Title | ARTE - Analisi tematica e contenutistica di opere a partire dal 1700 con tema la congiura. |
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Author | Valerio Martiello |
Course | Arte medievale |
Institution | Sapienza - Università di Roma |
Pages | 3 |
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Analisi tematica e contenutistica di opere a partire dal 1700 con tema la congiura....
ARTE
Un dipinto che raffigura in modo esemplare le dinamiche della congiura è “La congiura dei Lampugnani”, opera risalente al 1829 del pittore veneziano Francesco Hayez. In esso è rappresentato il momento in cui, il 26 dicembre 1476, tre giovani milanesi Giovanni Andrea Lampugnani, Girolamo Olgiati e Carlo Visconti sono in procinto di pugnalare il duca Galeazzo Maria Sforza nella chiesa di Santo Stefano, per porre fine alla sua tirannide. La vicenda, pur non essendo molto conosciuta, era nota all'Hayez grazie alla pubblicazione de La congiura di Cola Montano, tragedia scritta da Alessandro Verri nel 1779, e alla consultazione delle Istorie di Niccolò Machiavelli. Importante il fatto che questa congiura venne incitata dall’eloquenza di Cola Montano, un umanista che venne ispirato dalla figura di Marco Giunio Bruto nella sua congiura contro Cesare, un evento considerato nell’epoca rinascimentale come rivendicazione di gloria e potere.
E’ poi da ricordare il quadro viene dipinto in un contesto di patriottismo popolare italiano, che non ebbe difficoltà a rivedere nella scena gli affiliati della Carboneria contro la tirannide austriaca, animati dal medesimo spirito di libertà e rivalsa. Per quanto concerne la tecnica illustrativa, la caratteristica più evidente è che si tratta di un’impostazione teatrale. I giovani, in primo piano, sono disposti diagonalmente sulla scalinata che funge da base alla statua di Sant’Ambrogio, la cui protezione è invocata dall’anziano educatore dei congiurati, Cola Montano. Più in fondo, si scorge il duca che fa ingresso nella chiesa gotica.
GIOTTO IL GIUDIZIO UNIVERSALE 1304- RAPPRESENTAZIONE DI LUCIFERO E I TRADITORI
Quello rappresentato è il particolare di Lucifero che stritola i tre traditori (Giuda, Bruto e Cassio) Gli accenti realistici e grotteschi sono evidenti: Lucifero è informe, livido, animalesco, attorniato di serpi mostruose; i suo demoni hanno tratti selvaggi e sadici. Le pene sono terribili: si vedano, in particolare, le impiccagioni (lato destro), che richiamavano la diretta esperienza di vita del mondo medievale. Nel suo complesso l’impostazione dell’affresco è solenne e ispirata da un senso profondo e implacabile della giustizia divina il Lucifero dantesco, confitto nell’Inferno, con le sue tre bocche maciulla tre celebri traditori (Giuda, Bruto e
Cassio), ma le sei pesanti ali di pipistrello, simbolo di tenebre e di cecità, flagellano invano l’aria gelata, impotenti a volare. Questo Lucifero è più ripugnante che terrificante. In linea con la tradizione scolastica, che nega un’esistenza autonoma al male – giacché il male dipende in ultima analisi dal bene, essendo Dio creatore dell’intero universo – Satana è pura materia, il suo corpo, irsuto e ferino, è un verme, un mostro, la negazione della verità e dello spirito: perciò, simbolo del nulla, Lucifero divora le sue prede umane piangendo lacrime di rabbia impotente. La stessa scena fu dipinta anche da Coppo di Marcovaldo nel 1225....