Storia della musica (dal 1700 al 1800) PDF

Title Storia della musica (dal 1700 al 1800)
Course Etnomusicologia
Institution Università degli Studi di Firenze
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Sintesi della storia della musica dal 1700 al 1800 per preparazione all'esame di Etnomusicologia....


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Storia della Musica Introduzione Il periodo a cui facciamo riferimento è quello che va dal 1750 (fine dell’epoca barocca) al 1830 (Beethoven muore nel 1827). In questo periodo troviamo un progressivo aumento di importanza della produzione strumentale, nonostante il teatro sia molto vivo e in continuo sviluppo. La musica strumentale cresce di importanza anche da un punto di vista estetico e filosofico. In epoca illuministica non era considerata poiché distante dall’ambito della ragione: nella musica strumentale non vi è testo, non vi è ragione. Un’altra caratteristica di questo periodo è la formazione di nuove realtà geoculturali per quanto concerne la produzione e l’operatilità. Non solo troviamo compositori importanti, ma anche tutto ciò che è l’indotto musicale, tutto ciò che gravita intorno, dalla formazione di centri di studio e di editoria, alla formazione di importanti compagnie di costruzione di strumenti. Londra ad esempio non è casa di nessun compositore, tranne Handel, ma è un immenso centro produttivo musicale. L’ultima grande linea di tendenza è il mutamento sociale della figura del compositore. Fino ad ora era stato una persona al servizio o di una core o di una istituzione religiosa, ma anche di accademie o collegi di musica. Questa figura si metterà gradualmente in proprio emancipandosi dal servizio. Il rappresentante per antonomasia degli appartenenti a corte sarà Haydn (al servizio di una famiglia per trenta anni), ma egli contratterà con il padrone conquistando libertà che prima non vi erano. In questo periodo abbiamo la nascita di nuovi generi strumentali: la sonata, il quartetto (di archi), sinfonia (composizione per tutta l’orchestra, concerto. Questi generi sono organizzati secondo una sintassi che prende il nome di forma sonata o forme-sonata. Lo sviluppo della musica strumentale è dovuto anche all’avvento dell’era del pianoforte (che sostituisce il clavicembalo). L’Italia è in questo periodo un insieme di stati e qui troviamo un “asse verticale” per il teatro (Milano, Venezia, Firenze, Roma, Napoli) e un “asse orizzontale” per la musica strumentale (Torino, Milano, Firenze, Bologna). I principali centri di area tedesca furono Vienna e Berlino (la prima capitale del pensiero asburgico, la seconda capitale del regno prussiano). A Berlino vediamo caratteri marcatamente tedeschi, importanti per i futuri sviluppi del romanticismo. Anche stati autonomi diventano fondamentali, come ad esempio Lipsia e Mannheim. L’aggettivo classico arriva dai primi storici della musica, i quali guardano ad alcuni autori come modelli: troviamo il classicismo viennese, parte significativa del repertorio strumentale di Haydn, Mozart e Beethoven. Esistono tre datazioni importanti date da tre diversi storici alla base della nascita della musicologia: Guido Adler, dal 1781 (anno dell’approdo di Mozart a Vienna) al 1812 (anno della composizione dell’ottava sinfonia di Beethoven; Ernst Bucken, dal 1750 circa (poiché le radici erano state sviluppate già in precedenza rispetto al 1781) al 1812; Friedrich Blume, dal 1781 al 1828 (poiché si deve includere tutto Beethoven e Schubert. Secondo Bucken i presupposti del classicismo viennese stanno nello stile galante rappresentato dai figli di Bach. Si tratta di una musica di buon gusto, raffinata e cantabile, galante appunto. Qui importante è la presenza di un solo canto e di un accompagnamento. Abbiamo al centro una melodia. Ascolto: Baldassarre Galuppi, Sonata n. 5 (I movimento) Si tratta di una sonata in do maggiore. Si ha una linea molto chiara della melodia e altrettanto semplice è l'accompagnamento con il basso albertino che scioglie gli accordi di sostegno della melodia. Le frasi sono composte da pezzi simmetrici con domanda e risposta. Il primo movimento è diviso in due parti (forma bipartita). Abbiamo la presenza del segno della ripetizione, infatti le due parti si ripetono. Qui troviamo una melodia che viene ripetuta più volte. Nella prima parte abbiamo una ripetizione del tema con una modulazione, un cambio di tonalità (in questo caso da do maggiore a sol maggiore). Questo passaggio non è casuale in quanto la tonalità di sol maggiore è vicina a do maggiore: si tratta del rapporto tra la tonica (1) e la dominante (5). Abbiamo una melodia sopra e un basso sotto. La difficoltà sta nell’esecuzione di abbellimenti (come trilli, ecc.) che appartengono alle abilità del virtuoso. La criticità del concetto di classicismo La durata del periodo è quindi in dubbio. C’è chi crede che non vi sia frattura fra il classico e il romantico. Questa definizione la dobbiamo attribuire ad alcuni generi di musica strumentale. Quindi dobbiamo fare una distinzione riguardo l’applicazione di questo concetto ad altre culture

musicali. Queste culture, presenti in Italia, Spagna e altri paesi si discostano dal classicismo viennese. A metà Ottocento alcuni studiosi si sono sentiti di distinguere e sottolineare il classicismo viennese di Mozart, Haydn e Beethoven. Per alcuni storici non ci sono sostanziali differenze tra stile galante e classicismo viennese. Si arriva al culmine nel periodo 1750-1775. Quantz riporta nel suo trattato un saggio riguardante un metodo per suonare il flauto traverso. Vediamo un sistema che unisce tre pentagrammi con un ultimo rigo che funge da accompagnamento a tastiera. Il rigo nel mezzo realizza quegli abbellimenti che il primo sottintende. Il primo rigo è la base del pezzo di flauto (chi è veramente bravo lo suonerà come il secondo). Il dilettante suonerà solo la prima linea melodica, il bravo flautista la seconda. Con Carl Philipp Emanuel Bach si sviluppa un Empfindsamer Stil (o “stile della sensibilità”). Qui si vuole esprimere con lo strumento quella mobilità di affetti in maniera analoga alla voce: in particolare in generi come la fantasia (genere molto libero rispetto ad altri). Un’altra caratteristica è il cromatismo (il muoversi per semitoni). Vi è la tendenza a trasferire in ambito strumentale (in particolare sulla tastiera del clavicordo, strumento a tasto a cui è collegata una lamella che rimane in contatto con la corda, anche se la vibrazione è molto limitata perché la lamella rimane attaccata alla corda) le possibilità espressive del relativo repertorio operistico (principio “parlante”). Ascolto: C. P. E. Bach, Fantasia in do minore Questo stile della sensibilità è una corrente di gusto che possiamo anche collegare alle prime manifestazioni del romanticismo. È come se si creasse un ponte che salta il classicismo viennese. Il termine Fantasia è uno fra i più imprecisi delle forme musicali. Nessun termine più di questo è stato interpretato con una libertà quasi assoluta. All'epoca di Bach, si indicava così una composizione in stile fugato, ma che nessun rapporto aveva con la fuga rigorosa. Più tardi, al tempo di Mozart, il termine indica abbastanza spesso una sonata di stile molto libero. Si tratta di una fantasia per clavicordo multisezionale, ovvero composta da varie sezioni. Vi è un'abbondanza di abbellimenti. E' uno tra i lavori meno conosciuti di Bach, ma di superba fattura e, soprattutto, di grande espressività. Il tema è proposto dalla voce superiore e le altre parti si succedono in ordine discendente sino all'entrata tematica del basso, in una espressione di serenità un po' malinconica. La seconda idea - di carattere più doloroso - è esposta dapprima dal pedale poi s'incatena al secondo inciso del primo tema e a una specie di vocalizzo che riapparirà alla perorazione. Più tardi riprenderà l'idea iniziale con l'ordine delle parti invertito: il secondo tema riappare, poi segue un lungo sviluppo dei due temi, che conclude su una cadenza sospesa per attaccare poi la Fuga, il cui tema incisivo costituisce un indovinato contrasto col carattere generale della Fantasia. Dopo l'esposizione, appare un lungo sviluppo su un nuovo tema (cromatico questo); è uno sviluppo d'un cromatismo singolarmente in anticipo sul suo tempo. Dopo una breve, apparente conclusione alla dominante, attaccano gli Stretti sul tema iniziale della Fuga, e il lavoro si conclude con una breve elaborazione. Domenico Scarlatti Domenico Scarlatti è figlio di Alessandro Scarlatti (compositore italiano di musica barocca). Utilizza spesso la lettera K della catalogazione di Ralf Kirsch (curatore del musicologo). Fu un tastierista molto noto. Ascolto: Domenico Scarlatti, Sonata in sol maggiore, K. 2 La forma è un qualcosa di fisso con un ritorno di elementi uguali. Vi sono due principi: quello di identità e quello di ripetizione. Vediamo che vi è una prima parte con i due punti in fondo (che quindi va ripetuta). Anche la seconda parte deve essere ripetuta. Si tratta quindi di un singolo movimento diviso in due parti, tutte e due ripetute (parte A e parte B). La caratteristica principale della prima parte è in tonalità sol maggiore (quindi la zona di attrazione di tutta la composizione). Vi sono quindi molte variazioni sul sol, applicate sulle tastiere. La scala di sol ha un’alterazione in fa#. Compare anche un’altra alterazione, un do#, un’alterazione per gusto del compositore. Da quel momento in avanti il do è sempre diesis, abbiamo quindi modulato. Il sensibile è il grado della scala fondamentale per capire la tonalità, nota che ci fa capire che siamo in do maggiore. Quindi si altera il do, che ci fa spostare dal sol (tonica) al re (dominante, che stabilisce la tonalità più vicina) maggiore, che infatti ha lo stesso patrimonio di note (do naturale in sol e do# in re). La prima parte finisce in re. Abbiamo creato una fuga rispetto al sol. La seconda parte, che comincia da re

maggiore (con la stessa figurazione della prima parte), procede poi con il ritorno alla base, con un movimento quindi contrario della tonalità del sol (si ha quindi una modulazione). Si tratta di una struttura molto idiomatica. Forma-sonata Non si tratta di una forma tesa ad indicare una qualunque forma (come la forma semplice bipartita), ma una forma più complessa che si sviluppa all’interno del Settecento. È la forma strumentale modello sviluppata da Hayden, Mozart e il primo Beethoven. È un termine dato quindi successivamente. È destinata a uno o più strumenti. Solitamente è una composizione ad un solo movimento. L’espressione forma-sonata ha una macroforma (tre o quattro movimenti) e la forma in un solo movimento (solitamente il primo), di un concerto di una sinfonia. Troviamo questa definizione in trattati di composizione (di Reicha e Czerny) che servono al giovane apprendista; a lui si danno dei modelli, modelli del periodo aureo della musica con Haydn, Mozart e Beethoven. Questi teorici si sono accorti che continua ad esserci una bipartizione al cui interno le cose si complicano. Ciò perché la seconda parte è più complessa, divisa in più parti. La prima parte è l’esposizione, la seconda è composta da sviluppo e ripresa. L’esposizione è la parte in cui si presenta il materiale musicale; lo sviluppo è la parte in cui i materiali vengono sviluppati; nella ripresa ci si accosta all’esposizione con una ripresa del materiale non identiche con caratteristiche di conclusione. La sonata di Scarlatti è solo l’esposizione, al cui interno vi è un ponte modulante. Una volta arrivati alla dominante, nella forma-sonata, si ha lo sviluppo (una zona nuova rispetto a Domenico Scarlatti). Nella ripresa ciò che è in dominante si fa risentire in tonica per poi chiudere. Possiamo trovare anche temi in contrasto tra loro, il primo maschile e vigoroso, il secondo femminile e intimo. I temi variano a seconda della zona (tonica, dominante) oppure possiamo trovare anche lo stesso tema. Importanti sono gli aspetti armonici: il rapporto diretto tra tonica e dominante. Charles Rosen parla di forme-sonata, vi è una lingua comune come gli aspetti armonici e si privilegia la funzione dei diversi elementi che costituiscono il discorso musicale. Ascolto: Domenico Scarlatti, Sonata in si minore, K27, Longo 449 Pensata per clavicembalo. La prima parte viene ripetuta e il tema è composto da salti, scalette, passaggi di ottava. I cardini sono il si minore e il re maggiore. La dominante è la. Abbiamo anche un gioco di alterazioni. Anche la seconda parte viene ripetuta. Ascolto: C. P. E. Bach, Sonata in la maggiore W. 55 N. 4 (Hamelin) È una sonata virtuosistica con struttura in forma-sonata. Vi sono tre movimenti: allegro assai; poco adagio; allegro. È stata composta nel 1765 e dura circa 17 minuti. Lo stile è quello galante ed è pensata per clavicembalo. Gli elementi sono un basso martellante in la, bicordi. Dopo il ponte modulante si arriva al motivo dell'inizio. Le sinfonie di epoca galante e preclassica La sinfonia si lega alla presenza di orchestre. A Partire dal 1770 circa e per ben oltre un secolo sarà il genere strumentale per eccellenza. Si carica di significati che devono arrivare ad un pubblico vasto. Fino al 1770 ciò che si nominava sinfonia aveva una funzione introduttiva, apriva un'opera o un concerto di musica strumentale, la sinfonia d'opera italiana. Aveva mediamente tre movimenti: allegro, andante e allegro. In epoca barocca importanti furono il concerto e la sonata a tre. Gli aspetti più importanti della strutturazione dal barocco al galante sono: la sostituzione del gioco tutti/solo, all'articolazione della sonata; perdita di importanza del cembalo, realizzatore del basso continuo (i bassi sono prodotti dai singoli strumenti che hanno delle linee, ma non servono da sostegno); importanza della famiglia degli archi; importanza di altri strumenti a fiato. Ciò che resiste dall'epoca precedente sono: la tipologia dei temi; la tessitura sonora, l'intreccio dei primi e dei secondi violini. Si delinea la possibilità di assistere a concerti pubblici di musica strumentale o vocale, in cui il pubblico paga il biglietto o fa abbonamenti. Non si tratta di teatro, ma di veri e propri concerti. Abbiamo concerti in vari luoghi: Parigi, Londra, Amburgo, Berlino, Dresda, Lipsia. Le sedi italiane non hanno grandi stagioni concertistiche se non Milano. All'epoca non si diceva concerto ma bensì accademia. In queste accademie non si cerca un filo logico, ma la varietà, aspetto molto apprezzato. I concerti erano dunque molto lunghi. Milano è una città dove il consumo di musica strumentale è al livello europeo, anche perché è sotto il dominio asburgico. In questo luogo spicca la figura di Giovanni Battista Sammartini (Milano, 1701 – Milano, 1775). In Questi anni vi è una grande diffusione di compositori italiani che lavorano all'estero; Sammartini è un'eccezione.

Per farsi conoscere in tutta Europa non era necessario spostarsi grazie alla diffusione tramite la stampa. Sammartini fu uno tra i più importanti sinfonisti italiani di pieno Settecento. Nel suo repertorio si attuano tutti i cambiamenti detti in precedenza. Egli compone una ventina di sinfonie fino al 1744. Ascolto: Giovanni Battista Sammartini, Sinfonia in Sol maggiore Il violoncello e il contrabbasso fanno da appoggio al basso. Si tratta di una sinfonia in tre movimenti: il secondo è molto breve, l'ultimo allegro ha un ritmo di danza. Il primo movimento è il più impegnativo dal punto di vista della struttura. La viola e gli altri strumenti bassi assieme al clavicembalo sono accomunati alla linea del basso (cembalo) e fungono da sostegno. I violini I e II hanno come compito la proposta melodica e dialogano tra di loro. Nell'esposizione ci si sposta verso il re. Dopo l'esposizione siamo quindi in re e il materiale che abbiamo sentito viene sviluppato tramite progressioni (ripetizioni dello stesso modulo melodico riproposto su vari gradi della scala). Abbiamo poi la ripresa. Si tratta quindi di un movimento in forma sonata. Nella ripresa riconosciamo ciò che avevamo sentito prima, ma non è identica all'esposizione poiché ci riporta in tonica e termina in tonica. Il grave crea un clima di sospensione ed è brevissimo, caratterizzato dal ritmo puntato delle ouverture alla francese. L'ultimo movimento è bipartito, con prima parte in cui andiamo alla dominante e poi alla tonica. Charles Burney Burney fece una definizione di sinfonia, aggiornando quella settecentesca nel 1804. Egli fu un intellettuale inglese, compositore, organista e uno dei primi storici della musica, vissuto a cavallo tra Settecento e Ottocento.. Burney ha un approccio moderno, andando nei vari luoghi per rendersi conto di persona cosa stesse succedendo in Europa. Quindi compie dei viaggi e li annoterà in un diario, Viaggio musicale. La sinfonia è un genere strumentale in più tempi, la cui esecuzione è affidata all'orchestra. Inizialmente nata come sinfonia d'opera, premessa alle rappresentazioni del teatro in musica, nel primo Settecento si affermò un modello di sinfonia articolato in tre brevi movimenti (Allegro-Adagio-Allegro). Gradualmente la sinfonia si emancipò dalle rappresentazioni operistiche assurgendo al ruolo di composizione autonoma. Nel corso del XVIII secolo le dimensioni medie dei singoli movimenti subirono un incremento, e così pure il loro numero. In epoca classica una sinfonia-tipo era articolata spesso in quattro movimenti: al primo, solitamente in forma-sonata, seguivano un tempo lento e un minuetto o scherzo (anche in ordine inverso), quindi un finale in andamento vivace. A parte lo scherzo, in forma tripartita, i tempi della sinfonia successivi al primo potevano assumere fisionomie morfologiche diverse (forma-sonata, rondò, variazioni, ecc.). Burney afferma che attualmente si usa la parola sinfonia per descrivere un genere coltivato soprattutto in Germania alla “Scuola di Mannheim” e a Vienna. Inoltre Burney individua il punto massimo di questo genere, nominando la triade Haydn, Mozart e Beethoven. Al momento in cui Burney scrive, egli non avrebbe potuto sentire la terza sinfonia di Beethoven da cui comincia la stagione delle grandi sinfonie. Quindi molto precocemente individua le capacità di Beethoven. Nel terzo quarto del Settecento è la sinfonia ad essere il genere più richiesto, seguito dal concerto solista e la sinfonia concertante (genere che punta sul virtuosismo strumentale, un genere più leggero ed esteriore). La sinfonia può essere articolata in: tre movimenti (veloce-lento-veloce); quattro movimenti (allegro-lento-minuetto-allegro). Stamic a Mannheim Burney riconosce una grande importanza, per quanto riguarda la sinfonia, a Stamic, musicista boemo che si trasferì a Mannheim. Egli guidò l'orchestra di corte. È quindi colui che ha formato ed ha dato un impronta all'orchestra di Mannheim. Questa è composta da grandi musicisti virtuosi. La tecnica del crescendo (dal pianissimo ad un esplosione di suono penetrante) era una delle caratteristiche più illustri dell'orchestra. Questa dinamicità non è scontata ed è dovuta anche alla bravura di Stamic. L'orchestra di Mannheim è un'orchestra di corte che però diventa anche simbolo della corte all'estero, esibendosi in performance pubbliche. A partire dalla sua op. 3, le sue sinfonie si articolano regolarmente in: allegro (in forma-sonata), lento, minuetto (tempo ternario), finale (allegro). Con Stamic si ha un'introduzione dei clarinetti, utilizzati in Francia, nell'orchestra. Inoltre dà una parte più indipendente alla viola. Si delinea sempre più la figura del direttore d'orchestra (solitamente era il maestro al cembalo o il primo violino che davano il cenno).

Ascolto: Stamic, Sinfonia in mi bemolle maggiore, op. 11 n. 3 (I movimento: allegro) La Sinfonia in mi bemolle maggiore op. 11, n. 3 è una tarda sinfonia di Johann Stamitz, probabilmente scritta a Parigi nel 1754 o 1755. Questa è una delle sue ultime sinfonie ed è nello schema sinfonico standard a quattro movimenti dell'epoca:Allegro assai, Andantino; Menuetto con Trio; Prestissimo. Dimostra il culmine della scuola di esecuzione orchestrale di Mannheim che enfatizzava tecniche estese per gli strumenti (i musicisti in questo momento erano per lo più persone con tempo libero e suonavano semplicemente quando richiesto), tra cui un'attenzione ai dettagli delle dinamiche. Il concetto di Sturm und Drang può essere visto in questo lavoro con cambiamenti dinamici molto repentini e un netto cambiamento di struttura. Nel primo movimento troviamo un esposizione, uno sviluppo e una ripresa. L'esposizione non viene ripetuta. Concerto per strumento solista e orchestra Johann Christian Bach (1735-1782) è il più giovane dei figli di Bach e è un compositore che viaggia molto (anche in Italia, dove arriva molto giovane, facendo una lunga sosta...


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