L immaginario-contemporaneo PDF

Title L immaginario-contemporaneo
Course Sociologia dell'educazione
Institution Università degli Studi Roma Tre
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L'immaginario contemporaneo. La grande pro-vocazione delle serie tv...


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L’IMMAGINARIO CONTEMPORANEO LA GRANDE PRO-VOCAZIONE DELLE SERIE TV INTRODUZIONE La grande pro-vocazione Per lungo tempo il pensiero sociologico ha considerato principalmente i fatti, le regolarità, gli aspetti razionali delle dimensioni socio-individuali, rivolgendo scarsa attenzione ai fattori extra-razionali. Fin dai suoi esordi si è mossa tra due paradigmi teorici: I. positivista-oggettivista – interessato all’individuazione di leggi nomotetiche; – i fenomeni sociali non sono riducibili alle idee o alle motivazioni soggettive e di conseguenza sono considerati tendenzialmente prevedibili; – corrisponde a una metodologia quantitativa che si configura sul controllo, più che sulla verifica, delle ipotesi formulate nella fase di avvio dell’indagine. II. umanistico-soggettivista – legato alla metodologia qualitativa; – l’agire umano ha una sua creatività; – ogni fenomeno deve essere ricondotto alle cause microscopiche che l’attivano e non chiuso in modelli analitici rigidi, perché è il risultato di orientamenti valoriali, azioni, credenze e decisioni. Nella sociologia quel che conta all’inizio del suo percorso di ricerca è l’atteggiamento di curiosità del ricercatore e il suo bisogno di trovare alcune condizioni probabili “del darsi di un fenomeno” secondo un dato punto di vista (Weber). Nell’ambito sociologico, nel momento in cui si è constatato un certo fallimento delle potenzialità ordinatrici della razionalità si è avvertita l’esigenza di adottare un approccio investigativo della realtà fenomenica non asetticamente descrittivo. Per cercare di comprendere le relazioni tra fatti, a volte dissimili tra loro, e dare delle risposte a una serie di quesiti storicamente maturi, i sociologi sono più propensi a giovarsi dell’immaginazione sociologia, di una metodologia non esplicita, perché: • più votati nella direzione della scoperta anche casuale, • inclini ad utilizzare, sul piano empirico, strumenti di rilevazione meno legati alle evidenze statistiche per accreditare scientificamente le loro indagini. In questa prospettiva di analisi meno ingessata, l’immaginario ha acquisito un suo statuto scientifico come dimensione interpretativa al pari di altri luoghi sociologici. Attraverso lo studio della produzione del fantastico, come campo osservativo privilegiato di determinati aspetti culturali, si può tentare di decodificare dinamiche contemporanee. La sfera dell’immaginario ha un ruolo importante nel dare un senso alla realtà umana: “la verità non è restringibile al campo dei numeri, dei concetti, delle idee, ma è qualcosa di più ampio”. Il mondo dell’immaginario può facilitare la lettura sociologica della complessa realtà fenomenica che sfugge alle generalizzazioni, alle tecniche di ricerca standard e alle gabbie costrittive sistemico-funzionalistiche. Ogni linguaggio immaginativo è in grado di sottolineare i nuovi scenari simbolici che avanzano, le parti nascoste della forma mentis socio-individuale e l’iter semantico trasformativo che interessa alcu ne categorie fondamentali del pensiero e dell’etica: bene, male, identità, libertà, tempo, eternità. Dall’altra parte possono anche aiutare a far luce sulla resistenza alle variazioni di forme culturali tradizionali, di archetipi permanenti. Non a caso, l’immaginario si costruisce per stratificazione e appare strutturato come una miscela di arcaico e tecnologico, all’insegna di una variabilità accelerata. Ogni zona geografica, ogni stagione storica e ogni cultura hanno condizionato le molteplicità delle manifestazioni della vita, le rappresentazioni della realtà e l’immaginario. Esempio che apparentemente potrebbe risultare immune da qualsiasi modificazione esterna: l’esperienza mistica sembra non essere condizionata dai cambiamenti perché salta qualsiasi mediazione e ogni legame sociale, ma in realtà li subisce. Pur se le modalità espressive sono legate alla dimensione interiore dell’individuo, esse sono anche l’esito di un continuo scambio tra individuo e collettività, perché la società fornisce al vissuto mistico i sistemi, la materia, i dati oggettivi, i dogmi e i gesti che corrispondono a una precisa epoca storica. La sociologia, come altre discipline, ha fatto uno sforzo di interpretazione di questa mutevolezza al fine di spiegare fenomeni opachi ed enigmatici che possono essere colti anche grazie all’immaginario. Esso riflette, più della realtà ordinaria: • trasformazioni simboliche, • ricordi, • sogni, • leggende, • fantasmi, • miti, • paure rispetto al dolore, al nulla, al silenzio di Dio di fronte al male e all’inammissibile/impensabile/insopportabile pensiero della morte. A guardare l’ultima produzione filmico-televisiva, la sensibilità immaginativa pone in luce una sorta di ibridazione tra razionale e irrazionale, valori e disvalori, orizzonti senso e non-senso, moderno e post-moderno,

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grandi narrazioni e cronache estemporanee, variabilità e stabilità, umanesimo e post-umano. A partire dal fatto che l’immaginario può essere una preziosa via interpretativa del mutamento continuo, del tessuto sociale e del particolare vissuto biografico, si è portata avanti una riflessione su alcune fiction, perché si ritiene che consentano di isolare dei fondamentali elementi culturali. Serie tv prese in considerazione: Le regole del delitto perfetto, Breaking Bad, Legends, The Fall, Mad Man, Homeland, House of cards, Game of thrones, I Soprano, West Word, Tin Star, Falling Skies, Walking dead, Limitless, The man in the hight Castle. Analizzate in modo interdisciplinare da Alessandra Caneva, Francesca Orlando, Claudia Caneva e Cecilia Costa. – Alessandra Caneva: tiene conto della visione morale dell’autore della storia, spesso sottovalutata, che può risultare una chiave di lettura “delle nuove tragedie del nostro tempo”. – Francesca Orlando: si sofferma sull’importanza della narrazione come forma di comunicazione simbolica; sul tramonto della figura paterna e sulle problematiche che può attivare (capacità di definire dei limiti e disturbo borderline di personalità). Inoltre, sottolinea il sovvertimento narrativo tradizionale: oggi il personaggio principale, pur se mediocre, anaffettivo e privo di senso etico, viene eletto a personaggio vincente. – Claudia Caneva: analizza il fenomeno delle serie tv con una prospettiva interdisciplinare tra filosofia, antropologia ed estetica, cercando di comprendere quanto questa nuova forma d’arte incida sull’esperienza umana. Secondo Caneva le serie costruiscono discorsi filosoficamente rilevanti e sembra aiutino a capire più in profondità il mondo in cui viviamo. Propone una riflessione sull’esigenza di dover ridefinire alcuni concetti filosoficamente rilevanti alla luce di una sempre più possibile “esperienza senza realtà”. Analizza quali contenuti antropologici emergono e a quali dinamiche consumistiche co-rispondono. – Cecilia Costa: analizza queste serie tv, mettendole in parallelo con altre narrazioni filmiche, letterarie, sociologiche e artistiche del passato e del presente. Interessata al significato idiografico e al “carattere problematico e storico” della cultura e della vicenda umana. La poetica televisiva sembra svincolata dai codici valoriali tradizionali e appare più incline a delineare le condizioni di un nuovo ordine culturale. In alcune fiction viene messa in discussione la stessa cifra dell’umano e si intravede una tendenza al post-human. La macchina da presa si avventura indisturbata al di là dell’umano. Non è la tecnologia al cospetto della quale l’uomo è un essere antiquato, si tratta invece di una idea nuova e allo stesso tempo antica come il mondo: l’uomo come desiderio di essere sempre sulla soglia, al di là del confine, per guadagnare un’unione più profonda con il tutto. Il postumanesimo supera ogni confine e l’umano non è più l’espressione dell’uomo. Sembra che il post umano sia un annichilimento dell’essenza dell’uomo. In alcune serie televisive di oltreoceano è messa in discussione la stessa identità dell’umano. L’IMMAGINARIO COME APPROCCIO SOCIOLOGICO ALLA COMPLESSITÀ CULTURALE CONTEMPORANEA Premessa La vicenda della modernità si configura come un dinamico e perenne movimento di cambiamento. Nella modernità avanzata si sta consumando un’alterazione di stato della società, al seguito di una molteplicità di fenomeni interdipendenti: • disincantamento • individualismo • smantellamento assetti normativo-valoriali • digitalizzazione Oltre a favorire l’innovazione scientifico-tecnologica le libertà individuali e i processi di razionalizzazione hanno portato a una maggiore complessità culturale, alla dissolvenza delle grandi narrazioni, al sentimento di rottura individuale dell’equilibrio sociale, alle sensazioni di rischio e alla concentrazione temporale in un presente esteso, che producono effetti vistosi nel tessuto socio-culturale e nelle biografie soggettive. Il “venir dopo”, che la post modernità esprime, esalta il presente eleggendolo a criterio dominante dell’esistenza e a unica eternità. La contemporaneità è insidiata da imprevisti processi di contro-tendenza. Da più parti è stata sconfessata l’idea di un’ineluttabile nesso tra razionalità e modernità. Si assiste ad una presa di distanza dal mito della ragione elevata al rango di divinità o di potenza rivoluzionaria (Weber). A partire dalla tesi weberiana dell’etica protestante come motore del capitalismo, si sono individuate nello spirito calvinista un’emotività e un’ansia individualista. Sulla base di questa convinzione, si è asserito che l’ascetismo dei primi calvinisti abbia fornito le premesse al narcisismo moderno e favorito l’odierna enfasi sulla dimensione “onirico-consumistica” della vita. Alcuni studiosi, invece, hanno sostenuto che i presupposti narcisisti e la strutturazione di una personalità rifugio sono il riflesso della supremazia del privato sul pubblico e della pervasiva logica del consumo che invade tutti gli spazi del sociale e le sfere del vissuto individuale perché ormai eletto a categoria “esistenziale”. Il consumo è un fenomeno che non si esaurisce nell’acquisto di oggetti, ma favorisce ogni forma consumistica materiale e immateriale: emozioni, esperienze, informazioni, immaginario, identità, esistenza. C onsumando, l’attore sociale costruisce anche se stesso. La dialettica tra individuo-società, istituzioni e autolegislazione soggettiva, processi culturali e esperienze dei singoli, sollecita i sociologi a fare un ulteriore sforzo interpretativo per diversi motivi:

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1. le scelte degli attori sociali si esplicano in un quadro socio-istituzionale che non dispone più di una sua unitarietà e coerenza capace di contenere e ricomporre le esperienze; 2. l’alto grado di plasticità della composizione culturale e biografica; 3. l’ambivalente attrazione della mentalità post-moderna sia verso la tecno-razionalità e sia verso il mitico, il fantastico e il magico. Nell’ambito del consumismo è manifesta l’offerta di scenari fantastici. L’immaginario si è fatto pervasivo, creando uno strano connubio tra realtà e narrazione irreale, per non parlare della sovrapposizione che si sta consolidando sopratutto tra i giovani, tra il mondo on line e il mondo off line. Nell’odierno orizzonte culturale si sta profilando una contrapposizione del tutto inedita tra lo spazio sociale concreto, lo spazio estetico e il cyberspazio. Questi ultimi due, essendo molto astratti, appaiono più confacenti a soddisfare l’attuale vocazione soggettiva e intellettuale al rinnegamento degli “imperativi categorici”, all’ampliamento delle possibilità espressive immaginative e delle tendenze edonistico-consumistiche. In ragione di questa situazione complessa si sente l’esigenza di trovare ispirazione sociologica in altri ambiti del sapere. In modo profetico, quasi tutti i fondatori della sociologia hanno fatto ricorso alla letteratura, prendendo spunti teorico-evocativi da Goethe, Cervantes o Musil, per “guardare al di là di ciò che appare” e per scandagliare “quello che non è razionale”. Risulta utile avvalersi della sociologia dell’immaginario, perché favorisce una rilevazione di “profondità” e offre un punto di vista trasversale, giacché riesce ad entrare nelle pieghe dei fenomeni tra loro più diversi. Le immagini possono essere considerate la matrice rappresentativa delle idee. I sociologi mettono in campo percorsi di analisi che non si fermino alla descrizione di un dato fenomeno, ma che mirino ad interrogarsi sulle sue aporie e sugli elementi extra-razionali della sua composizione. La crisi antropologica, culturale, biografica, rende al tempo stesso necessario e difficile comprendere l’estrema disomogeneità e moltiplicazione delle espressioni sociale e dei comportamenti individuali. Come aveva colto Lukàs per l’arte impressionista, sembra di assistere a una reazione soggettiva sociale contro le categorizzazioni e a una rivendicazione di libertà da ogni codice, valore e norma. Sembra quasi di cogliere nello spirito ribelle di molti atteggiamenti, le pennellate urgenti e discontinue proprie della pittura impressionista. Un ricercatore si rende conto della difficoltà di ridurre l’analisi entro schemi conoscitivi preconfezionati o di usare tecniche interpretative di superficie, inadeguate a esplicare le variegate immagini della realtà. Nessun metodo standard, legge nomotetica, formula codificata e indagine statistica possono essere in grado da sole di registrare il composito combinato di emozione e ragione, di diffusa insicurezza e di presunzione di risolvere tecnicamente i problemi umani, di omologazione alle liturgie tecnologico-digitali e di sconfessione di ogni sistema stabile. 1. L’immaginario tradizionale e contemporaneo Nel campo del fantastico e nel suo molteplice orizzonte narrativo, si può cogliere ciò che nella realtà, secondo le diverse stagioni storiche, viene “rimosso o traslato” o preservato. Per esempio, l’immaginario a cavallo tra ‘700 e ‘800 ha rivelato molti dei fermenti culturali, sociali, esperenziali, fideistico-valoriali, di quei periodi: • rottura con l’ordine preesistente • marcia verso il progre sso In molte produzioni letterarie, musicali, pittoriche, filosofiche, si colgono le problematiche di quelle specifiche epoche, ma anche i prodromi del travaglio culturale contemporaneo; però non era ancora presente la reversibilità tra senso e non-senso, uno degli elementi principali emerso nelle fiction prese in considerazione. 1.1 L’immaginario tradizionale: Don Giovanni A partire dall’interpretazione filosofica di Kierkegaard e musicale di Mozart sul Don Giovanni, possiamo constatare che in questa figura mitica sono in parte condensate le accettazioni e le insorgenze socio-individuali dei loro rispettivi momenti storici. Nella lettura mozartiana, Don Giovanni può aver simboleggiato il brivido dell’Eterno, il rifiuto soggettivo e collettivo delle regole, dei codici imposti dall’autorità vigente, dai valori immutabili e la rivendicazione della libertà. Per Kierkegaard, può essere stato il riflesso visibile delle debolezze nascoste e la rivolta concettuale contro un pensiero filosofico dominante, di matrice hegeliana, troppo rigido. Per entrambi, potrebbe aver rappresentato metaforicamente una zona eticamente franca, in cui alleggerire lo spirito personale e sociale: 1. dal peso della “scelta” tra bene e male; 2. dall’incondizionata adesione ai dettami religioso-morali/normativi, che in quel periodo avevano fondamentale importanza e ai quali il nascente soggetto moderno faceva già fatica a conformarsi. 1.2 L’immaginario tradizionale: I Miserabili Il romanzo può essere utile per dar conto della particolare potenza rappresentativa dell’immaginario rispetto alla definizione della fase culturale in cui è stato scritto. Nelle azioni e nelle parole di alcuni personaggi principali emergono una molteplicità di argomenti universali:  il progresso inteso come ascensione verticale, collegato all’ascensione morale;  la dialettica tra tesi e antitesi, bianco e nero, luce e ombra;  l’amore;  la speranza;

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il destino; il dolore; la giustizia; l’umanità; la verità; Dio. Elementi specificatamente storico-culturali, servono ad Hugo:  per una generale stigmatizzazione dell’organizzazione sociale di quel preciso momento storico;  per poter manifestare la sua personale contrarietà verso la scarsa fede e i principi del particolarismo (dell’ascrittività direbbe Parsons) propri della società borghese. Il tessuto narrativo dei Miserabili ha preso soprattutto forma e sostanza dal credo intellettuale e personale di Hugo: nel linguaggio drammaturgico filmico-televisivo di oggi viene denominato visione morale dell’autore. “Dio. L’anima. La responsabilità. Questo triplice concetto basta all’uomo. A me è bastato.” Questa sorta di manifesto civile, intellettuale, spirituale, è il sottotesto pervasivo del romanzo, con sullo sfondo l’Ananche (il fato). La fatalità si presenta sconvolgendo tragicamente l’esistenza dei personaggi, come può accadere nella vita reale e come era realmente successo allo stesso Hugo. L’Ananche potrebbe essere intesa sia come veicolo del dubbio di fede sia come il possibile canale di irruzione della Grazia e dell’amore che salvano. 1.3 L’immaginario tradizionale: L’uomo senza qualità Nell’incompiuto romanzo, Musil mette nero su bianco la crisi della sua società e la perdita del baricentro identitario del soggetto moderno. Il protagonista (Ulrich) è un uomo senza qualità, incapace di credere, di impegnarsi in qualcosa e di scegliere. In questo senso, c’è una sorta di profezia immaginativo-intellettuale della condizione odierna: i nodi problematici del tempo attuale sono la provvisorietà, la molteplicità e la fluidità delle decisioni. Musil non offre soluzioni, ma pone interrogativi, provoca domande e lascia al lettore l’opportunità di considerare intellettualmente plausibile qualsiasi riflessione sul significato dell’esistenza e sul contrasto tra razionalizzazione e spiritualità. L’immaginario proposto sembra suggerire che le tradizioni per quanto a volte contraddittorie hanno: • garantito l’integrità interiore, • consentito di riconoscersi in una collettività, • fatto sperimentare il senso di appartenenza. 1.4 L’immaginario contemporaneo: il fumetto di Dylan Dog e la saga di Twilight Due produzioni fantastiche che aiutano a delineare i diversi schemi valoriali emergenti e a dare sostanza (chiave fantasy) agli interrogativi più antichi e a quelli attuali: • aspetti più controversi dell’emancipazione dai vincoli etico-sociali, • fine delle utopie, • individualismo, • illusioni suscitate dall’ideologia del sé, • spinta ad avventurarsi oltre ogni ordine naturale delle cose, • percezione della prossimità della morte ad ogni angolo. Nelle strisce del fumetto di Dylan Dog, i personaggi si misurano con il clima di freddezza, di asetticità affettiva, di impersonalità, delle forme di esperienza e della relazione tipiche della modernità avanzata. Negli spazi più rappresentativi della modernità avanzata (metropoli, autostrade, “non luoghi”) i soggetti devono fare i conti con il disagio esistenziale prodotto dalla difficile interazione tra sé e l’immagine, il mondo interiore e il mondo soggettivo. Nelle avventure investigative di Dylan Dog, che di professione fa l’Indagatore dell’Incubo, è possibile individuare molte di queste tendenze culturali. Questo fumetto nasce sulla base di un’ibridazione di linguaggi e di un assemblaggio di tracce/derive provenienti dalla letteratura, dalla pittura e dalla television e. La saga di Twilight, invece, è uno strano miscuglio di romanticismo ottocentesco, volontà di travalicare ogni limite bio-antropologico, di a-riflessività etico-spirituale e di indifferenza religiosa. I vampiri e gli umani non combattono battaglie contro regole sociali o principi spirituali, non hanno posizioni contro la religione; non si intrattengono con rituali “di perversione del sacro cristiano”, né a loro si possono applicare i “tradizionali rapporti tra Dio e il mondo”, non fanno nessuna scelta definitiva neanche contro la fede. Lo stesso titolo (crepuscolo) indica una dimensione liminale del giorno in cui tutte le cose si fanno buie o si illuminano: sottolinea che il bene e il male sono concetti ambigui. Altri temi di fondo: • senso orizzontale e a-storico della vita, • pretesa dell’autosufficienza, • superamento della corruttibilità del corpo, • finitezza dell’esistenza e della morte ottenuti con la rinuncia all’umano per l’artificiosità del sovrumano, No...


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