Razionalismo - Riassunto Storia della Filosofia Moderna PDF

Title Razionalismo - Riassunto Storia della Filosofia Moderna
Course Storia della Filosofia Moderna
Institution Università degli Studi di Parma
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Summary

Riassunto compatto sul Razionalismo in età moderna, dottrine complete sui massimi esponenti: Cartesio, Spinoza e Leibniz.
Fonte: Abbagnano, Fornero....


Description

RAZIONALISMO ed EMPIRISMO La filosofia moderna si sviluppa tra il ‘600 ed il ‘700, e risulta caratterizzata dalla presenza di due rilevanti e vaste correnti di pensiero filosofiche: ! 1. Razionalismo 2. Empirismo ! L’interesse di ambe le correnti è il medesimo: il problema gnoseologico, ossia il problema della conoscenza umana.! Nonostante i filosofi appartenenti a tali correnti si interessino anche a problemi di carattere etico-politico, essi intendono soprattutto e principalmente comprendere quali siano le dinamiche della conoscenza all’interno dell’uomo, quali sono le particolari caratteristiche di essa ed i suoi relativi limiti. ! A questo proposito, nonostante ambe le correnti si sviluppino nel medesimo periodo, giungono a conclusioni tra loro opposte, in quanto:!

la ragione, la mente umana ed i relativi problemi che le concernono;!

sensibile come fondamento dell’intera conoscenza umana;! Ambe le correnti possiedono, poi, un metodo conoscitivo, deduttivo e induttivo.!

leggi di carattere generale, considerate come già esistenti, al fine di applicarle ai singoli casi particolari;!

particolari per risalire, mediante di essi, ad una legge universale;!

In relazione alle due correnti, si parla anche di giudizi conoscitivi: questi ultimi, si identificano come preposizioni atte ad elaborare definizioni. !

razionalisti sono denominati giudizi analitici a priori. “Analitici” in quanto analizzano, scompongono, dividono, -da “analisi” ,scomporre”, “dividere”, “A priori” in quanto “prima dell’esperienza”. Si parla di giudizi conoscitivi che non necessitano, per essere formulati, di un diretto contatto con l’esperienza; !

empiristi sono denominati giudizi sintetici a posteriori. “Sintetici” in quanto non scompongo o sintetizzano, “A posteriori” in quanto “dopo l’esperienza”. Si parla di giudizi conoscitivi che non si identificano come necessari o universali, ma come valori aggiunti che, congiunti alla conoscenza umana, le trasmettono qualcosa in più. Sono giudizi fecondi ma non necessari; !

“DESCARTES”: CARTESIO E RAZIONALISMO.!

1. IL METODO! Quanto concerne il metodo, Cartesio non adotta la forma argomentativa di un trattato scientifico, ma pone al centro un “io” che presenta un’ argomentazione in forma di un resoconto auto-biografico al fine di descrivere se stesso e, al contempo, di giustificare una tesi specifica. ! Il suo problema emerge dal senso di disorientamento avvertito in seguito agli studi, in riferimento ai quali egli ritiene di non aver acquisito alcun criterio sicuro per poter distinguere il vero dal falso, avendo appreso soltanto nozioni che poco o nulla servono alla vita. !

I TERMINI DEL PROBLEMA.! Il metodo che Cartesio cerca è al contempo teoretico e pratico: esso deve condurre a saper distinguere il vero dal falso anche e soprattutto in vista dell’utilità e dei vantaggi che possono derivare dalla vita umana. ! La filosofia che ne deriva dovrà pertanto essere “non puramente speculativa, ma anche pratica, per la quale l’uomo possa rendersi padrone e possessore della natura”. Una simile forma di sapere dovrà consentire all’uomo l’ideazione di congegni che possano liberarlo “da un’infinità di malattie, tanto del corpo quanto dello spirito, e forse anche dall’indebolimento”. ! Il metodo [da -metá, e -hodós] indica il seguire di qualcosa. Attraverso questo termine particolare, Cartesio delinea un criterio di orientamento unico e semplice, un procedimento ordinato di indagine che si concretizza in una serie di regole atte ad evitare l’errore e a raggiungere risultati validi. ! Il metodo si pone al servizio dell’uomo in ogni campo teoretico e pratico, e ha come fine ultimo il vantaggio dell’uomo nel mondo. ! Per definire il proprio metodo, Cartesio si volge innanzitutto alle scienze matematiche, le quali, per Cartesio, sono già in possesso del metodo stesso, che applicano normalmente: ma prendere coscienza delle regole metodiche della matematica, astrarle per formularle e poterle applicare a tutte le branche del sapere non è sufficiente, in quanto occorre anche giustificarle. # Cartesio tratta dunque la giustificazione del metodo e la sua possibilità di applicazione universale, riportandolo al suo fondamento ultimo, cioè all’uomo come soggetto pesante o ragione. ! Il metodo filosofico delineato da Cartesio ha dunque tre funzioni determinanti: ! 1. formulare le regole del metodo stesso, tenendo soprattutto presente il procedimento matematico, nel quale esse sono già applicate;!

2. fondare mediante una ricerca metafisica il valore assoluto e universale del metodo individuato;! 3. dimostrare la fecondità del metodo nei vari rami del sapere;!

LE REGOLE DEL METODO CARTESIANO.! Per Cartesio, il metodo non ha in se stesso la propria giustificazione, ma esige di essere filosoficamente legittimato. La seconda parte del “Discorso sul metodo” espone la formulazione più matura e semplice del metodo, che consta di 4 regole:!

l’evidenza, impone di accettare come vero solo ciò che si presenta alla mente in modo chiaro e distinto e di escludere ogni elemento sul quale vige una possibile forma di dubbio. !

suddiviso in sotto-problemi gradualmente più semplici, da considerarsi separatamente. !

dalle conoscenze più semplici e primordiali alle più complesse gradatamente, presupponendo che ciò sia possibile in ogni campo.!

controllare l’applicazione delle due regole precedenti, in quanto mediante l’enumerazione è possibile controllare che l’analisi sia stata condotta correttamente, mentre mediante la revisione si fa altrettanto per la sintesi.!

IL DUBBIO E IL COGITO. ! Scorgere il fondamento di un metodo atto ad essere la guida sicura della ricerca è possibile, per Cartesio, solo operando una critica radicale di tutto il sapere già dato. Cartesio distingue due procedimenti di tale operazione: !

considerando provvisoriamente falso tutto ciò di cui si può dubitare, si propone

si ricostruire il sapere ed i possibili presupposti per nuove certezze. Il dubbio investe in primo luogo i gradi inferiori del sapere, ossia tutte le conoscenze sensibili, facilmente dubitative sia perché i sensi stessi possono condurre l’inganno, sia perché si hanno nei sogni sensazioni simili a quelle che si hanno nella veglia, pertanto risulta complesso giungere ad un criterio di distinzione tra le una e le altre; in secondo luogo, il dubbio si attende ai gradi superiori del sapere, quali le conoscenze matematiche, ed è a partire da questa estensione graduale che il dubbio metodico, divenendo universale, culmina nel dubbio iperbolico.!

potentissimo, intenzionato ad ingannare l’uomo ed a far apparire chiaro ed evidente anche ciò che è falso.! Ma proprio nel carattere radicale di questo dubbio, interviene il “cogito”, la prima certezza davanti alla quale si arresta il dubbio stesso e inizia la costruzione di un nuovo edificio del sapere.! L’atto agito o subìto dell’inganno è possibile solo in riferimento ad un soggetto esistente: la proposizione “cogito ergo sum” è dunque la sola assolutamente vera, perché il dubbio stesso la conferma e pone l’io come soggetto pensante, ragione e intelletto, in quanto può dubitare solo chi esiste. !

DIO COME GIUSTIFICAZIONE METAFISICA DELLE CERTEZZE UMANE. Attraverso l’auto-evidenza del cogito si rende sicura l’esistenza dell’io quale soggetto pensante, ma lascia ancora aperta la questione delle altre esistenze: l’essere pensante che ha idee, dove per idea si intende ogni oggetto o contenuto del pensiero, può essere sicuro dell’esistenza di tali idee nel proprio spirito, ma non può avere la certezza della loro effettiva corrispondenza reale all’infuori di se stesso. !

Per superare un tale ostacolo, Cartesio pone Dio come garante della conoscenza umana, nella convinzione che Dio, nella sua infinità bontà e potenza, ha creato l’uomo donandogli delle facoltà, tra le quali la più importante: la ragione. Attraverso di essa, Dio si è proposto di conferire all’uomo la facoltà per eccellenza mediante la quale perseguire la conoscenza della realtà. Dio costituisce in tal modo la correttezza delle conoscenze umane ed il fondamento della verità che l’uomo persegue, garantendo che l’uomo possiede in sé le capacità di acquisire conoscenze corrette. !

LE PROVE DELL’ESISTENZA DI DIO.! La necessità di dimostrare l’esistenza di Dio sorge in Cartesio in contrapposizione a quel “genio maligno” intenzionato ad ingannare l’uomo, la cui presenza continua a gravare sul mondo esterno. ! Cartesio si opera ad elaborare una dimostrazione plausibile circa l’esistenza di un Dio buono e perfetto che, in quanto tale, non inganna l’uomo. ! La dimostrazione dell’esistenza di Dio ha valore gnoseologico, in quanto Dio costituisce sia il fondamento della verità di ciò che l’uomo conosce, sia dell’esistenza del mondo esterno.! Cartesio perviene alla dimostrazione dell’esistenza di Dio mediante un procedimento a priori, cioè partendo dal cogito, e in particolare dall’analisi dei contenuti del pensiero. ! PRIMA PROVA | per costruire la prima prova, Cartesio esamina le idee, cioè le “rappresentazioni” , i contenuti del pensiero in generale. Cartesio differenzia le idee in virtù della loro origine e dell’oggetto che rappresentano in tre categorie:

Cartesio sostiene che tutte le idee non contengano nulla di suggestivo che non possa essere stato prodotto dall’uomo stesso: ciò vale per le idee fattizie e avventizie, ma non vale assolutamente per l’idea di Dio o dell’infinito, in quanto è fuorviante supporre che una realtà finita come la mente umana possa produrre da sé medesima l’idea di una sostanza infinita, eterna, immutabile e indipendente, tale da avere tutte le possibili perfezioni. ! L’idea di Dio non può dunque risiedere nell’uomo, cioè in una sostanza finita, ma soltanto in una sostanza infinita, cioè in un ente effettivamente esistente che ha creato lo stesso uomo dandogli l’idea dell’infinito, che rappresenta “il suggello impresso dall’artefice sulla propria opera”.! SECONDA PROVA | la seconda prova dell’esistenza di Dio parte anch’essa dal cogito, ovvero dalla constatazione del fatto che è possibile dubitare, ossia compiere un atto meno perfetto rispetto al conoscere certo. ! La seconda prova muove dal riscontro secondo cui, se l’uomo è in grado di riconoscersi come un essere finito e imperfetto, è perché evidentemente esiste un essere più perfetto del suo, dal quale egli stesso dipende e da cui ha acquisito tutte le proprie im-perfezioni, poiché, se fosse l’uomo stesso causa di sé medesimo, si sarebbe potuto dare tutte le perfezioni che concepisce e che sono contenute unicamente nell’idea di Dio. ! Risulta dunque evidente che il creatore dell’uomo non possa essere l’uomo stesso, ma quel Dio quale ente perfettissimo di cui l’uomo possiede l’idea.! TERZA PROVA | alle prime due prove dell’esistenza di Dio, Cartesio aggiunge la tradizionale prova ontologica, secondo la quale non è possibile concepire Dio come essere sovranamente perfetto senza ammettere la sua esistenza, perché l’esistenzas tesso è una delle sue molteplici perfezioni necessarie. !

DIO COME GARANTE DELL’EVIDENZA.!

Con la dimostrazione dell’esistenza di Dio, il percorso preannunciato da Cartesio giunge a suo compimento: una volta riconosciuta l’esistenza di Dio, il criterio dell’evidenza trova la sua ultima garanzia.! Dio, quale essere perfetto, non può ingannare l’uomo.

!

La facoltà di giudizio, che l’uomo stesso riceve da Dio, non può essere tale da indurlo in errore, se viene adoperata rettamente: ciò implica che tutto ciò che appare chiaro ed evidente deve essere vero, perché Dio lo garantisce come tale.!

LA POSSIBILITÀ DELL’ERRORE.! In un sistema come quello cartesiano, in cui la verità della conoscenza trova la propria garanzia e il proprio fondamento in un Dio buono e perfetto, la possibilità di cadere nell’errore dipende, secondo Cartesio, dal concorso di due cause:!

intelletto superiore, assai più esteso e addirittura infinito, ossia quello di Dio;!

estesa dell’intelletto. Essa consiste nella possibilità di fare o non fare, di affermare o negare, e può compiere le scelte sia rispetto alle cose che l’intelletto presenta in modo chiaro e distinto, sia rispetto a quelle che non hanno chiarezza e distinzione sufficienti. ! In questa possibilità di affermare o negare ciò che l’intelletto non riesce a percepire chiaramente, risiede la possibilità dell’errore. ! L’errore non sarebbe possibile, se l’uomo desse il proprio giudizio, solo intorno a ciò che l’intelletto fa percepire con sufficiente chiarezza, o intorno alla netta astensione dal dare il proprio giudizio circa ciò che non è abbastanza chiaro. ! Ma poiché la volontà insita nella natura dell’uomo è libera, può far venir meno all’astenersi e indurre l’uomo stesso a pronunciarsi su ciò che non è abbastanza evidente, il cui risultato è la possibilità di errore. !

! L’errore dipende dunque unicamente dal libero arbitrio che Dio ha dato all’uomo al quale è possibile sottrarsi attenendosi scrupolosamente alle regole del metodo e, in primo luogo, alla regola dell’evidenza.!

certezza dell’esistenza del soggetto quale sostanza pensante, e tende verso Dio e il mondo, e dunque alla certezza delle altre evidenze.!

La veracità divina è garanzia della validità del metodo, in quanto:! 1. Dio esiste e non inganna;! 2. La ragione può conoscere la verità;! 3. Esiste un mondo fuori dal soggetto, dal moneto che appare evidente e Dio non inganna a riguardo;! 4. Le verità sul mondo sono attendibili;!

IL DUALISMO CARTESIANO.! L’evidenza, fondata sulla veracità di Dio, consente a Cartesio di eliminare il dubbio che inizialmente, nel suo ragionamento, aveva avanzato sulla realtà delle cose corporee: queste ultime esistono fuori dal soggetto e agiscono sui suoi sensi. Un’idea tale, essendo evidente, non può essere ingannevole, e devono dunque esistere delle cose corporee corrispondenti alle idee che il soggetto possiede. ! Secondo Cartesio, i corpi non possiedono realmente tutte le qualità che il soggetto percepisce come ad essi inerenti: per questa ragione opera una netta distinzione tra proprietà oggettive e proprietà soggettive.!

ossia le qualità “reali”, della sostanza estesa;!

percezione stessa che il soggetto ha, ossia le qualità “soggettive” che non esistono come tali nella realtà corporea;! Ammettendo l’esistenza dei corpi, Cartesio ammette, accanto alla sostanza pensante che costituisce l’io, una sostanza corporea o estesa. In tal modo, Cartesio adopera una rigida contrapposizione nota come dualismo ontologico, atto a scindere la realtà in due zone distinte ed eterogenee: !

incorporea e inestesa, consapevole e libera;!

e spaziale, inconsapevole e determinata;! Dopo aver tracciato questa divisione, Cartesio si pone il problema di unificare le due sostanze o zone, e di spiegarne il rapporto scambievole, rendendo intelligibile, per quanto concerne l’uomo, la relazione tra anima e corpo. ! Cartesio oltrepassa il dualismo mediante la teoria della ghiandola pineale in quanto unica parte del cervello che, non essendo doppia, è in grado di unificare le sensazioni provenienti dagli organi di senso, e fungere così da punto di scambio. ! Secondo Cartesio, all’esterno della mente umana non vi è nient’altro se non una realtà misurabile matematicamente, tutto ciò che non è misurabile non può concepirsi come sostanza; questa contrapposizione porta a due vasti problemi:!

ma piuttosto un’unificazione, in quanto l’uomo stesso è natura poiché presente in essa, e contrapponendosi alla natura si contrappone a se stesso;!

in quanto la mente diviene corpo, giacché un malessere di essa comporta un malessere del corpo, e viceversa;! Nel dualismo trovano posto tutte le espressioni della realtà: così come il “pensare” o il “volere”, e dunque tutte le attività di tipo spirituale sono modi o atti della sostanza pensante, (che Cartesio tende ad identificare con l’anima individuale, la quale costituirebbe un loro “sostegno”) , analogamente i “corpi”, nelle loro molteplici configurazioni geometriche-quantitative, sono “modificazioni accidentali” della sostanza estesa.!

IL MONDO FISICO E LA GEOMETRIA.! La fisica cartesiana, sulla base della rigorosa separazione tra sostanza pensante e sostanza estesa, ha potuto debellare radicalmente i residui finalistici, antropomorfici, animistici e magici che infestavano, fino a quel momento, la fisica.! Sebbene Cartesio nell’analisi dei singoli fenomeni fisici non riuscì a reggere un confronto incisivo con i fisici del Seicento, il meccanismo da lui adoperato riuscì ad incidere profondamente sulla formazione della mentalità scientifica. ! Il “meccanicismo” cartesiano indica, nello specifico, la propensione a considerare il mondo alla stregua di una grande macchina, indagabile secondo leggi della meccanica e spiegabile in termini di materia in movimento, ossia secondo criteri non finalistici o qualitativi, bensì quantitativi e matematici.! Il meccanicismo è dunque determinismo: in Cartesio una spontaneità della natura o una sua intrinseca casualità non sono ammissibili, poiché i fenomeni si svolgono secondo un principio di oggettiva necessità causale. ! Ma nel momento in cui la scienza fisica assume una struttura matematica, la necessità oggettiva si traduce in una necessità logico-matematica, che ha

il suo fondamento nelle leggi del pensiero; tant’è che, assunta un’ipotesi, l’andamento di un fenomeno può esser dedotto matematicamente da essa. ! Ma il successo del procedimento deduttivo genera l’illusione che l’evidenza soggettiva delle argomentazioni sia di per sé garanzia della loro corrispondenza con la realtà esterna, indipendentemente da una conferma sperimentale. ! Indotto da tale illusione, Cartesio sviluppa una forma di apriorismo, operando anche nella fisica quel salto dall’ordine logico all’ordine ontologico che costituisce da sempre l’aspirazione ultima del razionalismo, assumendo come oggettive solo quelle proprietà suscettibili di una trattazione geometrica, e attribuendo alle restanti proprietà una natura puramente soggettiva.! La geometria è dunque l’unica scienza fisica ammessa da Cartesio.!

LA GEOMETRIA ANALITICA.! La “Geometria” è la più suggestiva delle tre opere introdotte dal “Discorso sul metodo” e costituisce l’atto di nascita della geometria analitica stessa. ! Cartesio ha chiara consapevolezza dell’unità delle diverse scienze matematiche, le quali, “sebbene i loro oggetti siano differenti, si accordano tutte, perché degli oggetti esse considerano solo i diversi rapporti o proporzioni”.! In particolare, Cartesio ritiene possibile unificare la geometria degli antichi con l’algebra dei moderni; ma questa operazione rende necessaria una revisione di ambedue le scienze.! a) La geometria degli antichi, malgrado i suoi successi, risulta inficiata al suo procedere episodico, rimanendo ancorata ad un’immediata considerazione dei contenuti intuitivi, non riuscendo così a cogliere i rapporti nella loro universalità o ad sollevarsi al livello di generalità necessario per un’impostazione sistematica della scienza. !

b) La nuova scienza algebrica, appare a Cartesio “un’arte confusa e oscura”, sia per l’uso di simboli inadeguati, dei quali non si intende appieno il significato, sia per il rapporto di sudditanza che la lega alla geometria;! Pertanto, Cartesio riordina sistematicamente la simbologia algebrica e abbandona l’immediata interpretazione geometrica dei procedimenti algebrici: in tal modo, riorganizzata in un linguaggio autonomo, l’algebra diviene idonea a riprodurre entro di sé, in termini puramente formali, la geometria, la quale a sua volta si offre come strumento di chiarificazione intuitiva dei procedimenti dell’algebra, come una sporta di “algebra applicata”. ! L’operazione richiede soltanto l’assunzione, da una parte, di un’unità di misura che consenta di interpretare un numero come una distanza e, dall’altra, di una coppia di linee fondamentali, notte come “assi cartesiani”, quale sistema di riferimento: in tal modo, punti, rette e curve possono essere individuati univocamente sul ...


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