Capitolo 3 robert deliege PDF

Title Capitolo 3 robert deliege
Author Cla nave
Course Antropologia culturale
Institution Sapienza - Università di Roma
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Summary

IL CULTURALISMO AMERICANO. CAPITOLO 3L‘influenza di Boas si diffonde anche nello studio della personalità dell’antropologia americana. L’interesse di questa scuola e’ quello di cogliere l’influenza della cultura di una cultura, sulle personalità di coloro che vi appartengono.LINTON E KARDINER > p...


Description

IL CULTURALISMO AMERICANO. CAPITOLO 3 L‘influenza di Boas si diffonde anche nello studio della personalità dell’antropologia americana. L’interesse di questa scuola e’ quello di cogliere l’influenza della cultura di una cultura, sulle personalità di coloro che vi appartengono. LINTON E KARDINER > pensavano che vi è una relazione tra cultura e personalità, nei primi anni di vita gli individui di una società condividono esperienze identiche che formano una personaltà di base. Da queste teorie nascono studi sul carattere nazionale> cittadini di una nazione che condividono tratti psicologici distintivi. (es. durante la seconda guerra mondiale i giapponesi, devoti all’imperatore, una volta catturati accettavano subito di collaborare con i nemici) Clyde Kluckhohn spiegava che il prigioniero nipponico era considerato morto e desiderava inserirsi in una nuova società. ERICH FROMM> tedeschi avevano personalità autoritaria: obbedienti verso i superiori, comportamenti riprovevoli vs i subordinati. La scuola di cultura e personalità insiste sulla varietà di culture. POSTULATI FONDAMENTALI: 1. continuità > le esperienze dei primi anni di vita determinano la personalità dell’adulto, anche se non si può dire con certezza che una determinata educazione generi la stessa personalità. 2. uniformità > ogni società ha una personalità propria 3. omogeneità > ogni cultura tende a omogeneizzare dei tratti, a mantenere una coerenza. I tratti provenienti da altre culture vengono trasformati e adattati alla propria. 4. separazione > le culture sono tra loro separate, coesistono senza compenetrarsi e la vicinanza geografica non assicura la trasmissione dei tratti culturali. FRANZ BOAS Oppositore dell’evoluzionismo e difensore del relativismo, segna l’antropologia americana. E’ tra i primi a contestare le semplificazioni dell’evoluzionismo. Condusse numerose ricerche tra indiani dell’America del nord e gli Inuit e i kwakiutl della Colombia britannica. Descrisse il potlach: cerimonia durante la quale un uomo distribuisce i suoi beni per aumentare il suo status sociale (soprattutto rame e coperte di lana). Non serve possedere beni se non per donarli, e il prestigio e’ legato alla ricchezza se ci si dimostra capaci di sbarazzarsene. Si acquista prestigio donando. Il capo può distruggere le placche di rame degli avversari per umiliarli e afferma che sono i suoi servitori. Boas rifiuta ogni legge universale della societa’. Si passa da scienza della cultura a scienza delle culture - rifiuta il determinismo biologico e confronta crani degli europei con quelli dei loro simili immigrati negli USA osservando che la forma e’ nettamente differente. Da questo studio ha potuto costatare che tutte le razze e l’intelligenza non sono fisse, ma che si hanno variazioni in base a cambiamenti dell’ambiente. Boas fu promotore del relativismo. Tra gli Inuit fu colpito da ipotermia e cadde in uno stato di incoscienza, fu soccorso dai nativi e capì che erano perfettamente adattati al loro ambiente. EDWARD SAPIR e BENJAMN WHORF E IL RELATIVISMO LINGUISTICO Edward fu un linguista psicologo e antropologo. Conosciuto per l’ipotesi Sapir- Worf fece delle ipotesi di legami tra lingua e cultura. Nota che tra gli indiani hopi non esistono i termini verbali del passato e imperfetto. Il tempo non è oggettivato nella lingua hopi, gli indiani hanno una nozione del tempo diversa dalla nostra, la lingua determina il pensiero. La struttura linguistica produce visioni del mondo differenti, le persone vedono il mondo in ragione della loro lingua. Edward e Benjamn videro la cultura come un tutto unico che modella i suoi membri > la lingua forma categorie mentali che fanno vedere la realtà in una certa maniera. (es in Navajo si impiegano forme verbali diverse a seconda forma dell’oggetto descritto.

A due gruppi di bambini vennero mostrati una corda blu e un bastone giallo e viene chiesto a quale dei due oggetti una corda gialla fosse simile > bambini anglofoni a bastone giallo, per il colore, i bambini navajo alla corda blu per la forma. Si scoprì che tra gli hopi esistono due tempi per coniugare futuro e non futuro, oltre metafore spaziali per segnalare l’anteriorità- Fu così che decadde la loro tesi. Vedono il linguaggio come strumento di socializzazione e coesione, e un mezzo di comunicazione. L’ASSENZA DI TERMINI PER DESIGNARE UNA COSA NON VUOL DIRE CHE NON VENGA PER CEPITA. RUTH BENEDICT Prima etnologa. Esprime meglio di altri la teoria del relativismo culturale, che diventa importante nel xx sec. La riflessione di Ruth poggia sulla nozione di cultura > un gruppo sociale tende a diventare una cultura, e una cultura e’ un gruppo omogeneo le cui caratteristiche essenziali segnano con forza gli appartenenti al gruppo. Rende conto alla diversità delle culture. Ogni cultura è unica, è un tutto integrato e funzionale, e non può essere giudicata secondo i termini di un’altra società. Sin dall’infanzia le consuetudini di un gruppo plasmano l’esperienza e il comportamento degli individui. Benedict in “Modelli di cultura” vuole dimostrare che una cultura ha una configurazione propria e fornisce all’individuo materiali a partire dai quali egli costruisce la propria vita. La società non è separabile dagli uomini che ne fanno parte, studiando una società si possono osservare i tratti che si impongono a tutti. Esaminò 3 società: 1. indiani Zuni del sud ovest 2. Kwakiutl del nord ovest 3. Dubu della Nuova Guinea. Riferendosi a Nietzche, gli Zuni sono apollinei per eccellenza, cerimoniosi, pacifici, disprezzano l’individualismo e valorizzano la tradizione, disdegnano alcool e allucinogeni, moderazione come valore essenziale. Nelle altre società indiane d’America prevale il dionisiaco, come nei Kwakiutl, tutto ruota attorno a competizione, aggressività e prestigio, si ritrova il potlach. Scopo dell’antropologa è di fornire una visione generale di ogni cultura criticata per essere superficiale “il crisantemo e la spada”, studiò a distanza sul Giappone, dopo la 2 guerra mondiale per analizzare il nemico sconfitto. Per mostrare un’immagine globale e sintetica della mentalità giapponese ricorre a delle interviste di immigrati giapponesi in USA, mostrando una differenza radicale tra Americani e Giapponesi. Per i Giapponesi lo spirito conta più del corpo. E’ tutto incentrato su differenze tra Americani e Giapponesi: i prigionieri Giapponesi sono considerati morti dai loro cari, cosa che non avviene per gli Americani. Riguardo il tema sull’uguaglianza come valore essenziale: per l’America, non è valorizzata in Giappone, poiché è una società gerarchica (donna cammina dietro il marito). Da questo senso gerarchico deriva la sottomissione all’autorità: soldati giapponesi prigionieri pronti a collaborare col nemico. Critica a questo studioso è che riduce tutto alle differenze tra America vs Giappone (come bene vs male). Maggior contributo teorico del testo: opposizione tra società della colpa e società della vergogna. I Giapponesi non provano senso di colpa, cosa che invece avviene per la società occidentale. Si prova senso di colpa quando si infrange una regola che si è interiorizzata, una persona può soffrire di atti compiuti senza che nessuno ne sia al corrente (USA), mentre nella vergogna prevale la disapprovazione dell’altro è una reazione alla critica della gente. Così si regola la morale; in Giappone la vergogna è la radice della virtù, un uomo che ha provato vergogna è virtuoso, nella società della vergogna ognuno sorveglia l’opinione degli altri (giappone). Confermava stereotipi popolari dando loro razionalità. Il libro non fu apprezzato da giapponesi occidentalizzati, al contrario fu apprezzato dai nazionalisti che esaltavano il carattere irriducibile della loro cultura.

MARGARET MEAD Fece delle ricerche in Nuova Guinea e a Bali. Ebbe il merito di aver introdotto nuovi temi di studio come: socializzazione dei bambini, sessualità, differenze uomini/ donne. Mead ha influenzato molto il pensiero occidentale- una tra le figure + importanti del xx sec. Gran parte delle sue opere è consacrata sulla differenza dei sessi, ricorre a osservazioni etnografiche sulle differenze di genere per risolvere i problemi della società americana, dimostrando che tali differenze sono istituzionalizzate diversamente per ogni società e non rispondono a imperativi biologici. Per dimostrare le sue ipotesi fa appello a 3 società della Nuova Guinea 1.Arapesh: uomini dolci e gentili, i padri si prendono cura dei bambini, sono pazienti nell’accudimento dei neonati. 2. Mundugumor: Vita sociale e famigliare caratterizzata da aggressività e violenza. Padri e figli rivali. Sia tra i padri che nelle madri manca affetto e calore verso il neonato. Il bambino nasce in un ambiente ostile, e per sopravvivere dovrà essere violento. Le madri allattano meno possibile e solo i più vigorosi restano in vita. La norma è la violenza, la lotta, la sessualità aggressiva. Tuttavia come negli Arapesh uomini e donne hanno lo stesso carattere 3. Ciambuli: uomini suscettibili, inquieti e diffidenti, donne unite, organizzate e attive. Vi è opposizione e complementarità tra le personalità maschili e femminili, ma le donne spiccano per il loro spirito di iniziativa. (supremazia donne reale, uomini teorica). Questi 3 esempi di società vicine, testimoniano la “plasticità della natura umana”. Personalità di uomini e donne culturalmente determinate, e non biologicamente. Mead esamina l’adolescenza in Samoa, per vedere se la criticità deriva dall’adolescenza in sé o dal contesto in cui si vive. La maggiore differenza tra adolescenza in America e Samoa è l’assenza di conflitti e un numero limitato di scelte. La società occidentale offre più modelli da seguire e le ambizioni diverse. Alle Samoa, la vita è regolata in anticipo e le abitudini si trasmettono da padre in figlio, l’adolescente non deve compiere alcuna scelta, né risolvere conflitti interni, ciò garantisce assenza di nevrosi. --> così Mead dimostra che non per forza l’adolescenza è un periodo critico e che la società americana impone valori rigidi mentre offre modelli di comportamento multipli che contrastano con i valori appresi. Critica alla sua analisi: vede tutto equilibrato e un’adolescenza priva di conflitti, non considerando che quella analizzata è una società costrittiva e non sono tollerate le trasgressioni. 1983 Freedman critica il testo di Mead, accusandola di aver considerato superficialmente la società Samoa, era ospitata da americani e non parlava la lingua, ha esaminato solo un gruppo di 25 giovani donne che potrebbero averle mentito. Freedman non trova nelle Samoa la società spensierata di Mead, ma una società fortemente gerarchica in cui viene rispettata l’autorità del capo, la competitività tra capi genera spesso violenza. Anche l’analisi sull’educazione dei bambini è errata, la famiglia nucleare è rigida e la disciplina è rigorosa, i bambini sotto i 5 anni sono picchiati regolarmente, e le accuse di aggressione si riscontrano tra i 14 e 19 anni dimostrando che l’adolescenza non è un periodo sereno, con suicidi non rari. MARSHALL SAHLINS (1930) Antropologo americano. Scrisse “cultura e utilità” sulla questione del conflitto tra costruzioni della mente e attività pratica capire se l’ordine culturale va inteso come codificazione dell’azione dell’uomo o se l’azione sia mediata da un progetto culturale che ordina l’esperienza pratica. Vide 2 logiche opposte: 1. logica oggettiva del primato della pratica 2. logica significante dello schema concettuale Gli uomini non si limitano a sopravvivere, si riproducono in gruppi e classi sociali, non solo come organismi biologici. Inoltre la produzione di oggetti non si limita all’utilità pratica, ma sottende a insiemi

simbolici importanti per esempio nello scambio. (è in relazione al sistema simbolico che i pantaloni sono prodotti x uomini e gonne x le donne). La cultura determina anche le: 

Scelte alimentari (ad esempio in America non viene consumata la carne di cane, così come quella di cavallo, il cavallo è un animale domestico)



L’abbigliamento si inserisce in un sistema di categorie culturali uomini e donne, di notte e di giorno, adulti e adolescenti; l’abbigliamento riproduce uno schema di classificazione a seconda del taglio. C’è differenza tra abbigliamento di un contadino e un uomo in ufficio, vestito da lavoro e vestito della domenica ecc..

“Isole di storia” opera di etnostoria pubblicata da Sahlins disse che un evento non è solo qualcosa che capita, ma si inscrive in un sistema simbolico. Gli eventi o i fatti storici non possono essere compresi al di fuori dei significati che attribuiscono loro gli attori. Uno stesso evento può essere interpretato diversamente da culture diverse questo spiega il tragico evento del Capitano James Cook: 1778 due navi guidate dal cook, approdano alle Hawaii dove erano già state mesi prima. In entrambe le occasioni gli inglesi furono accolti in modo trionfale, potevano bere l’alcool, ma per ordine di Cook le donne non potevano salire sulle navi x evitare malattie veneree. Cook fu ricevuto da sacerdoti e autorità hawaiane. Sahlins sostiene che gli hawaiani avessero interpretato il ritorno di Cook come quello del dio Lono, che avrebbe assicurato la fertilità della terra, così oltre alle donne venivano offerti altri doni. Ripartito dalle Hawaii a causa di una tempesta dovette tornare indietro, e l’adorazione si tramutò in avversione; gli inglesi furono accolti in modo ostile e Cook fu ucciso. La critica di Obeysekere pregiudizio occidentale che vede i nativi come irrazionali. Non è un mito indigeno, ma occidentale, creato come tentativo di comprendere l’altro. CLIFFORD GEERTZ (Approccio ermeneutico) Pratica etnografica in Indonesia e Marocco. Erede di una tradizione ermeneutica, che consiste nel “leggere” le culture come fossero dei testi. Centrale in Geertz è la nozione di “ testo” non lontana da quella di “idealtipo”, legame con concezione weberiana della società come “rete di significati”. Nozione di testo: da un lato la realtà può essere letta come un testo in quanto insieme di idee coerenti elaborate dagli attori, dall’altro l’etnologo ricostruisce a sua volta i propri testi, che intrattengono con la realtà rapporti + o – distaccati. --> (simile idealtipo) Geertz fa dell’interpretazione il centro della sua antropologia. Crede nell’etnologia e in una teoria della cultura. La sua concezione è idealista, considera la società come un insieme simbolico. Rifiuta l’idea che i fatti sociali si offrano all’osservazione in maniera immediata. I fatti non esistono al di fuori dei significati che attribuiscono gli attori sociali. (strizzare un occhio può assumere significati diversi secondo la situazione). Per Geertz la cultura è un insieme simbolico. LA CULTURA È UN TESTO, L’ANTROPO LOGO R ICOSTRUISCE IL SENSO NEL SUO TESTO PROCEDENDO ATTRAVERSO UNA “DESCRIZ IONE DENSA”. Il termine “descrizione” può supporre una rappresentazione immediata della realtà, sarebbe + logico parlare di “interpretazione”. Geertz considera le culture insieme coerenti e relativamente chiusi. Una realtà già data può essere colta e compresa, esiste persino una coerenza che può essere scoperta. Si ritrova un relativismo weberiano per cui esistono forme di razionalità specifiche: più si studia una cultura più appare coerente e specifica. L’antropologo deve vedere le cose dal più di vista dell’attore, ma allo stesso tempo non si augura di diventare un nativo. Geertz continua tuttavia a considerare l’etnografia un discorso sull’altro—> la realtà non è descritta tale e quale ma è un fabbricato dell’etnologo, costruita e descritta come una fiction.

Critica: all’ambiguità di Geertz. Pare convinto di una scienza dell’antropologia e allo stesso tempo annuncia la sua morte rifiutando ogni teoria generale....


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