Cartoon educativi e immaginario infantile PDF

Title Cartoon educativi e immaginario infantile
Course Pedagogia della famiglia
Institution Università degli Studi di Firenze
Pages 27
File Size 557.9 KB
File Type PDF
Total Downloads 125
Total Views 181

Summary

CARTOON EDUCATIVI E IMMAGINARIO INFANTILEParte prima. Dalla letteratura per l’infanzia al cartoon.Capitolo 1 – Nell’avventura dei linguaggi della letteratura infantile: dal Settecento aoggi (Cambi)1. Una storia di tre secoliLa letteratura infantile nasce nel 1744 col “pocket book” di Newbery pubblic...


Description

CARTOON EDUCATIVI E IMMAGINARIO INFANTILE Parte prima. Dalla letteratura per l’infanzia al cartoon.! Capitolo 1 – Nell’avventura dei linguaggi della letteratura infantile: dal Settecento a oggi (Cambi) 1. Una storia di tre secoli La letteratura infantile nasce nel 1744 col “pocket book” di Newbery pubblicato in Inghilterra, ma già nel 1719 aveva visto il testo del Robinson parlare anche ai ragazzo, attraverso l’avventura.! Restano attive le fiabe narrate a viva voce nell’ambiente domestico, mentre le “fate meravigliose” verranno raccolte in ventimila pagine prima della Rivoluzione. " Prenderà sempre più corpo il “racconto morale” con fini pedagogio-educativi, con testi tratti dalle tradizioni orali e da culture diverse, ponendo al centro figure storiche o d’invenzione.! Il racconto morale si impone infatti come medium formativo per l’infanzia borghese e poi popolare.! In questo secolo nasce il romanzo di formazione che avrà uno sviluppo complesso nel corso dell’Ottocento. Nel 1796 esce il Wilhelm Meister di Goethe che inaugura questa forma testuale, ripresa poi per adulti e per ragazzi. " Per adulti si può pensare a: " • Orgoglio e pregiudizio (1813), Austen " • Il rosso e il nero (1830) Stendhal " • L’educazione sentimentale (1869) Flaubert ! Per i ragazzi si pensa a: " • Le avventure di Pinocchio (1883) Collodi " • I racconti mensili “Cuore” (1886) De Amicis " Questi testi fino al pieno Ottocento sono scritti e basta, senza illustrazioni. Sarà nel secondo Ottocento che l’immagine entrerà con forza nella letteratura per l’infanzia. Così nasce una testualità per l’infanzia più articolata e complessa, viva a livello internazionale e con effetti creativi nell’integrazione della scrittura e dell’immagine. !

2. Sviluppi della testualità L’Ottocento vede quindi una crescita innovativa del testo per l’infanzia, tra articolazione tematica e attivazione tra scrittura e immagini di una testualità polimorfa e complessa, che affina la stessa lettura e la rende più avvincente.! Si pensi a Pinocchio: le immagini create da Mazzanti e Chiostri o Mussino o la Cavalieri, Faorzi, Innocenti hanno sollecitato una lettura integrata capace di render ancora più fine la lettura del testo.! Il caso-Vamba è diverso: è l’autore stesso a illustrare il Giornalino. Disegni posti a commento diretto dell’azione narrata. Viene promosso l’uso dell’immagine come testimonianza diretta.! Nell’Ottocento nascerà anche la stampa periodica per ragazzi (es: “Il giornale per i bambini”, Giornale illustrato per ragazzi”, “Corriere dei piccoli”, “Giornalino della domenica”) dove via via l’immagine si sviluppa e si sofistica, si fa più protagonista. Si afferma così una rivoluzione testuale che farà da scuola e che il XX secolo erediterà a pieno, rendendo l’editoria per ragazzi un vero crossover che si caratterizza per “l’accavallamento dei codici di genere”. "

3. Ancora sulla stampa periodica per ragazzi La cosiddetta “paraletteratura” infantile che unisce linguaggi diversi (dal verbale all’iconico, alle immagini in movimento) ha avuto nel corso del XX secolo una crescita esponenziale perché causate dallo sviluppo delle forme comunicative e delle tecniche della stampa; dal varo di nuove tecnologie estetico-comunicative, come il cinema, poi la TV e il computer; dall’avvento di società

1 di 27

ora democratiche ora totalitarie che investono nell’educazione sia come conformazione sia come formazione personale, partendo dai più giovani. In tutti i testi resta presente il principio della narratività che articola storie con protagonisti tipicizzati che si fanno “icone” di massa e riferimento ideale per i lettori. A partire dal regime fascista questa tipologia di stampa si fece sempre più centrale: nel 1923 prese il via “Il giornale del Balilla” intriso dell’ideologia del regime. Nel 1937 nacque “Il Vittorioso” di ispirazione cattolica. Giornalini di tipo cattolico “Topolino” della Disney attivo già dal 1931 e “L’intrepido” Dagli anni Sessanta in poi ci saranno più proposte anche di “fumetto nero” come Diabolik. Escono poi testate per adulti e ragazzi che fanno epoca: da Linus a Mafalda, poi Lupo Alberto, Dylan Dog o L’Uomo Ragno. Più tardi escono le graphic novel ovvero i romanzi a fumetti. Entrano con forza i testi americani e giapponesi (spesso maliziosi, allusivi, infarciti di parolacce) o come i manga (che esaltano virtù come l’onore, la lealtà, il coraggio fino al sacrificio di sé). " La critica letteraria prende coscienza di un mutamento e si impegna a decifrare forma e contenuto di questi testi di massa (Eco e Spinazzola). Con la TV entrano in gioco i cartoon, poi i videogiochi.! Il cartoon o animated cartoon nasce agli inizi del Novecento ed ebbe subito uno sviluppo straordinario, che lo affermò come nuova forma di comunicazione per l’infanzia: potente e intrigante e condizionante proprio attraverso l’uso dell’animazione. Dalla sua diffusione sempre più ricca si è imposta la Media Education come analisi e riflessione sui media, da sviluppare sia a casa sia a scuola. "

4. Il predominio dei cartoon Nel 1908 escono le Fantasmagorie di Cohl, seguite da Popwye nel 1915, da Gatto Felix nel 1917, da Mickey Mouse nel 1928.! La Walt Disney ne farà un “buisness mondiale” con i cicli di Heidi (più sentimentale), di Goldrake o Mazinga (personaggi dotati di poteri straordinari) fino a Arsenio Lupin (più poliziesco). Dal Giappone arrivano i manga, seguiti via via dai videogiochi. Oggi via tablet sono i testi più seguiti dai bambini, conquistati dalle guerre stellari, dalle figure fantastiche, da situazioni di conflitto e di gara anche violenti. " Il mercato librario ha lanciato nel corso della seconda metà del XX secolo e soprattutto negli ultimi decenni, col fantasy, una nuova forma narrativa di successo anche presso i ragazzi, si pensi ad Harry Potter diventato un eroe planetario. Tutto ciò ha stimolato atteggiamenti “controfattuali”, di libera immaginazione, di passato-ripensato, di futuro-possibile, che di fatto stimolano un pensiero alternativo. C’è quindi il bisogno del maturarsi di una coscienza pedagogica che investa tutte le forme e i mezzi di comunicazione per l’infanzia, in modo da saperli dosare e integrare l’uno con l’altro e correggerne le parzialità e nutrendo le giovani generazioni di un’idea di narrazione che sappia gustare e capire i diversi codici. "

Capitolo 2 - Cartoon per la prima infanzia e educazione tra rischi e opportunità: espliciti e impliciti pedagogici (Di Bari) 1. Svelare gli impliciti e farsi fan e critici dei cartoon per l’infanzia Oltre ad essere uno dei testi chiave per la storia della semiologia, uno dei messaggi più efficaci del testo Mythologies di Ronald Barthes consiste nell’invitare ogni critico a farsi prima di tutto “fan” dell’oggetto del suo studio. Raccomandazione che farà sua anche Len Masterman, il padre della Media Education, durante gli anni ’80 sostiene che non si può comprendere realmente un oggetto di studio, se non si assume anche il punto di vista dell’ammiratore, andando però poi a comprenderne realmente le strutture e le funzioni, gli impliciti e i nascosti. Egli aggiunge anche che tra gli oggetti di studio nella scuola dovrebbero esserci anche testi veicolati dal medium televisivo.! Gli studi in vari ambiti disciplinati sui programmi educativi si sono diffusi sia negli Stati Uniti, analizzando “Sesame Street”, sia in Italia, analizzando l’ “Albero Azzurro” e la “Melavisione”. I cartoon per l’infanzia costituiscono testi che ospitano numerosi stereotipi, che ambiscono a finalità commerciali e che obbediscono a logiche crossmediali legate al marketing. Inoltre se fruito in ogni momento della giornata anche il più educativo dei cartoon potrebbe finire per sottrarre esperienze concrete ai bambini, riducendo le forme di gioco tradizionale e le relazioni con gli altri. Negli anni ’10 del nuovo Millennio si possono trovare cartoon come Peppa Pig, Masha e Orso, PJ Masks, Pocoyo, Sam il Pompiere, Dora l’esploratrice, 44 gatti, Mini Cuccioli ecc.. .!

2 di 27

A farsi “fan”, come diceva Barthes, dovrebbe essere la pedagogia, chiamata a non demonizzare ma a conoscere per poi sottoporre i cartoon al suo sguardo critico e alla sua analisi, capace di nutrirsi delle scienze dell’educazione e di coordinarle efficacemente.! È significativo l’approccio, di Rodari, che suggerisce di liberarsi di pregiudizi personali, cercando di valutare cosa sia per un bambino l’esperienza dei cartoon.! Il primo fan dovrebbe essere il genitore, chiamato a non lasciare il bambino da solo davanti allo schermo, ma con il compito di capire quali siano i contenuti e le forme del cartoon, facendo in modo che la fruizione della televisione non sia l’esito ultimo, ma sia il pretesto per poi giocare, rielaborare, far viaggiare la fantasia. "

2. Le trasformazioni del cartoon nell’era della televisione digitale Il cartoon sin dagli anni ’80 è stato identificato come uno dei testi più utili per svolgere attività di Media Education, finalizzate a svolgere un’ analisi semiologica dei suoi linguaggi, a produrre riflessioni sociologico- critiche e anche a favorire un utilizzo creativo e dunque a potenziare i linguaggi espressivi.! La svolta della Children Television è portata dalla nascita dei canali tematici per l’infanzia, specialmente per bambini in età prescolare. " John Ellis divide la storia della televisione in tre tappe, caratterizzate da una crescente disponibilità di contenuti: età della scarsità, età della disponibilità, età dell’abbondanza. "

• Età della scarsità = periodo che va dalle prime trasmissioni fino a metà degli anni ’70. Il regime

di monopolio pubblico che caratterizzava la maggior parte degli Stati europei favoriva la realizzazione di contenuti con un esplicito intento pedagogico. la situazione italiana a riguardo è stata definita da Eco, il quale nel delineare le caratteristiche della “paleotelevisione” riconosce alla televisione italiana tra il 1954 e la fine degli anni ’70 un ruolo di divulgazione culturale, nella triplice missione di informare, educare e divertire. In questi anni la televisione prevede una distinzione tra i generi dei propri contenuti e appuntamenti fissi. "

• Età della disponibilità = corrisponde alla diffusione in Europa della televisione privata

commerciale. Definizione di “Neo-televisione”, epoca caratterizzata dalla diffusione dei canali commerciali, i quali finalizzano i loro programmi con i proventi delle pubblicità e che pertanto pongono come obiettivo primario dei loro contenuti la massimizzazione degli ascolti. Negli anni ’80 si passa dalla “TV per ragazzi” alla realizzazione di “programmi contenitore” che hanno produzioni provenienti dal mercato internazionale. Il contesto italiano ed europeo degli anni ’80 assomiglia al modello statunitense, denunciato da Postman, per il quale la televisione è responsabile della “scomparsa dell’infanzia”, ovvero del sentimento faticosamente costruito a partire dalla diffusione della stampa nel XV secolo: rivolgendosi in modo indistinto all’adulto come al bambino, essa avrebbe provocato l’adultizzazione del bambino e l’infantilizzazione dell’adulto. "

• Età dell’abbondanza = prende avvio negli anni ’90 grazie alla diffusione delle nuove tecnologie

capaci di aumentare gli spazi disponibili per diversificare l’offerta. In un primo momento durante gli anni ‘90 in Italia si diffondono programmi e spazi dedicati alla prima infanzia (L’Albero Azzurro, Melavisione), prima attraverso la pay-TV satellitare e poi grazie allo switch off dal segnale analogico a quello digitale del 2012, poi l’offerta si sposta dalla televisione generalista ai canali tematici. !

Ellis parla della sua analisi negli anni 2000, e adesso 20 anni dopo si può parlare di una quarta fase che possiamo definire come “età della sovrabbondanza”. "

• Età della sovrabbondanza = oltre alla presenza crescente di canali tematici, sia a pagamento che gratuiti, adesso c’è la possibilità di vedere i contenuti in on demand, ovvero senza che l’utente debba seguire il “flusso televisivo”, ma andando alla ricerca dei contenuti e dunque scegliendo liberamente cosa guardare. "

Le tre fasi di Ellis non sono da leggere ne in chiave negativa ne in quella positiva. La moltiplicazione di offerta può essere letta con ottimismo, il poter scegliere può essere una cosa favorevole. Al tempo stesso tutta l’abbondanza corre il rischio di invadere la vita dell’infanzia,

3 di 27

togliendo spazio ad altre attività. La troppa libertà di scelta porta l’utente a scegliere sempre i soliti contenuti senza scoprire la varietà di contenuti a disposizione. C’è quindi bisogno di adulti attenti, attivi e critici, intenzionati a decantare le potenzialità di quei linguaggi. "

3. Il ruolo dell’adulto per mediare i cartoon nella prima infanzia La diffusione dei canali tematici per l’infanzia presenta anche una serie di rischi. Uno può essere il fatto che l’adulto potrebbe pensare che questi contenuti possano essere fruiti in autonomia.! Perché si dovrebbe pensare che il libro abbia bisogno dell’adulto per essere letto mentre il cartoon non necessiti della presenza dell’adulto?" Ad un primo livello, le risposte possono sembrare scontate, infatti, nel testo televisivo il bambino riesce a fruire la storia e a concentrare la propria attenzione senza che sia necessaria alcuna spiegazione da parte dell’adulto.! Ad un secondo livello, si può riflettere come il bambino, da solo con il libro riesca ad intrattenere un rapporto attivo, riesca a non strappare le pagine, ma che cerchi, da quando inizia la verbalizzazione, di ripetere la narrazione della storia. " La presenza di un adulto può portare il bambino a interiorizzare certe regole, come la visione di un numero limitato di episodi in serie, per poi provare a fare riflessioni su ciò che si è visto, ma anche promuovere collegamenti rispetto alle esperienze vissute o a giocare a partire dai contenuti del cartoon attraverso disegni o attraverso forme di gioco simbolico. "

Parte seconda. I cartoon del “piccolo schermo”.! Capitolo 3 – Lo schermo a colori: policromie di significato. Quando il cartone animato diventa intenzionalmente educativo (Luana Di Profilo)! A partire dalla fine del ‘900 e gli inizi del nuovo millennio, compare sulla scena televisiva un panorama cartonografico completamente mutato rispetto a quello che aveva caratterizzato gli anni ’50-’90. L’impatto con il nuovo creò una forma di rigetto. Tuttavia, evitando di assumere un atteggiamento conservatore e tradizionalista si è deciso di procedere osservando con sguardo indagatore questa nuova tipologia di cartone animato, studiandola con un metodo descrittivofenomenologico che prende l’avvio dall’atto metodologico dell’epoché. " Nella nuova tipologia di cartone animato si intravedono delle grandi potenzialità educative e didattiche, tali da potersi raggruppare in un altro genere di cartoni animati, quelli propriamente detti come cartoni animati didattico-educativi, aventi una precisa intenzionalità educativa.! Questa nuova generazione di cartoni animati, anticipata da cartoni con qualità educative come la serie francese Siamo fatti cosi (Esplorando il corpo umano) sul finire degli anni ’80, si poneva con una chiara, evidente ed esplicita intenzionalità didattico-educativa, che andava al di la della semplice riproposizione a colori dell’immagine del mondo in essi contenuta. in questi nuovi cartoni animati si parlava in inglese, si suonavano strumenti, si ascoltava Jazz, Blues, Mozart, Bach, si discuteva di metodo logico-deduttivo, di metodo scientifico, di logica e di matematica mentre contestualmente si proponeva una diversa immagine di mondo, fondata sui valori dell’inclusione e dell’integrazione, dell’assenza di ogni forma di discriminazione. La differenza veniva inclusa in una nuova immagine di mondo all’interno delle storie, delle trame, nei viaggi fra le culture, nelle relazioni e nei vissuti quotidiani.! Ebbe inizio un lungo periodo di osservazione fino alla formalizzazione finale nel 2012 con il saggio Guardiamo un cartone? I cartoni animati didattico-educativi: “intrattenere educando”. A questa pubblicazione seguirono diverse sperimentazioni empiriche.! Pensiamo al saggio Cattiva maestra televisore di Karl Popper dove si sottolineava gli effetti deleteri di un uso indiscriminato della televisione, specie per quello che concerne i programmi o i cartoni animati messi sotto accusa per il loro potere di creare, modificare e plasmare intere rappresentazioni interiori di realtà, esplicitando i pericoli insiti nella divulgazione di immagini violente e non consone ad un pubblico infantile, ma pensiamo anche alle riflessioni sulla televisione di Hans Georg Gadamer che vedeva nella televisione “una catena che tiene in stato di soggezione l’umanità” attraverso il potere assoluto dell’immagine.! Così come le analisi di Postman quando ne La scomparsa dell’infanzia denunciava una pericolosa regressione nella concettualizzazione dell’infanzia la quale stava subendo una preoccupante e

4 di 27

deleteria inversione di tendenza, fino alla sua scomparsa, dovuta a una forma contemporanea e reiterata di negazione invisibile e sottile dell’infanzia, com’era stato fino al Medioevo.! Degne di nota sono le considerazioni di Giovanni Sartori che nel saggio Homo videns. Televisone e post- pensiero metteva in guardia circa i possibili effetti della televisione sul piano cognitivo e intellettuale.! Ma la TV fa davvero male?! Proprio in ragione alle numerose riflessioni sul potere deleterio della televisione, la televisione, in particolare quella per bambini, ha subito negli anni una profonda trasformazione in senso positivo, richiamandosi alla necessità di fare della televisione uno strumento che unisse la sua vocazione all’intrattenimento a quella dell’educazione, sul modello di contenuti culturalmente elevati com’era stato l’esempio virtuoso del Maestro Alberto Manzi nella trasmissione Non è mai troppo tardi (programma trasmesso dalle reti RAI, fra il 1960 e il 1968, grazie al quale milioni di persone, da casa, hanno potuto apprendere a leggere e a scrivere).! La televisione appare come rappresentazione dei diversi modelli culturali dominanti, e come fenomeno sociale e culturale complesso da rileggere nell’ottica di una pluralità ermeneutica e fenomenologica data dai diversi punti di osservazione da cui essa viene osservata, analizzata e studiata. Tutti i contenuti che passano attraverso la televisione sono potenzialmente educativi o diseducativi. In ogni cultura e in ogni società i mass media suggeriscono un immagine del mondo, dell’uomo e della realtà che diventano veri e propri modelli impliciti etici e antropologici, unitamente a promuovere la nascita di un immaginario collettivo condiviso e diffuso che assume oggi i connotati della globalità. " Invece di decidere se la televisione faccia bene o male ai bambini, l’attenzione deve spostarsi sui contenuti che la televisione trasmette e sulle precise modalità di trasmissione utilizzate.! Come sottolineato da Dafna Lemish si evidenziano gli effetti della televisione sui meccanismi di attenzione, posti alla base della capacità anche di apprenderne i contenuti. Vengono quindi descritte diverse forme di attenzione, un’attenzione reattiva (lo spettatore è attratto dalle caratteristiche formali della televisione: elementi visivi, la prossemica, elementi audio, musiche, effetti sonori), un’ attenzione attiva (condizionata dai contenuti proposti, dagli schemi cognitivi e dalle conoscenze già acquisite, nonché dall’ambiente in cui viene fruito il contenuto televisivo, possibilmente in presenza di genitori o di adulti di riferimento). " Gli studi citati da Lemish dimostrano che l’attenzione dei bambini si intensifica in presenza di una programmazione che corrisponda alle loro possibilità cognitive e alla loro struttura emotiva. Essi mostrano una spiccata propensione per i programmi dove vi siano musica, ritmo, colori, personaggi dai tratti armoniosi e con voci infantili, volti sorridenti e gioiosi e con grandi occhi. L’attenzione aumenta di fronte a cose nuove, perché implica uno sforzo di maggiore apprendimento.! Anna Olivero Ferraris in TV per un figlio notava che i buoni programmi per bambini potessero rappresentare delle grandi occasioni di apprendimento, special...


Similar Free PDFs