Riassunto Manuale di Psicologia Generale - Girotto, Zorzi PDF

Title Riassunto Manuale di Psicologia Generale - Girotto, Zorzi
Course Psicologia dei processi cognitivi 1
Institution Università degli Studi di Trieste
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Summary

Riassunto completo e dettagliato del libro Manuale di Psicologia Generale. Girotto, Zorzi, Contenente i capitoli:
Premessa
I. Metodi, di Marco Zorzi

PARTE PRIMA. PERCEZIONE E AZIONE
II. Sensazione, di Walter Gerbino
III. Processi percettivi di base, di Walter Ger...


Description

MANUALE DI PSICOLOGIA GENERALE – GIROTTO, ZORZI 

CAPITOLO 1: METODI

1. PSICOLOGIA E SCIENZA Psicologia = studio scientifico del comportamento e dei processi mentali degli esseri umani ma anche di altri animali - nascita della psicologia: 1879 WILHELM WUNDT (1832-1920), presso l’Università di Lipsia in Germania, realizza il PRIMO LABORATORIO di PSICOLOGIA - idea di base di Wundt: la psicologia deve essere una scienza come la fisica, chimica o medicina - nello STESSO PERIODO, negli Stati Uniti ad Harvard, WILLIAM JAMES (1842-1910) fonda il primo laboratorio di psicologia sperimentale degli Stati Uniti Cosa significa che la psicologia è una scienza? “Fare scienza” consiste nel tentare di risolvere problemi rilevanti attraverso la raccolta e l’analisi dei dati. Questo però non è sufficiente, perché capita a tutti di impegnarsi a osservare il comportamento delle persone intorno, ma non per questo siamo tutti scienziati. (Es. teorie ingenue: guardo una amico che è arrabbiato, so che oggi ha un esame quindi penso che quello gli causi rabbia; è una teoria fondata sull’esperienza personale, non si controlli scientifici) - la differenza tra una teoria ingenua e una teoria scientifica sta nel metodo delle spiegazioni: per le teorie scientifiche il metodo è quello sperimentale 2. IL METODO SPERIMENTALE Metodo sperimentale: basato su osservazioni oggettive, ottenute tramite strumenti di misura (soggettivo = valutazioni ed esperienze personali) - se un’osservazione è oggettiva, è anche REPLICABILE: ripetuta da altri, in altri luoghi e i risultati sono sostanzialmente identici - COMPORTAMENTISMO: applicano il metodo sperimentale in modo rigoroso, rifiutandosi di studiare qualsiasi evento o comportamento non osservabile direttamente GLI SCOPI DELLA RICERCA SCIENTIFICA Scopi della RICERCA SCIENTIFICA: 1. scoperta di regolarità: descrizione del comportamento e scoperta di relazioni sistematiche tra i vari aspetti del comportamento; è il primo passo di ogni scienza - richiede la definizione di VARIABILI (eventi o entità coinvolte), utilizzando uno schema di classificazione (Es. studio di come si affronta problema di scelta: definire contenuto del problema, opzioni disponibili, modo in cui sono presentate) LEGGI DEL COMPORTAMENTO: avanzando con la classificazione, con il processo di descrizione, può capitare di osservare che fra i vari comportamenti ci sono delle regolarità; queste regolarità formano delle leggi del comportamento - individuare relazioni tra eventi però, non vuol dire determinare un rapporto di causa-effetto; anche se lo scopo finale è quello, è molto difficile

2. sviluppo di teorie scientifiche: un insieme di asserzioni che collega tra loro varie leggi; una teoria include almeno un concetto che non deriva direttamente dalle osservazioni, ma che è necessario per spiegare le relazioni tra gli eventi - le teorie servono a: organizzare le conoscenze in modo sistematico; spiegare le leggi e prevederne delle nuove; guidano la ricerca scientifica, infatti un ricercatore inizia con un’ipotesi scientifica, che è una previsione su fatti nuovi formulata in base a una particolare teoria (senza ipotesi, non c’è ricerca) GLI STUDI SPERIMENTALI ESPERIMENTO = studio delle relazioni tra due o + variabili, cioè tra due entità che variano; l’aumento di variabili riduce la complessità VARIABILE = proprietà di un evento reale che può essere misurata MISURAZIONE = sistema per assegnare un valore numerico alle variabili - variabile dipendente (VD): dipende dal valore della variabile indipendente variabile indipendente (VI): variabile controllata dal ricercatore, sperimentatore Un esperimento è quindi la procedura con cui un ricercatore manipola, varia sistematicamente una o più variabili indipendenti, per osservare se e come fanno variare la variabile dipendente. Come possiamo stabilire se la manipolazione della variabile indipendente ha avuto un effetto sulla variabile dipendente? Sono necessari i metodi statistici. Es. esperimento su abilità matematica: due gruppi di soggetti, maschi e femmine, hanno ottenuto un certo punteggio; la prestazione di un gruppo si descrive con la media. Punteggio medo F: 78; punteggio medio M: 81 - la differenza tra i due punteggi non ci permette di tratte conclusioni, finchè non sappiamo che i risultati non siano dovuti al caso Osservando i punteggi al test di tutti i soggetti, si osservano 2 fonti di variazione: a) variazione tra un gruppo e l’altro (BETWEEN SUBJECTS), indotta dalla VI b) variazione entro un ciascun gruppo (WITHIN SUBJECTS), indotta dalle differenze tra i soggetti - per decidere se i gruppi sono differenti, non basta sottrarre una media dall’altra (variazione BETWEEN), ma è fondamentale considerare variabilità rispetto alle medie (variazione WITHIN): più è bassa la variabilità WITHIN, più è probabile che la differenza tra le due medie non sia dovuta al caso ma sia reale RAPPORTO CRITICO: valore ottenuto dividendo le differenza tra le condizioni sperimentali (differenza tra le medie di M e F) per la variazione casuale tra i punteggi (dovuta alle differenze individuali nella abilità matematiche) - più alto è il rapporto critico, tanto più è probabile che ci sia una differenza tra i gruppi sperimentali causata dalla VI il rapporto critico ci permette di capire se la differenza tra le due medie è significativa DIFFERENZA STATISTICAMENTE SIGNIFICATIVA: quando è stato utilizzato un metodo statistico e si vede che la differenza non è prodotta dal caso GLI STUDI CORRELAZIONALI In molti casi gli studi sono non-sperimentali (il che non vuol dire non-scientifico) RICERCA CORRELAZIONALE: quando i ricercatori non manipolano sistematicamente le variabili studiate; ha

lo scopo di scoprire se esistono relazioni tra due o più variabili; quando avviene, le variabili si dicono correlate - coefficiente di correlazione: indice statistico tra -1 e +1 che esprime la forza e la direzione di una correlazione; il valore 0 corrisponde a ASSENZA DI CORRELAZIONE Gli studi correlazionali non danno alcuna indicazione sull’esistenza di una relazione causale (causa-effetto) tra due variabili. Non si può arrivare a nessuna conclusione. (Es. andare a dormire con le scarpe ci fa svegliare stanchi; potrebbe esserci una terza variabile di cui non abbiamo tenuto, cioè quella dell’ubriachezza; in questo caso può essere, ma non si può essere certi, che, essendo ubriachi, ci si addormenta con le scarpe e ci si sveglia stanchi) Gli studi correlazionali sono comunque più semplici da realizzare rispetto a quelli sperimentali e servono per esplorare relazioni tra variabili. Se troviamo una forte correlazione tra due variabili, possiamo decidere di controllare se esiste una relazione causale progettando uno studio sperimentale (esperimento), anche se non sempre è possibile farlo per motivi etici o pratici, quindi ci si limita all’utilizza del metodo correlazionale. 3. METODI PER LO STUDIO DEL COMPORTAMENTO E DEI PROCESSI COGNITIVI Esistono le scienze cognitive e non la scienza cognitiva, perché ci sono più discipline che si occupano dello stesso ambito. (psicofisica LA PSICOFISICA - metodo psicofisico: studia le conseguenze sensoriali (sensazioni) della stimolazione fisica controllata; quantifica l’intensità delle sensazioni (visive, uditive, tattili) suscitate da uno stimolo - nati nella prima metà del XIX secolo con le ricerche del fisiologico tedesco Ernst Heinrich Weber (17951878) - il cervello viene considerato una scatola nera da non aprire e vengono messi in relazione gli stimoli presentati con le risposte conseguenti I METODI CRONOMETRICI - fisiologo olandese Franciscus Cornelis Donders (1818-1889) fonda la CRONOMETRIA MENTALE: misura la durata di esecuzione delle operazioni mentali attraverso la misura dei tempi di reazione (TR) Es. premere un tasto quando vedo pallino luminoso su schermi di computer: il TR è il tempo che intercorre tra la comparsa dello stimolo e la pressione del tasto (LATENZA DI RISPOSTA) - compito di DETEZIONE (processo di scoperta): richiede rilevare la comparsa dello stimolo (Es. compito di premere il pulsante) - compito di DISCRIMINAZIONE: riconoscere un particolare stimolo bersaglio caratterizzato, ad esempio, da un colore (Es. premere tasto solo quando pallino verde) - DISTRATTORI: stimoli a cui non bisogna rispondere (Es. pallini bianchi) - COMPITO DI SCELTA: sia discriminazione dello stimolo che selezione della risposta (Es. premere tasto destro se pallino verde, premere sinistro se bianco) - METODO di SOTTRAZIONE: si sottrae il tempo di reazione di un compito che comprende un’operazione dal tempo di reazione di un secondo compito che non la comprende per ottenere la durata di un’operazione mentale (Es. compito A: discriminazione dello stimolo + selezione risposta; compito B: discriminazione dello stimolo); non è un metodo però accettato, perché è errato pensare che togliere o aggiungere una operazione mentale a un compito non abbia alcuna conseguenza sullo svolgimento delle altre operazioni mentali che vengono messe in atto per risolverlo

ESPERIMENTO DI STROOP (psicologo americano J. Ridley Stroop): - partecipanti vedono nomi di colori scritti con inchiostro colorato; devono denominare il colore dell’inchiostro ignorando la parola scritto - scopo: stabilire se il tempo di reazione (latenza) nel denominare il colore dell’inchiostro, varia in funzione del tipo di condizione sperimentale (congruente: ROSSO; incongruente: VERDE; neutra: XXXX) - il tempo è maggiore nella situazione incongruente ESPERIMENTO DI STERNBERG (psicologo americano Saul Sternberg) sulla memoria a breve termine Questo esperimento studia i processi con cui avviene la ricerca di un elemento all’interno della memoria a breve termine. Si vuole stabilire se la ricerca procede esplorando uno a uno gli elementi contenuti in memoria (ricerca seriale) oppure tutti gli elementi insieme (ricerca in parallelo). - partecipanti sentono una serie di numeri, seguita, a distanza di un breve intervallo, da un numero “sonda”; bisogna decidere se il numero sonda è stato sentito o no, premendo i tasti Si o No metà delle prove: numero sonda diverso; metà delle prove: numero sonda uguale - VI: grandezza della serie, che variava a ogni prova - VD: tempo di reazione (TR: quantità di tempo trascorso tra stimolo e risposta) Sternberg osserva che i TR aumentavano con l’aumentare della grandezza della serie, inoltre i TR per le risposte negative erano uguali per quelle per quelle positive. Come interpretare ciò? 1. viene eseguita un’operazione mentale di confronto con il numero sonda in modo seriale per ogni singolo elemento della serie 2. i confronti vengono svolti in modo esaustivo, cioè dal primo all’ultimo elemento della serie, senza decidere a ogni singolo passo se il confronto è positivo o negativo, se no il TR per le risposte No dovrebbe essere maggiore al TR per le risposte Si Con questi esperimenti, si dimostra che il metodo cronometrico può fornire preziose informazioni sul funzionamento dei processi mentali. Spesso si litiga sull’interpretazione teorica da dare ai risultati, ma i risultati non cambiano. LA NEUROPSICOLOGIA - disciplina che studia le basi neurali delle funzioni mentali - fisiologo tedesco Franz Joseph Gall: prime proposte su localizzazione cerebrale delle facoltà mentali; 37 facoltà mentali e morali identificate sulla superficie esterna del cranio, a forma di mappa (vedi figura pag 24); questa mappa non aveva, comunque, nessun fondamento scientifico - SECONDA METÁ DEL XIX nasce il METODO NEUROPSICOLOGICO classico dallo studio dei disturbi del linguaggio prodotti da una lesione cerebrale. I neurologi Paul Broca (francese) e Carl Wernicke (tedesco) cercano di stabilire connessione tra lesioni di aree del cervello e disturbi afasici (perdita della capacità di comporre o comprendere il linguaggio). Il loro tentativo porta alla formulazione delle PRIME PROPOSTE DI MODELLI ANATOMO-FUNZIONALI in cui il linguaggio veniva suddiviso in componenti separate (comprensione, produzione, lettura ecc.). Questo metodo è stato utilizzato per studiare tutte le altre funzioni mentali (percezione, memoria, emozioni). - INIZIO anni SETTANTA dei ricercatori fondano la NEUROPSICOLOGIA COGNITIVA: studia il comportamento di pazienti con disturbi neuropsicologici allo scopo di capire meglio il funzionamento dei processi mentali normali - strumento d’indagine: dissociazione, cioè l’osservazione che un paziente mostra un danno selettivo a una

particolare componente del sistema cognitivo (Es. persone non riconosce più le persone, però riconosce gli oggetti; pazienti hanno problemi ristretti alla memoria a lungo termine o solo a breve termine) - in questo modo si dimostra l’esistenza di un modulo: un sistema specifico che risponde solo a stimoli di una particolare classe (Es. le facce) LA NEUROIMMAGINE FUNZIONALE - disciplina che studia in vivo le funzioni neurali del cervello umano Utilizza: - tomografia a emissione di positroni (o PET, Positron Emission Topography) e la risonanza magnetica funzionale (o fMRI, Functional Magnetic Resonance Imaging); entrambe si basano sul fatto che, quando un gruppo di neuroni aumenta la sua attività, si verifica un maggiore afflusso del sangue (trasporta ossigeno e glucosio ai tessuti cerebrali); l’entità del flusso sanguigno in una data zona del cervello riflette l’entità dell’attività neurale (possibile stabilire quali parti del cervello si attivano di più durante un determinato compito confrontando una condizione di controllo con la condizione sperimentale) - elettroencefalografia (o EEG: misura i potenziali evento-correlati, cioè le risposte elettrofisiologiche associate a uno stimolo o evento durante l’esecuzione di un compito) e la magnetoencefalografia (o MEG), che si basano su potenziali elettrici (EEG) o magnetici (MEG) misurabili al di fuori del cranio e che dipendono dalle dinamiche dell’attività elettrica dei neuroni della corteccia cerebrale LA SIMULAZIONE La mente non può essere aperta, non è osservabile. Gli psicologi possono usare dei metodi indiretti (psicofisica, cronometria mentale, neuropsicologia). - METODO SIMULATIVO: sviluppare un modello esplicito dal punto di vista computazionale (tradotto cioè in un programma per computer che riproduce in modo fedele il comportamento umano); non è una mera teoria (insieme di asserzioni che collegano tra loro varie leggi) - la simulazione non si limita a spiegare il comportamento ma piuttosto lo riproduce - spesso la teoria verbale è funzionale per sviluppare il modello computazionale; la simulazione permette di valutare in modo puntuale l’adeguatezza di una teoria e di ottenere previsioni che potranno essere verificate attraverso nuovi esperimenti - metodi simulativi hanno ottenuto maggiori successi sulle reti neurali artificiali (o modelli confessionisti) che sono sistemi di elaborazione dell’informazione ispirati al funzionamento del cervello) PARTE PRIMA: PERCEZIONE E AZIONE WOLFGANG KOHLER (1887-1967) introduce la distinzione tra fenomenicamente oggettivo e geneticamente soggettivo in un passo del libro La psicologia della Gestalt: - esperienza diretta è fenomenicamente oggettiva (vedere una sedia davanti a noi e sentirla sotto le nostre mani sono dati e non prodotti di atti osservativi come guardare e toccare; come posso dire che una sedia è un’esperienza oggettiva, se ammetto che essa dipende da processi interni al mio organismo, in questo modo la sedia diventa soggettiva) - l’esperienza è inoltre geneticamente oggettiva, dato che è generata da processi interni all’osservatore - in chiave evoluzionistica, l’oggettività fenomenica dell’esperienza diretta viene chiamata illusione di realtà, perché si tratta di una simulazione geneticamente soggettiva (prodotta dall’organismo) del mondo fisico

- realismo ingenuo: convinzione spontanea che il mondo sia solo uno, quello in cui le cose sono sempre come appaiono Realismo critico di Galileo Galilei: contrapposizione tra mondo fisico e mondo percepito (direttamente esperito ingenuamente) GALILEO GALILEI (1564-1642) Ne Il Saggiatore fa un esempio semplice: nessuno dubita che il solletico dipende dalla sensibilità di chi lo prova, nonostante sia provocato da un’azione meccanica; allo stesso modo possiamo ipotizzare che anche altre proprietà vissute come oggettive, siano invece gli effetti che particolari stimoli esterni producono nel corpo dell’osservatore - Galileo paragona al solletico degli odori, sapori, colori, che gli osservatori trattano ingenuamente come proprietà degli oggetti materiali WILLIAM JAMES (1842-1910) Principi di Psicologia: - la psicologia è definita come scienza delle menti naturali (limitate e diverse da individuo a individuo) e dei loro limiti, che assume come propri dati i pensieri e i sentimenti e un mondo fisico con il quale tali menti coesistono e che esse conoscono - la conoscenza lega i contenuti mentali al mondo fisico - incipit di La psicologia della Gestalt (Kohler): nella psicologia il punto di partenza è il mondo come me lo trovo davanti, ingenuamente e acriticamente TEORIA SCIENTIFICA STANDARD: la CATENA PSICOFISICA (unisce eventi fisici alla nostra mente) - STIMOLO DISTALE: indipendente dall’osservatore, stimolo lontano - STIMOLO PROSSIMALE: l’immagine catturabile in un punto di vista - SENSAZIONE: registrazione, degli stimoli prossimali - PERCEZIONE: prodotto dell’organizzazione delle sensazioni in un’unità normalmente corrispondente agli stimoli distali - RISCONOSCIMENTO: risultante dal confronto tra le percezioni e l’informazione depositata in memoria) Non è facile capire se l’esperienza diretta risulta un processo di bottom-up (stimolo prossimale-sensazionepercezione-riconoscimento) o anche dei processi di top-down (contrario del bottom up) Aforisma di Anais Nin “Non vediamo le cose come sono, ma come siamo”: l’indagine scientifica indaga come il sistema mente/cervello fa sì che le cose appaiono così come appaiono Domanda: Why do things look as they do? (Kurt Koffka nei Principi di psicologia della form): Per Koffka, queste due risposte sono insufficienti a spiegare perché le cose appaiono come appaiono: a) sono quello che sono, corrispondono agli stimoli distali (realismo ingenuo) b) corrispondo agli stimoli prossimali (a contatto con l’osservatore in modo fisico) - la VERA RISPOSTA per Koffka è: le cose appaiono così grazie all’organizzazione che il sistema mente/cervello impone agli stimoli prossimali, concepiti come vincoli esterni di un processo comune regolato da tendenze interne; ESPERIENZA DIRETTA risulta dall’equilibrio tra forze esterne ed interne

L’etologo Niko Tinbergen propone 4 livelli per spiegare scientificamente il comportamento degli organismi: a) causale: quali meccanismi causano il comportamento? b) adattivo: qual è la sua funzione? c) ontogenetico: come si sviluppa in un dato organismo? d) filogenetico: qual è la sua storia evolutiva, in una specie e tra le specie 

CAPITOLO 2: SENSAZIONE

1. I SENSI COME STRUMENTI DI MISURA - strumenti di misura: quando lo stimolo varia lungo una sola dimensione, i sistemi sensoriali funzionano come strumenti di misura delle grandezze fisiche fondamentali (peso, lunghezza, durata) L’organo di senso non è solo uno strumento di misura. L’approccio scientifico che isola le variabili e spiega dei sistemi complessi in base alle proprietà dei loro costituenti elementari ha giocato un ruolo importante anche in psicologia, in particolare attraverso la psicofisica (inizio Ottocento, fornisce struttura metodologica per lo studio della mente) 2. LEGGE DI WEBER Ernst H.Weber pone la prima pietra dell’edificio della psicofisica, trovando una risposta alla domanda: quali sono le somiglianze e le differenze tra le varie modalità sensoriali? Utilizza la discriminazione di intensità, che fornisce una definizione di sensibilità: un osservatore è molto sensibile se discrimina intensità molto vicine Nella concezione aristotelica, i sensi periferici confluiscono nel senso comune, che mette in relazione le informazioni che vengono dai sensi. La capacità di discriminare l’intensità di due sensazioni (una più forte dell’altra) dipende dal funzionamento di ciascun senso periferico. Per distinguere ciascun senso si usa la soglia differenziale (la minima differenza tra due stimoli sufficiente per la loro discriminazione): in un compito in cui l’osservatore esegue prove in cui deve confrontare ...


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