Canto 5 inferno PDF

Title Canto 5 inferno
Author Ludovica Tomaciello
Course Italiano anno 5
Institution Liceo (Italia)
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Summary

analisi quinto canto dante alighieri inferno...


Description

14.11

Canto V molto famoso. Entrata vera e propria nell’inferno, sebbene avessimo visto i pusillanimi non facevano parte dell’Inferno. Primo esempio di dannazione e di contrappasso. Figure in carne ed ossa nel senso che traspare una grandissima umanità nella loro sofferenza. Dante si riallaccia al quarto canto, come fosse un continuo.

Così discesi del cerchio primaio Giù nel secondo, che men loco cinghia, E tanto à più dolor, che pugne a guaio.

Narrazione senza soluzione di continuità: attacco in medias res. Descrive la geografia dell’inferno: già da qui si capisce che l’inferno ha la forma di un imbuto. Recinge meno luogo ma è pieno di dolore. -> più grave è il peccato e meno persone ci sono nella cerchia. Primo vero peccato -> LUSSURIA. Dante demonizza Minosse dalla mitologia greca: Minosse era un re e un legislatore, famoso per la sua giustizia e severità. NEL MITO GRECO ERA UN UOMO, UN SEMIDIO, QUI è UN DEMONE. Minosse era il giudice di tutto l'inferno. Minosse belva infernale “orribilmente”, ringhia come un cane. Qui svolge il ruolo della giustizia di io, severa ma equa. All’ingresso del secondo cerchio perché prima non c’erano pene da dare alle anime. Questo luogo è una parodia infernale del linguaggio legale dell’epoca. Giudica e manda: dà giudizi e dispone secondo i peccati. “conoscitor”: cognitor, avvocato accusatore che accusa in base alla conoscenza precisa delle colpe. si confessa: visione cattolica a spingere queste anime a confessarsi volontà divina, desiderare di affrontare qualcosa che per loro sarà terribile (come nel III canto le anime si affollavano per salire sulla barca di Caronte). doloroso ospizio: inferno (ospizio luogo di raccolta di uomini) DANTE PRENDE PERSONAGGI DELLA MITOLOGIA GRECO-LATINA E LI TRASFORMA IN DEMONI. MINOSSE ERA IL RE DI CRETA, FAMOSO PER LA SUA BRUTALITA' MA GIUSTIZIA.

Stavvi Minos, e orribilmente ringhia: Esamina le colpe nell’entrata, Giudica e manda, secondo ch’avvinghia. 7Dico, che quando l’anima mal nata Li vien dinanzi, tutta si confessa;

E quel conoscitor delle peccata 10Vede qual luogo d’inferno è da essa; Cingesi con la coda tante volte, Quantunque gradi vuol che giù sia messa. 13Sempre dinanzi a lui ne stanno molte: Vanno a vicenda ciascuna al giudicio: Dicono et odono, e poi son giù volte. 16O tu, che vieni al doloroso ospicio, Disse Minos a me, quando mi vide, Lasciando l’atto di cotanto officio, 19Guarda com’entri, e di cui tu ti fide: cotanto offizio, dal ruolo di giudice. E ’l duca mio a lui: «Perché pur gride?

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Non impedir lo suo fatale andare: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare.

Furbescamente Minosse si rifà a Virgilio dicendo di stare attento a quello che ti porta, e che facile è entrare ma non uscire (vangelo di Matteo, stretta la via alla salvezza, larga alla perdizione)

“fatale” voluta dal fato, fato pagano=provvidenza divina in questo caso, anche se sono cose diverse, ma usa termine antiche.

Formula magica che si ripete “vuolsi così”

Or incomincian le dolenti note a farmisi sentire; or son venuto là dove molto pianto mi percuote.

Io venni in loco d’ogne luce muto,

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che mugghia come fa mar per tempesta, se da contrari venti è combattuto.

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La bufera infernal, che mai non resta, mena li spirti con la sua rapina; voltando e percotendo li molesta.

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Quando giungon davanti a la ruina, quivi le strida, il compianto, il lamento; bestemmian quivi la virtù divin

percezioni auditive in tuto l’inferno nei cerchi poiché è buio e l’orecchio non si deve sforzare come l’occhio. Il contrappasso è una bufera che fa volare e battere le anime lungo le pareti dl cerchio. Vi è il contrappasso per similitudine e per contrasto, qui troviamo quello per similitudine poiché i lussuriosi son stati travolti dal vento delle passioni. Dante sa che nonostante sia voluto da dio lui proverà compassione (guerra della pietà) secondo la credenza dell’epoca i fulmini ed i tuoni si formavano in scontro fra vento caldo e freddo direzioni opposte. mare in tempesta serve a descrivere quello che è il contrappasso. bufera infernale perché nell’inferno e violento rapina=turbine percotendo li molesta: li ferisce li colpisce violentemente

ruina= rovina già tra gli antichi parlano del luogo del cerchio che è crollato quando Cristo è sceso per prendere le anime dei patriarchi con terremoto, soprattutto nei commenti più recenti viene indicata per sineddoche la tempesta stessa che è rovinosa. Dalla ruina esce il vento infernale. Alcuni indicano dei venti per davanti, ma oggi si crede davanti. Ruina inizio vortice tempestoso. Alcune anime bestemmiano la virtù divina, bestemmiare -> causa dell’impotenza a cambiare la loro situazione virtù divina: virtus, forza, l’onnipotenza ove è rivolta la bestemmia consapevolezza della propria impotenza di fronte a giudizio immutabile.

Intesi ch’a così fatto tormento

enno dannati i peccator carnali, che la ragion sommettono al talento.

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E come li stornei ne portan l’ali nel freddo tempo, a schiera larga e piena, così quel fiato li spiriti mali;

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di qua, di là, di giù, di sù li mena; nulla speranza li conforta mai, non che di posa, ma di minor pena.

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E come i gru van cantando lor lai, faccendo in aere di sé lunga riga, così vid’io venir, traendo guai,

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ombre portate da la detta briga; per ch’i’ dissi: «Maestro, chi son quelle genti che l’aura nera sì gastiga?».

i peccatori carnali (lussuriosi) hanno sottomesso la ragione al desiderio (talentum) vale anche per gli altri: incontinenti (non avuto abbastanza volontà per resistere alle pulsioni dell’istinto) loro peccato certamente meno pesante dei peccatori dopo Dite (caratterizzati dalla malizia e matta bestialitade, hanno avuto abbastanza volontà ma usata appositamente per fare il male). Dante paragona i lussuriosi agli storni che si lasciano trasportare dal vento. Gli istinti animaleschi li hanno sopraffatti, dal X canto in poi hanno utilizzato il libero arbitrio ma hanno scelto la strada del male. similitudini di carattere ornitologico: due settori ben precisi in cui si trovano le anime: 1. stroeni (storni) lussuriosi in genere 2. gru lussuriosi morti di morte violenta

LE DUE SIMILITUDINI SONO IMMAGINI PRESE DALLA LETTERATURA CORTESE. E' UN CANTO META LETTERARIO, OSSIA LETTERATURA CHE PARLA DI LETTERATURA.

come le ali sostengono gli storni d’inverno quando si formano a stormo schiera fitta, allo stesso modo la tempesta nel suo turbinio sconvolge i mali spiriti menandoli di su, di giù, mancanza di speranza caratteristica tutte le anime, sono sconfortati perché non solo non si possono salvare ma neanche fermarsi con un’altra similitudine, gru disposte in fila indiana. Lai verso lamentoso richiamato da guai. briga è tempesta., vedendo che ci sono anime diverse dalle altre molti commentatori dicono che si tratta dello stesso gruppo di anime ma che isola un gruppo di anime chiedendo chi sono, molto sensato che sono due tipologie di anime sia perché si trova davanti ai lussuriosi, e poi parte seconda morti tutti di morte violenta.

«La prima di color di cui novelle tu vuo’ saper», mi disse quelli allotta, «fu imperadrice di molte favelle.

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A vizio di lussuria fu sì rotta, che libito fé licito in sua legge, per tòrre il biasmo in che era condotta.

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Ell’è Semiramìs, di cui si legge che succedette a Nino e fu sua sposa: tenne la terra che ’l Soldan corregge.

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L’altra è colei che s’ancise amorosa, e ruppe fede al cener di Sicheo; poi è Cleopatràs lussuriosa.

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Elena vedi, per cui tanto reo tempo si volse, e vedi ’l grande Achille, che con amore al fine combatteo.

Vedi Parìs, Tristano»; e più di mille

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ombre mostrommi e nominommi a dito, ch’amor di nostra vita dipartille.

Lussuriosi famosi: per Dante bisogna celare degli exempla, modelli di riferimento negativi da esempio per lettore, sia universo di riferimento che sarà centrale per il canto, il contesto rimanda alla letteratura. V canto è anche il canto letterario per eccellenza, riflette anche sulla letteratura e sul ruolo ed il pericolo della letteratura. Imperatrice di un impero così vasto che c’erano molte lingue, fece lecito il piacere, per togliere il biasimo dalla sua condotta. Così sfrenata nelle origine che la fece legge e poi criticata dai sudditi. Semiramide, che poteva leggere in vari testi letterari isteron proteron – fuspusa di nino e gli succedette al trono (inverte i termini) nino ninide impero assiro babilonese corretta: governata terra verso 60 ogni volta che ricorre nell’inferno ha il significato di città e non di regione, sarebbe storicamente sbagliato che il sovrano governa la città che fu di Semiramide (Sultano governa Egitto, non Babilonia) conoscenze che aveva scarse, errore geografico; solo in questo caso terra: regione, sultano governava regione di Semiramide e del suo impero (vanno bene entrambe le interpretazioni) isteron proteron didone ruppe la fedeltà al marito Sicheo e si uccise (lussuria di fronte a Enea) morte violenta Semiramide, uccisa dal figlio (si dice) dai testi che leggeva Dante l’aveva spinto la lussuria all’incesto Altri esempi -> serie di cantari orali mito di Dione (non solo di Eneide) Cleopatra (prima con Cesare, poi con Antonio), si uccide facendosi mordere da serpente velenoso non si sa come Elena di troia sia stata uccisa varie testimonianze amore=paride Paride Tristano (e Isotta) Virgilio gli mostrò circa mille anime, ombre. non è amore di dio o carità ma sensuale fisico (talento) quando sente i nomi dei personaggi morti per passione amorosa lui si smarrisce perché preso da pietà: all’epoca smarrire significa preso da un emozione un tumulto interiore così forte che può portare allo smarrimento.

Poscia ch’io ebbi il mio dottore udito nomar le donne antiche e ’ cavalieri, pietà mi giunse, e fui quasi smarrito.

I’ cominciai: «Poeta, volontieri parlerei a quei due che ’nsieme vanno, e paion sì al vento esser leggeri».

Ed elli a me: «Vedrai quando saranno più presso a noi; e tu allor li priega per quello amor che i mena, ed ei verranno»

Sì tosto come il vento a noi li piega, mossi la voce: «O anime affannate, venite a noi parlar, s’altri nol niega!».

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Quali colombe dal disio chiamate con l’ali alzate e ferme al dolce nido vegnon per l’aere dal voler portate;

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cotali uscir de la schiera ov’è Dido, a noi venendo per l’aere maligno, sì forte fu l’affettuoso grido.

come strategia retorica per farle venire a sé utilizza l’amore ma Dante utilizza la pietà affannate: angosciate, oppresse aptatio benevolentiae. E' una pietà di empatia, compassione. lui riconosce lo stato di affanno Similitudine di carattere ornitologico (sia gli stornelli gru che le colombe nella letteratura antica associati nella lussuria) affettuoso grido (quello di Dante)

scendono come le colombe che si fanno trasportare dal vento. Dante chiama le anime in nome dell'amore che le ha portate all'inferno.

«O animal grazioso e benigno che visitando vai per l’aere perso noi che tignemmo il mondo di sanguigno,

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se fosse amico il re de l’universo, noi pregheremmo lui de la tua pace, poi c’hai pietà del nostro mal perverso.

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Di quel che udire e che parlar vi piace, noi udiremo e parleremo a voi, mentre che ’l vento, come fa, ci tace.

Siede la terra dove nata fui su la marina dove ’l Po discende per aver pace co’ seguaci sui.

animale: essere dotato di intelletto grazioso: tecnicamente, pieno di grazia grazie alla pietà che dimostra nei loro confronti è benigno, disposto al bene. Francesca riconosce che Dante è pieno di grazia. Perso: colore, utilizzato dai colori per creare un nero più nero del nero (mescolando nero più porpora) nero più acceso lucido, particolarmente nero. La compassione Dante la prova PER POCHE ANIME: DISTINZIONE TRA DANTE POETA E DANTE PERSONAGGIO; DANTE SA DISTINGUERE IL PECCATO (E LO CONDANNA) E I PECCATORI. Se Dio fosse disposto a loro lo ripiegherebbero e pregherebbero lui perla pace di Dante. Dante aveva detto che non avevano speranza di fermarsi ma qui vento tace. Alcuni sostengono che Dio ha concesso a queste anime un momento di pace solo per poterle far parlare con Dante. Come sempre, la prima cosa che dice a Dante quando si presenta un personaggio è il luogo di nascita: Marina di Ravenna (in realtà la foce del Po è un po’ più su), anche i seguaci sfociano nel mare. -> Francesca. Dante non ci dice niente né di Paolo né di

Francesc poiché ai suoi tempi era una vicenda molto conosciuta la loro. Secondo Boccaccio, le famiglie dei Da Polenta erano in guerra con i Malatesta, a cui appartenevano sia Paolo che Gianciotto. Per porre fine alla faida, fecero sposare Francesca e Gianciotto. Francesca era contenta del matrimonio ma era convinta di sposare Paolo. Ma in realtà sposa Gianciotto.

Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.

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Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona.

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Amor condusse noi ad una morte: Caina attende chi a vita ci spense». Queste parole da lor ci fuor porte.

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Tre terzine con AMOR incipit, anafora. amore sensuale (3 volte, numero sacro) Francesca leggeva l’amor cortese,con formule stilnoviste. -> "amor, ch'al cor gentil" Francesca usa una scusa dicendo che è l’amore che costringe ad amare e a muovere i cuori gentili, l'amore costrinse Paolo ad amare la bellezza di Francesca, tolta da chi la uccise che la turba ancora, poiché causa della dannazione perché ella doveva necessariamente ricambiare l'amore di Paolo. -> Gianciotto la uccide. PERDONA è un latinismo, significa che amore non permette a nessuno che sia amato a restare indifferente all'amore. Gianciotto si trova nella Caina, una zona più vicina a Lucifero.

Francesco veniva da Polenta (colline tra Forlì e Ravenna) governato dai da Polenta, volevano mantenere governo libero da Malatesta (che in breve diventavano governatori di Rimini) matrimonio fra lei e Ganciotto Malatesta fratello di Paolo per riappacificare le famiglie (spesso avveniva nel Medioevo che sposassero per riappacificarsi) Cronache e documenti tacciono su certi aspetti, ma Boccaccio dice che Paolo e Francesca si erano già incontrati e subito innamorati, ma a seguito della faida della famiglia niente, quando c’è matrimonio si fa credere a Francesca sposo sarà paolo, invece scopre all’altare che marito sarà Gianciotto (ciotto in volgare dell’epoca,

zoppo), Gianni lo zoppo, rude e violento e sciancato. Tuttavia nel giro di poco tempo il vero amore fra i due si sarebbe manifestato colti in flagrante Gianni li avrebbe uccisi. Citazione precisa da Guinizzelli, ora amar perdona amar cortese, lettera tradotta dal de amore di Andrea cappellano alla base dell’amor cortese non ha potuto far nulla all’amore, se uno viene amato ed hanno cuori gentili non può non ricambiare come dicono i poeti, non può essere diversamente. piacere: bellezza, corpo fisico, sono ancora qui accanto a Paolo. una morte: unica nello stesso tempo Caina: traditori uccisori dei parenti (Gianiotto uccise moglie e fratello).

Quand’io intesi quell’anime offense, china’ il viso e tanto il tenni basso, fin che ’l poeta mi disse: «Che pense?».

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Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso, quanti dolci pensier, quanto disio menò costoro al doloroso passo!».

Dante rimane scioccato dalla storia e resta con il capo chinato, al punto che Virgilio gli chiese a cosa stesse pensando. Troviamo una concatenatio o transuntio, ripresa a distanza dello stesso ordine di parole riprese prima: nel 30 canto del Purgatorio sarà beatrice invece di Virgilio (anche lì spense offense pese). Continuo ripensamento riprende la seconda volta un argomento chiarendolo e poi una terza chiarendo entrambi.

Poi mi rivolsi a loro e parla’ io, e cominciai: «Francesca, i tuoi martìri a lagrimar mi fanno tristo e pio.

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Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri, a che e come concedette Amore che conosceste i dubbiosi disiri?».

E quella a me: «Nessun maggior dolore

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che ricordarsi del tempo felice ne la miseria; e ciò sa ’l tuo dottore.

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Disiri desideri sessuali, profondità psicologica di Dante, Boccaccio l’aveva capito finché non si consuma atto sessuale suggello dell’amore pensiamo che ci vuole ben ma non lo sappiamo. Dante si chiede come amore li abbia convinti a passare dall'amore platonico (amor cortese -> dolci sospiri) all'amore concreto. Non c’è più grande dolore che ricordare momenti felici nella miseria, e ciò lo sa Virgilio. Virgilio si trova nel limbo, ogni volta che si ricorda della vita bella prova dolore perché condannato, sennò l’ha descritto nel OV canto dell’Eneide (vanno bene entrambe).

Ma s’a conoscer la prima radice del nostro amor tu hai cotanto affetto, dirò come colui che piange e dice.

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radice: causa scatenante. La causa scatenante è stata la lettura del libro.

Noi leggiavamo un giorno per diletto di Lancialotto come amor lo strinse; soli eravamo e sanza alcun sospetto.

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Per più fiate li occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso; ma solo un punto fu quel che ci vinse.

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Quando leggemmo il disiato riso esser basciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante. Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante».

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Mancanza di sospetto: sapevano che Gianciotto non tornava o non avevano sospetto di cadere in adulterio (poco probabile). Concetto dell'imitazione, il lettore tende ad imitare la storia letta. Dante descrive ciò che spinge la lettura. Al pallore poi segue l’ardore. Parallelismo di Lancillotto amore e amore che stringe loro. La parola leggere è scritta per tre volte. La letteratura agisce sulle emozioni e porta alla mimesi per verificare la realtà di quelle emozioni, quando Lancillotto bacia Ginevra Paolo bacia Francesca: esempio di mimesi straordinaria, in letteratura ci si rende conto di come funziona sui lettori. Tremante: desiderio e per paura della soglia che si varca. Libro Galeotto (titolo del libro) scritto da Galeotto, riprende il libro uomo: tutte caratteristiche dell’essere umano. Galeotto fa da tramite fra Lancillotto e Ginevra, non poteva provarci con la moglie del re, Galeotto fa in modo che si raccontano. Decameron cognominato principe galeotto. Mentre Dante attribuisce alla letteratura un pericolo, toglie responsabilità, è colpa di chi scrive. Boccaccio responsabilità di chi percepisce è colpa del lettore: dice che mai intelletto sano è stato spinto da qualcuno a fare il male, così come intelletto malato può fare il bene. Quando ha applicato il libero arbitrio lettura non lo cambierà. Altrimenti dai libri prenderà ciò per giustificare le azioni cattive. Pensate alla Bibbia che prendono e interpretano per giustificare le loro azioni.

Mentre che l’uno spirto questo disse, l’altro piangea; sì che di pietade io venni men così com’io morisse.

E caddi come corpo morto cade.

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Dante sviene per la pietade (guerra de la pietade) sviene proprio qui, ipotesi di lettura (prova pietà anche in altri luoghi) perché sta riflettendo sulla responsabilità del letterato, appena accennata da Gianfranco Contini, grande filologo del Novecento. Dante sviene perché come autore di letteratura erotica, si sente in colpa. Paolo e Francesca sono morti pri...


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