Capitolo 1 tesi di laurea musicoterapia e depressione PDF

Title Capitolo 1 tesi di laurea musicoterapia e depressione
Course Psicologia generale
Institution Università degli Studi Roma Tre
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capitolo 1 relativo all'ambito della musicoterapia. (Nascita della disciplina, scopo per cui nasce, motivo della nascita, caratteristiche principali)...


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1. LA MUSICOTERAPIA “La musica è l'armonia dell'anima.” Alessandro Baricco

1.1 Cos’è la musicoterapia? La musicoterapia è una forma d’arte che si basa sul linguaggio non verbale, “suono, del ritmo e delle note” 1per scopi prettamente comunicativi.2È ben noto l’utilizzo della musicoterapia finalizzata al miglioramento delle relazioni, in particolare interpersonali, le quali avvengono mediante il rapporto tra paziente-o gruppo di pazienti-e il musicoterapeuta. Tale forma di cura artistica è riconosciuta come strumento efficace per il superamento dei disagi psicofisici dell’uomo. Essa genera infatti benefici legati allo sviluppo della motricità, aumenta le capacità relazionali e creative e funge da supporto per il raggiungimento degli obiettivi individualizzati.3 In riferimento a ciò, la Fondazione mondiale di musicoterapia (1996) afferma che: La musicoterapia è l'uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato, con un utente o un gruppo, in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l'apprendimento, la motricità, l'espressione, l'organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive. La musicoterapia mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell'individuo in modo tale che questi possa meglio realizzare l'integrazione intra e interpersonale e consequenzialmente possa migliorare la qualità della vita grazie a un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico. È evidente che la musica, attraverso il suo potere suggestivo, permetta di entrare in contatto con la “parte più profonda della nostra psiche”. 4In funzione a ciò, la musica può essere usata in forma di terapia attraverso l’uso di specifiche tecniche: la forma attiva, definita da Bruscia (1989,p.58) come “tentativi del cliente di 1 Musicoterapia, cos'è e perché fa bene ai bambini? https://www.intelliform.it/musicoterapia-cose-e-perche-fa-bene-ai-bambini (ultima consultazione 20.04.21). 2 Ibidem. 3Di Virgilio A., Che cos’è la musicoterapia, http://www.psicologiaitinerante.it/2_relaxtecnichedirilassamento/che_cosa_e_musicoterapia.ht m (ultima consultazione 20.04.2021). 4 Caputi A., Cotugno de Palma M. et al; L'Arteterapia: efficacia, efficienza e sostenibilità in Italia e all'estero, http://service.istud.it/up_media/pw_scienziati/arteterapia.pdf, (ultima consultazione 21.04.2021), p. 22.

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eseguire, improvvisare oppure creare la musica, sia da solo che con altri” , la quale “fornisce

o i benefici terapeutici direttamente, come principale stimolo del

cambiamento, oppure porta ad un processo di risposta che affianca o provoca un cambiamento terapeutico” 5 ; e la forma ricettiva, la cui descrizione viene fornita dallo stesso Bruscia (1989,p.58): “la terapia è in conseguenza dell'ascolto, dell'assunzione o della ricezione della musica stessa da parte del cliente. Le esperienze ricettive possono comprendere l'ascolto di musica dal vivo o registrata, che può essere stata improvvisata o pre-composta dal cliente, dal terapeuta o da altri. La musica agisce direttamente sul cliente, sia fornendo uno "stimulus" che provochi immediate risposte terapeutiche, oppure stimolando un processo terapeutico di cambiamento ad aver luogo.”

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Lo scopo principale della

musicoterapia ricettiva è far ascoltare la melodia proposta dal musicoterapeuta attraverso l’uso di supporti-come il lettore cd- col fine di far emergere le emozioni, ricordi e immagini mentali.7 In particolare, la prima forma si rifà all’improvvisazione musicale: attraverso il dialogo sonoro si instaura un rapporto di empatia e comprensione dei sentimenti del paziente, ponendo le fondamenta non solo per la costruzione d’un rapporto di tipo musicale, ma anche per una relazione più intima e personale tra il paziente e terapeuta. L’improvvisazione musicale ha lo scopo di rendere armoniche le funzioni dell’individuo e il suo adattamento. Le tecniche più funzionali prevedono l’improvvisazione “delle reazioni comportamentali del paziente” 8nel contesto musicale, improvvisazione del suono del paziente e del terapeuta affinché il paziente venga incentivato ad esprimersi. Invece, la tecnica ricettiva può essere applicata sia individualmente che in gruppo; nello specifico, la forma individuale è prevista per casi clinici che presentano caratteristiche quali: “ritiro sociale, inibizione psicomotoria e gli stati di coma”. 9In questi casi si effettua l’anamnesi del paziente circa il suo rapporto col suono tramite i famigliari. Di conseguenza, è necessario prediligere un setting musico-terapeutico personalizzato secondo le esigenze e gravità cliniche del paziente per ridurre il disagio dello stesso.

5 Bruscia K.E. (1993). Trad. di Bolini F., Definire la Musicoterapia: percorso epistemologico di una disciplina e di una professione, Roma Ismez, p. 58. 6 Ibidem. 7 Cappa A. (2011). I neuroni a specchio ci sorridono. Un’esperienza di musicoterapia e narrazione nell’autismo, E-book Circolo Virtuoso, p.35, (ultima consultazione 26.04.2021). 8 Op.cit p.33. 9 Op.cit p.35.

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All’opposto, la musicoterapia ricettiva gruppale è indicata per un gruppo di partecipanti che può variare dalle sei alle dieci persone, dove ognuno presenta un buon grado di socializzazione; la seduta è svolta da una coppia salda di terapeuti. Quest’ultimi osservano le dinamiche per evitare situazioni dannose, formazione di leader o l’esclusione di alcuni dei membri. La terapia ha inizio con una discussione riferitasi alla seduta precedentemente svolta. In seguito, vi è una divisione in tre fasi: nella prima vi è l’ascolto di melodie “di bassa complessità formale”

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che tranquillizza la persona, nella seconda vi sono canzoni dalla

“struttura formale più incerta”11 quali: la “musica contemporanea” o “etnica” 12, il cui fine è creare un lieve turbamento affinché vi sia un mutamento, nella terza vengono riprodotte canzoni rilassanti per diminuire la tensione. Al termine della seduta, il terapeuta ha lo scopo di far comunicare le riflessioni di ciascun partecipante tra i presenti.13

1.2 Le origini L’etimologia del termine musicoterapia deriva dai termini greci: “musikè” e “therapeia”. Musikè indica “una rappresentazione dell’uomo in parola, suono e movimento”; mentre “therapeia” è intesa come “assistenza, cura e guarigione.”14 Se in passato la musicoterapia è stata riconosciuta come l’uso del canto e degli strumenti musicali ma anche parola che esprime emozioni ed espressività,15 attualmente è ravvisata come “la cura di malattie che possono trarre giovamento dagli effetti dell’esperienza musicale” (Orff, 1993).16 Tuttavia, è necessario affermare che l’uso della musica come terapia ha origine antica, infatti la sua nascita risale a più di trentamila anni fa. Una prima applicazione risale agli sciamani, i quali la praticavano per allontanare gli spiriti maligni- associati alla presenza della malattia–dal corpo e mente dell’uomo infermo. Lo scopo principale 10 Caputi A., Cotugno de Palma M. et al; L'Arteterapia: efficacia, efficienza e sostenibilità in Italia e all'estero, http://service.istud.it/up_media/pw_scienziati/arteterapia.pdf, (ultima consultazione 21.04.2021), p. 35. 11 Ibidem. 12 Ibidem. 13 Op. cit pp. 35-36. 14 Op. cit p.25. 15 Mordanini R., Musicoterapia, la musica per il nostro tempo, https://www.leggereacolori.com/informamente/musicoterapia-la-musica-per-il-nostro-tempo/, (ultima consultazione 27.04.2021). 16 Antonietti A., Colombo B. (2010). Musica che educa musica che cura: interventi psicologici con il linguaggio sonoro in contesto scolastico e riabilitativo, Roma, Aracne, p. 21.

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dello sciamano è riprodurre musica ritmica, usando anche il “suono di zucche vuote” 17e “tamburi percossi” 18per intimidire gli spiriti; ma si evidenzia anche il suo utilizzo come mezzo di concentrazione, cura e salute fisica.

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Nella società

greca, la musica è concepita come cura per l’anima. Infatti, la stessa ha una rilevante importanza nella crescita spirituale e sociale dell’individuo20. È altresì evidente la presenza di numerosi filosofi greci che hanno elaborato varie riflessioni circa l’influenza della musica sulla mente umana, tra questi vi sono: Platone che ne “La Repubblica” pone in evidenza i benefici della musica rapportati al canto e la melodia, e che egli infatti considera “l’arte la più idonea a sviluppare l’equilibrio dell’anima”.

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Tramite le sue documentazioni, è emerso,

inoltre, come i Greci usassero la musica per verificarne gli effetti negativi o positivi provocati alla psiche.

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Aristotele afferma che: “la musica ha un potere

liberatorio, alleviante e catartico delle tensioni psichiche”;

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Pitagora, infine,

considera l’arte come una forma di “equilibrio dell’anima”24. Oltretutto, egli ritiene che la musica sia caratterizzata da tre funzioni: adattamento, ossia un adeguamento dell’uomo alla musica e della musica all’uomo; cambiamento, il quale comporta una modifica del proprio sé interiore; purificazione, dove la musica funge da diminuimento delle tensioni quotidiane e alleggerisce l’anima.25 Inoltre, è necessario sottolineare che la cultura greca è stata fonte d’ispirazione per l’Impero Romano; infatti è ben evidente l’uso-da parte dei romani-degli strumenti musicali come l’arpa e la lira per fini terapeutici durante il convivio. Ciononostante, con il crollo dell’Impero Romano si segna la nascita di nuove scuole di pensiero e la divisione dei concetti di scienza e religione. Per questa ragione, la musica è stata associata alla Chiesa che ne ha fatto un uso prettamente popolare, di svago e dotto. Durante il Rinascimento si registra una prospettiva più laica, 26 la quale dona maggiore importanza alla musica. Di fatto, ci sono stati vari 17 Op. cit p. 24. 18 Ibidem. 19 Op.cit, p.25, (ultima consultazione 22.04.2021). 20 Beltrami B.P., Musicoterapia, arte delle comunicazioni: dalle origini ai giorni nostri, https://www.audiation-rivista.it/images/articoli/9/21_28.pdf, p. 22, (ultima consultazione 22.04.2021). 21 Op.cit, p. 27 (ultima consultazione 27.04.2021). 22 Cappa A. (2011). I neuroni a specchio ci sorridono. Un’esperienza di musicoterapia e narrazione nell’autismo, E-book Circolo Virtuoso, p.28, (ultima consultazione 26.04.2021). 23 Ivi p.25, (ultima consultazione 22.04.2021) 24 Ibidem, (ultima consultazione 22.04.2021). 25 Ivi p. 22, (ultima consultazione 22.04.2021). 26 Ivi p. 23, (ultima consultazione 27.04.2021).

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filosofi che ne hanno analizzato e studiato le sue peculiarità, in particolare: Marsilio Ficino, il quale è considerato il precursore della Musicoterapia moderna; inoltre, egli è stato il primo ad esporre gli effettivi benefici della “musica sull’animo, dei rapporti tra musica e medicina e dei fondamenti matematici di quest’arte”.

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Malgrado ciò, esclusivamente a partire dalla fine del XVII, viene

meno l’associazione della musica a dogmi, scopi religiosi e sciamanici, favorendo l’inizio del riconoscimento della musica come materia scientifica. Nel 1700, grazie al medico e musicista londinese Richard Brockiesby nasce il primo trattato di musicoterapia, il quale, però, non ha suscitato molto interesse nell’opinione pubblica. Infatti, soltanto verso la fine del 1800, vengono disposti i principi della musicoterapia moderna. Quest’ultima si distingue da quella antica perché si rifà a studi scientifici e non a conoscenze ecclesiastiche o inesatte. Tale distinzione avviene per merito dello studio (Tonpsychologie, 2 voll. 1883-90) condotto dallo psicologo e filosofo tedesco Karl Strump, il quale ha evidenziato l’autorevolezza dei suoni e dell’ascolto musicale attraverso ricerche relative alla psicologia del suono.28 In Italia, invece, vengono effettuati i primi esperimenti musicoterapeuti svolti da Biagio Gioacchino Miraglia, il quale ha portato all’interno del manicomio di Aversa forme di ergoterapia, di musicoterapia e psicodramma. Verso la fine del XIX ed inizio XX secolo, vengono registrate le iniziali applicazioni della terapia negli ospedali, il cui obiettivo cardine è alleviare il dolore dei pazienti. Durante la Prima Guerra Mondiale, in Gran Bretagna è stata proposta l’idea di comporre dei gruppi musicali affinché diminuisse la sofferenza, l’iniziativa è stata riproposta anche nella Seconda Guerra Mondiale. Mediante i primi tentativi d’applicazione della musicoterapia si è notato che il metodo artistico ha comportato degli effettivi benefici sull’organismo: il cambiamento della “respirazione, la pressione sanguigna, i riflessi muscolari e anche l’umore della persona”.

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Ragion per cui, questa disciplina ha scaturito un forte interesse,

dal quale ne è conseguito la nascita di diversi corsi universitari. Infatti, nel 1919 negli Stati Uniti, più precisamente presso l’università della Columbia, è stato fondato il primo corso di musicoterapia; in seguito, nel 1944, viene creato anche il

27 Ivi p. 31, (ultima consultazione 26.04.2021). 28 Ivi p. 24 (ultima consultazione 27.04.2021). 29 Marzari R., Un po’ di storia: storia della musicoterapia, triestemusicoterapiamut, https://sites.google.com/site/triestemusicoterapiamut/un-po-di-storia-della-musicoterapia, (ultima consultazione 23.04.2021).

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corso specialistico quadriennale nel Michigan State Collage.

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Tali avvenimenti

hanno scaturito, a loro volta, la nascita di tre grandi organizzazioni di musicoterapia: la National Association for Music Therapy, Amarican Association for Music Therapy ed infine l’American Association of Music Therapists. Successivamente alla nascita di queste organizzazioni, viene programmato nel 1999, il XI congresso di musicoterapia svolto a Washington, in cui sono stati stabiliti cinque modelli di musicoterapia; i primi due si rifanno alla forma recettiva, i restanti tre alla forma attiva: 1. Musicoterapia di Immaginazione Guidata (GIM) di H. Bonny 2. Musicoterapia Comportamentista di C.Madsen 3. Musicoterapia Creativa di Nordoff-Robbins 4. Musicoterapia Analitica di M. Priestley 5. Musicoterapia secondo il modello di R. Benenzon. 31

1.3 Effetti della musicoterapia sull’individuo “Fisiologicamente, la musica ha un effetto distinto su molti processi biologici. Inibisce il verificarsi di affaticamento, così come cambia il polso e la frequenza respiratoria, livelli di pressione sanguigna esterna ed effetto psicogalvanico” (Meyer, 1956). Tuttavia, non tutta la musica provoca le stesse reazioni al corpo, infatti, in base le sue stesse caratteristiche si possono notare variazioni che apporta all’uomo. Si evidenzia come il pattern melodico e il tempo della musica possano influire sull’umore e sui processi fisici. Per l’appunto, attraverso “un tono acuto generalmente si avverte un aumento dell'accelerazione del ritmo e dei passaggi melodici ascendenti, ansia e tensione e talvolta portano anche alla perdita di controllo e al panico” (Lefevre, 2004). Al contrario della musica con toni bassi che genera tranquillità. Mentre, la musica con tempi lenti e melodie discendenti provocano sentimenti di tristezza e depressione. L’associazione di tali sentimenti alla melodia è motivata da alcuni studiosi come il suono che riflette le reazioni motorie del corpo. Di fatto, Lefevre (2004) afferma che “quando la persona si sente depressa, si muove lentamente,” mentre quando vive uno stato d’ansia, “il 30 Marzari R. Un po’ di storia: storia della musicoterapia, triestemusicoterapiamut, https://sites.google.com/site/triestemusicoterapiamut/un-po-di-storia-della-musicoterapia, (ultima consultazione 23.04.2021). 31 Op.cit p. 26, (ultima consultazione 23.04.2021).

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suo ritmo cardiaco e respiratorio accelerano.” In più, Hendricks, Robinson, Bradley & Davis (1999) sostengono che la musica può stabilire una diminuzione di stress e uno stato di rilassamento contribuendo alla possibilità di fronteggiare più plausibilmente il dolore e l’ansia.32 Come precedentemente sottolineato, la musica agisce sul corpo umano operando particolarmente sul sistema nervoso che “prova dolore” ma anche sul “sistema respiratorio, la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca, nonché le emozioni e pensieri.”33Malgrado ciò, sorge un quesito relativo alla mera efficienza del suono sul corpo umano e la risposta viene strettamente collegata all’esito che la melodia produce sul cervello, soffermandosi in particolar modo sull’attività cerebrale. Si può parlare di una specifica definizione che descrive il rapporto tra i due: “neuromusicologia è un termine usato per descrivere lo studio della relazione tra il sistema nervoso umano e il modo in cui le persone interagiscono con la musica” (Roehmann,1991). Perciò, si è illustrato che il cervello trae benessere e impara dalla musica rafforzando l’intelligenza. In favore di tale affermazione è possibile rappresentare alcuni esperimenti: il primo risale al 1975 guidato da Irving Hurwitz ad Harvard. L’esperimento è stato effettuato su bambini che frequentavano la prima elementare. Quest’ultimi dovevano imparare il solfeggio, la tecnica del canto mediante il “do, re, mi…” ed i test di lettura. Al termine della sperimentazione è emerso che “i bambini che avevano studiato solfeggio hanno ottenuto un punteggio significativamente più alto rispetto al gruppo di controllo che non lo aveva” (Wilson, 2000). Un ulteriore studio fu sviluppato e proposto da Takashi Taniguchi nel 1991 nell’Università di Kyoto. Il suo scopo è stato mettere in risalto le potenzialità della musica triste ed allegra. Nello specifico, come anche Wilson (2000) afferma, lo studio ha messo in luce che la musica triste favorisce la memorizzazione degli eventi negativi come la guerra e il crimine. All’opposto, la musica felice agevola l’apprendimento delle nozioni positive, quali: scoperte e vittorie.

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Dunque, è inevitabile confermare l’evidente beneficio del suono sulla

mente e il cervello, sebbene sia altrettanto necessario mettere in luce una delle sue peculiarità principali: il modo di operare adeguatamente ed indifferenziatamente su tutte le fasce d’età. Infatti, è stata rilevata la sua efficienza a partire dalle prime 32 Kent D. (2006). The Effect of Music on the Human Body and Mind, Liberty University, Spring, pp. 4-5, https://digitalcommons.liberty.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=1162&context=honors, (ultima consultazione 26.04.2021). 33 Ibidem. 34 Op. cit p. 19. (ultima consultazione 28.04.2021).

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settimane del feto fino ad arrivare alla persona anziana-affetta da demenzaproducendo la stimolazione della memoria di episodi autobiografici e periodici, attraverso i quali si possono provare nuove emozioni. In effetti, Michel Imberty e Fernando Dogana (2003) attestano che è scientificamente provato che il suono ha la capacità di far emergere alla memoria i propri vissuti consentendo di rivivere ricordi piacevoli o negativi. Difatti, può scaturire reminiscenze relative ad un trauma o ad una fase della vita particolarmente piacevole. 35Complessivamente, Alice Mado Proverbio (2019) sottolinea che la musica “promuove la neuroplasticità

e

aumenta

la

connettività

(fibre

bianche),

producendo

sinaptogenesi, non solo ippocampale (ci rende, in definitiva, più “intelligenti”); facilita la comunicazione e l’espressione emotiva, induce il movimento e la danza stimolando la corteccia motoria e i gangli della base e migliora l’acquisizione del linguaggio” in particolar modo nelle persone che presentano dislessia e nei sordi; dà una sollecitazione sensoriale agli individui autistici e nei ciechi; diminuisce la sofferenza consolando pazienti oncologici, persone con depressione o che vivono situazioni di lutto; genera “un senso di appartenenza; rafforza la coesione”; 36

promuove la prosocialità; reca quiete al bambino affinché si addormenti,...


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