Capitolo 3 PDF

Title Capitolo 3
Author michele rossi
Course Scienze politiche
Institution Università di Bologna
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Capitolo 3

Regime, sistema politico, stato Per David Easton il sistema politico è composto da tre dimensioni o componenti: autorità, regime e comunità. - AUTORITA’: la classe politica cui compete le responsabilità di governo e la produzione delle decisioni vincolanti; - COMUNITA’ POLITICA: un gruppo di individui che si identificano reciprocamente sul piano politico, ossia si considerino come un’entità soggetta alle stesse regole fondamentali per effettuare delle allocazioni autoritative, o decisioni vincolanti; esistono poi due accezioni di comunità politica: *la comunità di cittadinanza: che rimanda al complesso di diritti civili, politici, economici e sociali di cui si avvalgono i cittadini nei confronti dell’autorità, *la comunità di sentimento: che fa riferimento all’appartenenza e all’identificazione di uomini e donne in una comune storia e tradizione, al riconoscimento reciproco e solidaristico che individua un dato gruppo o comunità rispetto ad altri gruppi o comunità; - REGIME POLITICO: è il modo in cui il potere è distribuito tra i vari ruoli e posizioni all’interno del sistema politico, norme e regole volte a definire l’accesso alle cariche pubbliche, i valori condivisi nei quali si riconosce una data comunità politica. Un regime politico è un complesso di istituzioni politiche (strutture, regole, e procedure) che definiscono un certo ordine politico. In altri termini, è la struttura dei rapporti che legano le autorità e la comunità politica. Gli elementi che contraddistinguono un regime politico sono: - il CONTROLLO DELLA COERCIZIONE: il regime politico è volto a produrre decisioni e comandi al fine di modificare il comportamento altrui nella direzione desiderata dalle autorità o governanti, e a questo scopo, sebbene in ultima istanza, può ricorrere all’uso della forza, gli eserciti sono dunque un elemento essenziale per la sopravvivenza di un regime politico; per Max Weber la politica ha a che fare con l’esercizio della coercizione fisica legittima; - il TERRITORIO: i regimi politici sono entità territoriali e l’appartenenza alle quali è definita da confini geograficamente spazialmente identificabili; Secondo Finer i principali format territoriali che storicamente hanno assunto i regimi politici sulla base della loro estensione e complessità organizzativa sono: *città-stato (polis): si tratta di città autonome e sovrane che controllavano un territorio in genere non molto ampio, talvolta sono organizzate in una lega di città autonome, possono essere governate secondo modalità chiuse o gerarchiche (es. Sparta) o in forme più aperte e per lo più democratico-repubblicane (es. la repubblica di Roma);

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* stato in senso stretto: che potremmo definire secondo l’uso storiografico europeo “moderni” e si distinguono in stati territoriali nei quali esiste il controllo amministrativo e militare di un certo territorio ben più ampio di quello delle città-stato ma che non è necessariamente accompagnato dalla diffusione tra gli abitanti della coscienza di costituire una comunità, e stati nazionali dove invece è centrale la consapevolezza di far parte di una stessa comunità politica, rafforzata dall’omogeneizzazione culturale dei sudditi sulla base di criteri linguistici, religiosi, storici, ecc.. * imperi: associati all’esistenza di un potere sterminato su qualcosa o qualcuno, caratterizzati dall’estensione territoriale su larga scala e da una logica espansiva illimitata, i loro confini sono flessibili e aperti e hanno una composizione plurale sotto il profilo culturale, etnico, linguistico, religioso (es. impero austro-ungarico); * federazioni: costituiscono delle modalità di coesistenza e di associazione tra entità politiche autonome e sovrane sulla base di rapporti contrattuali piuttosto che di una sottomissione imposta dall’alto come negli imperi e negli stati territoriali, le forme di unione tra stati possono assumere gradazioni diverse, dalle alleanze interstatali alle confederazioni fino ad arrivare ai sistemi federali; - l’ORGANIZZAZIONE SPECIALIZZATA: un regime in quanto forma ordinata e stabile di organizzazione del processo politico si può descrivere grazie a tre tipi di regole decisionali che ne assicurano il funzionamento rispettivamente relative alla: *distribuzione (o concentrazione) della capacità decisionale tra diverse istituzioni e attori, *limitazione del potere del governo e definizione dei controlli o meccanismi di equilibrio reciproco tra istituzioni, *distribuzione territoriale delle competenze decisionali, cioè la ripartizione dell’autorità sovrana tra il livello statale, substatale e sovrastatale. I primi due tipi di regole attengono alla cosiddetta “divisione orizzontale” dei poteri, cioè alla ripartizione delle funzioni tra organi o istituzioni che in un dato sistema politico detengono la sovranità. Il terzo insieme di regole fa riferimento invece alla “divisione verticale” dei poteri che dà alle architetture istituzionali una configurazione più o meno centralizzata o decentralizzata rispetto alle istanze che emanano dai territori; - la LEGITTIMITA’: secondo Weber un regime politico implica due elementi, un insieme di apparati e la legittimità, il quale fondamento non va cercato su un qualche tipo di evento oggettivo o forza esterna (es. guerra), ma sull’atteggiamento del soggetto legittimante rispetto al potere da legittimare. Il conferimento della legittimità può avvenire in cinque modi: * legittimità carismatica: credenze nelle doti straordinarie e nei poteri del leader, * legittimità tradizionale: credenze nella sacralità della tradizione e nella deferenza verso gli interpreti autorizzati, * legittimità razionale-legale: credenze nella correttezza delle procedure formali e delle norme che regolano in modo impersonale l’accesso ai ruoli di autorità, e nelle democrazie attraverso le elezioni, * legittimità popolare: credenze nel consenso della maggioranza, * legittimità eudemonistica: credenze nella capacità di risposta ai bisogni dei cittadini come nel welfare state. 2

La scienza politica ha individuato il proprio principale oggetto di studio nel sistema politico. Secondo David Easton, un sistema politico è “un sistema di interazioni, astratte dalla totalità dei comportamenti sociali, attraverso le quali i valori vengono assegnati in modo imperativo per una società”. Dall’ambiente, il sistema politico riceve INPUT e, se vuole sopravvivere, deve produrre OUTPUT (vincolanti). Tra input e output vi è una scatola nera nella quale avvengono i processi decisionali essenziali.

Esistono due tipi di input: - le DOMANDE: richieste di decisioni, i partiti, i rapporti personali, le burocrazie, i mass media, i gruppi di interesse hanno il compito di trasmissione delle domande; - i SOSTEGNI: per poter rispondere alle domande, il sistema ha bisogno di ricevere dei sostegni, cioè di obbedienza e conformità rispetto alle decisioni, suggerimenti e apporti materiali, vi sono due tipi di sostegni: *specifici: si basano sui vantaggi che si pensa di ottenere dalle decisioni, *diffusi: se dipendono dalla legittimità del sistema, che non dipende dalle decisioni specifiche. Esistono anche gli WITHIN – INPUT, ovvero gli input provenienti dall’interno del sistema politico e sono: - i FINANZIAMENTI AI PARTITI; - gli EMOLUMENTI DELLA CLASSE POLITICA; - LEGGE ELETTORALE E RIFORME ISTITUZIONALI. Poco prima dell’ingresso nella blackbox si trovano i GATEKEEPERS, che filtrano le domande autorizzate ad entrare (maggiormente i partiti politici) per controllare il rischio di sovraccarico (overload). Democrazie: domande facili --> risposte difficili Autoritarismi: domande difficili --> risposte facili

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Gli Output retroagiscono sulle condizioni che hanno alimentato gli input (feedback). Per esempio spostando l’attenzione di coloro che hanno trasmesso le domande su altre questioni. Il modello di Easton non si occupa dell’interno della blackbox, luogo in cui le decisioni vengono prese, come invece si sofferma il lavoro di Almond e Powell, i quali suddividono il processo di conversione degli input in output in quattro funzioni: 1- ARTICOLAZIONE DEGLI INTERESSI: inizio del processo politico, essa richiede la ricostruzione di due aspetti: * le caratteristiche delle strutture politiche coinvolte, a partire dalla distinzione tra strutture aspecifiche (partiti, burocrazie, militari, cricche) e strutture specializzate (gruppi di interesse), * i diversi canali di accesso al sistema politico (legali e illegali); 2- AGGREGAZIONE DEGLI INTERESSI: ogni sistema politico deve cercare di aggregare le domande che riceve e trasformarle in programmi e politiche generali, attraverso i quali gli interessi vengono presi in considerazione, combinati, resi coerenti e armonizzati; esistono tre tipi di aggregazione che corrispondono ad altrettanti tipi di partito: * la NEGOZIAZIONE: basata su compromessi e flessibilità (partiti pragmatici), * il RIFERIMENTO A VALORI ASSOLUTI: comporta l’affermazione di principi rigidi (partiti ideologici), * la TRADIZIONE: prevale la rappresentanza di interessi settoriali o territoriali (partiti particolaristici); 3- FORMULAZIONE DELLE POLICY: le domande vengono convertite in decisioni dotate di autorità e ciò implica il consenso; le policy possono essere di quattro tipi: Estrattive (es. servizio militare), regolative (es.codice stradale), distributive (es. 80€ Renzi), simboliche (es.istituzione festa rep.2 giugno); 4- ESECUZIONE E AMMINISTRAZIONE GIUDIZIARIA DELLE POLICY: l’attuazione delle politiche, il che avviene di norma seguendo due canali diversi: * canale burocratico: applicazione e messa in opera da parte delle burocrazie pubbliche, * canale giudiziario: ad opera della magistratura. Dai rapporti tra burocrazia/magistratura e politica derivano due rischi patologici per qualunque sistema politico, tanto più se democratico: - la POLITICIZZAZIONE delle burocrazie e dei giudici, - la GIUDIZIALIZZAZIONE e BUROCRATIZZAZIONE della politica. Infine , alle funzioni relative al processo politico, Almond e Powell ne aggiungono altre tre a carattere sistemico, poiché necessarie alla sopravvivenza del sistema politico: 1- la funzione di reclutamento del personale politico e amministrativo nelle diverse strutture; 2- la funzione di socializzazione nei ruoli connessa all’interiorizzazione dei valori di riferimento; 3- la funzione di comunicazione della produzione della black box.

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Lo stato Nel corso della storia del genere umano si sono susseguite un’ampissima varietà di regimi politici. Una celebre classificazione antropologica distingue i regimi del passato in “sistemi non centralizzati” a loro volta divisi in bande e tribù, e “ sistemi centralizzati” comprendenti il regime dei capi e Stati veri e propri. Con l’avvertenza, in quest’ultimo caso, che gli stati originari o primigeni, non caratterizzano soltanto l’Europa post-medievale, ma sono parametri riscontrabili in altre regioni del mondo e in epoche più antiche. Si deve a Machiavelli, già nell’incipit de ‘il Principe’, il merito di aver fissato il significato moderno della parola Stato, usato per designare le polity caratteristiche dell’ambiente politico moderno, il quale viene alla luce in Europa occidentale alla fine del Medioevo, approssimativamente tra il XIII e il XV secolo. In questo senso le due espressioni di Stato e Stato moderno finiscono per essere equivalenti. Lo Stato è collegato ad un territorio, solitamente contiguo, che ha un’autorità politica su un determinato territorio, ma non è sempre stato così. Il sociologo Poggi e il politologo Bartolini hanno sviluppato due diversi schemi che riportano le sequenze di sviluppo dello stato europeo.

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Definizione ristretta di un regime-Stato 1 - monopolio violenza legittima; 2 - territorialità: costruzione di confini entro i quali ha effettività il controllo della coercizione; 3 - sovranità: no poteri superiori allo stato; 4 - rapporti con la popolazione: grado di partecipazione politica dei cittadini, omogeneità culturale e identità; 5 - ambiente formato da pluralità di stati sovrani indipendenti. Questi caratteri sarebbero stati acquisiti in paesi come la Spagna, l’Inghilterra e la Francia già nel corso delle prime fasi del processo storico di costruzione dello stato, che Poggi definisce di consolidamento territoriale (XIII-XV secolo). Tale espressione implica la neutralizzazione e sottomissione al sovrano dei “contropoteri” costituiti dalla chiesa, dai nobili e dal sistema cetuale, dalle città autonome e dalle magistrature indipendenti e la nascita di strutture posizionali di dominio che si formano attorno alla posizione centrale di un signore. Questo macro processo non è un processo lineare, anzi presenta svariate eccezioni e variazioni che, in gran parte, non è stato neanche un processo intenzionale ma piuttosto il sottoprodotto della lotta per la sopravvivenza tra élite che ha dato luogo al “circuito estrattivo-coercitivo” (tassazione-guerra) con la conseguente formazione di apparati amministrativi fiscali, militari e civili al servizio dei sovrani. Tale costruzione ha anche un valore culturale e simbolico manifestato dal distacco dell’ordinamento politico dalla sua destinazione e caratterizzazione religioso-spirituale. Nel corso del tempo addirittura, lo stesso stato sarebbe stato oggetto di sacralizzazione diventando, nel XX secolo con l’avvento del nazifascismo e stalinismo, totalitario. Secondo Wallerstein (1974) la formazione dello stato avviene attraverso quattro fasi: 1234-

burocratizzazione; creazione di eserciti permanenti; legittimazione; omogeneizzazione culturale dei sudditi.

La formazione degli apparati amministrativi specializzati non si esaurisce ovviamente in questa prima e lunga fase, ma caratterizza anche la seconda fase di sviluppo dello stato, che Poggi chiama di razionalizzazione del dominio. Questa costituisce un macroprocesso che ha avuto inizio grosso modo nello stesso periodo in cui si sono fissati gli aspetti militari dello stato moderno, per inoltrarsi molto oltre fino al XIX e ai primi anni del XX secolo. È proprio nel corso di questa fase che si definiscono pienamente l’insieme di elementi accessori di cui si diceva in precedenza che vanno dalla razionalità tecnica della burocrazia, alla giuridicizzazione o sottoposizione al diritto dell’azione statale. Militari, burocrati e magistrati sono in questo processo i principali alleati del sovrano ma allo stesso tempo possono tramutarsi in avversari nella lotta per il potere e il privilegio. Per quanto riguarda il rapporto con la società lo stato moderno creò le condizioni che avrebbero consentito la formazione e lo sviluppo di istituzioni economiche competitive ed efficaci in grado di alimentare la ricchezza delle comunità. Ciò richiese la garanzia della legge e dell’ordine pubblico, il rispetto dei diritti di proprietà e dei contratti, la costruzione d’infrastrutture e di servizi pubblici. 6

Secondo Bartolini è proprio questa particolare idea di integrazione tra diversi tipi di rapporti sociali, e in particolare economici, che differenzia lo stato moderno da qualunque altro tipo di regime politico che lo ha preceduto. A partire da condizioni comuni che caratterizzavano la società europea del Cinquecento, la formazione dello stato territoriale avrebbe prodotto esiti molto diversi a seconda dell’incidenza di tre fattori di mutamento, variazioni: - nella statualità (forza e capacità di governo); - nei modelli di mobilitazione della popolazione (fattori di classe o territoriale); - nella struttura delle opportunità (diritti politici acquisiti o persi). Gli aspetti e le dinamiche che caratterizzano le prime due fasi di sviluppo dello stato, avrebbero avuto ulteriori e significativi sviluppi nella terza fase che sempre con Poggi possiamo chiamare di espansione. Tale stadio da un punto di vista politico-istituzionale implica, specie in Europa, la sovrapposizione tra la costruzione della nazione, la democrazia rappresentativa e lo stato del benessere. Tutto ciò ha come conseguenza la crescita delle funzioni di cui lo stato si fa carico e l’espansione degli apparati amministrativi. Questa terza fase nonostante sia circoscritta rispetto alle precedenti, (fine 1700 e metà del 1900 secolo approssimativamente) è quella che ha dato maggiore impronta al panorama politico contemporaneo. La storia politica dell’Europa che ha fatto seguito all’età delle rivoluzioni liberali (XVII-XVIII secolo) può essere riassunto nel progressivo ampliamento delle chance di partecipazione alla vita politica di gruppi sociali e classi prima escluse e presuppone processi di lunga durata che hanno reso gli individui politicamente attivi, trasformandoli da sudditi in cittadini. In realtà il processo di democratizzazione si intreccia, soprattutto in Francia e nell’Europa continentale, con il processo di costruzione della nazione.

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Sulle prime democratizzazioni vi sono in particolare due ricostruzioni teoriche di Tilly e Dahl: --- la prima è quella di Charles Tilly (2007), che prende in esame i processi di democratizzazione in Europa, così come quelli di de-democratizzazione, lungo l’arco temporale che va dal 1650 al 2000. Per Tilly la realizzazione della democrazia consiste nell’instaurarsi di una relazione orizzontale e aperta tra autorità e cittadini che comporta uno spostamento complessivo verso una consultazione o competizione più ampia, uguale, protetta e vincolante. Le forme e i risultati di tale macroprocesso dipendono però anche dalla capacità dello stato di mettere in pratica le decisioni politiche che assume, o più semplicemente la capacità di governo. Ne consegue che se è vero che gli stati forti sono di ostacolo alla democratizzazione nel breve periodo, nel lungo ne favoriscono l’instaurazione e la stabilità (es. Giappone e Germania). Per converso, gli stati deboli possono ricevere dei contraccolpi disgreganti dalla democratizzazione (es. Giamaica). Inoltre, nel lungo periodo gli stati con elevata capacità di governo e che hanno sviluppato istituzioni inclusive e responsabili (dem. rappresentativa) avrebbero mostrato un maggiore sviluppo economico e sociale;

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--- la seconda è quella di Robert Dahl, secondo il quale le democrazie di massa sono contraddistinte dalla capacità di rispondere alle preferenze espresse dai cittadini considerati politicamente uguali, la quale è il frutto di subprocessi: - la liberalizzazione o libertà di contestazione, che si riferisce al grado in cui in un regime vengono effettivamente garantiti il diritto d’opposizione, la pubblica critica e la competizione aperta per il governo tra forze politiche diverse e rilevanti, ciò richiede il riconoscimento dei diritti civili; - l’inclusione o partecipazione, vale a dire l’estensione della proporzione di popolazione che è legalmente titolare dei diritti politici. L’incrocio tra questi due sub processi consente a Dahl di tracciare una griglia analitica entro la quale collocare alcuni tipi di puri di regimi politici (egemonie chiuse, egemonie inclusive, oligarchie competitive e poliarchie), tali percorsi non sono affatto lineari, ma obliqui e per certi versi casuali.

Egemonia chiusa: caratterizzata dalla presenza del potere sostanzialmente assoluto del capo; Oligarchia competitiva: vi è un qualche grado di competizione tra élites ristrette; Egemonia includente: regime non liberalizzato ma con un certo grado di partecipazione; Poliarchia: secondo Dahl sono le democrazie realmente esistenti.

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Tre percorsi: 1 - da egemonie chiuse a oligarchie competitive a poliarchie (es. Regno Unito, Svezia e Norvegia); 2 - da egemonie chiuse a egemonie includenti a poliarchie (es. Germania da impero a Weimar); 3 - da egemonie a poliarchie (es. Francia dal 1789 al 1792). Molti studiosi sostengono che la situazione in cui oggi versano le istituzioni pubbliche sia da etichettare come crisi dello stato, per alcuni invece si tratterebbe di una vera e propria quarta fase, anche se di crisi dello stato si parlava già dai primi del ‘900. Talvolta si è parlato anche di “fine dello stato”. Tale crisi dello stato può assumere le forme della crisi dello stato per “ECCESSO DI STATO” o per “CARENZA DI STATO”.

Eccesso di stato La forma più esasperata di eccesso dello stato ha riguardato la politicizzazion...


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