Fondamenti di psicologia generale PDF

Title Fondamenti di psicologia generale
Author Emanuela Legato
Course scienze dell' educazione e della formazione
Institution Università degli Studi di Messina
Pages 37
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Summary

FONDAMENTI DI PSICOLOGIA GENERALECAP 1 – METODILa psicologia è lo studio scientifico dei processi mentali e del comportamento, nato tra la fine dell’800 e l’inizio del 900. Uno dei padri fondatori della psicologia è Williams James. Quando ci proponiamo di spiegare dei fatti attraverso qualcosa di no...


Description

FONDAMENTI DI PSICOLOGIA GENERALE CAP 1 – METODI La psicologia è lo studio scientifico dei processi mentali e del comportamento, nato tra la fine dell’800 e l’inizio del 900. Uno dei padri fondatori della psicologia è Williams James. Quando ci proponiamo di spiegare dei fatti attraverso qualcosa di non direttamente osservato, ma attraverso qualcosa da noi presupposto, stiamo costruendo una teoria. Vi sono due tipi di teorie: teoria ingenua: consiste nel voler spiegare un comportamento o una spiegazione attraverso un’opinione (osservazione soggettiva) personale e non su controlli scientifici. teoria scientifica: si basa sul metodo sperimentale, con esso abbiamo osservazioni oggettive, ottenute cioè attraverso uno strumento di misura. Una teoria oggettiva può essere replicabile, infatti, se altre persone la ripetono i risultati saranno sempre gli stessi. La ricerca scientifica ha due scopi: la ricerca della regolarità (lo studio dei comportamenti) e lo sviluppo delle teorie > si formano “le leggi del comportamento”. Lo sviluppo delle teorie è necessario per spiegare delle leggi, una teoria è un’insieme di asserzioni che collega tra loro varie leggi (le teorie servono a spiegare le leggi). Le teorie guidano la ricerca scientifica: un ricercatore fa dapprima un’ipotesi, poi un esperimento in base al quale giunge a una teoria, e infine formula la legge. Gli studi sperimentali avvengono dunque attraverso degli esperimenti: studio delle relazioni tra due o più variabili (cioè entità che variano, essa è una proprietà/caratteristica di un evento reale di una persona). In psicologia esistono due tipi di variabili: dipendente e indipendente. ES: decidiamo di sottoporre a 50 femmine e 50 maschi una serie di problemi matematici in 10 min. I soggetti sono chiamati “soggetti sperimentali”, la percentuale di problemi matematici risolti è la v. dipendente (perché dipende da…), il sesso dei soggetti è la v. indipendente. In sintesi la v.indipendente ( soggetto che agisce) influenza la v.dipendente. In una ricerca scientifica non bisogna fare solo la media dei risultati tra i gruppi, ma anche constatare le differenze (e le variabili) tra le persone individuali dei gruppi. Per decidere se due gruppi sono differenti è fondamentale considerare la variabilità. Distinguere due suoni ( o due voci) sarà più facile se sono differenti tra loro, ma la nostra capacità di farlo dipende dalla quantità di rumore di fondo. Se il rumore è forte anche le differenze più grandi saranno indistinguibili. Otterremo quindi un valore che viene chiamato rapporto critico (differenze tra le caratteristiche dei soggetti fratto risultato ottenuto). Oltre gli studi sperimentali, esistono quelli correlazionali, così chiamati perché hanno lo scopo di scoprire se esistono delle relazioni tra due o più variabili (due variabili sono correlate quando hanno una relazione tra loro). Metodi per lo studio del comportamento e dei processi cognitivi: 1. La psicofisica studia le sensazioni scaturite dalla stimolazione fisica. 2. La cronometria mentale misura il tempo di esecuzione delle operazioni mentali (quanto tempo ci metto per spingere il pulsante dal momento in cui viene detto = momento di percezione) attraverso i tempi di reazione (= tempo tra lo stimolo e la reazione stessa). In questo metodo possono essere utilizzati dei criteri di identificazione dello stimolo: di distinzione (es: premere un pulsante se si vede un pallino), di scelta (es: premere un pulsante solo quando il pallino è blu.) Donders formulò il metodo sottrattivo, secondo il quale la sottrazione tra il tempo di reazione ad uno stimolo con un’operazione e il tempo di reazione ad un secondo stimolo senza un’operazione misurava la durata di un’operazione mentale. P16 Stroop realizzò un esperimento secondo cui gli individui dovevano identificare il colore ignorando la parola scritta, che può ricollegarsi o meno al colore stesso ES: se il colore da pronunciare è “rosso” e la parola scritta è in ROSSO vi sarà una congruenza, mentre se il colore da pronunciare è “rosso” ma la parola è scritta: ROSSO vi sarà un’incongruenza. Se invece abbiamo XXX vi è una situazione neutra.

Tale esperimento serve per comprendere se il tempo di reazione dipende dalla congruenza (tempo di reazione minore), incongruenza (tempo di reazione maggiore) , neutralità (tempo di reazione medio) dello stimolo. Attraverso l’esperimento di Stroop siamo in grado di enunciare che la nostra mente è incapace di ignorare il significato delle parole, poiché l’associazione è un processo automatico. L’esperimento di Stroop si basa sui tempi di reazione e non sulla durata di un’operazione mentale. Sternbrg, attraverso il suo esperimento studiò il modo secondo il quale viene ricercato un elemento all’interno della memoria a breve termine. In questo esperimento i partecipanti ascoltano una serie di numeri, detti a distanza di breve tempo, seguiti da un numero “sonda”. I partecipanti dovranno decidere nel più breve tempo possibile se il numero sonda è stato detto nella serie di numeri premendo il tasto “si” o “no”. Sternberg, constatò che all’aumentare dei numeri presenti nella serie, aumentava il tempo di reazione. Da tali constatazioni sappiamo che gli individui quando ricercano il numero sonda analizzano ogni elemento uno per volta . 3. La neuropsicologia studia la localizzazione celebrale delle facoltà mentali. La neuropsicologia cognitiva, invece, studia il comportamento dei pazienti con disturbi neuropsicologici allo scopo di capire meglio il funzionamento dei processi mentali normali. Il principale strumento di indagine è quello della dissociazione. Solitamente vengono osservati i danni di un dato sistema cognitivo (ES: i danni parziali della memoria). La neuroimmagine funzionale, studia le funzioni neurali del cervello umano in tempo reale. Tale studio viene effettuato tramite analisi che permettono di visualizzare l’attività cerebrale come ad esempio la risonanza magnetica funzionale. I metodi di simulazione sono un passo importante per avvicinare la psicologia alle scienze esatte, la simulazione non si limita a spiegare il comportamento ma lo riproduce e permette di valutare l’adeguatezza di una teoria, e di ottenere predizioni che potranno essere verificate attraverso nuovi esperimenti. Il modello di computazione deriva dal metodo di simulazione ed è un programma per computer che riproduce il comportamento umano.

CAP 2 – SENSAZIONI Percezione ed azione : Le caratteristiche generali delle immagini sono percepite immediatamente senza che il soggetto sia consapevole di aver attuato un’analisi dei singoli elementi, invece se siamo interessati ai dettagli di una singola immagine abbiamo bisogno di un’analisi attenta ed accurata. Tale fenomeno è spiegato dalla funzione del sistema visivo e dalla sua organizzazione dei processi. Infatti attraverso il primo livello (analisi corticale) siamo in grado di distinguere le caratteristiche elementari di un’immagine, es: direzione del movimento, dimensione e orientamento. Attraverso livelli corticali superiori, invece, è possibile effettuare analisi più complesse. L’elaborazione visiva di orientamento, colore e movimento (ovvero di altre caratteristiche degli oggetti) avviene in vie neurali parallele che hanno origine dalla retina e proiettano in aree diverse della corteccia. Il sistema visivo, riesce a rilevare l’orientamento medio per questo a volte ci è più facile identificare un’anomalia in un’immagine mentre in altre ci è più difficile, poiché dipende dall’orientamento medio della particolarità. Dunque, dopo l’analisi globale di un oggetto vi può essere un’analisi locale che ci permette di analizzare i particolari di un oggetto grazie alla struttura gerarchica dei processi. La nostra percezione, inoltre, richiede per le percezioni globali (istantanea) dei processi dal basso verso l’alto e per le percezioni dettagliate (dei particolari, lenta, richiede uno sforzo esplicito di fissazione) dal basso verso l’alto. Infatti la visione globale interessa tutta la retina mentre la visione specifica è data dalla parte della retina che analizza i dettagli. Attraverso i movimenti oculari infine possiamo mutare il punto focale. Sensazioni : gli organi sensoriali registrano stimoli fisici e trasmettono al cervello segnali che possono far scaturire le sensazioni. La sensazione sarà presente solo se lo stimolo fisico avrà una certa grandezza fisica, questa quantità minima viene chiamata “soglia assoluta”: confine tra ciò che riusciamo e non riusciamo a cogliere con i nostri organi di senso, infatti al di sopra di essa li percepiamo, al di sotto no. Le soglie sono determinate tramite metodi psicofisici, il più comune è il metodo dei limiti: un sistema che comporta un graduale aumento di intensità (partendo da un livello minimo) di uno stimolo indotto ad un paziente finché egli lo percepisce. Se il paziente poi viene sottoposto allo stesso stimolo è probabile che esso sarà percepito in un momento

differente rispetto a prima. Uno dei compiti fondamentali dei nostri sistemi sensoriali è quindi quello di rilevare i cambiamenti di intensità attraverso la soglia differenziale, la minima quantità di cambiamento nell’intensità di uno stimolo standard ( Ss) necessaria affinché tale stimolo venga percepito come diverso da uno di confronto (Sc). La legge di Weber afferma che più grande è lo stimolo, maggiore è l’incremento che bisogna apportare affinché l’individuo rilevi il cambiamento; gli studi di psicofisica hanno dimostrato che questa legge è valida purché l’intensità non sia troppo bassa (ES: se doniamo 50€ ad una persona povera, ella penserà di essere ricca, ma se doniamo la stessa quantità ad un milionario non avrà lo stesso effetto, infatti bisognerà donargli una quantità di denaro molto maggiore). Secondo la legge di Fechner il cambiamento di intensità di una sensazione viene percepito in relazione alla variazione della grandezza dello stimolo (es: se ci troviamo in una stanza buia e accendiamo una candela noteremo subito un notevole cambiamento di intensità dovuto alla grande variazione della luce, invece noteremo poca differenza se dopo la seconda candela ne accendiamo una terza. ) Stevens formulò la legge della potenza secondo cui gli individui sono in grado di definire direttamente i cambiamenti di intensità di una sensazione attraverso numeri matematici. La sensibilità assoluta e relativa non sono fisse ma dipendono dalla frequenza di stimolazione, ovvero da una stimolazione continua o momentanea (la frequenza di stimolazione fa variare la tonalità del suono e l’ampiezza fa variare la sua intensità). La sensibilità e la frequenza sono vincolate anche dalle nostre caratteristiche fisiche infatti, ad ES, quando immergiamo la testa sott’acqua non avvertiamo rumori, così come noi non percepiamo suoni a cui, invece, gli animali reagiscono prontamente; questa “sordità” relativa è dovuta al fatto che gli esseri umani non sono ugualmente sensibili a tutte le frequenze La curva audiometrica (vedi pag 37 libro) L’informazione che il nostro sistema visivo elabora è costituita dalla luce riflessa dagli oggetti che cade sui fotoricettori della retina, i quali ricevono il segnale luminoso, lo trasducono in segnale elettrico e lo inviano ai neuroni retinici (cellule gangliari), i quali provvedono ad inviare i segnali luminosi lungo le fibre nel nervo ottico fino alla corteccia visiva primaria nel lobo occipitale. In una parte della retina non ci sono recettori perciò in questa zona siamo ciechi, questo “buco” nel nostro campo visivo non viene percepito perché il cervello lo occupa automaticamente. La periferia della nostra retina è più sensibile della parte centrale (fovea) su cui si forma l’immagine che stiamo fissando (es: se con la coda dell’occhio rileviamo un oggetto poco luminoso e successivamente spostiamo lo sguardo su di esso per focalizzarlo, non sarà più visibile). La differenza di sensibilità è dovuta dalla presenza di bastoncelli nella periferia del campo visivo, i quali si raggruppano e attraverso le cellule gangliari (le quali percepiscono tutti i segnali insieme senza distinguerli) fanno giungere gli stimoli in modo unitario nei centri superiori del sistema visivo, il risultato è un aumento dell’intensità del segnale in quella cellula gangliare, con aumento di sensibilità alla luce nella periferia della retina. Mentre i ricettori nella regione centrale della retina (coni) non si raggruppano e, dopo essere stati trasmessi e codificati dalle cellule gangliari, i diversi stimoli saranno percepiti come distinti. Dunque, gli stimoli percepiti nella periferia del campo visivo attraverso i bastoncelli vengono riconosciuti in modo unitario mentre nella regione centrale del campo visivo (attraverso i coni) gli stimoli vengono riconosciuti separatamente. I neuroni del nostro rispondono meglio non quando sono stimolati da una luce uniforme. Ma quando lo stimolo è costituito da una configurazione di luminanza [ES: se abbiamo un cerchio chiaro su sfondo scuro e un cerchio chiaro delineato solo da una linea scura (quindi su fondo chiaro) ci sembrerà che il primo cerchio sia più chiaro. Tale fenomeno è chiamato “contrasto simultaneo” ed avviene poiché i neuroni del nostro sistema visivo rispondono meglio quando lo stimolo è formato da un’unione di luce e non quando abbiamo luce uniforme poiché il campo ricettivo (ovvero una regione del campo visivo che se stimolata produce la massima attivazione di un neurone) è centro-periferia]. Infatti, nel centro (coni) abbiamo una risposta eccitatoria, che aumenta con cerchi chiari, mentre nella periferia (bastoncelli) la risposta è inibitoria, ovvero aumenta con i cerchi scuri. Il sistema visivo, inoltre, è capace di adattarsi ai livelli di luminosità ambientali, non percepisce differenze luminose sostanziali con la variazione della luminosità ambientale. Se siamo in un ambiente molto luminoso e ci addentriamo in uno con scarsa visibilità, avremo un aumento della sensibilità assoluta dei bastoncelli alla periferia , mentre se siamo in un ambiente poco luminoso ed entriamo in uno molto luminoso , avremo una diminuzione della sensibilità dei coni nella

visione centrale. La luce si propaga con un movimento ondulatorio e la codifica sensoriale del colore avviene attraverso l’attivazione dei coni blu , verde e rosso che sono presenti in ogni punto della retina. La distinzione dei colori però dipende dalla risposta dei neuroni: eccitatoria: con aumento di risposta con colori chiari, o inibitoria: con aumento di colori scuri, presenti nella regione centrale e nella periferia della retina ad ogni lunghezza d’onda. Le risposte dei neuroni dipendono dal loro campo ricettivo allungato. La discriminazione delle dimensioni avviene proprio attraverso le risposte differenti dei neuroni con campo ricettivo allungato. Se abbiamo un oggetto dalla media larghezza esso sarà identificato da un neurone con campo ricettivo allungato di larghezza media, se abbiamo un oggetto stretto avremo un neurone con campo ricettivo stretto, mentre se si tratta di un oggetto largo esso sarà identificato da un neurone con campo ricettivo largo. È possibile dimostrare che i neuroni corticali si distinguono per la dimensione e l’orientamento preferito e per questo si chiamano filtri per frequenza spaziale o orientamento. Tramite la tecnica dell’adattamento sappiamo che se viene applicata su reticoli di adattamento, gli altri reticoli simili appaiono sostanzialmente diversi, ovvero con una frequenza più alta o più bassa di quella che hanno realmente, mentre i reticoli differenti a quelli di adattamento non avranno percezioni modificate. I cambiamenti dei reticoli simili fanno scaturire immagini postume. Allo stesso modo avviene la discriminazione dell’orientamento e della direzione del movimento. Infatti, se ad esempio fissiamo un punto in mezzo a una cascata per un paio di minuti e spostiamo lo sguardo sul paesaggio ci sembrerà che gli alberi si muovono. La differenziazione dei suoni invece, avviene tramite la ricezione di un’onda complessa che viene scomposta nelle sue componenti di frequenza che vengono analizzate separatamente dal sistema uditivo, e quindi, dai neuroni delle vie uditive . Attraverso la distinzione della frequenza e della variazione infine riusciamo a distinguere il suono di una parola da quella di un’altra. CAP 3 – PROCESSI PERCETTIVI DI BASE La luce è una condizione necessaria per la visione degli oggetti ma non sufficiente. Infatti se non vi è luce non vi è visione ma se vi è luce non vi è necessariamente visione. La visione degli oggetti non è determinata dunque dall’energia luminosa, poiché essa arriva in modo unitario sia al buio che con la luce, bensì dall’informazione ottica degli oggetti. Possiamo concludere che l’assenza di luce precluda la visione degli oggetti? Si. Possiamo concludere che la presenza di luce sia una condizione sufficiente affinché un osservatore normale veda degli oggetti? No. Ad esempio, la nebbia distrugge l’informazione ottica ma non la luce, infatti non ci permette di vedere gli oggetti e ci costringe a muoverci alla cieca. La nebbia dimostra quindi chela variabile importante per la visione degli oggetti, ancora una volta, non è l’energia luminosa ma l’informazione ottica. Per determinare il rapporto tra mente e materia viene praticato l’esperimento Ganzfelt (campo totale) in cui la condizione luminosa è uguale in tutte le direzioni. Solitamente viene chiesto all’osservatore di apporre mezza pallina di ping pong su ciascun occhio, in modo tale da far trapassare la luce ma impedire l’informazione ottica e far sentire l’osservatore avvolto da una nebbia fitta. L’interesse del Ganzfelt sta proprio nel fatto che uno dei concetti fondamentali della scienza della visone è l’informazione ottica intesa come l’insieme di disomogeneità (oggetti differenti presenti con una stessa distribuzione della luce). Grazie ai processi percettivi di base viene raccolta l’informazione (che è stata colta dagli organi sensoriali), codificata per essere resa disponibile ai processi di riconoscimento. Questi processi corrispondono all’emergere di oggetti strutturati (odistensione tra figura e sfondo) . L’informazione è un tipico concetto relazionale , essa è una proprietà che dipende dall’osservatore che la utilizza, abbiamo due tipi di osservatore: ideale in grado di utilizzare tutte le informazioni possibili, e reale (un normale essere umano), che riesce ad utilizzarne solo una parte. Non sempre però ciò che c’è si vede, infatti nel caso della connessione sappiamo che essa non è sempre percepita, ma dipende dalle condizioni in cui si trova l’oggetto. Molte volte per identificare una connessione c’è bisogno di un’analisi attenta, che solitamente non è presente quando guardiamo normalmente ciò che ci è attorno. Molti studi scientifici sulla percezione si basano proprio sulla contrapposizione tra quello che c’è nell’immagine e quello che viene percepito. Anche l’orientamento è importante ai fini della rilevazione dell’informazione ottica infatti, non ci è sempre facile identificare un elemento deviante in un contesto. Il riconoscimento sarà più facile se avremo un tipo di contesto normale, ma se avremo un

elemento normale in un contesto irregolare l’identificazione sarà più difficile (es p.52), infatti avremo una ricerca visiva asimmetrica, ovvero differente in un contesto normale ed in un contesto irregolare, inoltre sappiamo che in un contesto normale il tempo in cui viene identificato l’elemento deviante sarà costante e non sarà influenzato dagli elementi distraenti, ovvero dagli elementi circostanti. In un contesto irregolare invece, gli elementi distraenti influiscono sulla tempistica in cui viene identificato l’elemento deviante. L’asimmetria della ricerca visiva indica che la percezione è organizzata e che possiede una struttura gerarchica. Nel caso dell’orientamento la percezione si sofferma molto su assi verticali ed orizzontali, infatti ogni deviazione è interpretata come un’anomalia che fa scaturire la voglia di raddrizzarla. La percezione di un oggetto dipende anche dall’orientamento che esso ha, infatti vi sono due tipi di mondi: mondo fisico in cui gli oggetti non cambiano al variare del loro orientamento, e mondo fenomenico in cui gli oggetti appaiono mutati al variare del loro orientamento. Lo spazio percepito si forma attorno all’asse verticale e a quello orizzontale che sono i riferimenti ...


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