiamento, vengono condivisi da grandi masse di persone nei gruppi tanto da radicarsi nella cultura. Per Tajfel oltre alla funzione cognitiva che permette semplificazione dell'ambiente sociale, gli stereotipi aiutano e legittimano gli individui a difendere il proprio sistema di valori (rafforzare un sistema ideologico, di giustificazione delle azioni ecc). Gli stereotipi sociali possono essere intesi come rappresentazioni sociali: “parti fondamentali dell’ambiente, che influisce sugli aspetti collettivi del comportamento sociale di masse di individui. Gli stereotipi così concepiti aumentano il pregiudizio sociale: “presa di posizione squalificante, originata da processi di gruppo e rivolta ai membri di un gruppo per la loro sola appartenenza a quest’ultimo.” Pettigrew e Meertens (1995): – Pregiudizio aperto: posizioni del razzismo fondato sulle differenze biologiche tra gruppi (rimpatriamo tutti gli immigrati) – Pregiudizio sottile: si concentra sulla difesa dei valori individualisti tradizionali e sulla credenza che i gruppi di minoranza hanno ottenuto dei benefici sociali troppo consistenti (rimpatriamo quelli senza permesso di soggiorno) Pregiudizio Il pregiudizio è l'atteggiamento sfavorevole e talvolta ostile verso un gruppo sociale e i suoi membri, da cui consegue la discriminazione. Un aspetto terribile del pregiudizio è la disumanizzazione, ovvero privare le persone della propria dignità e umanità. Se un outgroup può essere considerato meno umano, compiere atrocità contro i suoi membri equivarrà a schiacciare un insetto. Gordon Allport ritrovò la radice primaria di pregiudizio in 'giudizio prematuro', o 'pensare male di qualcuno senza avere motivi sufficienti per farlo'. Sono tre i tipi di comportamento che celano pregiudizi di fondo: – riluttanza ad aiutare: incapacità di...


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