Appunti ippocrate pedagogico PDF

Title Appunti ippocrate pedagogico
Author elisabetta boldrini
Course Pedagogia speciale
Institution Università degli Studi di Macerata
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Appunti per l'esame di Crispiani...


Description

CONOSCERE PER EDUCARE Educare è un processo che non può prescindere dalle conoscenza della persona e dei suoi bisogni, base indispensabile per gestire la Relazione di aiuto. Le criticità di questo processo (vettori ontologici) sono: la complessità della natura umana, l’individualità ed unicità di ogni persona e lo sviluppo come costante cambiamento di ogni essere vivente (predicato). Processo legato anche a tempo (epoche) e spazio (luoghi) quindi sottoposto a continue revisioni. Uguale modificazione ed adattamento richiede l’individualità dei casi che definiamo pedagogia clinica, in quanto studiata sulla persona. In questo ambito il professionista deve assumere una prospettiva evolutiva che tiene conto della PROSPETTIVA SINCRONICA E DIACRONICA in modo da avere un quadro della sua dinamica evolutiva che permetta una DIAGNOSI PEDAGOGICA. Responsabilità dell’educatore Educatore come promotore di una crescita personale dell’educato. La resistenza (insieme dei problemi, sindromi non bene individuate, ecc.) dei soggetti prevede un agire educativo professionale, senza condotte lassiste o autoritarie. L’azione educativa deve essere supportata da competenze scientifiche e responsabilità che nella sua versione operativa si definisce Pedagogia Speciale Professionale. Figure professionali di questa pedagogia sono Educatori e Docenti Speciali, Pedagogisti. Il diagramma della Pedagogia Speciale Professionale prevede le fasi di:  PREVENZIONE infor. Preparazione dei genitori. Valutazioni funzionali precoci. Cura degli ambienti di vita  DIAGNOSI/VALUTAZIONE valutazione funzionale. Controllo sull’andamento evolutivo.  TRATTAMENTO ABILITATIVO ecologico, sull’intera personalità umane con pluralità d’intervento.  ORIENTAMENTO  CONTROLLO LE PEDAGOGIE La Pedagogia nasce come sapere umano inerente l’educazione, sensibile ai contesti umani ed allo scavo riflessivo, è caratterizzata da una costante ed intensa riprogettazione di se. L’esercizio della professione genera pensiero scientifico. Itard attraverso un lavoro pioneristico effettuato con “l’enfant sauvage”, può considerarsi il fondatore della pedagogia clinica e speciale tra la fine del 700 ed inizio del 800. Pedagogia Clinica non si occupa della patologia ma di un diverso approccio ai processi di formazione umana. Osserva, descrive e teorizza i processi della FORMAZIONE UMANA unendo processi evolutivi con quelli educativi. Modalità di lavoro: è portata direttamente (empirica) sulla singolarità delle situazioni (individuale) con riferimento integrale delle persone e del suo contesto (ecologica) Dominio di lavoro: Educazione diretta+educazione indiretta= EDUCAZIONE io mi formo, tu che mi formi Maturazione biologica+ambiente=SVILUPPO. EDUCAZIONE+SVILUPPO= FORMAZIONE Studio  Lo Sviluppo Umano  Le Condizioni Dell’aiuto Allo Sviluppo (Educazione)  L’andamento Evolutivo dell’individuo ed i suoi bisogni educativi Pedagogia Speciale Una dilatazione del pensiero pedagogico connesso al concetto di stato di salute; nel tempo evoluto verso la “qualità dell’esistenza umana”. Una trasformazione delle Scienze della formazione divenute in “assetto speciale” che Itard interpreta con alcune innovative opzioni teoriche che sono alla base della cultura dell’educabilità:  Rifiuto della ineducabilità;  Accettazione della perfettibilità in ogni caso;  Distinzione tra danno organico e danno funzionale;  Riconoscimento della causa ambientale, o da deprivazione, dio minorazioni sensoriali ed intellettive; e centralità dell’osservazione;  Primato corporeo e sensoriale;  Approccio a tutte le dimensioni dell’individuo (ecologia);  Fiducia nell’esperienza abilitativi, educativa;

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Attivazione della diagnosi funzionale; Elaborazione di azioni progettuali; Valutazione e controllo dell’azione educativa; Elaborazione di procedure abilitative; Costruzione di materiali speciali; Documentazione.

Dominio di lavoro STORIA delle pratiche di accudimento ed educazione + AMBITO, riferimento a patologie e menomazioni di ordine sensoriale (ciechi e sordi) poi mentali. Nel tempo ha subito un progressivo dilatamento del suo ambito includendo: deprivazione, disabilità, disadattamento, disagio, disturbi funzionali, diversità culturale, menomazioni, patologie psico-mentali, ritardo evolutivo, svantaggio. EDUCAZIONE SPECIALE+SVILUPPO PATOLOGICO= FORMAZIONE INTEGRAZIONE Alla persona con disabilità compete il diritto all’integrazione sociale e scolastica supportata da un trattamento abilitativo funzionale. L’inserimento sociale, scolastico e lavorativo consiste nella reale azione di collocazione del soggetto disabile all’interno delle sedi e delle attività in cui si esercita l’attività formativa. Per Partecipazione si intende “un coinvolgimento in una situazione di vita”. L’effettiva partecipazione sollecita i processi di sviluppo delle funzioni se basato su accettazione e progetto di aiuto alla persona.

PATOLOGIE E SINTOMI Eziologia studia le cause di patologie e sindromi; ambito divenuto più complesso per l’aumento di patologie plurime. Tra le cause dell’incremento ci sono le aumentate condizioni di rischio e conoscenze biomediche e genetiche che permettono una diagnosi più accurata. U. Frith, catena causale, ad indicare i diversi livelli di configurazione della causa della patologia Esistono sintomi che generano altri sintomi consequenziali e tuttavia che restano sintomi, a loro volta riconducibili a cause più lontane. Ciascun sintomo è pertanto effetto di una causa e causa di un effetto successivo, pertanto nelle posizioni poste più in alto nella catena si collocano i sintomi più inclusivi. Poiché ogni tratto della disabilità è ad un tempo sintomo e causa, nell’insieme essi danno luogo ad una catena causale che, in buona parte, supplisce l’individuazione del fattore eziologico più significativo. Alla definizione ed alla diagnosi di un disturbo si pongono talune necessità:  Discriminare I Sintomi Primari;  Indagare I Sintomi Secondari E Derivati;  Condurre Una Diagnosi Funzionale Ecologica, Sull’intera Personalità;  Risalire La Catena Causale;  Ipotizzare Il Livello Più Inclusivo Dei Sintomi;  Mirare Il Trattamento Al Sintomo Più Inclusivo;  Condurre Il Trattamento Sull’intera Personalità. SINDROMI QUANTITATIVE: il cui indicatore è il livello di gravità, il confronto con la normalità, condizione esprimibile come minorazione, DEFICIT. (ritardo mentale, deficit motori, dislalie) SINDROMI QUALITATIVE: il cui indicatore è la diversità funzionale, la differente abilità, condizione esprimibile come disordine. (disturbi cognitivi, adhd, disorganizzazione neurologica,…) I disturbi qualitativi coinvolgono i processi cognitivi, cioè di coordinamento e organizzazione di funzioni. QUANTITATIVO: minorità, deficit Sono misurabili, graduabili, oggetto di valutazione numerica, sono misurati. Fra la condizione di minorità/deficit e quella di diversità/disordine possono correre diverse relazioni:  Deficit Che Non Comportano Disordini Qualitativi; Ritardo Mentale  Deficit Che Comportano Disordini Qualitativi; DEFICIT - UDITO  Disordini Che Possono Generare Deficit Quantitativi; AUTISMO  Disordini Che Non Generano Deficit Quantitativi; DISORINI SEQ.



Stati Di Indistinzione Tra Deficit E Disordine. BORDERLINE

IL QUADRO SINDROMICO SINTOMI PRIMARI (espressioni specifiche della sindrome) -SINTOMI SECONDARI (indotti dai tratti primari) SINTOMI DERIVATI (sovrapposte ai sintomi secondari) - FALSI SINTOMI (espressioni patologiche simili ma non connesse) - SITUAZIONI CRITICHE (situazioni che attivano la complessità) Di tipo comparativo sono utili e praticabili in questo caso le scale ordinali, per lo più pentenarie, le quali riconducono a cinque livelli gerarchizzati una funzione o area funzionale, quindi secondo un raffronto comparativo a bassa sensibilità misurativa. IPPOCRATE, sindrome intesa come un complesso di segnali, indizi, comportamenti che si assumono come sintomi. La sindrome manifesta: segnali deboli, bassa associazione all’eziologia, alta pluralità di sintomi, alta frequenza di sintomi secondari, forte variabilità individuale, deboli confini con altri stati patologici, minore definizione scientifica. TIPO nella specie umana. La condizione sindromica connota dunque la malattia o il disturbo in un individuo, rilevandone la singolarità.

LA DISORGANIZZAZIONE NEUROLOGICA In presenza di sintomi non riconducibili a problemi organici si tende a parlare di “inadeguata organizzazione cerebrale” definita anche come “inadeguata funzionalità dell’organizzazione cerebrale”, al negativo Disorganizzazione. Tali forme sono espresse come: Lesione Cerebrale Minima, Disfunzione Cerebrale Minima, Disorganizzazione neurologica, danno cerebrale minimo, ecc…. La disorganizzazione può essere definita come “mancanza di differenziazione e coordinazione delle parti che nel loro insieme non riescono a comporre un tutto finale”. Nel tempo prende corpo di concetto di Disfunzione Cerebrale dovuta:  al perfezionamento delle tecniche diagnostiche,  necessità di classificazione dei disturbi di apprendimento  comportamento ed insoddisfazione di spiegazione del comportamento disorganizzato. La disfunzione cerebrale minima indica una condizione in cui le lesioni cerebrali disturbano il comportamento e l’apprendimento senza abbassare le capacità intellettuali. La valutazione delle lesioni passa da tutto o nulla al continuum tra livelli, dal lieve al grave. Disfunzione cerebrale minima indica una vasta condizione in cui le minime lesioni cerebrali disturbino il comportamento e l’apprendimento senza abbassare le capacità intellettuali. Questa categoria viene pertanto riservata a quei bambini:  la cui sintomatologia appare in una o più aree, es. motorie, sensoriali, intellettuali, e possono ledere l’apprendimento e il comportamento;  i cui disturbi sono in forma blanda, periferica o sub-clinica, senza ridurre il funzionamento intellettuale. Disfunzione cerebrale minima e disturbo dell’organizzazione neurologica costituiscono le sponde di una condizione di patologia lieve ma oggi pervasiva, per l’intensità delle prestazioni coordinative e sequenziali che la civiltà ed i sistemi culturali impongono, dalla matrice neurologica e dalla sintomatologia polifunzionale: con ci si determina una condizione di disordine neurologico. L’autore ritrova connessioni dirette dello stato di disordine neurologico con altri disturbi (dist iperattivi, dist del linguaggio, mancanza di coordinamento,…) La teorizzazione di Clements reca acquisizioni teoriche rilevanti:  Distinzione Tra Intellettivo E Coordinativo (Poi Cognitivo);  Connessione Tra Funzioni Motorie E Percettive Con L’apprendimento;  Valorizzazione Dei Disturbi Lievi;  Connessione Di Devianze Del Comportamento E Dell’apprendimento Con I Piani Neurologici;  Sottolineatura Del Continuum Tra La Condizione Minima E Quella Superiore/Grave;  Intuizione Delle Connessioni Della Condizione Di Disordine Neurologico Con Altri Disturbi.

Weill distingue le disfunzioni cerebrali per cause e manifestazioni, in:  congenite – irregolarità evolutive globali (disfasie), disturbi specifici (afasie), disturbi neuro-psicologici (forme artistiche), disturbi psicotici (forme schizoidi), ecc.;  acquisite – per infiammazioni cervicali (encefaliti), traumi peri-natali e post-natali, anossemie (soprattutto nei prematuri). L’autrice riconosce una serie di sintomi, tra i quali primeggia l’ipercinesi unitamente a disturbi dell’integrazione percettiva, del linguaggio e dell’autocontrollo, dell’attenzione, dell’integrazione nei gruppi, ecc. Organizzazione neurologica Localizzazionismo (specifiche zone funzioni altrettanto specifiche) Funzionalismo, modularismo e connessionismo (cervello come un sistema ad alta interazione che opera congiuntamente in ogni sua parte) Visione connessionista del cervello -neurofisiologi russi di inizio ‘900 e Vygotskij per il quale:  lo sviluppo comporta la formazione di nuove connessioni funzionali tra i centri cerebrali;  le zone corticali attivano interconnessioni per effetto sia della maturazione organica che della stimolazione ambientale;  funzioni primarie (percezioni, linguaggio) riferibili a centri cerebrali specifici attivano nuove connessioni e danno luogo a funzioni più complesse;  le funzioni psichiche complesse fanno riferimento a più aree corticali;  il linguaggio costituisce il veicolo privilegiato di tali dinamiche neuro-connessionali.  L’istituto dell’organizzazione costituisce l’assetto strutturale e funzionale del cervello quale sistema complesso a totale unitarietà ed integrazione. Delacato, Doman “L’organizzazione neurologica è quella condizione fisiologicamente ottimale che esiste unicamente, e nella sua espressione più completa, nell’uomo ed è il risultato di uno sviluppo neurale ontogenetico globale ed ininterrotto”. L’organizzazione è data dai complessi intrecci di connessioni neurali (circuiti). Si ha una condizione di disturbo dell’organizzazione neurologica, che Doman e Delacato distinguono lungo una Scala di organizzazione neurologica, sia come scarsa organizzazione, che come vera disorganizzazione, quest’ultima connessa ad un sicuro danno cerebrale. Circuiti e reticoli Le funzioni psichiche, quindi tutto il comportamento umano, vengono associate oramai a strutture interconnesse tra encefalo e tra emisferi cerebrali e corticali che lavorano in parallelo lungo una rete, o rete neuronale. L’integrazione è la caratteristica più decisiva del cervello. L’evidenza della compromissione di prestazioni neuro-psichiche come la motricità, i coordinamenti sensoriali e sensomotori, la grafo-motricità, la lettura e la scrittura, il calcolo e la comprensione dei problemi, cioè di competenze che sollecitano la sinergia coordinata e sequenziale di diverse aree corticali, rimanda a collocare il disturbo a carico non di singole aree corticali ma della globale funzionalità del reticolo corticale. Rete ed organizzazione stanno in relazione complementare e l’una è ragione dell’altra. Il cervello è una rete di cellule nervose connesse da assoni, le stesse cellule sono reti di molecole messe in rapporto da reazioni chimiche. Teorie neurobiologiche della disorganizzazione E’ in un cervello dinamizzato da reti ed organizzazione, che l’insieme delle connessioni neurali e delle sinapsi regolano il funzionamento ad ogni livello. Sono dunque i circuiti corticali a garantire l’esecutività del linguaggio, della motricità, dell’organizzazione spazio-temporale, ecc., e sono gli stessi, allorché in qualche modo disturbati, ad impedirne la migliore funzionalità. Micro-lesioni comportano disturbi dei flussi nei circuiti da cui piccole interruzioni delle funzioni, perdita di fluidità, lentezza ed esitazioni, errori funzionali. La congiunzione dei paradigmi della disfunzione cerebrale minima e della organizzazione/disorganizzazione neurologica unitamente alle rilevazioni recenti in materia di neurofisiologia cerebrale, consente di isolare una condizione neurologica non ottimale, dai segnali neurologici deboli, altamente solidale con le funzioni motorie e psicologiche, e riferita alla natura sistemica ed organizzazionale dell’organismo umano, che si esprime come disorganizzazione neurologica e che presiede all’esecutività delle funzioni umane motorie, psichiche ed operative. 20...


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