Appunti - Storia dell\'architettura II - Dal Werkbund al Bauhaus - a.a. 2015/2016 PDF

Title Appunti - Storia dell\'architettura II - Dal Werkbund al Bauhaus - a.a. 2015/2016
Course Storia dell'Architettura II
Institution Università degli Studi di Salerno
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Appunti - Storia dell'architettura II - Dal Werkbund al Bauhaus - a.a. 2015/2016...


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Dal Werkbund al Bauhaus, ovvero il tentativo di riunire arte e industria Il contesto storico di questo periodo fondamentale dell’architettura del Novecento è la monaco di inizio secolo. Qui, nel 1907, un gruppo di artisti aveva fondato il Deutsche Werkbund, associazione che comprendeva, inizialmente, dodici artisti indipendenti e dodici ditte artigianali, e che perseguiva la creazione di un rapporto di collaborazione tra arte e artigianato ed industria. Ciò nasceva dalla volontà della Germania di far si che la propria produzione artigianale fosse al passo con i tempi e riuscisse a competere con quella inglese. E tale competitività poteva essere raggiunta solo se l’artista o l’artigiano, si fosse messo al servizio dell’industria. Questo binomio arte-industria assumeva anche una valenza sociale in quanto permetteva anche al più semplice artigiano di sentirsi valorizzato, in quanto autore di qualcosa dotato di un valore artistico. Tra gli artisti autonomi fondatori del Werkbund ricordiamo: Peter Behrens, architetto non all’avanguardia e padre spirituale di Gropius e Mies van der Rohe; Josef Hoffmann; Joseph Maria Olbrich; Richard Riemerschmid; Hermann Muthesius, il quale, nel 1896, era stato inviato a Londra come addetto diplomatico presso l’Ambasciata tedesca con l’incarico di studiare l’architettura e il design inglesi e al suo ritorno in patria aveva scritto un libro sulla casa britannica, descrivendo l’aspetto industrializzato dell’artigianato d’oltremanica; Friedrich Naumann, pastore protestante che insisteva sull’aspetto morale della gratificazione dell’operaio. Henry van de Velde ebbe un ruolo non secondario, anche se non partecipò come fondatore. Dopo l’esposizione del Werkbund di Colonia (1914), vi fu un duro contrasto ideologico tra van de Velde, sostenitore dell’individualità e della creatività dell’artista, timoroso del prevalere del fine economico, e Muthesius, il quale invece insisteva sulla necessità della collaborazione industriale e sulla standardizzazione e affermava che lo stile moderno esisteva già, bisognava solo tirarlo fuori, esplicitarlo.

Peter Behrens (1868 – 1940) Il successivo sviluppo del Werkbund, in particolare nei rapporti con l’industria, non è scindibile da quella fase della carriera di Behrens (1907-1914), in cui è architetto e designer dell’AEG, la società generale dell’elletricità, dalla quale fu incaricato di progettare edifici industriali, alloggi operai, il logo della ditta, e gli oggetti della produzione. Pittore espressionista, Behrens era uno degli artisti più importanti della Jugendstil, e lavorò per l’AEG fino al 1914 progettando il capannone delle turbine a Berlino, opera manifesto del Werkbundm, e l’Ambascitata tedesca a San Pietroburgo. Partecipò, inoltre, alla mostra di Stoccarda del 1927, il Weissenhofsiedlung. Behrens professava il ritorno alle forme dell’architettura classica, utilizzate però in seguito ad un processo di astrazione necessario per adattarle alla produzione industriale. Gli oggetti disegnati per l’AEG sono abbastanza complessi ma realizzati con forme dettate da un denominatore comune, la semplicità, la chiarezza e la classicità; sono prodotti con involucri che richiamano la loro funzione ultima e, più importante, con l’attenzione a far si che vi sia un rapporto analogico tra forma e funzione. Turbinehalle (1909), Berlino Questa fabbrica di turbine è costituita da un grandissimo capannone, con uno spazio principale più alto è uno laterale più basso. Essendo un luogo di produzione è piuttosto semplice e ritmato. Il classicismo qui richiamato è astratto: la Turbinehalle è un tempio all’industria con le fattezze di un tempio antico, non immediatamente riconoscibili, ma evidentemente richiamati. In facciata, si nota la vetrata centrale, un basamento, una evocazione del frontone nella copertura, mentre, lateralmente, si riconoscono dei montanti verticali metallici, collegati al suolo tramite delle

strane cerniere dipinte di verde, e delle facciate arretrare che creano un gioco di ombre che rimanda alla presenza di un colonnato. Questa soluzione laterale richiama, inoltre, alla produzione in serie e alla ripetitività. La struttura leggera in acciaio della facciata su strada della fabbrica si conclude alle due estremità con due elementi d’angolo compatti, le cui superfici sono trattare in modo tale da negare qualsiasi funzione portante. Questa formula architettonica di affiancare degli angoli massicci a strutture leggere trabeate caratterizza, in pratica, tutte le architetture industriali che Behrens ha progettato per l’AEG. L’interno è il più semplice e razionale possibile: esso è caratterizzato da un ampissimo spazio in cui sono collocate le macchine ed avviene la produzione.

Henry Van de Velde L’esposizione di Colonia del 1914 ebbe come scopo la messa in mostra dei risultati nati dalla collaborazione tra arti ed industria, e i cambiamenti affrontati dalla Germania in questo senso. I padiglioni passarono in secondo piano rispetto agli oggetti ospitati, anche se alcuni di essi ebbero comunque una certa importanza come un teatro progettato da Van de Velde. Artista belga, Van de Velde ebbe intensi rapporti con la Germania, soprattutto tramite Meier-Gaefe, per cui progettò alcuni mobili, tra i quali si ricorda la nota scrivania dalla forma avvolgente. Egli era un fermo sostenitore della fusione del lavoro artigianale con la produzione in serie. Nel 1902 diresse a Weimar il Kunstegeiverbliches Institut, più tardi confluito nel Bauhaus. Per Van de Velde l’ornamento non deve essere aggiunto senza una logica, ma nascere interpretando la destinazione pratica e la psicologia del fruitore. Werkbundtheatre (1914), Colonia Questo edificio si contraddistingue per le forme piuttosto plastiche che richiamano al movimento moderno. Concepito come un edificio provvisorio, fu, invece, realizzato in cemento armato. Fondando l’attore con il pubblico e l’edificio con in paesaggio, il teatro mostrava una forza espressiva unica, empatetica.

Walter Gropius Durante la stessa esposizione emerse la figura di Walter Gropius. Fu allievo di Behrens, con il quale lavoro dal 1907 al 1910 (durante il periodo di impiego presso l’AEG), e dal quale apprese la possibilità di produrre architettura con elementi standard. Nel 1911 progettò una fabbrica di scarpe della catena Fagus ad Alfeld-an-der-Leine, nel quale si preannunciano alcuni degli elementi dell’edificio del Bauhaus; nel 1914 costuì la fabbrica del Werkbund a Colonia; nel 1919 fonda e dirige il Bauhaus; del 1920-21 è la casa Sommerfeld; nel 1925-26 fu autore del nuovo edificio del Bauhaus. Officine Fagus (1910-11), Alfeld-an-der-Leine La costruzione ospita una fabbrica di scarpe. Al suo interno vi è, inoltre un edificio per uffici in muratura, vetro e metallo. È la prima vera esperienza del curtain wall, la parete vetrata, trasparente. In opposizione con ciò che aveva fatto Behrens due anni prima, Gropius disegna l’angolo in assenza di sostegni, e dunque completamente vetrato. Come nella Turbinehalle, anche qui la facciata è scandita, ma non con dei montanti metallici, ma con delle pile di mattoni che arretrano rispetto alla facciata. Gropius non rese la facciata della sua opera monumentale come aveva fatto Behrens, ma le diede una semplicità e una trasparenza fortemente connessa all’uso del materiale. Ciò fa si che in essa si riconoscano già i primi ingredienti dell’architettura moderna. Dall’interno si nota, ad esempio nelle scale, una trasparenza voluta, un desiderio di guardare fuori, così come dall’esterno è chiara la volontà di permette all’osservatore di vedere dentro. Questa realizzazione rappresentò un passo fondamentale della carriera di Gropius. Fabbrica modello (1914), Colonia

Durante il Werkbund del 1914, Gropius presentò, insieme con Meyer, il progetto per una fabbrica ideale. L’opera era caratterizzata da un certo classicismo e da un’accentuata geometria, con una evidente assialità, con il profilo sporgente delle soluzioni d’angolo, e con un portale quasi neoegizio. Si ritrova, ancora, un interesse per il tema della trasparenza, ottenuta con delle scale vetrate. È ancora visibile, qui, l’influenza del maestro Behrens. La parte destinata agli uffici necessitò di una decorazione, nonostante egli non volesse assolutamente esaltare l’industria attraverso la monumentalità. L’esposizione del Werkbund, del 1927 a Stoccarda, il Weissenhofsiedlung, fu teatro della nascita di un nuovo stile: sebbene il Werkbund, sino ad allora, non avesse mai dato indicazioni su uno stile da seguire, a Stoccarda tutti i maggiori architetti europei dell’epoca produssero edifici molto simili tra loro. Fu la nascita dell’International Style. Sia il Bauhaus che il Werkbund, pervenirono nello stesso periodo alle stesse conclusioni: due anni prima Gropius sosteneva come l’artista non fosse altro che un potenziamento dell’artigiano e che ogni artista necessitava di una base di capacità tecnica e artigianale. Era il sintomo della volontà di eliminare quella frattura profonda creatasi tra arte ed artigianato: il frontespizio del Bauhaus, realizzato nel 1919 da Lyonel Feininger, e intitolato “Cattedrale”, mostra un forte legame con l’espressionismo, dal quale poi la scuola si distaccherà; la torre di fuoco di Johannes Itten (1921) è l’emblema dell’opera alla cui realizzazione tutte le arti devono contribuire. La prima sede del Bauhaus fu la Scuola di Artigianato artistico, progettata da Van de Velde nel 1915 a Weimar. Il personale docente riuniva alcune delle personalità più eminenti dell’architettura del tempo. I laboratori erano dei più vari e avevano il compito di formare l’artista in tutti i suoi aspetti. Tutto ciò era affiancato al laboratorio più importante: il cantiere. Nel 1920-21 Gropius e Meyer costruirono la casa Sommerfeld a Berlino, e qui gli studenti si esercitarono, progettando tutti gli elementi dell’edificio. La casa, in legno, e ispirata all’opera di Wright, è la concretizzazione della collaborazione tra le arti, occasione ripetutasi solo durante la mostra di Georg Muche nel 1923. Il governo di destra non gradiva la presenza del Bauhaus a Weimar. Si decise dunque di trasferirlo a Dessau, dove già era in programma la costruzione di un istituto commerciale. Sede del Bauhaus, Dessau (1927) La costruzione fu progettata da Gropius, in questo caso anche committente e cliente, coadiuvato da Fieger Neufert. L’edificio doveva ospitare l’istituto commerciale, la scuola del Bauhaus, alloggi per studenti e spazi comuni (mensa, auditorium, teatro). Gropius decise di realizzare un’opera dalla volumetria complessa, in cui ogni ala avrebbe contenuto una funzione ben precisa e ne sarebbe stata caratterizzata. La volontà dell’architetto era quella di innalzare un edificio senza una facciata principale, ma da scoprire girandovi attorno, comprensibile solo se visto dall’alto. Il movimento e il tempo impiegato per scoprire l’edificio è un tema fondamentale di tutta la composizione. I blocchi con altezze diverse corrispondono a funzioni diverse: il più alto ospita gli alloggi, il più basso gli spazi comuni, quello a “L” la scuola commerciale, la restante parte, avente un orientamento est-ovest, i laboratori. Questi ultimi sono in tal modo esposti alla luce, accolta grazie all’ampio curtain wall, per la maggior parte del dì. Fin dai primi progetti è chiara la volontà di creare un edificio ponte che passasse al di sopra di una strada, per collegare l’edificio con il mondo. Una grande novità era rappresentata dall’inserimento di alloggi e spazi comuni all’interno della scuola. Seppur con altezze comuni, la parte della scuola commerciale e quella del Bauhaus, sono trattate con linguaggi diversi.

L’uso del vetro nella parte riservata ai laboratori è ripreso nelle scale. Gli spazi collettivi sono contraddistinti dalla possibilità di creare degli spazi fluidi e di sommare i volumi. Sono celebri gli oggetti dell’arredamento, come gli sgabelli del teatro disegnati da Marcel Breuer. In origine, vi era l’idea do utilizzare, per caratterizzare spazi diversi, il colore, poi impiegato solo in alcune zone del complesso. L’edificio per le residenze, presenta dei piccoli balconi, luogo di scambio sociale, che danno vita ad un ricco gioco di luci e di ombre sulla facciata. Dopo la chiusura del Bauhaus, l’edificio ospitò un istituto professionale, poi un centro di addestramento per i soldati. Successivamente, durante il governo della DDR, la parte vetrata dell’edificio venne murata, poi, dagli anni ’60 venne ripreso nelle sue forme originali. Da ricordare anche le case dei maestri, concepite con gli stessi principi della scuola, con dei volumi complessi, grandi vetrate e volontà di trasparenza....


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