Storia della musica dell\'800 PDF

Title Storia della musica dell\'800
Author Lauro Rossi
Course DAMS - Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo
Institution Università di Bologna
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Storia della musica dell'800. Principali autori e correnti...


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1. LUDWING VAN BEETHOVEN

Ludwing van Beethoven nacque a Bonn nel 1770 e morì nel 1827. Fin da piccolo venne indirizzato dal padre alla musica (essendo lui stesso legato a questo mondo): gli abbassò l'età di due anni per evidenziare ancor di più il suo precocissimo talento che era possibile ammirare durante i suoi concerti in gioventù. A diciannove anni Ludwing divenne il capofamiglia, dato che il padre, alcolizzato, non riusciva più a badare fisicamente ed economicamente ai figli. Beethoven ebbe un'istruzione musicale strumentale, basata sul pianoforte e l'organo. Uno dei suoi primi e importanti maestri fu Neefe che gli fece conoscere alcune opere di Bach. Dopo essersi fatto notare prima da Neefe, poi dal conte Ferdinand von Waldstein e von Breuning, il sovrano di Bonn gli sovvenzionò un soggiorno a Vienna per perfezionare il suo talento. Proprio Waldstein gli intimò di “prendere il genio di Mozart dalle mani di Haydn” (il quale, ormai anziano, sarà il suo maestro per un paio d'anni). Questo voleva dire dedicarsi al mondo delle composizioni, ma l'innato talento del ragazzo di Bonn poteva permettergli di optare per diverse esperienze e carriere musicali. Per esempio dedicarsi all'opera italiana, molto in voga (tranne in Francia) a quel tempo, o a quella francese (in quel periodo il massimo esponente era Cherubini di cui ricordiamo la Lodoiska del 1791). Ma Beethoven non fece l'operista anche se compose solamente un'opera ovvero il Fidelio del 1805. Non fece nemmeno il concertista nonostante capacissimo e virtuosissimo nel suonare il pianoforte, inoltre era nota l'ammirazione che riservava per uno dei più grandi pianisti del tempo Muzio Clementi che operava a Londra, massimo centro del pianismo europeo (Beethoven emulò spesse volte l'italiano). La sordità, tuttavia, gli rese impossibile eseguire musica in prima persona. Il suo stile senza dubbio era rivolto a quello classico ovvero la musica di Haydn e quella di Mozart, o perlomeno in un primo momento della sua carriera. Nel 1800 compose la Prima sinfonia in do magg, durante la quale iniziò a condurre una vita appartata per il problema causatogli dalla sordità nel relazionarsi con il pubblico. Proprio per questo, l'anno seguente fu uno dei più difficili per Ludwing: egli tentò il suicidio, testimoniando il suo dolore e la sue sofferenze nel testamento di Heiligenstadt (1802) destinato ai suoi fratelli. Superò il periodo componendo sempre nel 1802 la Seconda sinfonia, dichiarando di aver imboccato una nuova via compositiva (“via nuova”). Possiamo dividere in tre periodi diversi la carriera di Beethoven, ognuno avente il proprio stile. Il primo va dal 1793 al 1802, dove avviene una assimilazione dei modelli compositivi studiati. Il secondo va dal 1803 al 1815 fu contraddistinto da un personale e maturo stile compositivo. Nel terzo (1816-1827) abbiamo il superamento di esso, tendente all'astrattismo. Analizzando il secondo periodo (quello che diede più l'idea ai posteri della figura di Beethoven come romantico per eccellenza) abbiamo uno stile complesso, perché Beethoven si serve degli aspetti formali di quel tempo (come la forma sonata) ma li utilizza liberamente, slegato da ogni logica comune e conforme al tempo. Inoltre per la prima volta in assoluto il compositore rivolge le sue sinfonie ai posteri (essoterismo) lanciando messaggi morali per l'intera umanità, promuovendo la fratellanza come base per la felicità. Ma come riuscì a trasmettere tutto ciò? • •

Ampliando le dimensioni delle sue opere; Introducendo un forte dualismo tematico così venendo a creare forti contrasti tra la tonica (principale) e la dominante (secondaria).

Beethoven nel suo piccolo rivoluzionò anche la figura professionale dell'artista: i suoi tre protettori principali (l'arciduca Rodolfo, Lobkowitz e Kinsky) decisero di garantire una rendita per far vivere il compositore in modo agiato, libero da distrazioni, invogliandolo a concentrarsi solamente alle sue opere. Una libertà professionale non comune a quel tempo, appunto moderna. Il terzo periodo vede un ritorno al passato riscoprendo e sviluppando le forme antiche come la fuga e la variazione, mescolandole tra loro. Rompe le forme creandone di nuove, uniche ed individuali. Beethoven morì di cirrosi epatica il 26 Marzo 1827. Sinfonia n. 1 op. 21 in Do magg. Sinfonia n. 2 op. 36 in Re magg. Sinfonia n. 3 op. 55 in Mi bem. magg. Sinfonia n. 4 op. 60 in Si bem. magg. Sinfonia n. 5 op. 67 in Do min. Sinfonia n. 6 op. 68 in Fa magg. Sinfonia n. 7 op. 92 in La magg. Sinfonia n. 8 op. 93 in Fa magg. Sinfonia n. 9 op. 125 in Re min.

1800 1803 1805 1807 1808 1808 1813 1814 1824

2. I POSTULATI ESTETICI DEL ROMANTICISMO

Durante l'Ottocento si verificano numerose vicende tra cui il sorgere del Romanticismo, che influenzò anche l'ambito musicale. In questo periodo abbiamo un dualismo stilistico che divide l'Europa: da una parte l'enorme successo dell'opera italiana, dall'altra lo svilupparsi e l'espandersi della nuova musica strumentale. Inoltre il Classicismo viennese e il Romanticismo, dal canto loro, presentano punti di contatti e aspetti contrastanti. La composizione (specie nelle sinfonie) si fa carico di un messaggio che contiene il pensiero musicale dell'autore, destinato ai posteri. L'atto creativo spezza le forme convenzionali e necessita di mescolare e contaminare fra loro i diversi generi. Vi è quindi un perenne contrasto, un'aspirazione all'infinito, una sehnsucht musicale che vede l'autore coinvolto in un attivismo culturale, impegnato nel mondo artistico a 360 gradi. Nell'Ottocento vi fu anche un ritorno al passato, riscoprendo le radici storiche, nazionali ed etniche. Un recupero anche di compositori legati alla tradizione del Sei-Settecento tra cui Bach e Palestrina. Per la prima volta, quindi, si pagava il biglietto per ascoltare autori non più viventi. Lo stile musicale è caratterizzato: dalla forte sonorità, che caratterizza le orchestre con ricchezza di colori ed effetti timbrici; dalle tendenze di formulare strutture compositive ampie e monumentali; da una irregolarità ritmica, associando ritmi molto arricchiti ma discordanti tra loro, come le armonie (cromatismo). Vi è anche un interesse nella storiografia, concentrandosi sulle biografie degli autori e la nascita della musicologia, teorizzata per la prima volta da Adler. Per i Romantici la musica è considerata l'arte perfetta, scansando dal podio la poesia, perché grazie alla sua natura indeterminata ricalca e permette di esprimere perfettamente lo spirito romantico. L'artista romantico era considerato un genio, perché si impegnava ad aiutare il mondo, con una logica illuministica, mediante le sue abilità e il suo talento.

4. GIOACCINO ROSSINI

La scena europea era divisa nei primi dell'Ottocento da due culture musicali

diverse capitanate da due compositori dotati di una straordinaria genialità. Rossini era il maggiore esponente della cultura musicale più tradizionale: l'opera italiana che proprio in questo secolo raggiunse il suo apice. L'opera si basava su creare un evento progettando lo spettacolo rifinendo ogni particolare. Eventuali modifiche, quindi, erano accettate per ottenere la massima efficacia. Un concreto evento sonoro che si oppone all'altra cultura musicale, quella della musica strumentale, la quale richiedeva uno sforzo di comprensione proprio perché più riflessiva, portatrice di un messaggio da decifrare. Il suo più grande esponente è Beethoven. Dato che vi era un pensiero musicale (personale) dell'autore, la composizione non ammetteva alcun tipo di modifica o riadattamento. Tutte e due gli artisti ebbero un atteggiamento critico e distaccato verso la realtà. Rossini nacque a Pesaro nel 1792 e morì a Parigi nel 1868. Grazie ai genitori si avvicinò fin da piccolo all'ambiente musicale. Nel 1806 studiò nel Liceo musicale di Bologna, dove ebbe come maestro il celebre padre Mattei. Nel 1810 avvenne il suo primo debutto come compositore teatrale a Venezia con La cambiale di matrimonio. Nei primi sette anni della sua carriera raggiunge un rapido successo dedicandosi prevalentemente al genere comico, dando vita ad una considerevole serie di capolavori: La pietra del paragone (1812), L'italiana in Algeri (1813, dello stesso anno anche il melodr. eroico Tancredi), Il turco in Italia (1814) e Il barbiere di Siviglia (1816). Rossini fin da subito dominò incontrastato la scena europea, merito della sua musica originale e piena di novità come il sapiente uso del ritmo, probabilmente la chiave del suo successo: le parole dei cantanti per la prima volta si adattano alla musica, seguendo appunto il ritmo e trasformandosi in un puro pretesto sonoro. Un meccanismo così efficace che crea un effetto non realistico ma comunque comico. Le voci umane vengono strumentalizzate e gli strumenti tendono ad umanizzarsi. Nel culmine dei crescenti vorticosi, propulsivi, “motorici e macchinistici”, le parole perdono di logica, la dizione viene a meno e il cantante sfiora il no-sense, perché fin troppo impegnato ad adattarsi al ritmo dominante. Dal 1817, ovvero dai suoi 25 anni, si dedicò esclusivamente all'opera seria (abbandonando quella buffe, componendone la metà) producendo ancora numerosi capolavori come: Elisabetta regina d'Inghilterra (1815), Otello (1816), La gazza ladra (1817, semi-seria), Mosè in Egitto (1819), La donna del lago (1819), Maometto II (1820) e Semiramide (1823). Più avanti si spostò a Parigi lavorando ancora su altre composizioni secondo la tradizione operistica francese. Si dedicò infatti all'opéra-comique ( Le comte Ory, 1828) e al grand-opéra (dando solide basi sulla struttura del genere) sfornando capolavori del calibro di Le siège de Corinthe e Guillaume Tell (1829). Rossini effettuò una vera rivoluzione alterando la scansione temporale della scena operistica. Divise l'aria in più sezioni: scena, cantabile, sez. intermedia (anche chiamata tempo di mezzo), cabaletta. Inoltre tende a costruire grandi scene unitarie, abolizione del recitativo secco nell'opera seria, in favore di un recitativo accompagnato e più drammatico. A soli 37 anni, Rossini smise di scrivere per il teatro e nei restanti 39 anni compose pochissime musiche, nonostante le pressanti richieste che gli giungevano da tutta Europa. Le ultime composizioni sono quasi tutte di destinazione sacra: Soirees musicales (1835), Stabat mater per soli, coro e orchestra del 1841 e la Petite messe solennele (1863). Ma sono i Peches de viellesse (Peccati di vecchiaia) ad esprimere meglio lo stile dell'ultimo Rossini. Brevi composizioni cameristiche, cariche di ironia e ingenuità musicale. Il silenzio rossiniano è avvolto nel mistero: l'ipotesi più probabile resta il rifiuto di Rossini di accettare la nuova estetica romantica, troppo lontana dal suo vedere il 'bello'

assoluto tipico del Settecento. 3. LA PRIMA GENERAZIONE ROMANTICA: WEBER E SCHUBERT

Nel primo Ottocento il terreno musicale era diviso fra la musica strumentale e il teatro d'opera. In Germania i musicisti romantici erano alla ricerca di una vera musica nazionale, dando vita all'opera romantica. L'opera che ricalca totalmente le caratteristiche di questa nuova forma di musica romantica, anche se non la prima, è il Der Freischutz (Il franco cacciatore) di Carl Maria von Weber (1786-1826), rappresentato a Berlino nel 1821. La trama proviene da un'antica leggenda tedesca e ha come protagonista il giovane Max che per ottenere il titolo di guardiacaccia e la mano di Agathe, deve superare una prova di tiro al bersaglio. Max si lascia convincere dall'amico Caspar a ricorrere a pallottole demoniache forgiate nello spettrale paesaggio notturno, dove evocano Samiel, il demonio. Nel giorno della prova il proiettile di Max colpisce l'amico, uccidendolo. In seguito, confessato il tutto, il protagonista verrà perdonato dal principe.

Il Freischutz è un Singspiel in tre atti: dialoghi frammentati e pezzi chiusi musicali. In realtà presenta anche influenze provenienti dall'opéra-comique e dall'opera italiana. Nonostante questo, come già detto, il Franco cacciatore porta con se le caratteristiche principali romantiche. Weber conferisce all'insieme un colore tedesco grazie alla presenza di danze e canti popolari e nazionali, inoltre abbiamo un ritorno alla natura, spesso notturna e cupa. A livello musicale compatta i 3 atti attraverso l'uso di motivi ricorrenti, arricchiti da significati simbolici: ai personaggi positivi associa tonalità maggiori, a quelli demoniaci tonalità minori. Questo stile squilibrato è tipico della forma romantica dove la tensione monta sempre di più per calare bruscamente e improvvisamente nel momento culminante. Differente, quindi, dallo stile classico più equilibrato che alterna stati di quiete con stati di tensione, finendo come aveva iniziato. Il Freischutz ebbe un enorme successo che spinse Weber a comporre una nuova opera, Euryanthe (1823), ma pretese troppo perché la creò come una 'grande opera', completamente musicata, abbandonando la forma del singspiel. L'ultima opera del grande musicista romantico è Oberon (1826), il quale tornò a lavorare con il singspiel. Weber è il prototipo del musicista romantico, sempre più di tendenza in quegli anni, delineando perfettamente le principali caratteristiche: l'attivismo culturale, che vedeva il musicista impegnato in diversi fronti, portatori di un'epoca più poetica e meno materialistica. Da qui lo scontro contro l'ancien régime di cui il simbolo era l'opera italiana, da sempre preferita dalla borghesia. Inoltre elemento comune è quello di eseguire la propria musica in prima persona, diventando strumentista virtuoso o un direttore di orchestra. L'artista romantico è anche divulgatore della musica, specializzandosi nel dirigere teatri e organizzare eventi. Per difendere e tutelare le proprie opere nascondo anche delle leghe artistiche, scongiurando l'isolamento sociale in cui il musicista rischiava di essere respinto dalla società borghese. Un altro grande compositore, a metà strada tra romanticismo e classicismo, è il viennese Franz Schubert (1797-1828). La sua carriera artistica fu interrotta dalla prematura morte che lo colpì a 31 anni (si ammalò probabilmente di sifilide) e fin da subito Schubert ebbe dei gravi problemi nell'affermarsi nel mondo della musica. Vivere a Vienna infatti voleva dire vivere sotto l'ombra di Beethoven, modello

influente ma tuttavia insuperabile. Non ebbe moltissime opportunità di esibirsi davanti al pubblico, specialmente al giusto pubblico, nonostante questo si ritagliò un piccolo spazio riunendo degli amici per delle intime serate musicali, che pian piano presero il nome di schubertiadi (1825). Il viennese compose una grandissima quantità di opere: circa 600 lieder (attingendo a testi sia dei più grandi poeti dell'epoca come Goethe, Schiller, Heine e sia dei suoi più intimi amici), alcuni singspiel (che testardamente Schubert tentò di produrre, peccando forse di poca esperienza) e infine le sue sinfonie. Schubert fu 'capito' solo negli ultimi anni della sua vita: prima, infatti, collezionò una serie di insuccessi ottenendo nelle sue esibizioni pubbliche scarso rilievo, questo lo portò più volte a vivere di espedienti. Il motivo più plausibile è che Schubert non fu capito, la sua musica era definita fin troppo complicata, audace e difficile tecnicamente. Solo dal 1825 la reputazione di Schubert avviò la sua ascesa: gli editori lo iniziarono a cercare, si esibì negli ambienti giusti e in questi anni creò i suoi massimi capolavori: il ciclo di lieder Die Winterreise (Il viaggio d'inverno) del 1827, Il canto del cigno (1828), le composizioni per pianoforte tra cui Wandererfantasie in Do magg (1822), i quartetti per archi e le sinfonie, come precedentemente detto. Dopo le sei sinfonie giovanili composte tra il 1813 e il 1818, compose quelle più importanti: Incompiuta in Si min (1822) e La grande in Do magg (1825-1828) che però non fu mai ascoltata da Schubert. Riuscì a coniugare il Classicismo viennese con spinte romantiche, questo è evidente in alcuni tratti tipici della musica romantica: 1. il tono generale tenderà sempre di più ad una logica tematica abbandonando una logica essenzialmente armonica; 2. l'armonia è arricchita da cromatismi e enarmonia; 3. la forma risulta sbilanciata, il compositore è libero di porre il climax alla fine; 4. il ritmo è uniforme, con successivi accumulo di tensione.

4. TRE COMPOSITORI ROMANTICI: MENDELSSOHN, SCHUMANN, CHOPIN

Intorno al 1810 abbiamo la nascita di quasi tutti i più famosi musicisti romantici. Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809-1847) nasce ad Amburgo. Trascorse la sua giovinezza a Berlino, ricevendo una educazione completa ed eccellente: conseguì studi umanistici all'università, artistici e infine musicali. Fin da giovanissimo, infatti, oltre a saper già suonare pianoforte e violino, studiò composizione all'età di 10 anni con Zelter. Ebbe la fortuna di vivere un'infanzia tranquilla, per l'agiatezza economica e sociale della sua famiglia, una delle più importanti di Berlino che vantava numerose conoscenze tra cui quella di Goethe, Hegel e Schlegel. Importante il rapporto che ebbe con la sorella Fanny, notevole pianista accettata anch'essa all'accademia di Berlino. Inoltre affrontò molti viaggi culturali tra cui segnaliamo quello in Svizzera del 1822, in Inghilterra e Scozia nel 1829 e in Italia nel 1830 (dove conobbe Rossini e Cherubini). Così riccamente stimolata, la sua creatività sbocciò assai presto cimentandosi in tutti i generi musicali, dimostrando quindi una sorta di facilità compositiva. Raggiunti i sedici anni di età acquista un proprio stile personale e maturo e l'Ottetto per archi op. 20 (1825) o l'ouverture per orchestra Ein Sommernachtstraum op. 21 del 1826 (Sogno di una notte

d'estate) ne sono un esempio. Si calò appieno nelle caratteristiche del musicista romantico: ebbe un forte attivismo culturale, fu un talentuoso strumentista e direttore d'orchestra tra i più famosi della sua epoca. Ma probabilmente l'impegno più grande e più importante è ciò che fece nella città di Lipsia dirigendo dapprima l'orchestra del Gewandhaus, ponendo una finalità pedagogica e diffondendo sia la nuova musica e sia quella antica (inaugurò nel 1834 dei 'concerti storici'), poi diventando direttore artistico, organizzando concerti con i più celebrati solisti come la pianista Clara Wieck, Liszt, Thalberg e Moscheles. Ricoprì questo ruolo non solo a Lipsia (facendola diventare uno dei più propulsivi centri musicali d'Europa), ma anche a Dusseldorf. Inoltre fu fondatore e direttore del Conservatorio di Lipsia, inaugurato nel 1843, creando qualcosa di più duraturo rispetto ad una lega artistica. Difatti la struttura vantava insegnati di grandissimo livello da lui stesso a Moscheles, il quale diventò direttore alla morte di Mendelsshon. Riguardo allo stile musicale la questione, però, non è così semplice: in molti lo definirono un romantico classicheggiante, per la sua formazione prettamente classicista (Bach, Handel e Mozart), ma i problemi da lui affrontati sono comunque vicini ai suoi contemporanei. Un fondersi dei due stili ribattezzato da alcuni in Elfenmusik, sottolineando il carattere fiabesco, che presenta comunque una uniformità ritmica. Ne abbiamo un assaggio nelle sue sinfonie tra le quali ricordiamo l'Italiana (1833) e la Scozzese (1842). Inoltre compose: un solo lieder privo di testo; musiche per il teatro di prosa e musiche di scena. Di questa generazione romantica fa parte anche Robert Schumann, nato nel 1810 e morto nel 1856. Se possiamo caratterizzare la personalità di Mendelssohn con la facilità, quella di Schumann può essere sintetizzata con una perenne dilacerazione, scisso costantemente in una doppia natura. Fin dall'infanzia infatti la mamma voleva che si indirizzasse negli studi di giurisprudenza, il padre, letterato, verso le attività artistiche. Da qui la presenza di altri due poli contrastanti ovvero scegliere eventualmente la letteratura e diventare scrittore o scegliere la carriera musicale. Nonostante ciò Schumann si iscrisse a 18 all'Università di Lipsia, che però abbandonò decidendo a 20 anni di proseguire i suoi studi pianistici, con il maestro Friedrich Wieck. Ambiva a fare il compositore, benché aveva del talento verso lo strumento, e per questo studiò composizione, spesso da a...


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