Fondamenti di psicologia di comunità cap 3-5-7 PDF

Title Fondamenti di psicologia di comunità cap 3-5-7
Course Psicologia sociale
Institution Università della Valle d'Aosta
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Riporto il riassunto dei capitoli 3-5-7...


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Cap 3: Reti sociali e sostegno sociale: 1.Le reti sociali: i concetti di rete sociale e sostegno sociale sono progressivamente emersi come costrutti di notevole fertilità ed efficacia per descrivere la struttura delle relazioni interpersonali che caratterizza la vita quotidiana e l’intreccio delle risorse sociali istituzionali e spontanee presenti nella comunità. Il tentativo punta piuttosto a prendere in esame il campo sociale complessivo in cui individui, gruppi e organizzazioni sono immersi e analizzarne le influenze positive e negative. 1.1 I primi studi antropologici: Le prime analisi sistematiche sulle reti sociali furono compiute da alcuni antropologi e sociali inglese che identificarono alcune caratteristiche salienti, quali l’ampiezza, la densità, i tipi di scambio interpersonale esistenti ecc… A partire dagli anni settanta si tende a usare indistintamente l’espressione rete sociale per entrambe le situazioni, semmai precisando se il fuoco è maggiormente centrato sui singoli individui o sul sistema. 1.2 Caratteristiche delle reti sociali: Snyder sostiene che le reti sociali possono essere caratterizzate da quattro dimensioni, ognuna delle quali comprende alcune variabili correlate tra loro: 1) struttura: si riferisce a l’ampiezza, densità, frequenza di interazione e la posizione dell’individuo nella rete 2) interazione: reciprocità, simmetria, direzionalità e molteplicità. 3) qualità: amicizia, intimità e vicinanza affettiva 4) funzione 1.3 Ricerche su caratteristiche delle reti e situazioni specifiche: Il valore delle caratteristiche della rete è connesso al tipo di situazione o di compito da svolgere. Granovetter osserva che i legami forti tendono a concentrare le interazioni all’interno dei gruppi di appartenenza, mentre i legami più deboli possono facilitare l’integrazione di membri di gruppi diversi; egli ipotizza che l’organizzazione di comunità sia più agevole in quartieri dove i legami tra i familiari e amici sono meno stretti e quindi c’è minore diffidenza verso gli altri. Waeker e co affermano che in periodi di significative transizioni di vita una piccola e densa rete può intrappolare l’individuo contro un set limitato di aspettative, normative e contatti sociali piuttosto che favorire la sua esigenza di compiere una transizione a nuovi ruoli sociali. L’importanza generale delle ricerche sulle reti sociali ci sembra, in ogni caso, l’esame delle connessioni fra caratteristiche delle reti e grado di adattamento e benessere degli individui e dei gruppi. 2. Il sostegno sociale: 2.1 I sistemi di sostegno sociale: Il sostegno sociale rappresenta, insieme al potere, la dimensione più importante dell’interazione sociale individuata dai teorici del comportamento interpersonale. Si può definire sostegno sociale il supporto emotivo, informativo, interpersonale e materiale che è possibile ricevere e scambiare nelle reti sociali. Caplan aveva denominato sistemi di sostegno, ovvero la configurazione di rapporti sociali che svolgono una funzione essenziale nel mantenere la salute psicofisica. E’ possibile distinguere due tipi di sistemi supportivi: 1) sistema formale: è composto da strutture istituzionali e professionisti che operano in contesti di cura, riabilitazione e prevenzione psicosociale. 2) sistema informale: comprende i legami con parenti, amici intimi, persone con cui si condividono alcune basilari idee e concezioni di vita, affetti, interessi, conoscenze culturali e obiettivi sociali. 2.2 Ricerche sull’effetto primario del sostegno sociale:

Una comunità dell’azione di sostegno favorisce, come varie ricerche sembrano confermare, lo sviluppo personale, l’acquisizione di appropriate modalità di difesa, il mantenimento della salute psicofisica. Secondo il modello dell’effetto primario, il sostegno sociale svolge una funzione indipendentemente dai livelli di stress; la sua azione di promozione della saluta avviene sia presenza che in assenza di eventi stressanti. Le indagini condotte secondo la prospettiva dell’effetto primario hanno dunque il pregio di evidenziare come essere relativamente isolati o, viceversa, integrati nella propria rete sociale influenzi notevolmente lo stato di salute; hanno il limite di offrire scarse indicazioni sui processi di interrelazione tra le diverse variabili. 2.3 Ricerche sul sostegno sociale come moderatore dello stress: Buffering hypothesis, l’ipotesi cioè il sostegno sociale funga da tampone o cuscinetto protettivo nei confronti dello stress e ne moderi le conseguenze. Sostegno sociale come moderatore dello stress. Secondo l’analisi di Cohen, il sostegno sociale può esercitare il suo ruolo health protective in diversi punti o momenti della sequenza: evento potenzialmente stressante-reazione allo stress. Il sostegno sociale è dunque in grado di: 1) Ridurre la quantità e qualità negativa degli stimoli stressanti 2) attenuare o ridefinire la percezione degli stimoli come stressanti 3) alleviare l’impatto emotivo e psicologico di tali stimoli 4) favorire risposte attive e adattive. 2.4 Critiche metodologiche. Il concetto di sostegno sociale percepito: Healer sostiene dunque che il limite maggiore non è tanto di tipo metodologico quanto concettuale. Osservano in particolare che in numerose indagini il concetto di sostegno sociale viene a identificarsi in modo confusivo con quello di rete sociale. Essi suggeriscono pertanto di utilizzare i concetti di: - sostegno sociale percepito: si intende la valutazione percepita di essere sostenuti - ricerca del sostegno: subentra in risposta a una minaccia e in seguito all’esigenza di ricevere aiuto o informazione. Il rapporto tra rete e sostegno sociale è dunque da intendere in senso interattivo e bidirezionale: non solo perchè gli effetti supportivi delle reti sociali sono cognitivamente mediati dalla percezione individuale, ma perche la stessa qualità della rete sociale non è una condizione a priori ma anche il risultato delle capacità e della motivazione personale a stabilire e mantenere legami significativi. 2.5 Dimensioni e fattori del sostegno della rete sociale: 1) sostegno emozionale: comprende comportamenti di ascolto che esprimono interesse e comprensione 2) sostegno informativo: aiuto nel definire, comprendere e affrontare eventuale problemi 3) affiliazione sociale: esiste cioè una forma di sostegno derivante dall’appartenenza a gruppi informali e associazioni più formalizzate o anche in generale dalla possibilità di avere contatti sociali soddisfacenti e trascorrere del tempo libero in attività svolte con altri. 4) sostegno strumentale: ovvero l’offerta di servizi, lo svolgimento di compiti, l’aiuto finanziario. 3. Le modalità di intervento: 3.1 Il collegamento intersistemico fra sistemi di sostegno formali e informali: I sistemi informali, infatti, incrementano la partecipazione sociale alla gestione della salute e della qualità della vita; i sistemi formali vengono controllati e stimolati a migliorare la loro efficacia organizzativa.

3.2 Interventi terapeutici: Le modalità più specifiche degli interventi dipendono dai valori e dall’orientamento ideologico di chi agisce, oltre che da fattori empirici e scientifici. Un approccio più tipicamente di comunità, anche se centrato sui singoli individui, porrà particolare attenzione a livello sistemico, proponendosi di accrescere le potenzialità terapeutiche health protective delle reti e dei sistemi di sostegno. L’importanza delle ricerche sul sostegno sociale risiede anche nella possibilità di dimostrare agli operatori sanitari il valore del supporto o della mancanza di esso nella genesi e nella cronicizzazione delle malattie e l’influenza dei sistemi formali e informali presenti nella comunità nei processi di guarigione. Terapia di rete si tratta di una tecnica utile per potenziare le risorse supportive della rete di legami più prossima al soggetto, di cui si intende inoltre evitare l’etichettamento come paziente. Sono soprattutto finalizzati a individuare condotte positive e strategie supportive attuabili concretamente dalla rete che circonda il soggetto. 3.3 Interventi preventivi: In un senso potremmo comunque considerare i più ampi tentativi di promozione del benessere psicologico come interventi coerenti con l’ipotesi dell’effetto primario del sostegno; tali interventi hanno infatti lo scopo di migliorare la qualità dello scambio sociale, presupponendo che questo influenzi positivamente lo stato di salute. Possiamo invece considerare interventi di protezione del benessere quelli coerenti con l’ipotesi del sostegno come moderatore dello stress: tale preparazione non è solo un miglioramento delle competenze individuali ma può essere un intervento complessivo sulle reti sociali. Una modalità efficace per sviluppare le risorse supportive della comunità è accrescere le capacità di gestire problematiche di tipo psicologico dei non professionisti, ossia di persone che all’interno della rete sociale occupano posizioni che permettono loro di offrire aiuto informale. Per queste ragioni la formazione degli operatori non professionisti costituisce un forte interesse per la psicologia di comunità, così come pure la socializzazione delle competenze ed esperienze psicologiche. Cap 5: l’analisi organizzativa multidimensionale: 1.Premessa teorica: La psicologia di comunità cerca di sviluppare strategie efficaci per promuovere la salute e le competenze, essa tenta di agire anche sui sistemi sociali, in modo da renderli più congruenti con i bisogni delle persone. Per uno psicologo di comunità è fondamentale essere in grado di compiere un’analisi organizzativa di un sistema e delle interazioni fra questo e l’individuo per decidere quale strategia di intervento adottare. Le organizzazioni hanno una lettura organica perchè vengono viste come sistemi che si adattano, evolvono e scompaiono. Per tale ragione necessitano di approcci all’analisi delle organizzazioni di tipo multidimensionle, in grado di orientare le nostre osservazioni su più aspetti e lati del fenomeno organizzativo. Dagli stati uniti l’idea viene che le teorie sul mondo sociale debbano essere concepite come quattro paradigmi chiave a seconda dei diversi punti assunti di base sulla natura della scienza sociale e della società. Combinando le dimensioni oggettivo-soggettivo e cambiamento regolare-radicale si ottiene una matrice che definisce quattro problemi sociologici chiave: funzionalista, interpretativo, strutturalista radicale e umanista radicale. Questa rete permette di correlare le metodologie dei sistemi ai diversi paradigmi sociologici e di valutare quali presupposti sottesi a una particolare metodologia dei sistemi siano più appropriati in alcune situazioni problematiche e non in altre. Negli anni 90, partendo dalla filosofia del pensiero dei sistemi critici e utilizzando il concetto delle metafore, Flood ha elaborato la metodologia del TSI: intervento dei sistemi totali. Il TSI, in linea con una visione

complementarista, combina quindi il lavoro sulle metafore con il sistema delle metodologie dei sistemi, e con la conoscenza degli approcci individuali dei sistemi. Il pensiero dei sistemi teorizza invece la possibilità di fondare questi diversi approcci, in modo da permettere una soluzione integrata dei problemi dell’organizzazione. Bruscaglioni sosteneva come le diverse teorie organizzative non sono in competizione ma che ogni paradigma vede solo una porzione della verità del problema o del sistema. Teorie diverse spiegano con modalità diverse aspetti e problemi diversi delle organizzazioni. Egli evidenziò la necessità di passare attraverso una fase di complementarietà meccanica degli approcci, in cui si utilizzano indirizzi almeno parzialmente complementari usati da altre discipline oltre che dalla propria, per una integrazione dei diversi approcci. Francescato cominciò a sviluppare l’ipotesi di un approccio multidimensionale all’organizzazione che tenesse conto sia degli aspetti strutturali che funzionali, psicoambientali e psicodinamici di un sistema. Gli assunti di base sono: - sia possibile identificare variabili comuni a tutte le realtà organizzative - le diverse teorie organizzative siano centrate su diversi fenomeni organizzativi - ogni teoria si accompagnata da un insieme di strumenti e tecniche che permettono una certa lettura del funzionamento organizzativo. - nessuna di queste letture sia più vera dell’altra, ma siano semplicemente visioni diverse della stessa realtà. Sostiene inoltre che questa visione multidimensionale accresce la consapevolezza delle persone coinvolte nell’analisi organizzativa sulle interconnessioni di cui bisogna tener conto se si vogliono promuovere cambiamenti che rispondano sia ai bisogni produttivi dell’organizzazione che a quelli degli individui che la compongono. L’analisi organizzativa più pragmaticamente efficace dovrebbe a nostro avviso rilevare i punti-forza e le aree-problema, le variabili a cui questi problemi sono correlati, i fattori sui quali è più agevole incidere per ottenere i mutamenti desiderati. 2. Caratteristiche e requisiti di uno schema-guida per l’analisi organizzativa: Durante il negoziato che precede il contratto con il consulente riesce a definire il suo compito in senso più vasto o più ristretto a seconda di quello che percepisce come il problema più rilevante, spesso si accorgerà che è quasi impossibile limitare l’analisi organizzativa a un unico aspetto in questione. Lo schema-guida dovrebbe offrire i seguenti benefici: 1) permettere al consulente di avere una visione d’insieme del funzionamento dell’organizzazione target: un lavoro interdisciplinare costringe invece a riconsiderare i problemi sotto ottiche diverse e trovare soluzioni più complesse che meglio si adattano alla multidimensionalità d’una organizzazione. Offrire al singolo professionista la consapevolezza dei limiti del suo approccio e della necessità di muoversi in una prospettiva più complessa, sia nell’individuazione delle cause che nell’anticipazione delle conseguenze dell’intervento. 2) accrescere la visione d’insieme e la capacità di analisi aziendale di chi dirige e lavora nell’organizzazione stessa. Conoscere meglio la realtà organizzativa in cui si opera sembra avere degli effetti positivi a tutti i livelli operativi, anche perchè l’aumento di conoscenze diminuisce l’ansia e il senso di alienazione e accresce la sensazione di potere personale, e probabilmente il senso di appartenenza. 3) Esaminare il grado di accordo psicosociale, esistente nell’organizzazione e, in caso sia basso, individuare le aree-problema, gli ambiti in cui c’è maggiore discrepanza tra aspettative, bisogni, desideri, opportunità, richieste dei lavoratori e aspettative, bisogni, opportunità dell’organizzazione 4) valutare l’impatto sui vissuti psicologici di variabili organizzative

prevalentemente di natura non psicologica. 5) esplorare un’organizzazione lungo un continuum che vada dalla massima obiettività alla massima soggettività. Ci sembra importante che un consulenteche pure potrà e dovrà limitarsi ad approfondire il suo specifico ambito di competenza- abbia almeno consapevolezza dal razionale-obiettivo all’irrazionalesoggettivo. 6) la possibile rilevanza di uno schema-guida ai fini del cambiamento e dello sviluppo organizzativo. 3. Lo schema di analisi organizzativa multidimensionale: E’ stato elaborato lo schema di analisi organizzativa multidimensionale in cui si invitano i partecipanti a tener conto contemporaneamente di quattro principali chiavi di lettura: dimensione strategica, funzionale, psicodinamica e psicoambientale. 3.1 La dimensione strategico strutturale: Corrisponde a un esame dell’organizzazione a porte chiuse; analizza quindi cos’è e come si è sviluppata la struttura da un punto di vista storico, indipendentemente da chi vi lavora. L’organizzazione viene quindi esaminata per fattori che concernono la distribuzione del potere e della ricchezza: contratti, partecipazioni azionarie, bilanci, leggi, atti, documenti che testimoni della presenza e dell’uso delle risorse materiali e umane e illustrino gli scopi e i vincoli dell’organizzazione. Le informazioni relative alle variabili strutturali che ci interessano sono reperibili attraverso: - fonti di natura legislativa - fonti di natura statistica, economica e sociale - atti notarili e associativi - contratti e delibere - verbali dei consigli di amministrazione e simili. L’insieme delle variabili giuridico-economico-politiche viene a caratterizzare le condizioni strutturali dell’organizzazione. Tali condizioni non solo sono di per sè significative, ma contribuiscono a creare la cultura e il sistema di valori dell’organizzazione e a favorire oppure ostacolare la soddisfazione dei bisogni e delle aspettative degli individui che vi sono inseriti. Le condizioni strutturali influiscono inoltre anche sugli indirizzi programmatici e sui meccanismi decisionali delle organizzazioni. 3.2 La dimensione funzionale: Questa dimensione esamina le attività che devono essere svolte per raggiungere gli obiettivi strategici. Se in termini strutturali l’organizzazione viene descritta nello spazio di componenti o elementi del sistema, in termini funzionali viene esaminato il processo, cioè i fenomeni dipendenti dal tempo che avvengono nel sistema. Secondo, Tancredi, in termini funzionali, ogni organizzazione può essere vista come un organismo inserito nell’ambiente e costituito da tre sistemi interagenti tra loro e con il contesto: 1) il sistema di controllo di gestione: ha il compito di pianificare l’attività operativa, in coerenza con i vincoli e le risorse ambientali e con gli obiettivi interni, e di controllarne l’efficacia e l’efficienza - pianificazione - organizzazione - controllo 2)il sistema operativo: comprende l’insieme delle funzioni connesse al processo di produzione e o erogazione dei servizi. Tali sistemi includono pertanto i vari aspetti e le diverse fasi che consentono la trasformazione e collocazione delle risorse specificamente lavorate dall’azienda.

- acquisizione delle risorse - trasformazione delle risorse - collocazione delle risorse - acquisizione e amministrazione dei mezzi funzionari - acquisizione e amministrazione della conoscenza. 3) il sistema formativo: le attività comprendono informazioni sul funzionamento e sui risultati aziendali, mentre le conoscenze citate nel sottoinsieme precedente sono informazioni operative strettamente necessarie nello svolgimento delle attività di trasformazione delle risorse. In altre parole, le informazioni gestionali tipiche del sistema informativo riguardano gli effetti, gli ouputs delle attività e consentono di raccogliere dati su come e quanto sono state impiegate le risorse. - acquisizione dati - immissione dati - archiviazione dati - elaborazione e trasmissione 3.3 La dimensione psicodinamica: L’approccio psicodinamico ci offre la possibilità di capire un’organizzazione sul piano dei vissuti irrazionali, cioè considera l’organizzazione come viene soggettivamente vissuta a livello spesso non conscio. L’individuo lavora per un’organizzazione i cui obiettivi egli spesso non ha scelto e talvolta il vissuto è un’esperienza alienante, frantumante e contraddittoria rispetto all’esigenza di unità e identità globale e coerente. Ognuno viene riconosciuto dagli altri in un’organizzazione non per quello che è come persona, ma come ruolo, come unità anonima di una struttura. Tra gli elementi che vengono privilegiati come fondamentali per l’analisi di una organizzazione c’è l’esame del rapporto capo-dipendenti. L’appartenere a un’organizzazione e il ricoprire un ruolo pongono evidentemente l’individuo di fronte al problema se assumere o meno la responsabilità che deriva dal suo ruolo e dal suo status. Il capo e i dipendenti mettono in atto diversi meccanismi difensivi di fronte a questa situazione. I conflitti del capo possono essere di tre: 1) un conflitto fra tendenze di tipo fantasmatico 2) un’ambivalenza tra desiderio di dominio e senso di colpa 3) una spiacevole sensazione di dipendenza dai priori collaboratori. i comportamenti difensivi assunti dal capo potrebbero così essere: 1) la rinuncia al proprio ruolo di comando 2) la delega ai propri subordinati 3) lo svolgimento di compito che non comportano esercizio immediato di autorità 4) o viceversa tutti quei comportamenti in cui l’ambivalenza viene negata attraverso un uso dispotico dell’autorità. tra i dipendenti i conflitti intrapischici possono derivare: 1) da...


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