Cap 3 - riassunto cap 3 fonti - Guida allo studio della storia moderna PDF

Title Cap 3 - riassunto cap 3 fonti - Guida allo studio della storia moderna
Author Anca Ioana Barariu
Course Storia moderna
Institution Università degli Studi di Siena
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riassunto cap 3 fonti...


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GUIDA ALLO STUDIO DELLA STORIA MODERNA III CAPITOLO LE FONTI Fonti e storia. Quello che gli storici dicono sul passato si presenta come un'informazione o narrazione coerente e discorsiva, come un prodotto già confezionato all'uso del destinatario. Il lavoro dello storico consiste nella raccolta ed elaborazione delle fonti, ovvero dell'unico mezzo che permette di far rivivere un tempo ormai passato. Lo storico non lavora solo sulle fonti ma anche sugli studi già pubblicati sull'argomento (bibliografia). Le origini moderne della critica storica. Il termine greco “Filologia” significa amore della parola. La passione per i classici comportava il desiderio di leggerli nella loro forma originaria, ripristinandone il testo autentico, nasce quindi la filologia come tecnica di ripristino dei testi, la disciplina delle edizioni critiche. L'approccio filologico accentuava lo spirito d'osservazione e affinava le armi del giudizio. Lorenzo Valla nel 1440 esaminò il Costitito di Costantinopoli, cioè la donazione imperiale del patrimonio di San Pietro al papato e ne dimostrò la falsità, data dalla presenza di usi linguistici e oggetti inconcepibili nel IV secolo d.C. Nel 1516 Erasmo da Rotterdam esaminò l'edizione del nuovo testamento nell'originale greco, Erasmo era un grande umanista e un sincero ristiano e voleva accostarsi alla parola di Dio nella sua autentica purezza e non nella corrotta versione latina. Questo approccio fece arrabbiare le autorità ecclesiastiche che intuirono il pericolo e appena un anno dopo Lutero avviò la riforma. La filologia poteva mettere in crisi il modo tradizionale di insegnare il passato, dunque gli umanisti scrivevano in modo rigoroso i loro scritti. Per fonti primarie si intendono le attestazioni immediate e puntuali fuori da un contesto narrativo, le fonti propriamente documentarie; le fonti secondarie sono le testimonianze indirette e le rielaborazioni letterarie. Nel 500 e 600 vi fu un'inondazione documentaria che mostrò una crescita critica e metodologica e pose un problema nuovo di regole, possibilità e limiti nell'uso delle fonti. Prima di tutto vi era la questione dei falsi, innumerevoli iscrizioni contraffatte su carta o marmo per fornire di prestigiosi antenati romani le famiglie nobili, queste erano delle fonti dell'ossessione per l'origine remota e illustre. Voltaire definì questo aspetto non marginale della storiografia del 500-600 “dotta assurdità” cioè lo spreco di montagne di erudizione nel tentativo disperato di sorreggere ricostruzioni insensate. Nella storiografia si stava realizzando una rivoluzione: prima prevaleva l'uso delle fonti come corredo di narrazioni storiche comunque credute in quanto tramandate dal passato, ora si affermava l'uso delle fonti come unica testimonianza autorevole del passato. Dall'ultimo secolo dell'età moderna la storiografia è in grado di rivendicare un particolare specifico statuto di scientificità delle fonti. Difficoltà e limiti nella ricostruzione del passato. Gli storici hanno ereditato anche alcuni problemi fra i documenti e le narrazioni storiche. Lo studioso non può solo fare uno sforzo di pazienza e onestà, egli deve prendere atto della storia dettatagli dai documenti disponibili ed esporla. Il procedimento di ricerca e comunicazione al pubblico è piena di complicazioni.

1.La soggettività personale dello storico: le sue idee, le sue passioni condizionano il suo lavoro. E' uno scrittore, non solo nel senso di maggiore o minore fluidità dello stile, ma nel senso che come lo scrittore di fantasia, taglia e circoscrive la sua materia, determina un inizio e una fine della sua storia e l'ambito spaziale. Al momento di affidare la sua ricerca ad un libro deve ideare un progetto diviso in parti o capitoli e seguire un ordine logico. A partire dall'età moderna per quanto numerose, le fonti sono pur sempre poche e lacunose rispetto all'immensa ricchezza dell'esperienza del vivere. Occorre mettere in conto la minore volontà e possibilità di documentare e le distruzioni che i documenti hanno subito nel corso dei tempi. Marc Bloch dedicò alcune pagine nel suo saggio di metodologia alla conservazione o perdita delle fonti. La storia dei villaggi francesi dell'antico regime venne meglio documentata dagli ecclesiastici e dalle casate nobili poiché i loro archivi furono confiscati dalla Rivoluzione e quindi vennero conservati come patrimonio dello stato. In altri casi le fonti vengono deliberatamente distrutte per motivi precisi. Un'altra questione riguarda l'inesistenza di fonti che documentano tanti aspetti della vita tra i quali i grandi eventi politici, le vicende economiche e sociali e la quotidianità. L'aspetto più delicato del rapporto tra fonte e storia consiste nell'impossibilità di ricostruire una realtà per semplice assemblaggio dei pezzi. In linea generale le fonti anche le più eloquenti non sono del tutto esaustive, anche la fonte più diretta e precisa può essere sviante. Il contesto di realizzazione di una fonte esercita un condizionamento decisivo sull'informazione che essa dischiude. Le fonti archivistiche. Le fonti primarie autentiche (la lettera ad un familiare, l'interrogatorio di polizia) sono redatte secondo un codice, come le fonti secondarie. Una distinzione è tra le fonti intenzionali ovvero prodotte per tramandare un ricordo ai posteri e le fonti involontarie, cioè resti di età trascorse prodotti per provvedere ad un immediato bisogno. E' possibile distinguere le fonti scritte da quelle non scritte, tra le fonti non scritte vi sono le fonti orali (leggende e tradizioni) e le fonti materiali (gli oggetti o un paesaggio). Tuttavia restano predominanti le fonti scritte che possiamo distinguere in fonti non a stampa e fonti a stampa, denominate fonti archivistiche. L'archivio è un deposito di documenti prodotto da un'entità pubblica o privata, hanno una funzione attuale in quanto servono per svolgere la loro attività, è una funzione storica in quanto documentano una fase di attività conclusa. Gli archivi degli enti ecclesiastici sono ricchi e diversificati (archivi della Santa Sede si qualificano come veri e propri archivi del mondo). Arlette Farge, una storica francese ha definito “il piacere dell'archivio”: il contatto fisico con il documento dà un'impressione unica di istituire con il passato un rapporto libero da mediazioni. Per questo motivo la presenza fisica e il lavoro in archivio restano decisivi per lo storico. Le fonti a stampa. Il lavoro degli storici si svolge anche in biblioteca: è qui che possono consultare libri e riviste scientifiche e possono trovare anche le loro fonti quando si dedicano a manoscritti letterari o alle fonti a stampe. Le stampe sono usate dagli storici moderni come documenti dei loro discorsi. Le opere a stampa ci hanno consegnato gran parte del patrimonio intellettuale dell'età moderna. E' da sempre ben nota l'importanza tra

stampa e riforma protestante perché la stampa offrì una potente e veloce cassa di risonanza alle teorie di Lutero e diffuse con successo lo strumento chiave della Bibbia in volgare. Nel 500 non vi erano molti tedeschi che sapevano leggere ma la riforma di Lutero raggiunse comunque le masse grazie alle stampe volanti che per la parte scritta venivano lette a voce alta da un gruppo di illetterati e si rivolgevano loro con chiarezza ed efficacia attraverso la silografia (riproduzione a stampa di un'incisione su legno). La Controriforma fu più lenta a cogliere le potenzialità della stampa ma poi recuperò. La Chiesa non si limitò a vietare le opere dei riformatori ma estese la sua volontà di controllo intellettuale e morale condizionando pesantemente le letterature in Italia e in Spagna. Lo studio delle opere a stampa ha favorito progressi nella conoscenza della cultura europea settecentesca. L'analisi della famosa Bibliotheque Bleue ha permesso di ricostruire in parte la cultura popolare: i testi erano suddivisi in unità molto piccole, i contenuti erano semplificati e vi erano continui riassunti e riprese. La fonte a stampa, caratteristica dell'illuminismo, è il Giornale, da una parte i giornali più dediti alla cronaca dei fatti del mondo sono le gazzette usate come fonti per lo studio della maturazione di una rete informativa e sull'attualità politica; dall'altra parte i più complessi giornali di opinione influenzati dal prestigioso inglese “The Spectator” hanno permesso di cogliere nel vivo il fermento di un dibattito intellettuale. Le nuove fonti dell'età moderna. Oltre i libri a stampa ci sono altre fonti archivistiche, anche se si tratta di documenti prodotti da istituzioni che esistevano già prima: la Chiesa e la Stato. Il fatto è che prima Chiesa e Stato avevano prodotto tali documenti in modo saltuario e in scarsa quantità. Si tratta di documenti dell'amministrazione ecclesiastica e statale che gli storici possono utilizzare in due direzioni, la prima mira a studiare i processi di ammodernamento burocratico delle istituzioni, la seconda sfrutta il patrimonio di conoscenze acquisito nel corso di quei processi per studiare fenomeni di altro genere. Negli ultimi decenni si ebbero progressi dalla demografia storica grazie al ricorso dei registri parrocchiali. In molti paesi europei l'anagrafe civile si sviluppò solo dal XIX secolo, quella ecclesiastica fu più precoce perché le chiese incaricarono il clero di prendere nota dei battesimi, matrimoni e morti. Si possono fare molti esempi di fonti create da un'istituzione al fine di acquisire dati o per prendere provvedimenti necessari per governare, sul versante dello Stato ricordiamo i tentativi di censimento della ricchezza dei rispettivi territori. Tali documenti possono servire ad analisi di storia economica e a ricostruzioni di vicende patrimoniali e familiari. Le fonti prodotte dalla crescita della forza dello Stato della Chiesa vengono analizzate per studiare tale crescita. Nel corso dell'età moderna si sviluppano le fonti diplomatiche che hanno costituito e costituiscono un campo di lavoro privilegiato degli studiosi della storia politica. I piccoli stati rinascimentali italiani da una parte avevano bisogno di sopperire con arte diplomatica alla debolezza politico-militare, dall'altra parte disponevano di un personale di governo formato alla scuola dell'umanesimo. L'altra principale direttiva della dinamica di modernizzazione dello stato e della chiesa fu lo sforzo per controllare sempre meglio dal centro ogni aspetto della vita dei sudditi dei rispettivi domini, tale sforzo comportò la creazione ex novo o il potenziamento di uffici addetti al compito. Quanto alla Chiesa Cattolica durante l'età moderna il tribunale dell'Inquisizione fu l'unico tribunale italiano competente,

gli storici hanno utilizzato i documenti dell'Inquisizione come fonti per ricostruire le idee e i comportamenti dei processati. Le fonti non scritte. Le fonti non scritte hanno la prerogativa di testimoniare certe lunghe continuità, dunque forniscono un aiuto decisivo ad una ricostruzione realistica dei modi e tempi dei cambiamenti. Una lingua nel suo insieme può costituire una fonte complessa e rivelatrice sulla storia del popolo che la parla. Un caso familiare è quello del patrimonio lessicale italiano che ha visto il suo nucleo latino arricchirsi degli apporti delle genti che nei secoli hanno dominato il nostro paese. Anche i forti cambiamenti introdotti dai processi di industrializzazione hanno lasciato concreti documenti materiali di cui si occupa la disciplina dell'archeologia industriale. Il passato si rivolge a noi, oltre che con i segni sulle carte dei libri e dei manoscritti, in tanti altri modi che gli studiosi hanno imparato a decifrare consultando i testi delle biblioteche e degli archivi ma anche cogliendo le tracce depositate dalla storia nelle varie epoche. Anche l'ambiente in cui viviamo può essere letto come una fonte storica. L'insieme del paesaggio e la configurazione delle terre e delle acque offre agli storici una fonte irrinunciabile, Braudel si impegna in un'illustrazione della vasta gamma delle fonti scritte archivistiche da lui utilizzate. Le fonti figurative e letterarie. Si tratta di opere prodotte dall'uomo con intento artistico: figurativo, letterario e teatrale e implicano linguaggi diversi fra loro. Sono il frutto dell'invenzione creativa, presentano dei particolari, delicati problemi di attendibilità allo storico. Quanto all'attendibilità intorno alle opere d'arte figurativa sono state svolte riflessioni utili che valgono anche per la letteratura e il teatro. Un uomo non vede il mondo intorno a lui senza pregiudizi e un artista non agisce senza una tradizione e dei modelli alle spalle. Il realismo, che costituisce una componente essenziale della tradizione occidentale, non deve essere inteso in senso oggettivistico. Un grande capolavoro, il libro “Mimesis” si Erich Aurbach contiene un insegnamento sul fatto che nella letteratura occidentale, da Omero a Proust, la rappresentazione della realtà ha variamente obbedito a regole stilistiche di genere e linguaggio (un eroe tragico non è mostrato in una dimensione domestica e quotidiana). Anche i generi letterari più realistici come il romanzo o la commedia borghese celano forse inganni più insidiosi. Tutte queste avvertenze hanno avuto una funzione di critica costruttiva sull'uso delle fonti figurative e letterarie. Le immagini e le opere letterarie sono via via più presenti nelle pagine dei libri storici e questi non contano come illustrazioni e abbellimenti, ma come elementi portanti del discorso. Le opere d'arte possono servire come fonte storica anche ad un livello più elaborato di quello della mera documentazione materiale, migliorando la comprensione di alcuni fenomeni: lo studio della pittura, scultura e letteratura ci svela delle forme di manifestazione ed esercizio del potere non riducibili alla dimensione istituzionale ed amministrativa del governo. Le fonti private. Si tratta di fonti chiamate private o intime che si trovano in abbondanza negli archivi familiari. Tali archivi di famiglia sono costituiti da carte di amministrazione dei beni e

di gestione degli affari: una documentazione importante per la storia economica (estimi, catasti). L'archivio domestico contiene documenti di carattere più intimo quali libri, diari, lettere che registrano in modo più immediato le emozioni del vissuto. I progressi negli ultimi decenni dalla storiografia attenta alla vita privata, ai sentimenti, ai ruoli familiari e sessuali sono dovuti principalmente ad un'utilizzazione della fonte epistolare e di quella autobiografica. Anche uno scambio di lettere col più fidato dei corrispondenti obbedisce a qualche regola di composizione, quindi queste carte non ci consegnano la realtà oggettiva. Le lettere scritte da donne, nobildonne, monache e letterate tra il 400 e 600 si sono rivelate fonti di eccezionale valore per ricostruire alcuni aspetti della storia del periodo: rapporti familiari, vicende della democrazia politica e della vita delle corti. Le fonti giudiziarie. La fonte cui gli storici, fra cui Flandrin, fanno ricorso maggiormente per ricostruire la vita delle persone appartenute agli strati bassi della società è quella giudiziaria: inchieste di polizia, atti di processi e verbali di interrogatori. Si tratta di una fonte di vasta ricchezza su ambienti e persone altrimenti sepolti nell'oblio. Gli studiosi di storia del diritto hanno avanzato critiche di carattere più tecnico agli storici della società circa l'uso della fonte giudiziaria: a rigore i processi documentano non i crimini, dunque vicende che possono rivelare la vita sociale anche in momenti di tensione, bensì il funzionamento del governo che cerca di pulire i crimini e comporre le liti. Le fonti giudiziarie possono essere utilizzate per lo studio della società che si è impigliata nelle maglie della giustizia (Rousseau). Per capire il lavoro di questi storici bisogna far riferimento alle fonti prodotte dalla Stato e dalla Chiesa, per esempio le carte dei processi prodotti dall'Inquisizione. Quanto alla storia sociale della vita privata e dei rapporti fra i sessi una vera miniera si sono rivelati i processi matrimoniali e le cause di separazione, i cui documenti si trovano negli archivi dei tribunali ecclesiastici o di magistrature laiche. Questi sono la prima fonte per studiare il funzionamento delle politiche con le loro somiglianze e diversità; ma sono anche il luogo dove è rimasta una traccia di uomini, donne e analfabeti che, coinvolti in una controversia, non hanno scritto una lettera o pagina di diario. Le carte dei processi criminali contengono i racconti di vita di tutti i livelli dei ceti, età e cultura e permettono di esporre lo spaccato sociale di una città nella sua quotidianità. La fonte giudiziaria ha il merito di correggere l'immagine troppo pacificamente istituzionale e troppo moderna che deriverebbe da una rappresentazione di una società dell'antico regime basata sulle fonti normative e legislative. Fuori dall'Europa. Per l'età moderna gli storici che indagano sul vicino oriente islamico, su Cina, Giappone, India e si trovano davanti fonti non molto diverse da quelle a disposizione degli studiosi dell'Europa e delle Americhe post-conquista. Nelle parti del mondo (paesi americani e africani) che in età moderna non conoscevano la scrittura venivano utilizzate fonti differenti. In queste civiltà la ricostruzione della storia non si basa su una documentazione scritta prodotta da loro stessi, ma prodotta dagli europei, conquistatori, missionari e grandi compagnie d'affari....


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