Carte Diritti Umani PDF PDF

Title Carte Diritti Umani PDF
Author Matteo Wu
Course Diritti umani e istituzioni politiche
Institution Università di Bologna
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caratteristiche delle varie carte dei diritti umani trattate...


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Carte Diritti Umani

Dichiarazione di indipendenza degli Stati uniti d'America (1776) Essa può essere suddivisa in tre parti: una dichiarazione di principi relativa ai diritti dell'uomo e alla legittimità della rivoluzione, un elenco di specifiche accuse circostanziate nei confronti di re Giorgio III d'Inghilterra, e una formale dichiarazione d’indipendenza. Nella prima parte vi sono alcuni riferimenti ai principi illuministici e giusnaturalisti, tra cui il riferimento alla "legge naturale e divina" e al principio dell'uguaglianza: "Tutti gli uomini sono stati creati uguali", e subito dopo il riferimento ai "diritti inalienabili". Si fa inoltre riferimento al diritto del popolo di ribellarsi all'autorità costituita teorizzato da Locke: "è diritto del popolo modificarlo o distruggerlo”. Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino (1789) è un testo giuridico elaborato nel corso della Rivoluzione francese, contenente una solenne elencazione di diritti fondamentali dell'individuo e del cittadino. È stata emanata il mercoledì 26 agosto del 1789, basandosi sulla Dichiarazione d'indipendenza americana. Basato sul testo proposto dal marchese La Fayette. 1

Della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino gran parte del contenuto della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino è confluito a sua volta nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo adottata dalle Nazioni Unite venerdì 10 dicembre 1948. Costituzione di Weimar (1919) Fu il primo statuto democratico della storia tedesca e guidò la Germania dalla fine della prima guerra mondiale all'ascesa di Hitler nel 1933. È ispirata dagli ideali liberali e democratici del 1848 e instaura una repubblica democratica che ruppe, almeno in parte, con l'autoritarismo della Germania monarchica e bismarkiana, in cui il Parlamento aveva solo funzioni consultive. Nata a reinventare uno stato tradizionalmente refrattario a tali ideali, introdusse elementi democratici ricorrendo ad un certo numero di compromessi con le strutture storicamente radicate nell'Impero tedesco (il Reich, che tra l'altro continuava ad autodefinirsi come tale): • Suffragio universale con diritto di voto esteso alle donne, sistema proporzionale, repubblica semipresidenziale; capo dello Stato eletto direttamente dal popolo, ma con funzioni in parte riconducibili a quelli del vecchio Kaiser. • Federalismo imperfetto per il predominio dello stato federale maggiore, lo Stato Libero di Prussia, e per gli elementi centralisti: il presidente può infatti interferire nella politica degli Stati federali che non adempiano ai loro compiti e di fatto cancellarne l’autonomia. La Costituzione di Weimar fu uno statuto dai principi difficili da mettere in atto in quel contesto storico. Cessò di essere applicata dopo l'ascesa al potere dei nazisti nel 1933, senza essere formalmente abolita.

Patto della SocietÃÆ' delle Nazioni (1920) Il Patto della Società delle Nazioni nasce alla fine della prima guerra mondiale durante la Conferenza di Pace di Parigi del 1919. Il Patto viene adottato come integrazione del Trattato di Versailles (28 giugno 1919) con il fine di istituire un organo di cooperazione internazionale che assicuri il compimento degli obblighi internazionali assunti alla fine della guerra ed offra 2

salvaguardie contro la guerra, ed è aperto a tutte le nazioni civilizzate. Il trattato contiene i principi di sicurezza collettiva (difesa comune dei facenti parte alla Società delle nazioni contro un aggressore terzo), di risoluzione delle controversie internazionali, della riduzione degli armamenti.

La portata innovativa del Patto, che introdusse una nuova era nelle relazioni internazionali era quella di istituire un ente internazionale con fini politici generali per garantire la pace. In particolare, il fine prevalente del mantenimento della pace era inteso come rispetto dell'ordine internazionale politico e territoriale sancito dai Trattati di pace. In questo senso, l'articolo 10 del Patto statuiva che • i Membri della Società si impegnano a rispettare, e a proteggere contro ogni aggressione esterna, l'integrità territoriale e l'attuale indipendenza politica di tutti i Membri della Società. Gli stati contraenti del Patto intendevano altresì escludere il ricorso di tutti gli Stati alla violenza bellica come unico mezzo per affermare le proprie rivendicazioni (articoli 11-16). Patto Briand-Kellogg (1928) Il patto Briand-Kellogg altrimenti noto come trattato di rinuncia alla guerra o patto di Parigi è un trattato multilaterale stilato a Parigi il 27 agosto 1928, entrato formalmente in vigore il 24 luglio 1929 con il fine di eliminare la guerra quale strumento di politica internazionale. La guerra, considerata fino ad allora la prerogativa principe della sovranità degli stati, veniva spogliata proprio della sua liceità: finalmente, gli stati si proponevano di rinunciare a far valere i loro interessi con la forza delle armi. I due principali articoli del trattato, composto da tre articoli, recitano infatti quanto segue: «!Articolo I: Le alte parti contraenti dichiarano solennemente in nome dei loro popoli rispettivi di condannare il ricorso alla guerra per la risoluzione delle divergenze internazionali e di rinunziare a usarne come strumento di politica nazionale nelle loro relazioni reciproche. 3

Articolo II: Le alte parti contraenti riconoscono che il regolamento o la risoluzione di tutte le divergenze o conflitti di qualunque natura o di qualunque origine possano essere, che avessero a nascere tra di loro, non dovrà mai essere cercato se non con mezzi pacifici.!» Un grave difetto del patto era l'assoluta mancanza di sanzioni che condannassero la violazione di quanto dallo stesso prescritto: nel testo del trattato si fa riferimento ad una qualche forma di sanzione solo nel Preambolo, in cui si afferma che "tutti i Paesi firmatari che cercheranno di sviluppare gli interessi nazionali, facendo ricorso alla guerra, saranno privati dei benefici del presente trattato"; la perdita dei benefici consistendo nell'esposizione dello Stato trasgressore alle ritorsioni individuali o collettive degli altri paesi. Inoltre, come sancito dall'Articolo II del trattato e come principio generale del diritto internazionale pattizio, la rinuncia alla guerra valeva esclusivamente nei rapporti reciproci tra gli stati contraenti ed era quindi privo di alcun valore verso quegli stati che erano rimasti fuori del trattato. Tutti i rappresentanti concordarono sulla necessità che fosse bandita la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti, ma, allo stesso tempo, stabilivano unanimemente che fosse impossibile rinunciarvi, poiché era il solo modo per difendersi da un attacco o da un'invasione, e si appellavano al diritto di ricorrere alla legittima difesa come norma di diritto consuetudinario. Il Tribunale Militare Internazionale, instaurato a seguito della Seconda guerra mondiale per giudicare i crimini nazisti poté esercitare la propria giurisdizione nel corso del Processo di Norimberga facendo riferimento proprio al Patto Briand-Kellogg quale base giuridica. L'articolo 6 dell'Accordo di Londra, istitutivo del Tribunale, aveva infatti definito crimine contro la pace: "la pianificazione, la preparazione, l'inizio o la conduzione di una guerra di aggressione o di una guerra in violazione dei trattati internazionali, di accordi e assicurazioni, o la partecipazione in un comune piano di cospirazione per il completamento di qualcuno dei precedenti. Il Tribunale, sulla base di quanto espresso in tale articolo e considerando che la Germania era tra gli stati che avevano ratificato il patto di Parigi, valutò quindi il ricorso tedesco alla guerra un crimine internazionale: il Tribunale sentenziò infatti che gli stati, ratificando l'accordo di Parigi, avevano incondizionatamente condannato il ricorso alla forza come 4

strumento politico, rinunciandovi così esplicitamente; ogni stato che, dopo aver ratificato il Patto, avesse fatto ricorso alla guerra, avrebbe commesso un crimine. Carta delle Nazioni Unite (1945) Lo Statuto (o Carta) delle Nazioni Unite è l'accordo istitutivo dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU). È un trattato e quindi, secondo le normative di diritto internazionale è vincolante per tutti gli Stati che lo hanno ratificato. Tuttavia, quasi tutti i paesi del mondo hanno ormai aderito all'ONU, per cui la sua validità è pressoché universale. Lo statuto comincia con un preambolo, vagamente somigliante al preambolo della Costituzione degli Stati Uniti. È composto da 111 articoli suddivisi in capitoli. • Capitolo I: definisce gli scopi delle Nazioni Unite. • Capitolo II: definisce i criteri di ammissione dei paesi. • Capitoli III-XV: descrivono gli organi delle Nazioni Unite e i loro compiti e poteri. • Capitoli XVI e XVII: descrivono l'integrazione delle Nazioni Unite con le normative di diritto internazionale. • Capitoli XVIII e XIX: descrivono le modifiche e la ratifica dello Statuto. È integrato dallo Statuto della Corte Internazionale di Giustizia, il cui funzionamento e organizzazione sono disciplinati dal capitolo XIV. Nella Carta bisogna distinguere le disposizioni relative all’uso della forza, che riguardano gli Stati individualmente considerati, da quelle relative al sistema di sicurezza collettiva che fa capo al Consiglio di sicurezza. Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (1948) «!Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.!» La Dichiarazione universale dei diritti umani è un documento sui diritti individuali, firmato a Parigi il 10 dicembre 1948, la cui redazione fu promossa dalle Nazioni Unite perché avesse applicazione in tutti gli stati membri. 5

Documento storico molto importante prodotto dagli Alleati sull'onda dell'indignazione per le atrocità commesse nella Seconda guerra mondiale, la Dichiarazione fa parte dei documenti di base delle Nazioni Unite insieme al suo stesso Statuto del 1945. Secondo gli Stati membri non democratici dell'ONU,la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani non è vincolante per gli Stati membri dell'organizzazione. Tuttavia ai diritti ed alle libertà in essa riconosciuti va attribuito un valore giuridico autonomo nell'ambito della comunità internazionale, dal momento che sono ormai considerati dalla gran parte delle nazioni civili. La Dichiarazione dei Diritti Umani è un codice etico di importanza storica fondamentale: è stato infatti il primo documento a sancire universalmente (cioè in ogni epoca storica e in ogni parte del mondo) i diritti che spettano all'essere umano. La dichiarazione è frutto di una elaborazione umana centenaria, che parte dai primi principi etici classico-europei e arriva fino al Bill of Rights (1689), alla Dichiarazione d'Indipendenza statunitense (4 luglio 1776), ma soprattutto la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino stesa nel 1789 durante la Rivoluzione Francese, i cui elementi di fondo (i diritti civili e politici dell'individuo) sono confluiti in larga misura in questa carta. Molto rilevanti infine, nel percorso che ha portato alla realizzazione della Dichiarazione, sono i Quattordici punti (del presidente Woodrow Wilson, 1918) e i pilastri delle Quattro libertà enunciati da Franklin Delano Roosevelt nella Carta Atlantica del 1941. La Dichiarazione universale dei diritti umani è composta da un preambolo e da 30 articoli che sanciscono i diritti individuali, civili, politici, economici, sociali, culturali di ogni persona. I diritti dell'individuo vanno quindi suddivisi in due grandi aree: i diritti civili e politici e i diritti economici, sociali e culturali. La Dichiarazione può essere suddivisa in 7 argomenti: 1 il preambolo enuncia le cause storiche e sociali che hanno portato alla necessità della stesura della Dichiarazione; 2 gli articoli 1-2 stabiliscono i concetti basilari di libertà ed eguaglianza (già sanciti dalla Rivoluzione francese) 3 gli articoli 3-11 stabiliscono altri diritti individuali; 4 gli articoli 12-17 stabiliscono i diritti dell'individuo nei confronti della comunità (anche qui rifacendosi a un dibattito filosofico che va da Platone ad Hannah Arendt); 6

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gli articoli 18-21 sanciscono le cosiddette "libertà costituzionali", quali libertà di pensiero, opinione, fede e coscienza, parola, associazione pacifica dell'individuo; gli articoli 22-27 sanciscono i diritti economici, sociali e culturali dell'individuo; i conclusivi articoli 28-30 stabiliscono le modalità generali di utilizzo di questi diritti, gli ambiti in cui tali diritti dell'individuo non possono essere applicati, e che essi non possono essere ritorti contro l’individuo.

Patti internazionali sui diritti umani (1966) Allorché la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo fu proclamata nel 1948 dall'Assemblea Generale, essa fu considerata come il primo passo nella formulazione di una futura "carta internazionale dei diritti dell'uomo", il cui valore fosse sia giuridico che morale. Nel 1976 - a tre decenni di distanza dall'impegno assunto dall'Organizzazione delle Nazioni Unite in questa vasta impresa - la "carta internazionale dei diritti dell'uomo" diventava una realtà grazie all'entrata in vigore di tre importantissimi strumenti: Il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, Il Patto internazionale sui diritti civili e politici, Il Protocollo facoltativo relativo a quest'ultimo Patto. I Patti obbligano gli Stati che li abbiano ratificati a riconoscere e progettare un'ampia gamma di diritti umani, mentre le disposizioni facoltative stabiliscono le procedure in base a cui i privati nonché gli stati possono presentare delle denunce in merito a violazioni dei diritti dell'uomo. L'incoraggiamento del rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali per tutti figura nello Statuto - documento storico che ha dato origine all'Organizzazione delle Nazioni Unite - tra i grandi fini dell'Organizzazione. Poco dopo la creazione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, il Consiglio economico e sociale e la sua Commissione dei diritti dell'uomo decisero che la prevista carta internazionale si sarebbe dovuta comporre di una dichiarazione di principi generali, di valore morale, di un patto distinto, che avrebbe dovuto avere forza vincolante per gli stati che l'avessero ratificato, e di disposizioni di attuazione. La Commissione, in un lasso di tempo assai breve, provvide alla redazione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, documento storico 7

che stabilisce i principi generali che regolano il rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Dalla sua adozione da parte dell'Assemblea generale, il 10 dicembre 1948, la Dichiarazione ha esercitato una vasta influenza nel mondo intero ed è stata fonte d'ispirazione per costituzioni e leggi nazionali, nonché per convenzioni relative a diversi diritti particolari. La Dichiarazione non aveva forza di legge al momento della sua adozione, ma, da allora, ha esercitato una notevole influenza sull'evoluzione del diritto internazionale contemporaneo. Dopo la proclamazione della Dichiarazione Universale, l'Organizzazione delle Nazioni Unite si cimentò in un compito ancora più arduo: tradurre i suddetti principi in disposizioni pattizie destinate ad imporre obblighi giuridici agli Stati che li avessero ratificati Successivamente emerse che due Patti, anziché uno solo, risultavano necessari: uno sui diritti civili e politici e l'altro sui diritti economici, sociali e culturali. Non fu facile raggiungere un accordo sull'enunciato di diritti che risultassero accettabili a tutti i popoli, a tutte le religioni, a tutte le culture e a tutte le ideologie rappresentate in seno all'organizzazione delle Nazioni Unite. I due Patti furono elaborati articolo per articolo dapprima in seno alla Commissione dei diritti dell'uomo, e successivamente alla Terza Commissione dell'Assemblea generale. Il 16 dicembre 1966, l'Assemblea adottava i Patti internazionali ed il Protocollo facoltativo. Doveva passare un altro decennio prima che i Patti venissero ratificati da un numero sufficiente di stati per la loro entrata in vigore. In effetti occorrevano per ciascuno di essi, 35 ratifiche (o adesioni). Essendo stato raggiunto tale numero, il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali entrava in vigore il 3 gennaio 1976. Il Patto internazionale sui diritti civili e politici, nonché il Protocollo facoltativo ad esso connesso (già ratificato da 10 paesi, ossia il numero minimo di ratifiche richieste per la sua entrata in vigore) entravano in vigore il 23 marzo 1976. Ogni paese che abbia ratificato il Patto relativo ai diritti civili e politici s'impegna a far sì che i suoi abitanti siano protetti per legge contro ogni trattamento crudele, inumano o degradante. Esso riconosce il diritto di ogni essere umano alla vita, alla libertà, alla sicurezza della sua persona e al rispetto della sua vita privata. Il Patto vieta la schiavitù, garantisce il diritto ad un processo equo e protegge gli individui contro ogni arresto o detenzione arbitraria. Esso riconosce la libertà di 8

pensiero, di coscienza e di religione, la libertà di opinione, di espressione e di associazione, il diritto di riunione pacifica e di emigrazione. Ogni paese che ratifichi il Patto sui diritti economici, sociali e culturali riconosce che ha il dovere di favorire il miglioramento delle condizioni di vita dei suoi abitanti. Esso riconosce il diritto di ogni persona al lavoro, ad un equo salario, alla sicurezza sociale, ad un livello di vita adeguato - mettendolo in particolare al riparo dalla fame - nonché alla salute e all'istruzione. Esso si impegna altresì a garantire ad ogni persona il diritto di costituire con altri dei sindacati e di aderire a sindacati di sua scelta. Le disposizioni dei Patti ricalcano, in linea generale, i diritti enunciati nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Tuttavia, i due Patti contengono un'importante disposizione che non figurava nella Dichiarazione: quella che enuncia il diritto che hanno tutti i popoli all'autodeterminazione ed al pieno e libero utilizzo delle proprie ricchezze e risorse naturali. Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU: 1950) La CEDU è considerata il testo centrale in materia di protezione dei diritti fondamentali dell'uomo perché è l'unico dotato di un meccanismo giurisdizionale permanente che consenta ad ogni individuo di richiedere la tutela dei diritti ivi garantiti, attraverso il ricorso alla Corte Europea dei diritti dell'uomo, con sede a Strasburgo. La Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU o C.E.D.U.), al 2004 è stata ratificata da 47 paesi aderenti al Consiglio d’Europa (non tutti appartenenti all’unione europea) , tra cui i quindici membri dell'Unione Europea. Con la CEDU, ogni Stato si è obbligato al rispetto dei diritti garantiti dalla stessa Convenzione nell'ambito del proprio ordinamento giuridico nazionale ed a favore di qualunque persona, senza distinzioni di alcuna specie, come di sesso, di razza, di colore, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di appartenenza a una minoranza nazionale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Tra i più importanti divieti a carico degli Stati: la tortura e le pene o trattamenti inumani o degradanti, la schiavitù, la servitù e il lavoro forzato, nessuna pena senza legge, la retroattività delle leggi penali, le discriminazioni nel godimento dei diritti e delle libertà 9

garantiti dalla Convenzione, l'espulsione da parte di uno Stato dei propri cittadini, l'espulsione collettiva di stranieri, l'imprigionamento per debiti, l'abuso del diritto, la pena di morte. Articolo Articolo Articolo Articolo Articolo Articolo Articolo Articolo Articolo Articolo Articolo Articolo

1 - Obbligo di rispettare i diritti dell’uomo. 2 - Diritto alla vita 3 - Divieto della tortura. 4 - Divieto di schiavitù e del lavoro forzato. 5 - Diritto alla libertà ed alla sicurezza. 6 - Diritto ad un processo equo. 7 - Nessuna pena senza legge. 8 - Diritto al rispetto della vita privata e familiare. 9 - Libertà di pensiero, di coscienza e di religio...


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