LA Psicologia Culturale di Bruner PDF

Title LA Psicologia Culturale di Bruner
Course Scienze della comunicazione
Institution Università di Bologna
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Il contributo dello psicologo americano Jerome Bruner, nato nel 1915 a Durham, negli Stati Uniti, si caratterizza per una particolare apertura al dialogo critico e nel confronto con le altre discipline. Il suo lavoro è caratterizzato da una visione globale, olistica, proprio perchè l’autore presta a...


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LA PSICOLOGIA CULTURALE DI BRUNER DALLA RIVOLUZIONE COGNITIVA ALLA PSICOLOGIA CULTURALE INTRODUZIONE Il contributo dello psicologo americano Jerome Bruner, nato nel 1915 a Durham, negli Stati Uniti, si caratterizza per una particolare apertura al dialogo critico e nel confronto con le altre discipline. Il suo lavoro è caratterizzato da una visione globale, olistica, proprio perchè l’autore presta attenzione alla totalità degli aspetti della personalità umana. E’ proprio grazie al contributo di Bruner che si creano le basi per la “psicologia culturale”, il cui principale oggetto di indagine è proprio lo studio dei processi attraverso i quali gli individui danno un senso al mondo e alla loro stessa vita. del significato”,  considerato il manifesto della svolta di Bruner verso la psicologia Punto di riferimento principale sarà per lui la“Ricerca  culturale. L’APPRODO ALLA PSICOLOGIA CULTURALE ● Anni ‘30, Bruner visse la spaccatura tra psicologia accademica di stampo comportamentista (Hull, Skinner, Boring) e i nuovi stimoli provenienti dalla psicologia sociale (Mead, Lewin, Murray, Allport) → ATTENZIONE AGLI ASPETTI CHE CARATTERIZZANO L’ESSERE UMANO ● Incontro con gli esponenti della psicologia della Gestalt (Kholer, Wertheimer, Koffka, Lewin). → SVOLTA PSICOLOGICA: AFFERMARSI DI UNA VISIONE DELL’UOMO NON PIU’ PASSIVO RICETTORE DEGLI STIMOLI ESTERNI, MA COME ATTIVO SELEZIONATORE E COSTRUTTORE DELL’ESPERIENZA. SI DA IMPORTANZA ALLA MENTE E AL PENSIERO → CRITICA AL COMPORTAMENTISMO → ANNI ‘60 RIVOLUZIONE COGNITIVA ● Rilevanti gli incontri con le teorie di Piaget ( influenza strutturalista, logica sottesa ai processi di conoscenza) e Vygotskij ( influenza funzionalista, società umana fornitrice di strumenti per il funzionamento della mente) in ambito pedagogico → TEORIA DELLA SVILUPPO COGNITIVO: individua un sistema rappresentazionale caratterizzato da una continua interazione tra aspetti interni ed esterni dello sviluppo, fra pensiero e linguaggio; la cultura ha un ruolo fondamentale in quanto fornisce gli strumenti necessari per l’interpretazione e la conoscenza del mondo. ● Rivoluzione cognitiva anni ‘60 : considerazione della mente da un punto di vista scientifico il quale vietava qualsiasi indagine su ciò  AL E che riguardava la soggettività dell’individuo → SUPERAMENTO DEL FREDDO OGGETTIVISMO: ATTENZIONE SULLAMENTE  SIGNIFICATO PIUTTOSTO CHE AGLI STIMOLI E LE RISPOSTE, O IL COMPORTAMENTO OSSERVABILE. ● Anni ‘80 ritorno alle origini: rivoluzione cognitiva come base per una psicologia culturale o interpretativa. → NON SOLO LE PERSONE COSTRUISCONO E COSTITUISCONO IL MONDO, MA ANCHE IL “SE’”  E’ FRUTTO DI UNA COSTRUZIONE INTERSOGGETTIVA → GLI INDIVIDUI, SULLA SCORTA DI ALTRI MONDI, COSTRUITI DA ALTRE PERSONE, NE COSTITUISCONO DI NUOVI PARTECIPANDO COSì AGLI SCAMBI DI SIGNIFICATI. TALI SCAMBI AVVENGONO ATTRAVERSO LA  NARRAZIONE, COMUNICANDO E CONDIVIDENDO CON GLI ALTRI QUEI SIGNIFICATI “FILTRATI” DALLA PROPRIA SI COSTRUISCE ATTRAVERSO IL  RACCONTARE VISIONE E INTERPRETAZIONE PERSONALE DELLA REALTA’. ⇒LA CULTURA  E IL RACCONTARSI IL CONCETTO DI CULTURA Ciò che interessa a Bruner è il ruolo formativo della cultura intesa come il fattore principale che da forma alla mente di coloro che ne fanno parte. Nel contempo, però il soggetto contribuisce alla creazione stessa della cultura e, tramite il proprio intervento interpretativo, ne provoca la continua modificazione. Tre sono le ragione per considerare la cultura un elemento centrale della psicologia: 1. La cultura è un sistema di segni che vengono costruiti socialmente nel momento stesso in cui vengono interpretati. 2. La nostra è una vita pubblica basata su significati pubblici e procedure condivise di negoziazione. 3. L’ultima ragione sta nella forza di quella che Bruner chiama psicologia popolare: essa esprime il modo in cui un determinato contesto culturale spiega il comportamento degli esseri umani che vi partecipano. E’ proprio attraverso la psicologia culturale che noi conosciamo noi stessi e gli altri. LA RICERCA DEL SIGNIFICATO Il concetto fondamentale di una psicologia dell’uomo, secondo Bruner, è il SIGNIFICATO, proprio perchè i soggetti e le culture, di cui si occupa la psicologia, sono regolati da significati e valori condivisi. Le numerose ricerche empire condotte da Bruner si sono focalizzate sullo studio del linguaggio. Con tale espressione intendiamo riferirci a tutti quei giochi di scambio e reciprocità delle azioni tra madre e bambino, quindi i gesti, il co-orientamento dell’attenzione e della referenza linguistica, il tono della voce, le forme deittiche, il gioco dei ruoli e dei turni.

Il linguaggio si costituisce attraverso processi di costruzione del significato della realtà e tale costruzione in quanto interattiva, negoziata e sociale ha una grossa valenza culturale. Il ruolo del linguaggio dunque è fondamentale proprio perchè rappresenta il mezzo attraverso il quale le persone interpretano il mondo. Diviene pertanto indispensabile mettere a punto una metodologia di tipo qualitativo che privilegi non tanto l’indagine dei fenomeni oggettivamente osservabili, quanto l’indagine dei significati dei nostri pensieri, sentimenti e comportamenti. Questo perchè gli esseri umani possiedono una coscienza autoconsapevole e quindi attribuiscono un significato al proprio agire e altrui. La coscienza diviene qui l’elemento essenziale per ogni genere di conoscenza. Bruner, ispirato da Shutz teorizza due tipi di funzionamento del pensiero: il pensiero logico-scientifico o paradigmatico (esperienza del mondo della scienza) e il pensiero narrativo o sintagmatico (esperienza del mondo della vita quotidiana). Bruner inoltre subisce l’influenza dell’etnometodologia, per quanto concerne l’attenzione alle procedure interpretative che consentono ai soggetti di dare forma al mondo attraverso concrete interazione. L’oggetto dell’etnometodologia (Garfinkel) diventa l’insieme delle procedure pratiche quotidiane dei soggetti (da cui etnometodo) usate per creare e dare senso alla realtà attraverso le espressioni indicali (come gesti, frasi.), le regole dell’interazione sociale, gli scambi interattivi e le conversazioni quotidiane. Bruner è influenzato inoltre dall’interazionismo simbolico il cui maggiore esponente è Mead. Secondo questo approccio, l’interazione umana va considerata un processo mediante il quale è possibile alle persone partecipare l’una al comportamento dell’altra e non semplicemente rispondere l’una alle azioni dell’altra. L’interpretazione diventa di fondamentale importanza, l’individuo ne usufruisce cercando di cogliere il significato delle azioni così da predisporre in base ad esse il proprio agire. Un’ ulteriore influenza all’approccio bruneriano deriva dall’antropologia interpretativa, e in particolare si deve allo stretto contatto con Clifford Geertz. Possiamo infatti definire l’antropologia culturale come una teoria interpretativa della cultura, cioè un tentativo di entrare nel sistema simbolico delle diverse culture per comprendere i significati che persone appartenenti a culture diverse attribuiscono ad eventi diversi e comportamenti propri e altrui. PSICOLOGIA POPOLARE La psicologia popolare si occupa di soggetti umani che compiono azioni in base alle loro credenze e ai loro desideri, che sono tesi al conseguimento di determinati fini, che incontrano ostacoli su cui hanno la meglio o dai quali soverchiati e, tutto questo, nell’arco di un certo periodo di tempo. Una psicologia basata non solo su ciò che la gente realmente fa, ma su ciò che dice di fare e su ciò che dice di essere la causa che di quello fa. Si occupa anche di ciò che si dice a proposito di azioni compiute da altri, delle motivazioni e di come le altre persone dicono di vedere il mondo. Esistono relazioni canoniche accettate tra il significato di ciò che diciamo e le nostre azioni in certe circostanze, e tali relazioni determinano la nostra condotta di vita in senso sociale. Quando queste relazioni canoniche vengono violate, vi sono delle procedure di “negoziazione” il cui scopo è quello di riportare la situazione alla norma. Gli strumenti più adatti a rendere più fruttuosa la negoziazione sociale sono proprio i racconti, perchè permettono di alleggerire il conflitto e di sintonizzarsi sulla stessa linea di comprensione. Anche la cultura concorre a formare la mente, essa dà significato all’azione perchè inserisce gli stati intenzionali profondi in un sistema interpretativo. L’importanza della psicologia popolare viene maggiormente compresa se si fa attenzione alla sua caratteristica più rilevante: essa è per sua natura organizzata su base narrativa piuttosto che logica o categoriale; è la capacità di narrare che rende la realtà una “realtà interpretata”.

PENSIERO LOGICO-SCIENTIFICO E PENSIERO NARRATIVO INTRODUZIONE La dimensione fondamentale e insopprimibile del pensiero umano è la capacità di narrare. Se consideriamo la mente come qualcosa su cui è possibile indagare per comprendere l’essere umano e il suo agire allora la struttura mentale stessa non può possedere solo la dimensione dei processi logici e categoriali, ma deve possedere anche una dimensione che riguardi l’intenzionalità e la soggettività di ogni persona. Le espressioni narrative deriverebbero quindi dal bisogno degli individui di comprendere e interiorizzare la realtà circostante attraverso un lavoro interpretativo che consenta loro di diventare parte integrante della realtà raccontandola. Si tratta di narrare e comunicare la propria visione della realtà, di rendere pubblico tramite rappresentazioni simboliche il significato interiorizzato, di far emergere le proprie credenze, intenzioni e propri sentimenti che ogni volta diventano interpretabili. Due diversi modi di pensare, ognuno dei quali fornisce un proprio metodo particolare di orientamento dell’esperienza e di costruzione della realtà: il pensiero logico scientifico o paradigmatico e il pensiero narrativo o sintagmatico. DUE TIPI DI PENSIERO: PENSIERO LOGICO-SCIENTIFICO E PENSIERO NARRATIVO

L’opera di Bruner del 1986 “La mente ha più dimensioni” rappresenta una tappa fondamentale nel percorso di studi dell’autore. La distinzione già citata tra i due tipi di pensiero evidenzia la svolta intrapresa dallo studioso che passa da un atteggiamento di tipo positivistico, fatto proprio dal comportamentismo, a uno di tipo ermeneutico. La svolta che Bruner vuole evidenziare porta ad un approccio di tipo fenomenologico ed ermeneutico. Non è infatti sufficiente limitarsi all’osservazione esterna, ma bisogna arrivare ad una comprensione dall’interno degli stessi oggetti studiati. Questi due tipi di pensiero si riferiscono a due differenti modalità di porsi in contatto e in relazione con il mondo. Il pensiero logico-scientifico si traduce nell’atteggiamento paradigmatico finalizzato alla categorizzazione della realtà con lo scopo di semplificare il più possibile il numero di variabili e la quantità di dati che se ne traggono. Il suo linguaggio è regolato da requisiti della coerenza ed è retto dal principio di non contraddizione. Il pensiero narrativo trova espressione nelle situazioni in cui il soggetto cerca di comprendere la realtà simbolica che lo circonda. Si occupa delle azioni, delle intenzioni e delle vicissitudini umane ed è proprio del discorso e del ragionamento umano. Ecco consente infine di creare storie basate sull’intenzionalità e sulla soggettività. Pensiero logico-scientifico: 1. tipico del ragionamento scientifico: sistema descrittivo esplicativo, formale e matematico; 2. segue un orientamento verticale: il soggetto mette in relazione un caso individuale con categorie generali secondo un processo verticale di subordinazione e sovrordinazione; 3. è nomotetico: volto alla ricerca di leggi generali; 4. validità attraverso la falsificazione: nella corretta spiegazione dei fenomeni si cerca di eliminare le ambiguità utilizzando criteri di varietà basati sulla falsificabilità e la validazione esterna; 5. utilizza modi estensionali: si basa prevalentemente su proposizioni che hanno una portata generale e che sacrifichino dunque la specificità e la comprensione a vantaggio di una più ampia estensione e applicabilità. Pensiero narrativo: 1. tipico del ragionamento quotidiano: si applica in prevalenza al mondo sociale; 2. segue l’orientamento orizzontale: cerca di fornire un’interpretazione dei fatti umani creando una storia basata sulle intenzionabilità degli attori 3. e sulla sensibilità al contesto; 4. si muove a livello sella intensionalità dei significati: cerca di costruire un quadro più completo di un caso individuale per cogliere la singolarità e l’originalità del soggetto; 5. costruisce storie. Vi è una complementarità tra le due modalità in questione. Questi due diversi tipi di pensiero emergono sin dai primi anni di vita. Gli studiosi hanno distinto due tipi di bambini: gli organizzatori e i narratori. Gli organizzatori sono più interessati e incuriositi dal mondo circostante, dal funzionamento e dall’esplorazione degli oggetti che li circondano. I narratori invece, sono più attratti dal mondo dei sentimenti e delle persone, cercano di fissare gli oggetti all’interno di scambi interpersonali. Nelle situazioni di interazione sociale i bambini che utilizzano le strategie narrative sono più capaci di relazionarsi con i coetanei e mostrano una maggiore plasticità nel considerare il punto di vista altrui. PENSIERO NARRATIVO E MODELLI LETTERARI Se il pensiero scientifico incorpora la logica della scienza stessa, allora il pensiero narrativo potrebbe incorporare i modelli letterari. Questo ci consente di trovare forme di pensiero narrativo basate su un modello/regole, che, secondo Bruner, si trovano nei modelli narrativi culturali. I modelli letterali che Bruner identifica sono il genere e la trama. Possiamo considerare i generi come lenti interpretative e filtri; il fondatore degli studi moderni sul genere fu Frye, il quale fornì una sorta di classificazione definita “due per due”, basata sul rapporto tra l’attività del lettore e il modello del discorso del testo. sono quattro i tipi basilari di genere: 1. La tragedia (risalente all’antico teatro ateniese), è la rappresentazione scenica di un accadimento grave e di una certa solennità; 2. La commedia, rappresentazione teatrale che ritrae personaggi e fatti della vita quotidiana allo scopo di mettere in evidenza in maniera comica i difetti umani; 3. La lirica, è un genere di poesia chiamato così perché presso i greci veniva accompagnato e recitato dal suono della lira; il poeta esprime i propri sentimenti, celebra le proprie emozioni, il proprio rapporto con le cose e con gli uomini, e della propria visione del mondo, acquisendo così la caratteristica di poesia; 4. Il poema epico, narra in tono aulico utilizzando la terza persona le vicende di personaggi eroici (Iliade, Odissea, Eneide). Per capire a quale genere letterario corrisponde ciò che stiamo leggendo, facciamo riferimento alla trama. questo perché la trama non è semplicemente una serie di venti intrecciati, ma piuttosto un modello composto da elementi categoriali che servono a funzioni particolari, ciascuna delle quali può essere riempita da una varietà di eventi specifici del giusto tipo categoriale.

CONCRETIZZAZIONE ED ESPRESSIONE DEL PENSIERO NARRATIVO: L’interesse di Bruner verso il pensiero narrativo e le forme del raccontare è legato al fatto che le persone organizzano la loro esperienza e i loro dell’azione, composto ricordi principalmente sotto forma di racconti. Secondo Bruner nel racconto si delineano due tipi di scenari: loscenario  dagli elementi che costituiscono l’azione stessa e loscenario  della coscienza,  che prende in considerazione ciò che i personaggi e il narratore e i personaggi pensano, provano, percepiscono. Si tratta dunque di un doppio scenario in cui azioni e pensieri narrati si intrecciano e si susseguono. Il racconto è un testo che “mette in forma” l’esperienza, la rende intelligibile, tramite la costruzione di unità linguistiche significative. Per orientarsi nell’analisi di un racconto è utile riferirsi a una importante distinzione, quella tra fabula e intreccio. 1. La fabula è la materia prima del racconto e rappresenta l’unione tra elementi costitutivi: la situazione, i personaggi e la consapevolezza della situazione che li caratterizza. L’interazione tra questi tre elementi conferisce unità al racconto e da vita ad una struttura dotata di un inizio, uno sviluppo e un compimento. 2. L’intreccio invece è la storia vera e propria, costruita collegando in ordine sequenziale i vari episodi che la compongono. L’intreccio fornisce quindi il modo e l’ordine attraverso i quali il lettore diviene consapevole di ciò che è accaduto e tramite i processi di interpretazione del testo contribuisce egli stesso alla costruzione di un significato testuale. IL DISCORSO NARRATIVO: Secondo Bruner, affinché il discorso narrativo possa coinvolgere il lettore è fondamentale che possieda tre importanti caratteristiche. 1. La prima consiste nella presenza di spunti alla presupposizione, cioè alla necessità che ci siano nel testo significati impliciti che permettano un processo di interpretazione e costruzione dei significati. 2. La seconda riguarda la soggettivizzazione, cioè la rappresentazione della realtà dal punto di vista dei personaggi; essa richiede una sintonizzazione tra i propri registri affettivi e quelli dei personaggi per arrivare a condividere le situazioni; 3. La terza caratteristica è la presenza di una pluralità di prospettive che implicano la necessità di abbandonare una visione univoca del mondo e di optare invece per una visione più ampia e varia, frutto di diverse ottiche. della realtà al congiuntivo. I testi narrativi non I tre caratteri del discorso narrativo conseguono quella che Bruner definisce laconiugazione  sono infatti un qualcosa di definitivamente certo e determinato: il modo congiuntivo indica che abbiamo a che fare con possibilità umane. Il discorso narrativo non produce quindi certezze sul mondo così com’è, ma presenta molteplici e varie prospettive che ci permettono di rendere comprensibile l’esperienza (relatività).

LA NARRAZIONE INTRODUZIONE Parlare di narrazione significa affrontare un tema estremamente ampio che è stato ed è oggetto di studio da parte di discipline diverse (letteratura, storia, antropologia culturale, etnometodologia e la stessa psicologia) che rientrano nel medesimo alveo, quello delle scienze umane. Bruner ci permettere di comprendere i due piani della narrazione: quello della realtà (il mondo esterno) e quello della coscienza (il mondo interno). Il compito specifico del pensiero narrativo è dunque quello di coordinare tra loro il piano della successione dei fatti e quello rappresentato dai pensieri, sentimenti, intenzioni possedute dai personaggi del racconto e dal narratore stesso. Nel delineare i modi in cui le interpretazioni narrative danno forma alla realtà che costruiscono, Bruner esprime lo stretto legame che intercorre tra narrazione come pensiero e narrazione come linguaggio. Bruner descrive in suoi diversi saggi le proprietà della narrazione; tali proprietà sono le seguenti: 1. Sequenzialità→ consiste nel fatto che gli episodi sono disposti nel tempo, hanno cioè una durata che è sia di tipo anticipativo e sia di tipo retroattivo; 2. Particolarità e concretezza→ rimanda ad avvenimenti e questioni specifiche che riguardano le persone (umani, animali) che metaforicamente rimandano alle problematiche e alle vicissitudini umane; 3. L’intenzionalità→ la narrazione concerne persone che agiscono sotto la spinta di obiettivi, mete, ideali, opinioni, sentimenti, intenzioni. Sono gli stati mentali che alimentano lo svolgersi della narrazione e senza i quali essa non avrebbe senso; 4. Opacità referenziale→ le persone individuali e specifiche della narrazione contano in quanto “personaggi”. Non è in questione la verità o falsità del racconto, ma la sua coerenza che ne determina, appunto, la verosimiglianza; 5. Composizione pentadica→ si riferisce al fatto che una buona narrazione costituita da 5 elementi che, se sono in equilibrio tra di loro, danno al racconto una veste di canonicità (attore, azione, socopo, strumento e scena); 6. La violazione della canonicità→ è anche vero che la fase di processualità “normale” di un racconto deve essere ad un certo punto interrotta da un evento p...


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