La sfida della cogenitorialità, Sintesi di Psicologia PDF

Title La sfida della cogenitorialità, Sintesi di Psicologia
Course Informatica 
Institution Università degli Studi di Bari Aldo Moro
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La sfida della cogenitorialità, Sintesi di Psicologia...


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La sfida della cogenitorialità Cap.1 L’importanza dell’alleanza cogenitoriale è stata riconosciuta attraverso vari studi che hanno mostrato come un’alleanza forte e supportiva porti a genitori e figli meno stressati, una maggiore stabilità e nei figli anche un maggior successo delle relazioni extrafamiliari con i coetanei. Questo tipo di alleanza si raggiunge attraverso la regolare comunicazione tra i genitori di argomenti e decisioni che riguardano il figlio e il reciproco sostegno degli sforzi genitoriali. Questo però risulta complesso e lo studio Families Through Time ha studiato la transizione a una nuova cogenitorialità, evidenziando gli elementi alla sua base. Per far ciò è necessario innanzitutto:  definire cosa si intende con “cogenitorialità” e trovare degli strumenti per misurare il costrutto  progettare uno strumento che permetta di registrare sia la continuità che i cambiamenti delle dinamiche cogenitoriali nelle famiglie nei primi due anni e mezzo di nuova genitorialità. -Minuchin nel volume “Famiglie e terapia della famiglia” ha sottolineato come le famiglie che si adattano meglio alle sfide sono quelle in cui esiste maggiore collaborazione supportiva fra gli adulti che hanno la responsabilità di guidare la socializzazione dei bambini nella famiglia. Inoltre, osserva come nelle famiglie con più di due figure genitoriali, sia necessario mantenere una gerarchia e la decisionalità venga assunta solo dai membri adulti che formano il sottosistema esecutivo. Quando questa gerarchia si rompe, sorgono alcuni problemi gli adulti a volte abdicano ogni responsabilità, lasciandole al partener. Oppure entrambi i genitori restano coinvolti nel loro ruolo ma lavorano su obiettivi contrastanti. Questa situazione porta spesso i figli piccoli ad acquisire maggior potere, a ottenere privilegi speciali da uno dei genitori. Un aspetto di cui tener conto è ovviamente la distribuzione del lavoro tra i genitori: in genere la madre si prende carico del lavoro emozionale e il padre dei compiti strumentali, altre volte sono divisi in maniera più equa. Lo stesso accade per l’educazione dei figli: in genere la madre cura maggiormente questo aspetto ma non è sempre così. Tuttavia, come sottolinea Minuchin, non è tanto importante l’aspetto pratico quanto la dimostrazione che i genitori sono giunti ad un accoro reciproco e sono d’accordo con la divisione dei compiti, hanno quindi formato un’alleanza cogenitoriale. L’alleanza non deve solo essere riconosciuta pubblicamente attraverso le azioni pubbliche, ma essere mantenuta anche quando i genitori sono da soli col bambino infatti l’alleanza viene rotta se il genitore, in assenza del partner, concede al figlio cose in genere vietate. Ovviamente i piani genitoriali concordati possono essere rinegoziati ma non in maniera arbitraria o messi da parte senza discuterne con l’alleato.

Un aspetto quindi che può portare scontento e sentimenti negativi, che toccano poi il figlio, è l’insoddisfazione per il carico di lavoro che si sente di avere. La cogenitorialità riguarda quindi in senso ampio la coordinazione e il sostegno fra adulti responsabili della cura e dell’allevamento dei figli. Dimensioni della cogenitorialità: 1. solidarietà e il sostegno esistente fra gli adulti che si dividono la responsabilità del bambino e del suo allevamento. 2. la frequenza e l’intensità delle discussioni e le omissioni dei reciproci impegni fra gli adulti che condividono i compiti genitoriali. 3. le modalità utilizzare per analizzare i ruoli più importanti di cura del bambino e per suddividere il lavoro. 4. quanto ognuno dei genitori si impegni attivamente nella vita quotidiana dei figli e prenda decisioni che li riguardano. Tra i metodi usati nella valutazione ci sono: osservazione diretta (difetto: rischia di non essere oggettiva perché i genitori tentano di mettere in atto il miglior comportamento possibile, che può non rispecchiare quindi la realtà) e l’autovalutazione (difetto: i soggetti possono non riportare la situazione reale o questa non emerge dal questionario perché loro non sono consapevoli dei problemi all’interno dell’alleanza). Spesso negli studi, è emerso attraverso l’osservazione la tendenza dei genitori a contraddirsi, ad essere in disaccordo o nelle interviste riconoscono di denigrare il partner quando sono da soli col figlio queste evidenze rispecchiano i problemi di adattamento familiare e del bambino. -solidarietà: comprende come i partener cogenitoriali si vedono, concordemente e congiuntamente come team solido. Rispecchia quindi la cooperazione intergenitoriale, riscontrabile attraverso indicatori come connessione, calore, armonia e positività. E’ misurata attraverso una serie di domande che riportano quanto i genitori approvino il modo in cui il partner esercita la genitorialità e quanto si sentano sostenuti. -antagonismo: tra i conflitti non violenti, i più distruttivi sono quelli a proposti dei figli. L’antagonismo è ricondotto ad alcuni concetti chiave: discussioni fra adulti, competitività nel guidare l’attenzione e gli interessi del figlio e nella reciproca svalutazione degli ordini impartiti al bambino dall’altro genitore. Tra gli indicatori c’è la distanza tra le idee sulla genitorialità di ognuno dei genitori e quanto i singoli criticano l’altro. -divisione del lavoro: l’elemento chiave della relazione di cogenitoralità è la misura in cui nelle loro risposte ai questionari i genitori concordano sul livello di lavoro con cui ognuno di loro contribuisce. -impegno reciproco: Minuchin distingue due situazioni problematica

 le famiglie invischiate: 1. in cui i genitori diventano intrusivamente coinvolti con i figli 2. mostrano difficoltà nel riconosce e rispondere ai bisogni dei figli perché non capaci di gestire i propri bisogni emozionali 3. spesso contavano sui figli per ottenere sostegno emozionale, prima ancora che ricercarlo nel partner 4. caricano i figli di un grande potere decisionale, incoraggiando lotte di potere e sminuendo l’autorità genitoriale  le famiglie disimpegnate: 1. i genitori si ritirano dopo un disaccordo col partner su come trattare il figlio; questo aumenta le critiche mosse loro che li portano ad allontanarsi ancora di più Luepnitz ha notato come spesso ci si trovi in famiglie con madre invischiata-padre disimpegnato, concetto che patologizza un’organizzazione familiare che è effettivamente presente in molte culture. Una suddivisione dei compiti così sbilanciata preannuncia delle difficoltà anche nella relazione genitore-figlio. Ad oggi non ci sono strumenti di valutazione per l’impegno del genitore nella relazione allo stesso livello di quelli esistenti per le altre dimensioni della cogenitorialità. Cowan ha dimostrato come la cogenitorialità e il livello delle dinamiche familiari mostrino nel tempo una certa stabilità; che la cogenitorialità può essere collegata sia al funzionamento individuale che al funzionamento diadico in altri sottosistemi familiari; che la cogenitorialità non può essere stimata esattamente a partire dall’info sulle dinamiche relazionali genitore-figlio e che predice in maniera unica importanti aspetti dell’adattamento del bambino prima e seconda infanzia. Prime manifestazione della cogenitorialità e studi Vari studi condotti fin dagli anni 50, parallelamente all’aumento delle separazioni all’interno delle famiglie, ha fornito un’ampia letteratura sulle conseguenze del conflitto cogenitoriale. Queste sono state inoltre esposte da Minuchin nel suo volume. Un importante contributo è stato poi fornito da Patricia Minuchin che ha sottolineato come lo sviluppo del bambino non sia influenzato solo dai rapporti diadici con i singoli genitori, ma dall’unità familiare. Altri scritti differenziano l’alleanza coniugale dall’alleanza cogenitoriale, quest’ultima rafforzata dal coinvolgimento dei singoli genitori nel rapporto col figlio, da quanto questi rispettino gli interventi e le opinioni dell’altro. Gli studi di Belsky e McHale hanno mostrato come le difficoltà genitoriali nella primissima infanzia fossero più frequenti quando c’erano segni di disagio matrimoniale; ovviamente però questo non porta a creare una relazione lineare così semplice ed immediata. Bisogna infatti tener conto di una serie di fattori, tra cui il sesso del figlio: è infatti emerso che nel caso di figlio maschio, c’era un maggiore impegno genitoriale

reciproco e più scambi antagonistici e competitivi (dinamica ostile-competitiva) vs nel caso di figlie femmine, c’era un maggior squilibrio nei livelli di impegno genitoriale. Gli studi di Schoppe-Sullivan hanno portato alla conclusione che: la cogenitorialità precoce predice il successivo comportamento coniugale ma non viceversa e che c’è stabilità nel tempo del comportamento cogenitoriale. McHale sottolinea invece come i primi segni di disagio cogenitoriale predicevano resoconti genitoriali di difficoltà cogenitoriale 3 anni dopo. Fivaz-Dperusinge hanno condotto uno studio sulla valutazione delle alleanze familiari sulla base di sottili posture corporee e della segnalazione e condivisione affettiva; inoltre hanno preso in considerazione non solo la coordinazione fra i genitori ma anche l’integrazione del bambino nella dinamica familiare. E’ emerso che i bambini provenienti da famiglie con alleanze segnate sia da antagonismo che da collusione hanno più probabilità di manifestazione sintomatologiche in età prescolare. Anche altri studi hanno mostrato alcune conseguenze delle difficoltà nella cogenitorialità come maggiore ansia e aggressività nei bambini; attaccamento meno sicuro. McHale ha inoltre evidenziato come un elemento mediatore di queste conseguenze fosse la percezione del bambino delle dinamiche familiari. Ciò significa che le conseguenze di dinamiche negative si manifestano maggiormente se si riversano nel rapporto col figlio. Quindi problematiche anche a livello coniugale possono portare a problemi, ma questo non è inevitabile, dipende quanto ciò influenza la triade. Quindi non bisogna considerare il funzionamento familiare come il prodotto delle relazioni diadiche  questo è stato messo in evidenza da uno studio di McHale in cui ha osservato il comportamento dei genitori insieme e singolarmente in interazione con il bambino e ha raccolto altri dati con questionari e domande. E’ emerso che il modo dei genitori di descrivere la propria condotta rispecchiava maggiormente il comportamento avuto nella relazione triadica. Cap.2 studio sulla cogenitorialità dalla gravidanza all’età dei primi passi Obiettivi all’inizio del progetto della Families Through Time (1997): A. decidere il punto specifico nello sviluppo della famiglia che meglio rappresenti il processo cogenitoriale che si sta sviluppando B. utilizzare tutte le informazioni fornite dalla letteratura per analizzare dinamiche familiari, matrimoniali e cogenitorialità nelle famiglie C. completare le stime fatte con nuove valutazioni, se non ne esistono già di adatte D. scegliere la via migliore per individuare famiglie a rischio E. specificare quali sono gli aspetti del bambino più strettamente collegati all’adattamento cogenitoriale nei diversi momenti

Momenti di intervento scelti: la maggior parte degli studi sullo sviluppo del bambino si sono concentrati sui primi 2 anni di vita e in particolare sul ruolo della madre come ambiente di sostegno per lo sviluppo di ritmi regolati e capacità di autoconsolazione. Negli ultimi 30 anni l’attenzione si è concentrata anche sulla figura del padre, già considerata centrale in ambito analitico come agente sociale per il figlio divenuto più grande, sostegno nell’attività educativa e socializzazione del ruolo sessuale. La tendenza a considerare più influente il ruolo della madre è speculare all’attribuzione quasi meccanica fatta per molti anni di ricondurre agli sbagli materni qualsiasi difficoltà sviluppata successivamente dal figlio. Recentemente invece molte dinamiche sono state attribuiti alla figura paterna, soprattutto legata alla visione del “padre assente”. Gli autori hanno tentato di valutare i possibili fattori di rischio. Questo concetto va inteso in maniera differente dal concetto di colpa infatti tutti, anche semplicemente per aspetti genetici, sono esposti a qualche fattore di rischio, l’obiettivo dello studio è stato quindi quello di individuarli e tentare di ridurli. Sono stati scelti vari momenti per la valutazione dei soggetti, con l’obiettivo di indagare anche i fattori di rischio:  fra il settimo e il nono mese di gravidanza: Minuchin ha sottolineato l’importanza del funzionamento coniugale dei genitori durante la gravidanza, la valutazione del benessere dei genitori e delle caratteristiche della personalità. Una prima valutazione riguarda quindi lo stato della mente dei genitori rispetto all’attaccamento prima della nascita del bambino, il loro punto di vista rispetto alla famiglia ideale e che si aspettano.  3 mesi dopo la nascita del bambino: sulla base dei risultati dello studio condotto da Depeursinge (CEF), è emerso che già dopo 3 mesi le interazioni della famiglia possono essere ben coordinate e possono emergere 4 tipi di alleanza familiari che rimangono stabili nei successivi 15 mesi. Queste sono: alleanze collusive, disordinate, marcate e collaborative. Le prime due erano maggiormente presenti nelle famiglie che chiedevano aiuto per se stessi o per problematiche del figlio in età prescolare. Vari studi hanno sottolineato l’impatto che già porta il bambino nei primi tre mesi: questi infatti sono i momenti in cui soffre di coliche e questo porta molto stress anche ai genitori, periodo in cui possono emergere altri problemi di autoregolazione legati al sonno o all’alimentazione o tratti del temperamento difficili. Inoltre già a 3 mesi possono emergere le capacità di coordinamento attentivo e di condivisione affettiva simultanea, questi ovviamente sono più presenti in famiglie con gli ultimi due tipi di alleanze.  Primo anno: iniziano a emergere la capacità di condividere le proprie esperienze soggettive, i pensieri, sviluppa un’intimità di tipo empatico con gli altri, risponde ai conflitti tra adulti, ricerca attenzione condivisa durante il gioco e sviluppa un attaccamento persona-specifico  Terzo anno: i genitori devono definire regole, standard e routine; rispondere alle nuove sfide poste dal bambino; i genitori devono accordarsi su cosa permettere e non al figlio. Per ogni fascia di età sono stati considerati vari tipi di valutazione e di strumenti:

-durante la gravidanza: i ricercatori hanno dedicato tempo per parlare con i genitori, invitandoli a discutere davanti a loro su argomenti sui quali hanno visioni diverse, hanno chiesto di descriversi secondo dimensioni come flessibilità e tolleranza, depressione e felicità coniugale.  IPA: test in cui i soggetti assegnano un punteggio alle proprie idee riguardanti convinzioni e pratiche diverse di accudimento e punteggi sulle convinzioni del partner con l’obiettivo di valutare la discrepanza tra ciò che dice il soggetto di sé e quello che dice l’altro.  Whos does What: scala sulle aspettative della coppia riguardo la divisione dei compiti la scala completa comprende anche compiti domestici e pratici, ma nello studio viene considerata solo la parte dei compiti di accudimento dei figli. Il test viene fatto due volte, una volta i soggetti riportano la loro situazione “ideale” e una volta l’aspettativa reale.  CPI: pacchetto di autovalutazione che valuta anche flessibilità, autocontrollo e resilienza dell’Io  CES-D: dà un punteggio di depressione -durante il terzo trimestre di vita del bambino sono stati utilizzati come strumenti:  AAI che si basa sulla teoria dell’attaccamento di Bowlby, secondo cui le prime esperienze relazioni che i bambini hanno nel corso del primo anno di vita con i caregiver li portano a costruire aspettative generalizzare riguardanti la sicurezza e il pericolo, disponibilità degli altri queste formano i modelli operativi interni che guidano il comportamento dell’individuo nelle situazioni nuove. In questo studio, il modo in cui il genitore descrive il rapporto con i genitori e le situazioni riportate, il linguaggio che adopera e la coerenza del racconto riflettono il suo stato della mente rispetto all’attaccamento.  I genitori vengono osservati mentre discutono di due ambiti su cui hanno visione diversa e al termine, indipendentemente, completano una check-list che riassume le reazioni alla discussione e il modo in cui giudicano il partner nella discussione  Compilano un’autovalutazione della soddisfazione coniugale (MAT)  Sono state poi introdotte delle interviste per colmare alcune lacune dell’AAI che, concentrandosi sui rapporti diadici, non fornisce informazioni sulle dinamiche familiari in generale. L’obiettivo dell’osservazione a 3 mesi era: valutare in che misura i genitori se la cavassero a livello individuale e coniugale; valutare la natura della precoce alleanza cogenitoriale; conoscere qualcosa del bambino a livello di temperamento e ritmi autoregolatori. Oltre agli strumenti sopra elencati, sono stati somministrati:

 Di nuovo la CES-D per valutare l’adattamento materno e paterno  Di nuovo la MAT per valutare l’adattamento coniugale  Questionari sul temperamento del figlio Osservazioni: i ricercatori portavano un passeggino per il Lausanne Trilouge Play (LTP) fatto ad inizio incontro che per il compito di Still-Face, proposto in un momento successivo. Tra un compito e l’altro, i genitori completavano il questionario Who Does What (già compilato prima della nascita). Ci sono poi 15 piccoli compiti fatti per valutare il temperamento del bambino, come mettere un cappello o prendere in braccio il bambino. Segue un questionario su come è andata l’interazione (IBQ). 12 mesi: gli obiettivi sono sempre gli stessi (adattamento individuale, coniugale, cogenitoriale e temperamento del bambino). La valutazione comprende 3 diverse occasioni: i due genitori senza figlio; un genitore con il figlio e poi tutti quanti (compresi altri fratelli o sorelle). I genitori completavano sempre i questionari: MAT; CPI; CES-D; IBQ. Venivano inoltre osservati due momenti per valutare la qualità dell’attaccamento con i singoli genitori ovvero i momenti di separazione e riunione. Veniva valutato il bambino anche in termine della reazione che aveva del giocare col genitore e con un estraneo e nel corso dei giochi condotti. 30 mesi: valutazione sulla base di tre incontri diversi: o una volta solo la coppia (somministrazione di MAT; CES-D e intervista sulla valutazione delle emozioni del bambino e i loro interventi di socializzazione  strumento: meta-emotion interview) o una volta solo un genitore e bambino o Terza volta tutta la famiglia. Soliti compiti di separazione-riunione e compiti didattici. Il bambino viene poi sottoposto ad un compito di attesa mentre i genitori compilano i questionari e viene valutata la capacità del bambino di regolazione il comportamento e le emozioni durante l’attesa. Attraverso la PPVT viene valutata la capacità di linguaggio recettivo del bambino. I genitori fanno poi il CBCL per valutare loro stessi i comportamenti di tipo internalizzante ed esternalizzante del bambino. Lo studio è partito con 120 famiglie, di reddito medio-alto, quasi tutti americani; età media delle madri 31 anni e dei padri 33. Solo 50 famiglie hanno continuato anche dopo il parto. Invece poi 114 famiglie hanno iniziato a partire dai 12 mesi del bambino. Le attese dello studio sono state: 1. un minor numero di indici di rischio nel periodo della gravidanza avrebbe dovuto mostrare una maggiore solidarietà cogenitoriale a 12 mesi, che a sua volta avrebbe dovuto predire un’alleanza più solida a 30 mesi

2. una tensione cogenitoriale sarebbe rientrata dopo i 3 mesi, portando a modelli più stabili a 12 mesi con lo stabilirsi di modelli più stabili, con nuovi tentativi di adattamento a 30 mesi quando il bambino pone nuove sfide. Le principali domande sono invece:  Matrimoni e stati della mente più coerenti rispetto all’attaccamento portano i genitori a pensare in maniera più positiva alla futura famiglia?  Durante la gravidanza, le idee e le aspettative modellano la natura delle dinamiche cogenitoriali?  Le dinamiche cogenitoriali che si presentano precocemente sono predittive del successivo adattamento cogenitoriale?  La solidarietà nell’alleanza cogenitoriale è legata all’adattamento sociale ed em...


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