Appunti, modelli real business cycle - Macroeconomia progredito - a.a. 2013/2014 PDF

Title Appunti, modelli real business cycle - Macroeconomia progredito - a.a. 2013/2014
Author Federico Massetti
Course Macroeconomia progredito
Institution Università degli Studi di Trento
Pages 2
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Summary

RBCIl ciclo economico è un’oscillazione del prodotto di un dato sistema economico nel tempo. Sul piano empirico si possono constatare due fasi: - espansione: aumento del PIL; - recessione e/o depressione. Per comprendere il ciclo economico si osserva la serie storica relativa al prodotto nazionale, ...


Description

RBC Il ciclo economico è un’oscillazione del prodotto di un dato sistema economico nel tempo. Sul piano empirico si possono constatare due fasi: - espansione: aumento del PIL; - recessione e/o depressione. Per comprendere il ciclo economico si osserva la serie storica relativa al prodotto nazionale, la quale mostrerà il valore dei beni e servizi prodotti dai lavoratori nell’economia di un paese. Le variabili macroeconomiche possono essere distinte in base alla loro correlazione con il ciclo:  pro cicliche: le quali hanno una correlazione positiva con il livello di produzione  aumentano nelle fasi di espansione dell’economia, viceversa diminuiscono quando l’economia è in fase recessiva;  anticiclice: le quali hanno una correlazione negativa con il livello di produzione, quindi si muovono in senso opposto all’economia;  acicliche: hanno una correlazione vicina allo 0 con il livello di produzione, di conseguenza non ci sono relazioni sistematiche con l’economia. Il problema è quello di determinare come il sistema economico reagisce a differenti tipi di shocks. Qui si concentra la cosiddetta teoria del ciclo reale che fu introdotta dai lavori di Lucas, Kydland, Prescott, Long e Plosser. Tale teoria, che è stata sviluppata a partire dagli anni 80’, costituisce una netta rottura con la tradizione keynesiana sia dal punto di vista teorico che metodologico. Il postulato chiave della teoria keynesiana è che le fluttuazioni economiche sono necessariamente il risultato di importanti fallimenti di mercato. La struttura formale dei modelli keynesiani (mancando di una struttura completamente specificata del comportamento individuale) non consente in realtà di analizzare il problema in modo appropriato. La storia delle economie reali indica chiaramente che fasi di “boom” si alterano a fasi di recessione. Altrettanto ovvio è che nella realtà si osservano rilevanti fluttuazioni del tasso di occupazione. Dal punto di vista keynesiano, questi fenomeni indicano di per sé l’esistenza di fallimenti di mercato, ovvero incapacità del sistema di mantenere un livello stabile di pieno impiego delle risorse. Secondo la teoria RBC, i cicli economici sono definiti “reali” in quanto non rappresentano il fallimento di un mercato, ma piuttosto riflettono le operazioni economiche più efficienti. La teoria del ciclo economico reale, RBC, immagina un mondo nel quale i mercati sono perfettamente concorrenziali e nei quali gli agenti scelgono in maniera ottimale il consumo e la quantità di lavoro da offrire in ogni periodo sul mercato del lavoro. Il punto di partenza è il modello di crescita di Solow: tale modello neoclassico di crescita, come noto, converge verso uno steady state in cui le grandezze macroeconomiche procapite sono costanti nel tempo ed in cui non si osservano fluttuazioni cicliche. L’approccio RBC si basa, però, su una versione stocastica del modello di Solow, infatti nella funzione di produzione entra una componente aleatoria che rappresenta gli shocks tecnologici o, più in generale, gli shocks di offerta che colpiscono l’economia. Il modello RBC si fonda sull’ipotesi di un agente rappresentativo (vi sono molti individui e molte imprese, ma sono tutti identici, per cui non vi è perdita di generalità nel considerare il caso di un singolo individuo e di una singola impresa) che dovrà compiere una duplice scelta: o intertemporale: consumo di più oggi o domani? o Intratemporale: lovoro o riposo?

In assenza di shocks esogeni, i valori di equilibrio restano costanti. E’ necessario, quindi, per avere fluttuazioni, che alcuni dei parametri fondamentali (quelli che influiscono sulla funzione di utilità del consumatore e sulla funzione di produzione) subiscano shocks esogeni. Il modello mostra come shock alla produttività, anche se temporanei si possano propagare nel tempo. Il meccanismo è il seguente. Uno shock positivo nel periodo corrente fa si che la produttività marginale del lavoro e, quindi il salario reale, aumenti rispetto alla produttività marginale e ai salari futuri. Questo induce gli agenti a scegliere (in modo ottimale) di aumentare l’offerta di lavoro corrente rispetto a quella futura (intertemporal labor sostitution) per cui occupazione e prodotto corrente aumentano. Ciò aumenta anche il consumo e il risparmio corrente, il che di seguito determina un aumento degli investimenti che si riverbera positivamente anche sullo stock di capitale e sull’output dei periodi seguenti. Nel caso esposto l’impatto c’è ma in termini di capacità di spiegazione del ciclo economico è molto piccolo, si ha poca persistenza e si torna subito allo SS. Allora introduciamo ipotesi esogene, vale a dire meccanismi di frizione che fanno aumentare il grado di persistenza del meccanismo di trasmissione (esempio i costi di aggiustamento) altrimenti non si riesce ad ottenere una spiegazione di quello che si osserva. Si introduce l’ipotesi di avere costi di costi di aggiustamento sulla variazione della quantità di lavoro in entrata e in uscita richiesta delle impresi; tale costi sono di tipo quadratico ovvero il costo aumenta più che proporzionalmente all’aumentare della variazione di lavoro da un periodo all’altro. Con l’introduzione di questa ipotesi vedremo che il meccanismo si propaga per maggior tempo in quanto le imprese hanno bisogno di tempo per espellere i lavoratori e quindi il periodo di aggiustamento sarà più lungo; questo perché l’impresa sceglie in maniera ottimale e per continuare a massimizzare il profitto le converrà licenziare personale periodo dopo periodo e non licenziare in blocco. La strategia standard, utilizzata da Kydland e Prescott, della letteratura RBC, prevede la calibrazione del modello per vedere se esso è capace di riprodurre le fluttuazioni osservate nei dati reali  bisogna, cioè, assegnare dei valori ai parametri. Normalmente i valori vengono scelti in base sia alle tendenze di lungo periodo delle economie reali, sia in base a stime microeconomiche preesistenti. Il grande successo dei modelli RBC nel mimare il comportamento dei dati fu un risultato sorprendente e inaspettato da tutti. Da una parte, gli entusiasti del RBC accoglievano la nuova teoria come la definitiva dimostrazione della “morte del keynesismo”. Un’economia perfettamente competitiva soggetta a shock di offerta è in grado di generare quelle fluttuazioni tipiche del ciclo economico come risultato di decisioni ottimali degli agenti. Imperfezioni di mercato, moneta e altri elementi tipici dell’analisi keynesiana non sono di alcuna importanza se non marginale. Dall’altra, economisti di scuola keynesiana non potevano che guardare con orrore ai risultati ed alle prescrizioni di politica economica derivanti dall’analisi di RBC. Seppur sorprendenti, tuttavia, i risultati dei modelli RBC presentavano alcuni problemi:  In primis, il modello genera una pro-ciclicità del salario reale a meno che non si assuma un’elevata elasticità dell’offerta di lavoro, cosa che l’evidenza microeconomica non mostra;  Nella teoria del ciclo economico reale, le variazioni dell’offerta di moneta hanno un ruolo secondario nelle determinazione delle fluttuazioni economiche. Questa posizione è in evidente armonia con l’idea della “neutralità della moneta” tipica dei modelli neo-classici, ma per alcuni economisti tale assunzione non rappresenta crescita, ma piuttosto fallimento e blasfemia. Plosser, insieme ad altri ricercatori RBC, afferma che il ruolo della moneta in una teoria di crescita di equilibrio è un argomento ancora aperto. Ad oggi i modelli RBC includono alcuni ingredienti non walrasiani come rigidità dei prezzi e variazioni di moneta, ma tale approccio è ancora metodologico, piuttosto che di contesto.  Tali modelli, inoltre, non sono sottoposti a test econometrici che possano dimostrare l’efficienza dei modelli RBC nello spiegare le fluttuazioni dell’output....


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