Esperimenti di psicologia PDF

Title Esperimenti di psicologia
Author Erika Di Giminiani
Course Psicologia
Institution Università degli Studi dell'Aquila
Pages 19
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Summary

Riassunti di tutti i capitoli, ad esclusione del 3....


Description

Capitolo 1: A METÀ DEL CAMMINO Argomento: La memoria Kurt Lewin si concentrò sulla psicologia dinamica intesa come un sistema di tensioni psichiche che spinge l'individuo a determinati comportamenti. Lewin voleva introdurre il metodo sperimentale su aree del comportamento considerate non raggiungibili dallo studio scientifico come emozioni, affetti e atti di volontà (linguaggio, memoria e percezione si potevano studiare). La novità introdotta da Lewin: possibilità che l'agire umano sia frutto di una duplice interazione tra l'individuo e l'ambiente, inoltre varia anche il concetto di quest'ultimo che comprende la complessità delle interazioni fisiche e personali dell'individuo in un dato momento. Tale interdipendenza genera una dinamica interna di tensioni che vengono attivate e disattivate in base ai cambiamenti dell'ambiente o che precedono le azioni della persona modificando l'ambiente. In tal modo si forma un bisogno o quasi - bisogno il cui soddisfacimento è legato all'esaurimento della tensione conducendo l'individuo ad agire per riequilibrare la dinamica interna. La ricercatrice Bluma Zeigarnik si interrogò sulla possibilità che uno stato di tensione prodotto dalla necessità di portare a termine un compito possa influenzare il comportamento mnestico dell'individuo. Esperimento: Data una serie di 18-22 compiti manuali e mentali, i soggetti dovevano eseguirli il più velocemente e correttamente possibile, il tempo richiesto era dai 3 ai 5 minuti per ciascun compito e metà di essi venivano interrotti prima di poter essere completati. Successivamente il soggetto doveva ricordare i vari compiti il cui ordine veniva registrato. Attraverso un rapporto tra i compiti interrotti e completati (IR) e quelli completati e ricordati (CR) si arrivò alla conclusione che i compiti interrotti venivano ricordati meglio e nelle prime posizioni rispetto a quelli completati. Ciò era dovuto dal fatto che poiché una interruzione può essere considerata tale solo se viene sentita come un'interruzione, il soggetto veniva interrotto quando era più assorbito dal compito causando così una sorta di "effetto shock" . Anche nel caso in cui i compiti fossero stati ripresi dopo essere stati interrotti portava a ricordare meglio i compiti interrotti e non ripresi. Fu proposta una seconda ipotesi secondo la quale i soggetti ricordavano meglio i compiti interrotti poiché potevano pensare che lo sperimentatore glieli presentasse in seguito. Fu eseguito un secondo esperimento con un gruppo sperimentale e uno di controllo, in uno si diceva che i compiti interrotti sarebbero stati ripresi, nel secondo che non sarebbero più stati sottoposti, tuttavia i risultati non cambiarono. Bluma arrivò alla conclusione che quando il soggetto si accinge a compiere le operazioni necessarie per completare il compito, si sviluppa dentro di lui un quasi-bisogno di completamento, di conseguenza completare il compito implica scaricare il quasi bisogno. Inoltre:  Se si comunicava ai soggetti che si trattava di un compito di memoria, entrambi i compiti venivano ricordati o non ricordati indipendentemente dall'interruzione.  Possono influire delle condizioni generali: ad esempio nel caso in cui i soggetti sono affaticati mentalmente tenderanno a ricordare meglio quelli completati.  L'importanza delle differenze individuali: i soggetti ambiziosi e i bambini ricordano ancora meglio i compiti interrotti. Capitolo2: CHI CI AIUTA? Argomento: Comportamento di chi si trova di fronte qualcuno che chiede aiuto Gli psicologi cercarono di individuare gli elementi legati alle circostanze che possono influire sulla dimensione altruismo-egoismo. Secondo la sociobiologia l'altruismo è uno degli istinti fondamentali del genere umano.

Secondo la psicologia i processi empatici portano l'individuo a identificarsi con la persona che ha bisogno di aiuto, di conseguenza aiutarla implicherebbe alleviare le proprie sofferenze ed è per questo che è più frequente ricevere aiuto da un membro dello stesso gruppo sociale, stesa razza o stesso sesso. Inoltre, quanto più un individuo si sente investito della responsabilità di intervenire e tanto più è probabile che lo faccia. John Darley e Bibb Latané fissarono in 5 punti le fasi del processo che porta una persona a prestare aiuto: 1) Si presenta una situazione di potenziale pericolo. 2) La situazione viene definita come un caso di emergenza. 3) La persona che apprende il pericolo deve sentire la responsabilità a intervenire. 4) La persona deve avere qualche idea di cosa fare per aiutare. 5) La persona accorre in aiuto. La loro ipotesi: Più sono numerose le persone che in una circostanza di pericolo sono in condizione di prestare aiuto, meno ciascuna di loro si sentirà investita dalla responsabilità di agire. Sentirsi sostituibili fa sentire l'individuo poco responsabile, invece se si pensa di essere il solo a poter dare una mano, la responsabilità soggettiva aumenta. Esperimento: Degli studenti venivano condotti ognuno in una stanza diversa dove era presente l'attrezzatura per comunicare tra di loro attraverso telefoni interni e in ogni stanza vi era tavolo con un microfono e una cuffia, infine ogni studente veniva lasciato da solo nella propria stanza. Lo sperimentatore disse di essere interessato ai problemi degli studenti, ogni ragazzo avrebbe parlato dei propri problemi al telefono per 2 minuti e successivamente avrebbe riempito un questionario. La variabile indipendente: il n di soggetti che partecipavano all'esperimento:  CONDIZIONA A: crede siano in 2.  CONDIZIONE B: crede siano in 3.  CONDIZIONE C: crede siano in 6. In realtà ogni studente era sempre solo e le altre voci erano delle registrazioni. La prima voce afferma di soffrire di crisi epilettiche e dopo che tutti hanno parlato inizia ad gridare aiuto poiché gli sta avendo una crisi. La variabile dipendete: il comportamento del soggetto. Lo sperimentatore annota se egli esce dalla stanza per segnalare l'incidente e registra il tempo impiegato:  Frequenza e rapidità massime: A (85%, 52 sec)  Frequenza e rapidità intermedie : B (62%, 93 sec)  Frequenza e rapidità minime: C (31%, 166 sec) Fu eseguito un secondo esperimento: I soggetti sono seduti a riempire un questionario, inizia ad uscire del fumo e lo sperimentatore osserva i comportamenti dei soggetti dietro a uno specchio unidirezionale. Vi furono 2 variazioni: n dei soggetti nella stanza e il comportamento degli altri membri del gruppo. Nella prima variazione i soggetti da soli uscirono ad avvertire qualcuno nel 75% dei casi in 2 minuti. I soggetti di 3 persone uscirono per avvertire qualcuno del 13% dei casi in 2 minuti. Nella seconda variazione il gruppo di tre persone era caratterizzato da 1 soggetto autentico e 2 collaboratori, i quali finsero di ignorare il fumo. Il soggetto nel 90% non mostra segni di allarme per 6 minuti. Ciò era dovuto dal fatto che quando si presenta qualcosa di anomalo e potenzialmente allarmante, se non si hanno altre informazioni si guarda il comportamento altrui come per sapere di che si tratta. Se sono presenti altri individui che non intervengono, sarà difficile agire a causa della forma di pressione di gruppo e della diffusione dello stato di IGNORANZA PLURALLISTICA. Capitolo 4: NON STAVA FERMO UN MOMENTO: ERA RABBIA O ALLEGRIA? Argomento: Le emozioni.

Antica teoria delle emozioni: Dalla percezione delle nostre modificazioni fisiologiche possiamo riconoscere e dare un nome alle nostre emozioni. Un'importante caratteristica della risposta emotiva autentica è il tempo di latenza molto breve in cui la persona è al centro di molteplici stimolazioni e informazioni  ETICHETTAMENTO (riconoscimento delle nostre emozioni). Carl Lange Teoria periferica delle emozioni: ogni emozione si accompagna a modificazioni corporee distinte e inducendo determinate modificazioni corporee con vari mezzi. si creerebbero determinati stati emotivi.  messa in crisi da osservazioni di Cannon, il quale ha studiato le modificazioni viscerali nei diversi stati emotivi: 1) Le stesse modificazioni viscerali si presentano sia durante stati emotivi diversi che stati non emotivi. 2) Le alterazioni viscerali sono troppo lente per causare stati emotivi. 3) Se si inducono artificialmente modificazioni viscerali che si accompagnano a forti emozioni, le persone non provano affatto emozioni. Successivamente si prese in considerazione il ruolo delle conoscenze e attribuzioni inconsapevoli. Ipotesi Schachter e Singer: Gli stati emotivi dipendono dall'interazione di fattori cognitivi con uno stato di attivazione fisiologica. Derivano 3 corollari: 1. Se una persona si trova in uno stato di eccitazione psicofisica di cui non conosce la causa, la spiegherà utilizzando le conoscenze disponibili sulla situazione presente. 2. Uno stato di attivazione psicofisiologica viene spiegata attraverso eventi realmente accaduti. 3. Se in una situazione sono presenti elementi cognitivi tali da indurre uno stato emotivo, ma è assente lo stato di attivazione fisiologica, la persona non proverà alcuna emozione reale. Esperimento 1962: Viene detto ai soggetti che l'esperimento è di psicologia della visione e l'oggetto della ricerca è l'effetto di un composto vitaminico (Suproxin) sulla vista. Le istruzioni e le circostanze variano a seconda del gruppo sperimentale.

EPINEFRINA (adrenalina) accelera la frequenza del battito cardiaco, aumenta la frequenza respiratoria e altri effetto causando sensazioni di palpitazioni e vampate di caldo.

PLACEBO sostanza salina inattiva

 Epinefrina - informati: sintomi descritti ai soggetti, viene detto che la sostanza è innocua  Epinefrina - non informati: detto solo che la sostanza è innocua.  Epinefrina - disinformati: detti sintomi sbagliati (sonnolenza, pruriti e mal di testa )  per controllare cosa accade se si vengono fornite in anticipo spiegazioni sbagliate delle proprie sensazioni fisiche.  Placebo - non informati: detto che la sostanza è innocua  gruppo di controllo rispetto a epinefrina - non informati Nuova variabile indipendente: comportamento del confederato. Dopo l'iniezione, il vero soggetto veniva portato in una stanza con il confederato per attendere 20 min prima della prova della percezione visiva. Veniva indotta una situazione che induceva: ›

Stato d'animo allegro e gioioso  condizione EUFORIA, in cui entrano in una stanza disordinata dove il confederato iniziava a giocare e a divertirsi.



Stato d'animo di tensione e irritazione  condizione RABBIA, in cui svolgono un questionario con domande spiacevoli e irritanti e il confederato si arrabbia.

Il comportamento dei veri soggetti viene seguito dallo sperimentatore attraverso il vetro unidirezionale e codificato secondo criteri fissi per valutare la presenza e l'entità delle manifestazioni di irritazione ed euforia. 3 variabili 7 condizioni sperimentali 2 variabili dipendenti: comportamento del soggetto durante "fase di attesa" codificato e quantificato secondo le dimensioni di euforia o rabbia, questionario. Le conclusioni ottenute furono le seguenti:  Ogni volta sia possibile attribuire delle modificazioni fisiologiche a particolari cause di natura fisico - chimica, l'autoattribuzione di uno stato emotivo è meno frequente o di minore entità.  Se le informazioni sulle cause fisiologiche dell'arousal sono insufficienti o erronee, l'individuo tenderà a sentirsi o comportarsi in modo emotivo e la qualità dell'emozione dipenderà dalla situazione in cui egli si trova. Il condizionamento emotivo resta basso se non vi è un discreto livello di attivazione del sistema nervoso autonomo ed anche se intervengono delle cognizioni. Capitolo 5: IMMAGINI DEGLI OCCHI, IMMAGINI DELLA MENTE Argomento: Le immagini mentali L'immagine è una rappresentazione mentale di un'esperienza percettiva ed è irraggiungibile (no scontro diretto, servono mediatori linguistici o figurali). Esiste sempre uno scarto temporale fra l'evento - immagine e la sua descrizione, che può provocare problemi mnestici. Roger Shepard aveva un duplice interesse: 1) Esaminare il rapporto tra la funzione immaginativa e la funzione percettivo - sensoriale. 2) Esaminare elementi e modalità del processo immaginativo attraverso il paradigma dei tempi di reazione.

La sua ipotesi: esiste un'analogia tra i modi di funzionamento della percezione visiva e quelli dell'immaginazione.  relazione definita ISOMORFISMO DI SECONDO ORDINE (possiedono le medesime regole di funzionamento). Per dimostralo bisognava individuare il lavoro mentale di tipo immaginativo e confrontarlo con l'analogo lavoro percettivo visivo. Esperimento: Furono create 10 figure geometriche astratte 3dimensionali costituite da cubi posizionati in modo da formare 3 curve per ciascuna figura, inoltre la posizione e la direzione erano studiare in modo da rendere ciascun oggetto asimmetrico dagli altri. Per ciascun oggetto sono state costruite altre 18 figure ottenute con una rotazione di 20° sull'asse verticale, successivamente furono scelte 7 posizioni e per ciascuna di esse bisognava costruire una coppia costituita da una figura e dalla sua rotazione di 20°. Le coppie possibili per ogni figura sono 10  rotazione fu eseguita si oraria che antioraria 20 coppie  erano 10 oggetti = 200 coppie Furono costruite altre 200 coppie di figure che erano la rappresentazione speculare dell'altra  400 coppie. Ai partecipanti venivano presentate 2 coppie di figure e doveva decidere se erano le stesse, in tal doveva premere il pulsante sulla mano destra, in caso contrario il pulsante sulla mano sinistra, in tal modo veniva rilevato il tempo intercorso tra l'apparizione delle figure e il momento della decisione = tempo impiegato per compiere mentalmente la rotazione. I soggetti furono sottoposti a 3 condizioni: profondità, piano orizzontale e mista. I risultati ottenuti mostrarono che:  Per confrontare mentalmente due figure, di cui una è stata ruotata, i soggetti impiegano una quantità di tempo proporzionale all'angolo di rotazione della figura, secondo una funzione lineare.  I soggetti compivano mentalmente un movimento di rotazione dell'immagine, fino al punto in cui si sovrapponesse all'altra,inoltre il movimento di rotazione mentale dell'immagine ha un andamento analogo a quello dell'oggetto reale. Di conseguenza esiste un rapporto isomorfico funzionale fra evento reale ed evento percettivo.  Alcune delle operazioni mentali che vengono compiute con l'immaginazione sono simili al modo di procedere della percezione visiva. Capitolo 6: SI IMPARA PRESTO A NON CADERE NEL VUOTO Argomento: Il senso del vuoto L'ipotesi della psicologia dell'età evolutiva era se l'organizzazione percettiva degli animali, compreso l'uomo, è innata o viene appresa attraverso l'esperienza. Eleanor Gibson e Richard Walk elaborarono l'ESPERIMENTO DEL PRECIPIZIO VISIVO, che riguardava la percezione della profondità in vari animali e bambini. Fu costruita una struttura di legno a forma di parallelepipedo comporta da 2 parti:  Una PIENA, le cui superficie erano ricoperte da un disegno a quadri bianchi e neri.  Una VUOTA, il cui piano superiore era costituito da uno strato spesso di vetro che faceva vedere il fondo, ricoperto anch'esso dal disegno a quadri bianchi e neri. Una lastra di legno larga 40 cm segnava il confine tra le due parti. Furono esaminati 36 bambini (6-14 mesi) con le rispettive madri,le quali venivano poste dal lato con il vetro chiamando i propri figli i quali venivano posizionati sulla parte piena della struttura, essi tentavano di dirigersi verso le madri, ma appena incontravano la superficie di vetro, non osavano avvicinarsi. Da ciò si scoprì che i bambini hanno la capacità di discernere le profondità appena sono in grado di muoversi autonomamente e tale percezione visiva matura più velocemente delle abilità motorie, ma ciò non dimostra che tale capacità sia innata.

Si è effettuato lo stesso esperimento con piccoli cuccioli appena nati come pulcino, caprette, agnellini, i quali non si avvicinavano alla superficie di legno, e se venivano appoggiati su di essa o posti al suo bordo, questi cuccioli mostravano un tipico comportamento di paura. Da ciò si intuì che in questi casi la vista fa percepire ai piccoli il pericolo del precipizio. Diversamente accadeva con animali come piccoli topi i quali utilizzato maggiormente il tatto e l'odorato, furono bendati ed essi gironzolavano tranquillamente preferendo però la superficie in legno; ma una volta sollevata il listello centrale di confine in modo da impedire loro la percezione tattile della superficie vetrosa più del 95% preferì rimanere sulla superficie di legno. I gattini di 4 settimane si comportarono esattamente come i pulcini, agnellini e caprette. Successivamente Gibson e Walk effettuarono alcuni esperimenti eliminando un possibile riflesso nella superficie vetrosa con luce dirette su di esse  risultati analoghi. Poi hanno innalzato il piano basso fino a farlo combaciare con il vetro = gli animali si muovono indifferentemente nelle due zone, quando il piano viene abbassato di 20 cm, essi si recano solo sulla superficie di legno. Pur rimanendo uguali sia la grandezza dei quadrati che la distanza che li separa, la lontananza di una superficie e il movimento dei soggetti mutano le caratteristiche del loro campo visivo e queste variabili possono influire sull'andamento dell'esperimento. Si è svolto un nuovo esperimento con delle variazioni: Nel primo caso (senza effetto - distanza, solo il cue della parallasse di movimento): i topi adulti continuavano a preferire la superficie di legno. Nel caso dell'annullamento della parallasse di movimento: i topi neonati e adulti preferiscono la quadrettatura grande, i pulcini di 1 gg girano su entrambe le superfici. Tenendo cono che i topi iniziano a camminare dopo pochi giorni dalla nascita, in questo caso si ipotizza una qualche forma di apprendimento. Dunque la parallasse di movimento è innata, l'effetto distanza si forma tramite l'apprendimento. CONCLUSIONE FINALE: Alcune specie di animali e uomini, appena sono n grado di muoversi nell''ambiente, percepiscono la profondità ed esibiscono comportamenti motori di evitamento di uno spazio percepito come un vuoti/precipizio. Capitolo 7: PENSIAMO CON LA NOSTRA TESTA O CON QUELLA DEGLI ALTRI? Argomento: L'influenza degli altri su di noi. La bugia consiste nell'affermazione deliberata che alcuni eventi stiano in modo diverso da come noi crediamo e il destinatario di tale bugia deve trovarsi impossibilitato a controllare personalmente lo stato delle cose. Una manipolazione persuasiva è qualcosa che si aggiunge e non si sostituisce all'informazione diretta, è un intervento che induce una persona a vedere con gli occhi di un altro quello che avrebbe visto diversamente. Solomon Ash ha studiato come l'essere membri di un gruppo può modificare le azioni, le percezioni e i giudizi di un individuo. Inoltre è possibile influire sulle percezioni e valutazioni senza modificare lo stimolo distale attraverso le distorsioni palesi. Moore aveva condotto delle ricerche che mostravano come persone che dovevano esprimente delle valutazioni in campo linguistico, etico e musicale erano influenzate dalle opinione presentate come "il parere della maggioranza". Ash voleva scoprire in quali condizioni e perché gli individui cedono alla pressione del gruppo e fanno delle affermazioni contrari alla loro esperienza percettiva.

Esperimento: Il soggetto veniva studiato assieme a 7-9 confederati che avevano la stessa età del partecipante. Lo sperimentatore disse che l'esperimento era sulle prove di discriminazione visiva mostrando due cartoni bianchi: uno con una striscia nera e l'altro con 3 strisce nere di lunghezze diverse, una delle quali era uguale alla prima linea. Veniva chiesto di scegliere quale fosse la linea uguale, in ogni situazione il vero soggetto era l'ultimo a esprimere il giudizio. La maggior parte dei confederati dava una risposta palesemente sbagliata. Il 33,2 % dei veri soggetti si allineava con la risposta sbagliata data dal gruppo. 25 su 31 cedettero almeno una volta alla pressione del gruppo dichiarando di vedere le linee in modo diverso. CONCLUSIONE: Quando si è in minoranza con le proprie idee, se non si cede alle pressioni del gruppo, non basta essere nel giusto, bisogna dimostrarlo. La maggioranza sente di avere ragione per il semplice fatto d...


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