Tajfel, Gruppi umani e categorie sociali PDF

Title Tajfel, Gruppi umani e categorie sociali
Course Psicologia Sociale e dei Gruppi di Lavoro
Institution Università degli Studi di Parma
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Sintesi di alcuni capitoli del libro di Tajfel, "Gruppi umani e categorie sociali": Individui e gruppi in psicologia sociale; Il conflitto tra gruppi; Psicologia sociale delle minoranze...


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TAJFEL, Gruppi umani e categorie sociali. III° - Individui e gruppi in psicologia sociale (pagg. 91-112) In che modo è sociale la psicologia sociale? Contro la natura individualistica delle principali teorie della psicologia sociale, T. afferma l’importanza del comportamento collettivo. Taylor e Brown concordano che la ricerca è stata troppo individualistica, ignorando il + ampio contesto sociale di gran parte del comportamento sociale individuale (alcuni studiosi hanno trattato in termini individuali anche il comportamento intergruppo). Taylor e Brown sono cmq convinti che le teorie della psicologia sociale debbano occuparsi di individui: il comportamento sociale ha origine e appartiene a individui, anche se può essere influenzato da gruppi o contesto sociale; in psicologia sociale le teorie veramente utili devono restare a livello individuale. Teorie individualistiche e teorie di gruppo: ricerca e teoria nella psicologia sociale individualistica hanno condotto a un tipo di ricerca che trascura il contesto sociale del comportamento sociale. Processi individuali e comportamento collettivo nella teoria del comportamento intergruppo. Esistono importanti somiglianze tra le concezioni “individualistiche” della categorizzazione sociale, dell’identità sociale, del confronto sociale e le corrispondenti concezioni “collettive” nella teoria del comportamento intergruppo. Scopo di una teoria del comportamento intergruppo è di aiutarci a comprendere alcune uniformità del comportamento sociale. Gli individui in un sistema sociale percepiscono il sistema come dotato di confini di gruppo definiti; essi sono capaci di mettere in atto dei confronti sociali importanti per la loro immagine di sé. La costruzione di un sistema sociale in base a categorie sociali nettamente definite e la capacità di confrontarsi con gli altri sono le condizioni necessarie (ma non sufficienti) al manifestarsi di certi comportamenti intergruppo. Per Taylor e Brown l’epicentro della teoria è l’individuo, anche se i processi di gruppo hanno un’importanza fondamentale; per T. l’epicentro è non nell’individuo ma nella spiegazione delle uniformità del comportamento intergruppo. Nessuno può negare che ci occupiamo di individui che si comportano in un modo o nell’altro, ma una teoria individualista suppone che gli individui vivano all’interno di un medium sociale omogeneo. Presupposti individualistici: la somiglianza di credenze e l’equità. I soggetti classificano un individuo come bianco o nero minimizzando l’importanza della categoria sociale; è assurdo pensare che l’ostilità tra bianchi e neri sia causata soprattutto dalla somiglianza delle credenze: è una teoria dell’attrazione interpersonale in cui un elemento è costituito dalla percezione della somiglianza o dissomiglianza delle credenze. Le categorizzazioni sociali possono avere effetti profondi su alcune risposte interpersonali. Alcune ipotesi sottostanti usano delle categorizzazioni salienti che si applicano a uno o un altro aspetto del loro ambiente sociale. La prospettiva individualistica presuppone un ambiente sociale omogeneo e non strutturato. Perché, quando e come una categorizzazione appare saliente? Teoria dell’equità: gli individui che scoprono di trovarsi implicati in relazioni ingiuste cercano di eliminare la propria sofferenza ristabilendo l’equità. In molte situazioni ciò è vero; ma come la teoria della somiglianza delle credenze, anche questa presuppone un ambiente sociale omogeneo e non strutturato. Per Taylor e Brown la psicologia sociale ha come obiettivo la comprensione dell’individuo, ma questo obiettivo non può restare l’unico. ????????????? Il conflitto tra gruppi (pagg.267-447). Nel nostro mondo i processi di unificazione e diversificazione procedono di pari passo e molto veloci. Gruppi umani di ampie dimensioni comunicano tra loro e possiedono conoscenze reciproche, sono sempre + dipendenti gli uni dagli altri. Ma nel contempo c’è una potente spinta alla conservazione o alla diversità, alla conquista delle proprie caratteristiche e identità particolari: ciò porta alla differenziazione fra i gruppi, es. movimenti nazionali ed etnici. I gruppi sociali sono separati ma nel contempo inevitabilmente collegati: il

nostro destino dipende dalle relazioni con gli altri. Esse sono processi socio-psicologici, le loro origini e il loro sviluppo non sono concepibili al di fuori dei contesti sociali in cui essi si trovano a operare. Non si possono considerare gli stereotipi sociali come una causa primaria nello sviluppo delle relazioni fra gruppi, c’è intreccio fra causalità sociale e psicologica. Le condizioni sociali ed economiche che conducono alla rivalità tra gruppi si associano alla diffusione di alcune nozioni screditanti verso il gruppo esterno. Ma vi sono anche motivazioni psicologiche senza svalutazione del gruppo esterno: es. conflitti, lotte, competizioni in cui l’avversario è considerato “buono” quanto se stessi, qualcuno che non è molto diverso da sé, i cui scopi però sono opposti ai propri. Le idee, sistemi di credenze su gruppi di appartenenza e gruppi esterni divengono parte integrante della situazione intergruppo; esse possono deviare in un senso o nell’altro il corso delle relazioni fra i gruppi in questione. Gli attributi del comportamento intergruppo. Relazioni intergruppo: si tratta di individui che entrano in rapporto con altri individui, ma non necessariamente come individui, spesso si comportano sopr. come membri di categorie sociali ben definite e distinte. Una definizione socio-psicologica dell’appartenenza a un gruppo. La definizione di Sherif del comportamento intergruppo: si ha ogni volta che alcuni individui appartenenti a un gruppo interagiscono insieme, collettivamente o individualmente, con un altro gruppo o coi suoi membri in termini di identificazione col proprio gruppo. Tajfel adotta un concetto di gruppo simile alla definizione di “nazione” dello storico Emerson (un corpo di persone che sentono di essere una nazione) comprende 3 componenti: 1)cognitiva: conoscenza di appartenere a un gruppo. 2) valutativa: l’appartenenza a un gruppo può avere una connotazione positiva o negativa; 3) emozionale, l’appartenenza a un gruppo è legata ad emozioni (odio/amore verso il proprio gruppo e gli altri). Quella di Emerson è una affermazione di natura socio-psicologica, non riguarda gli eventi storici, politici ed economici che possono aver condotto al consenso per cui si stabilisce chi è dentro e chi è fuori dal gruppo-nazione. Ma gli aspetti socio-psicologici interagiscono con gli eventi politici, economici ecc. Il conflitto sociale è conflitto fra raggruppamenti socio-economici o socio-politici di ampie dimensioni, ed è diverso dai conflitti fra individui e piccoli gruppi. I 3 aspetti dell’appartenenza (cognitivo, valutativo, emozionale) si applicano sia a piccoli sia a grandi gruppi. C’è distinzione tra 2 tipi di criteri esterni di appartenenza: non hanno origine dall’autoidenti ficazione coi membri del gruppo: 1) criteri impiegati dallo spettatore esterno, spesso si rivelano errati; 2) criteri usati costantemente dagli altri gruppi, vengono poi a identificarsi con quelli interni. Il consenso sull’appartenenza di gruppo è necessario perché tale appartenenza divenga ufficiale, consenso condiviso da un gruppo categorizzato socialmente e dai gruppi circostanti rispetto cui e da cui e concepito come distante. Esso può originarsi a volte all’interno di altri gruppi e determinare all’interno del gruppo diversi tipi di criteri di appartenenza. A un certo livello, c’è corrispondenza tra i criteri esterni degli sperimentatori e i criteri interni dei soggetti, dovuta al fatto che essi sentono di appartenere a un gruppo. C’è anche un incoraggiamento implicito dall’esterno, divisioni imposte dall’esterno: gli sperimentatori si aspettano dai soggetti un certo tipo di comportamento. La nozione di gruppi assume una rilevanza rispetto al comportamento dei soggetti , e diventa poi sufficiente per determinare una particolare forma di comportamento intergruppo. In certe situazioni sperimentali si è verificato il comportamento a favore del gruppo di appartenenza, anche se gli sperimentatori non lo avevano previsto o lo avevano impedito. Il continuum interpersonale-intergruppo. C’è una relazione tra gli ambienti/situazioni sociali e il loro riflesso in termini di appartenenza soggettiva di gruppo. La quantità e varietà di situazioni sociali che un individuo avverte come rilevanti per la propria appartenenza di gruppo aumenteranno nella misura in cui egli è consapevole di essere membro di un determinato gruppo; (in funzione del)l’ampiezza delle valutazioni positive o negative a questa appartenenza; in funzione dell’investimento emozionale implicato nella consapevolezza delle valutazioni. Alcune situazioni sociali obbligheranno gli individui con una debole identificazione iniziale di gruppo ad agire nei termini della loro appartenenza al gruppo: e possono

accrescere in loro identificazioni di gruppo che prima non ritenevano significative, solo potenziali o latenti. Le differenze tra il comportamento sociale interindividuale e il comportamento intergruppo sono situate su un continuum che ha 2 estremi: estremo interpersonale, in cui ogni incontro o interazione tra 2 o + persone, è determinata dalle relazioni personali tra gli individui (si verifica raramente); l’estremo intergruppo, in cui ogni comportamento reciproco di 2 o + individui è determinato dalla loro appartenenza a diversi gruppi o categorie sociali. Il primo estremo è assurdo, nella vita reale non può verificarsi... ci sono delle aspettative generali, influenzate dalle reciproche attribuzioni di categorie sociali: es. incontri in cui ci sono ruoli attivi, paziente-medico, studente-insegnante (indipendentemente da quanto familiari siano queste persone). La maggior parte degli incontri interindividuali all’interno di un contesto intergruppo sono determinati maggiormente dal contesto stesso, più che da qualsiasi relazione tra le persone implicate. Probabilmente coloro che odiano intenzionalmente il gruppo esterno percepiranno tutte le situazioni sociali che coinvolgono gli oggetti del loro odio come rilevanti per le relazioni tra i gruppi in questione: i gruppi in questione sono implicati in un conflitto, + intenso è il conflitto + ampio è l’ambito delle situazioni percepite come rilevanti per il conflitto stesso. Gran parte del nostro comportamento sociale spesso ha poco a che fare con l’appartenenza a un gruppo; invece alcune interazioni sono connesse con le rispettive appartenenze di gruppo. Il comportamento sociale è in larga misura: indipendente dalle differenze individuali nel gruppo di origine in quello esterno; indipendente dalle relazioni personali tra i singoli membri dei 2 gruppi; quasi x nulla influenzato dagli stati motivazionali degli individui nel corso o poco prima di un incontro. Ciò che determina il comportamento sociale in queste situazioni è: un’affiliazione di gruppo condivisa; un’interpretazione condivisa delle relazioni tra il gruppo di appartenenza e quello esterno. Alcune condizioni responsabili delle interpretazioni consensuali da parte dei membri sulla loro relazione coi membri di un altro gruppo vengono considerate relazioni intergruppo piuttosto che relazioni interpersonali. 2-Dalla mobilità sociale ai movimenti sociali. Heberle considera movimento sociale un’ampia varietà di tentativi collettivi di realizzare un mutamento in certe istituzioni sociali, o creare un ordine totalmente nuovo. Toch aggiunge che esso deve tendere a promuovere o contrastare il mutamento della società nel suo complesso. Dal pdv psicologico il movimento sociale è uno sforzo da parte di un gran n° di persone di risolvere collettivamente un problema che sentono di avere in comune. Mobilità sociale: è il movimento di individui, famiglie… da una posizione sociale a un’altra; per Tajfel il movimento sociale è mutamento nella natura delle relazioni tra gruppi sociali, categorie socioeconomiche, nazionali, religiose, razziali, etniche, insomma su larga scala. Nel comportamento interpersonale gli individui agiscono come individui, nel comportamento intergruppo gli individui agiscono nei termini delle loro appartenenza di gruppo. C’è una credenza per cui i confini sociali tra gruppi sono nettamente delineati ed immutabili: è impossibile o cmq molto difficile che gli individui riescano a spostarsi da un gruppo all’altro, per l’esistenza e/o credenza di stratificazioni sociali rigide (differenziazioni di status consensualmente accettate dai gruppi in questione): possono essere di diversi tipi, socioeconomiche, etniche, religiose… È molto difficile che gli individui si spostino da un gruppo a un altro a causa di leggi, regole, sanzioni, norme sociali. Vi sono anche fattori psicologici legati a queste stratificazioni, il consenso di tutti i gruppi sul fatto che i criteri di stratificazione siano: legittimi e stabili, resistenti al cambiamento; né legittimi né stabili; illegittimi ma immutabili; legittimi ma instabili. Si può parlare di un continuum dall’estremo della mobilità sociale a quello del movimento sociale: 1° estremo, abbiamo la percezione da parte dell’individuo (spesso condivisa da molti), della sua capacità di migliorare la propria posizione sociale, di potersi spostare, per l’aspettativa soggettiva che il sistema sia flessibile e permeabile, che consenta libero movimento; 2°estremo, abbiamo la credenza da parte dell’individuo di essere racchiuso all’interno de3i confini del gruppo sociale di cui è membro, e di non poterne uscire, o mutare posizione.

Allora deve operare insieme al proprio gruppo in senso globale, come membro. In alcuni movimenti nazionali certe persone manifestano pregiudizi e discriminazioni verso certi gruppi sociali esterni, perché si sentono minacciate; altre perché hanno bisogno dei pregiudizi per poter gestire la propria aggressività individuale, hanno bisogno di un gruppo esterno chiaro, separato. 3-Categorizzazione sociale, identità sociale e confronto sociale. Problema di come un individuo può definire se stesso in un dato contesto sociale. La categorizzazione sociale è un meccanismo cognitivo, processo per cui oggetti o eventi sociali vengono posti assieme in gruppi che sono equivalenti in rapporto alle azioni, intenzioni e sistemi di credenze di un individuo. Nelle divisioni sociali tra “noi” e “loro”, il gruppo di appartenenza dell’individuo si pone in confronto o contrasto con i gruppi esterni, con la categorizzazione scattano elementi differenziali di valore. L’identità sociale è definita come quella parte dell’immagine che un individuo si fa di se stesso, derivante dalla consapevolezza di appartenere a un gruppo sociale, insieme al valore e al significato emotivo attribuito a tale appartenenza. In una prospettiva intergruppo dell’identità sociale, la categorizzazione sociale può venir considerata come un sistema di orientamento che contribuisce a definire il posto specifico dell’individuo all’interno della società. L’individuo vive all’interno della società, si realizza nella società, struttura la sua identità in termini definiti socialmente. Nel nostro tipo di società l’individuo lotta per conquistare un concetto o un’immagine di sé che lo soddisfi; è membro di numerosi gruppi sociali e questa sua appartenenza contribuisce positivamente o no all’immagine che egli si fa di sé. Un individuo tenderà a rimanere membro di un gruppo, e cercherà di entrare in nuovi gruppi se essi sono in grado di contribuire positivamente alla sua identità sociale. Ma se un gruppo non lo soddisfa, egli può lascialo, a meno che: sia impossibile per una ragione oggettiva; sia in contrasto con valori importanti. Altre soluzioni possibili: modificare la sua interpretazione rendendo accettabili le caratteristiche sgradite del gruppo di appartenenza; accettare la situazione, ma impegnarsi per un’azione sociale che porti al cambiamento. Nessun gruppo vive solo, tutti i gruppi vivono in società, in mezzo ad altri gruppi: tutto questo acquista significato solo in relazione o nel confronto con altri gruppi. Identità sociale e confronto sociale. Questa prospettiva di confronto lega la categorizzazione sociale all’identità sociale. Per Festiger esiste nell’uomo un impulso a valutare le proprie opinioni e capacità; se non sono disponibili mezzi oggettivi, la gente valuta le proprie opinioni e capacità confrontandole con quelle altrui = confronti sociali. Abbiamo confronti incentrati su un individuo in quanto individuo, e confronti basati sull’appartenenza di un singolo a un particolare gruppo sociale. La definizione di un gruppo acquista un senso solo in presenza di altri gruppi: un gruppo diventa gruppo nel senso di essere percepito come avente caratteristiche comuni o un destino comune, solo perché altri gruppi sono presenti nell’ambiente, che ha una struttura multi-gruppo. Quindi l’identità sociale di un individuo, concepita come la sua consapevolezza di appartenere a certi gruppi sociali, oltre al rilievo emozionale e di valore collegato alla sua condizione di membro, può essere definita solo attraverso gli effetti della categorizzazione sociale che divide l’ambiente sociale di un individuo nel gruppo cui egli appartiene e in altri gruppi. Confronto sociale e deprivazione relativa: Gurr ha definito la deprivazione relativa come la percezione da parte degli attori di una discrepanza tra le loro aspettative di valori e le loro capacità di valori; si identifica in una serie di aspettative mancate, che opera lungo 2 dimensioni possibili, una personale e una impersonale, la più rilevante per i processi del comportamento intergruppo.

In situazioni caratterizzate da forti divisioni psicologiche tra i gruppi, è probabile che gli oggetti del confronto vengano scelti all’interno dello stesso gruppo di appartenenza (confronto intragruppo) piuttosto che in gruppo esterno. La teoria del comportamento ostile intergruppo è inadeguata sotto l’aspetto empirico, si basa su ipotesi in parte non verificate e non verificabili. Nel caso dei confronti interindividuali e delle deprivazioni relative interindividuali che ne conseguono, viene ipotizzato che lo scopo dei confronti (e delle deprivazioni) sia confinato entro i limiti della somiglianza soggettiva (non molto chiaramente definita) tra coloro che eseguono il confronto e gli oggetti del confronto. Nel caso dei confronti integruppo, i requisiti dell’identità sociale conducono confronti tra gruppi che possono essere anche molto dissimili; i confronti sociali tra gruppi molto diversi si basano sulla percezione della legittimità delle relazioni che si suppone esistano tra loro. Quando ciò che prima veniva considerato legittimo incomincia a esser ritenuto illegittimo (percezione di una relazione esistente di status, potere ecc.) la percezione dell’illegittimità di una relazione intergruppi è la leva che permette l’azione sociale e il cambiamento sociale nel comportamento intergruppo. 4-Il raggiungimento della differenziazione di gruppo. Gli esperimenti tra i “gruppi minimi” e i contesti sociali reali. Obiettivo: stabilire le condizioni minime in cui un individuo,nel proprio comportamento,effettua delle distinzioni tra il proprio gruppo di appartenenza e un gruppo esterno. C’è un bisogno di differenziazione (o di precisare la specificità psicologica tra i gruppi) che sembra produrre il risultato + importante in base alla sequenza categorizzazione sociale-identità sociale-confronto sociale. La nozione di “razza” è diventata un’espressione abbreviata che serve a riflettere e rafforzare le differenze percepite sul “valore” tra gruppi umani e individui. = differenziazioni in termini di valore che accrescono la specificità dicotomica delle categorie sociali. Il motivo di questa differenziazione intergruppo (cognitiva, comportamentale e valutativa) sta nella necessità da parte degli individui di dare un significato sociale alla situazione intergruppo; quando non esistono delle differenze, questo bisogno viene soddisfatto tramite la creazione di differenze intergruppo, oppure tramite l’attribuzione di valore a tutte le differenze realmente esistenti. Strategie di differenziazione intergruppo. Sul significato dei termini “superiore” e “inferiore”, termini approssimativi, di comodo, nel contesto della provenienza sociale: la pelle nera non è, al di fuori di contesti sociali specifici, un attributo né di inferiorità né superior...


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