Breve cenno sui Tudor PDF

Title Breve cenno sui Tudor
Course Storia Moderna.
Institution Università degli Studi di Messina
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ENRICO VIII (1509-1547) E LO SCISMA ANGLICANO (1534) In questa lezione trattiamo lo Scisma Anglicano (1534), avvenuto in Inghilterra durante durante il regno di Enrico VIII (1491–1547). Ci troviamo nella prima metà del 500 in Inghilterra. Origini di Enrico VIII Egli è il secondogenito di Enrico VII e si congiunge in matrimonio a Caterina d’Aragona. Caterina, zia di Carlo V, era stata precedentemente moglie di Arturo, primogenito di Enrico VII e principe di Galles, morto tuttavia nel 1502. Quindi la moglie del fratello maggiore di Enrico VIII, Caterina d’Aragona, diventa moglie di Enrico VIII. Il divorzio e la scomunica Arriviamo ora a quello che è il cuore di questa lezione, cioè il divorzio e la scomunica. Prima di arrivarci spieghiamo un po’ i rapporti tra la riforma protestante e l’Inghilterra. La riforma protestante non giunge in Inghilterra se non prima degli anni Trenta del Cinquecento. Enrico VIII (che regnerà dal 1509 al 1547), della dinastia Tudor, è del resto inizialmente contrario alle istanze riformate. Sotto il papato di Leone X, al monarca inglese fu addirittura intitolato defensor fidei (difensore della fede), su intervento di Thomas More (Lord cancelliere famoso per lo scritto “Utopia)”. Tuttavia il monarca non riesce ad avere da Caterina d’Aragona un erede maschio. Dei sei figli avuti da Caterina, ne sopravvive solo una Maria I Tudor. Nel frattempo il coinvolgimento del monarca con una concubina, Anna Bolena, aumenta sino ad indurre il re a chiedere il divorzio dalla legittima sposa a papa Clemente VII. Il papa, che in precedenza aveva riconosciuto il potere di Carlo V, fu da quest’ultimo persuaso a non concedere il divorzio al re inglese. Del resto la dottrina cattolica del resto non prevede la possibilità del divorzio e a quest’ultimo fu contrario lo stesso Thomas More, che viene giustiziato nel 1532. Enrico VIII persistette comunque nelle sue intenzioni e

sposò Anna Bolena nel 1533, anno in cui nasce anche Elisabetta I. Da questo seguì la scomunica degli sposi ad opera del Papa. Enrico VIII riesce a concepire il primo erede (Edoardo VI Tudor) soltanto con la terza moglie. Il Supremacy Act e l’espropriazione dei beni del clero La risposta del monarca alla scomunica papale si mostrò pronta e dura. Enrico convoca il Parlamento e fa approvare l’ Atto di Supremazia (Supremacy Act, 1534), provvedimento con il quale il monarca diviene capo della chiesa in Inghilterra. Nasce così, con uno scisma, la Chiesa Anglicana. La Chiesa Anglicana non nacque quindi da un contrasto teologico tra un nuovo pensiero (come quello luterano) e la dottrina cattolica, ma come atto puramente politico. Queste particolari condizioni fecero sì che lo scisma non ebbe immediati riflessi dottrinali, ma permisero a Enrico VIII di attaccare il clero inglese. Infatti il sovrano espropriò i possedimenti del clero, che vennero poi rivendute. La requisizione e la rivendita dei beni ecclesiastici garantisce al re due vantaggi principali: • arricchisce, rafforzandola, la corona inglese; • crea una fascia della società inglese di medi proprietari terrieri che deve la loro fortuna proprio all’iniziativa regia di espropriare i possedimenti fondiari al clero. Enrico VIII muore nel 1547 e gli succede l’unico figlio maschio Edoardo VI Tudor che governerà per soli 6 anni (1947-1553). In questo breve regno l’anglicanesimo si rafforza assumendo delle sue caratteristiche specifiche. Questo avviene soprattutto grazie all’azione dell‘arcivescovo di Canterbury Thomas Cranmer, colui per il quale viene redatto e approvato il Book of Common Prayer (Testo di riferimento per la chiesa anglicana in cui troviamo elementi del cattolicesimo ma anche elementi della dottrina protestante di Zwingli) (1549).

Maria I Tudor e la persecuzione dei protestanti Alla morte di Edoardo VI nel 1553 divenne regina Maria I Tudor (1553-1558), figlia di Enrico VIII e Caterina d’Aragona. Maria I era una fervente cattolica che convolò a nozze, per motivi dinastici, con Filippo II di Spagna (cattolico anche lui). Gli ambienti protestanti e la Camera dei Comuni non videro di buon occhio quelle nozze cattoliche, giudicandole pericolose per l’interesse nazionale. Inoltre, Maria I si meritò il titolo di Bloody Mary, Maria la Sanguinaria, data la feroce intolleranza religiosa con cui perseguitò i protestanti. La sua vittima più illustre fu il già citato arcivescovo di canterbury Cranmer. Ad ogni modo, la regina morì, probabilmente di tumore ovarico, nel 1558 senza lasciare alcun erede. Il trono passò alla sorellastra, Elisabetta I Tudor (1533-1603), figlia di Enrico VIII e Anna Bolena. Si apriva così l’età elisabettiana (1558-1603). IL REGNO DI ELISABETTA I (1558-1603) In questa lezione trattiamo il regno della regina Elisabetta I d’Inghilterra, figlia di Enrico VIII e Anna Bolena. Copriremo la seconda metà del 1500. Il regno di Elisabetta è durato dal 1558 al 1603. Il governo di Elisabetta I Dopo la morte del padre Enrico VIII Tudor, la corona era andata ad Edoardo VI, e in seguito a Maria I Tudor, detta la Sanguinaria, in rapida successione. Elisabetta I Tudor divenne regina nel 1558 inaugurando mezzo secolo di prosperità per l’Inghilterra. Elisabetta fu soprannominata la regina vergine, dato che, con diplomazia, rifiutò ogni pretendente, tra cui Filippo II di Spagna, che pure fu marito di Maria I. Questa intenzione di voler rimanere nubile si lega al voler conservare l’autonomia nell’attività del regno. Il regno elisabettiano si distinse per una certa moderatezza e rispetto per la tradizione parlamentare, che in Inghilterra si può far risalire alla Magna Charta (1215). La preferenza della regina si diresse ad ogni modo più verso

la Camera dei Comuni, i cui membri erano esponenti del ceto imprenditoriali emergente che verso quella dei Lord. Componente importante del governo elisabettiano fu la spiccata tendenza al centralismo, soprattutto per quanto riguarda l’amministrazione della giustizia. Tale accentramento si tradusse, soprattutto nella periferia del regno, in un indebolimento dei poteri feudali, poiché ora il compito di amministrare la giustizia era affidato ai giudici di pace. Queste iniziarono a svolgere, nel tempo, anche le funzioni tipiche degli sherif (sceriffi della contea del periodo normanno-plantageneto dopo l’anno mille). Il sistema della Common Law, oggetto del seguente focus, tuttavia non fu modificato. Common low Diversamente da altri Paesi, il diritto inglese – e in generale dei Paesi anglosassoni – non si è costituito su codici, come ad esempio quello di Giustiniano o il diritto romano, fissi e rigidi. Prevalenza, nel diritto anglosassone è data alle norme consuetudinarie, ai precedenti, dunque alle sentenze già emanate ed esperienze pregresse. L’opera di Elisabetta favorì la nascita di un corpus organico della Common Law: non venne meno il carattere esperienziale e consuetudinario, ma i vari casi e le varie fattispecie furono classificate e organizzate in modo più chiaro. La politica religiosa di Elisabetta I e Maria Stuart La sovrana appoggiò significativamente l’anglicanesimo. Prova di ciò è un secondo Supremacy Act (il primo è quello del 1534 emanato da Enrico VIII). Mediante questo decreto e con la pubblicazione dei Trentanove articoli di fede (1563), dopo la parentesi filocattolica di Maria I, in Inghilterra si reintroduceva una forma di protestantesimo con elementi calvinisti e luterani. Al di là della reintroduzione del protestantesimo, la monarca non volle scalfire la struttura e la gerarchia della chiesa anglicani, inimicandosi così la fazione puritana, avversa alle gerarchie ecclesiastiche.

Non dobbiamo dimenticare che il Cinquecento fu un secolo attraversato da conflitti e guerre religiose. Basti pensare alla Francia, attraversata per buona parte del secolo da questo genere di conflitti. Mentre in Inghilterra Elisabetta I reintroduceva e favoriva il protestantesimo anglicano, inimicandosi il cattolicissimo e già respinto Filippo II, ai confini del regno in Scozia, Maria Stuart cercava di restaurare il cattolicesimo. Maria Stuart (cugina di secondo grado di elisabetta) era certamente un punto di riferimento per il cattolicesimo inglese. Oltre ad esser cattolica, cattolico pure era lo sposo, Francesco II, delfino di Francia. L’idea di Maria Stuart era quella di voler soppiantare, senza riuscirsi, Elisabetta I. Questo perché Elisabetta I non avrebbe, dal punto di vista cattolico, diritto al trono in quanto è figlia del sovrano che però ha divorziato dalla moglie Caterina e quindi non è un’erede legittima dal punto di vista cattolico. Maria Stuart non completò mai la reintroduzione del cattolicesimo in Scozia perché incontrò la resistenza del predicatore calvinista, John Knox. Egli scatenò una rivolta che costrinse Maria Stuart al rifugiarsi presso la cugina Tuttavia, la regina inglese imprigionò Maria Stuart. Quest’ultima era ancora un punto di riferimento per quei cattolici che reputavano illegittimo il regno di Elisabetta. Il pontefice Pio V inoltre scomunicò Elisabetta. Quest’ultima, anche su pressione dei parlamentari protestanti, accusata Maria Stuart di congiura, la fece processare e giustiziare (1587). Economia e società Durante l’età elisabettiana possiamo certamente notare una significativa crescita economica inglese. Dal punto di vista agricolo, prese sempre più piede il fenomeno delle recinzioni, le enclosures, venendosi così a ridurre il demanio statale. Il sistema delle recinzioni favorì la crescita di due classi sociali: • la gentry, la piccola nobiltà di campagna, che aveva ottenuto il titolo acquistandolo, che grazie alle enclosures poté esprimere la sua mentalità

imprenditoriale. La gentry si iniziò a formare dalla fine della Guerra delle Dure Rose (1455-1485). • Gli yeomen, piccoli proprietari terrieri, esponenti della borghesia. Il loro utilizzo dei terreni recintati per il pascolo di ovini fu uno dei motori per la crescita eccezionale del settore tessile in Inghilterra (essa sarà capace di produrre merce a prezzi competitivi sul mercato europeo). Accanto alla manifattura tessile, grande sviluppo conobbe anche l’industria del ferro, grazie all’utilizzo del carbone, di cui il territorio inglese era abbondantemente fornito. L’imponente crescita del settore industriale e manifatturiero coincise con un significativo processo di inurbamento. La popolazione, in crescita, tendeva ad ammassarsi nei principali centri produttivi, come Londra, Manchester, York e Bristol. Sebbene la crescita demografica favorì un aumento dei consumi, la ricchezza non si diffuse uniformemente. Durante l’età elisabettiana i poveri aumentarono e con essi la criminalità. Alla fine del regno di Elisabetta I (1600) la popolazione è di circa 4 milioni (raddoppiata rispetto agli anni precedenti). Il commercio e la guerra di corsa Al di là della industriosità e della crescita nella manifattura, l’Inghilterra di Elisabetta I gettò le basi per un dominio incontrastato inglese sino al Novecento. In questi anni infatti l’Inghilterra diventa la più forte potenza marittima e commerciale. Furono infatti fondate una serie di compagnie commerciali, di cui la più famose era la Compagnia delle Indie Orientali, fondata nel 1600. Tali compagnie erano associazioni private di armatori (finanziano i viaggi in nave) che, dietro un pagamento, ottenevano dalla Corona il monopolio del commercio di qualche bene, o altri benefici, ad esempio fiscali. A questo si deve accompagnare anche la guerra di corsa. Questo perché siamo nel 500 e Spagna e Portogallo erano i principali competitori sui mari dell’Inghilterra (ancora per poco). Elisabetta fu abile nell’adoperare la guerra di corsa per far sì che i pirati autorizzati assaltassero

i galeoni spagnoli e portoghesi per farne bottino. In realtà, il termine corretto è corsari, pirati legalizzati dalla lettera di corsa, l’autorizzazione regia a far bottino sui mari. Tra i più noti corsari annoveriamo certamente Francis Drake e John Hawkins. Nel frattempo Londra diventava sempre più l’epicentro del commercio mondiale. Non tutte le spedizioni navali erano di natura commerciale o predatoria. È durante il regno di Elisabetta, nel 1584, che, grazie al navigatore Walter Raleigh, l’Inghilterra ottiene la prima colonia americana, la Virginia. Cultura Il regno elisabettiano presentò certamente una certa vivacità intellettuale ed artistica, soprattutto nel campo della drammaturgia. Non a caso si parla di teatro elisabettiano per indicare la produzione di grandissimi autori, tra i quali Christopher Marlowe (1564-1593), John Fletcher (1579-1625) e William Shakespeare (1564-1616). Dal punto di vista filosofico l’autore più importante è Francis Bacon (1561-1626), autore del Novum Organum (1620) e de La nuova Atlantide (1627). Lo scontro con la Spagna di Filippo II La politica religiosa anticattolica e la guerra di corsa contribuirono al deterioramento dei rapporti tra l’Inghilterra di Elisabetta I e la Spagna di Filippo II. A questo bisogna aggiungere l’appoggio inglese ai Paesi Bassi nella ribellione antispagnola. Proprio l’esecuzione, tramite decapitazione, di Maria Stuart nel 1587 offrì a Filippo II il pretesto per dichiarare guerra ad Elisabetta. Il piano del sovrano spagnolo era quello di occupare con una flotta e con una forza d’invasione enormi, per spodestare la sovrana. A tal fine gli Spagnoli approntarono una immensa flotta, l’Invencibile Armada: 140 galeoni, con oltre 2500 cannoni, e un esercito di 50000 uomini, 20000 imbarcati in Spagna, altri 30000 dai Paesi Bassi. La spedizione militare tuttavia fallì clamorosamente. Diverse tempeste martoriarono la flotta spagnola, che fu ulteriormente decimata dai vascelli inglesi, più agili e

attrezzati per il combattimento a distanza. Nel 1588, la sconfitta dell’Invincibile armata segnò il predominio marittimo dell’Inghilterra, predominio destinato a durare sino alla prima metà del Novecento. LE GUERRE DI RELIGIONE IN FRANCIA (1562-1598) In questa lezione trattiamo le guerre di religione che hanno insanguinato la Francia nella seconda metà del Cinquecento: dal 1562 al 1598. La crisi dinastica e la divisione religiosa La seconda metà del Cinquecento si apre per la Francia con una crisi dinastica. Tale crisi sorge in occasione della morte di Enrico II in un torneo, nel 1559. Gli succede il quindicenne Francesco II (poi sarà coniuge di Maria Stuart regina di Scozia), il cui regno durò solo un anno per la morte improvvisa. Il successivo sovrano avrebbe dovuto essere Carlo IX, ma questi, avendo appena dieci anni, fu sottoposto alla reggenza della madre Caterina de’ Medici (figlia di Lorenzo dei Medici). Nonostante la personalità machiavellica di Caterina che cercò sempre di evitare il conflitto, la Francia era alla vigilia delle guerre di religione. Il Paese era infatti diviso tra gli ugonotti, diffusisi nella Francia occidentale e meridionale, e cattolici. Alla divisione del Paese corrispondeva poi una divisione tra gli esponenti della corte: • La fazione cattolica era appoggiata dalla famiglia dei Guisa; • quella protestante dalle casate di Borbone e Coligny. Dal massacro di Vassy alla strage della notte di San Bartolomeo – 1562-1572 Come è chiaro, le guerre di religione si intersecavano con gli interessi politici e le ambizioni al trono di Francia. Caterina de’ Medici, per placare il conflitto, cercò di fare alcune concessioni agli ugonotti, scatenando però la repressione cattolica che massacrò una folla di calvinisti. Era il cosiddetto massacro di Vassy (1562) a dare origine alle guerre di religione francesi. Le due fazioni, quella cattolica e quella protestante, erano, sul piano internazionale, supportate rispettivamente da Filippo II e da Elisabetta I.

La mediazione di Caterina de’ Medici portò ad una conciliazione, che avvenne nel 1563, con l’editto di Amboise. La pace – sempre relativa – non durò che qualche anno. I cattolici in particolar modo sfogarono la loro intolleranza nuovamente sugli ugonotti, che, dal canto loro, esprimevano malcontento verso la corona. Anche questa fase delle guerre di religione si conclude con una riconciliazione precaria, la pace di Saint Germain del 1570, con la quale la corona riconosce ai Francesi la libertà di culto. Si arriva però al culmine di queste guerre di religione e questo culmine coincide con un cambiamento nella politica matrimoniale della corte e questo significa apertura verso il mondo protestante. Questo perché si concordano le le nozze tra la figlia di Caterina, Margherita, cattolica come la madre e il re di Navarra Enrico di Borbone, che era protestante. La corte quindi dimostrava di essere aperta al protestantesimo e ciò istigò la fazione cattolica ad agire. Il culmine di questa azione fu la strage della notte San Bartolomeo (23-24 agosto 1572), aizzata dai Guisa, in occasione delle nozze. La strage della notte di san Bartolomeo fu solo l’inizio per una serie di persecuzioni e massacri che colpirono gli ugonotti in tutta la Francia. La “guerra dei tre Enrichi” e l’editto di Nantes Anche Carlo IX, come il suo predecessore, morì molto giovane (1574), lasciando il torno ad Enrico III, quarto figlio di Caterina de’ Medici. Enrico III cercò, come la madre di placare senza successo il conflitto religioso, che era, tuttavia anche politico. Nel 1585 si arriva così scoppiata alla cosiddetta “guerra dei tre Enrichi” (1585-1589): Enrico III, re di Francia, Enrico di Guisa, leader della fazione cattolica ed Enrico di Navarra di Borbone, leader della fazione protestante. Enrico III decise di fare uccidere Enrico di Guisa, di modo che il cognato Enrico di Borbone potesse diventare re. Enrico III fu a sua volta ucciso da un fanatico cattolico, il frate domenicano Jacques Clément, che pose così fine alla dinastia di Valois. Ad ogni modo, Enrico di Borbone divenne re, col nome

di Enrico IV, solo e soltanto dopo aver piegato l’opposizione dei cattolici con un pesante assedio di Parigi nel 1589. La questione religiosa rimaneva aperta e Enrico di Borbone, per conservare il trono rinunciò alla fede calvinista e fu incoronato dal papa. A lui si attribuisce la famosa frase: Parigi val bene una messa (significa mi sta bene cambiare religione se questo mi aiuterà a diventare re di Francia). Una più stabile conciliazione tra protestanti e cattolici si ebbe soltanto nel 1598 (segna la fine delle guerre di religione in Francia), con l’Editto di Nantes. Secondo questo documento promulgato da Enrico IV gli ugonotti si impegnavano a riconoscere l’autorità del re, divenuto cattolico, per ottenere la libertà di culto in tutta la Francia ad eccezione di Parigi. Inoltre, gli ugonotti potevano conservare circa duecento roccaforti dove praticare liberamente il proprio credo, come pure pienamente tutti i diritti politici Il regno di Enrico IV (1589-1610) Il regno di Enrico VI, come quello di Filippo II di Spagna e di Elisabetta I d’Inghilterra, si contraddistinse per una certa tendenza al centralismo, finalizzato ad un rafforzamento della monarchia. Durante il suo regno emerse la cosiddetta nobiltà di toga, ovvero, funzionari regi che avevano acquistato non solo la propria carica, ma anche il diritto a renderla ereditaria tramite il pagamento di una tassa, la paulette. La creazione della nobiltà di toga era funzionale al ridimensionamento di quella di spada, le antiche famiglie nobili e feudali, che più volte avevano dimostrato una tendenza all’autonomia e una fedeltà non proprio salda alla corona. Questo progetto non riuscì mai completamente, e del resto, il fatto che gli ugonotti disponessero di circa 200 roccaforti equivaleva alla presenza di un regno nel regno. Dal punto di vista economico il regno di Enrico IV, con il ministro dell’economia Sully (si legge Sally), di fede protestante, raggiunse buoni risultati economici grazie all’approccio mercantilista, una politica economica basata sull’interventismo statale e sul protezionismo (quindi tutela del mercato interno e spinta verso

l’esportazione). Come i precedenti Enrichi, anche Enrico IV trovò la morte per un assassinio. Il fanatico cattolico François Ravaillac lo uccise nel 1610 nelle strade di Parigi. (Enrico III era stato ucciso da un fanatico, Enrico di Guisa era stato ucciso per ordine di Enrico III)....


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