Chanson de Roland. Brani letti in classe PDF

Title Chanson de Roland. Brani letti in classe
Author Francesca Cavalli
Course Filologia romanza
Institution Università degli Studi di Trento
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La Chanson de Roland (edizione Segre) I Carles li reis, nostre emper‹er›e magnes, Set anz tuz pleins ad estét en Espaigne: Tresqu’en la mer cunquist la tere altaigne. N’i ad castel ki devant lui remaigne; Mur ne citét n’i est remés a fraindre, Fors Sarraguce, ki est en une muntaigne. Li reis Marsilie la tient, ki Deu nen aimet, Mahumet sert e Apollin recleimet: Ne·s poet guarder que mals ne l’i ateignet.

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AOI.

Carlo il re, nostro imperatore grande, Sette anni tutti interi è stato in Spagna: Fino al mare conquistò la terra alta. Non c’è castello che davanti a lui rimanga. Muro né città gli è rimasto da distruggere, Tranne Saragozza, che è su una montagna. La tiene il re Marsilio, che non ama Dio, Serve Maometto e invoca Apollo. Non può guardarsi che il male (non) lo attenda

2 anz ‘anni’ < AN(NO)S 2 pleins ‘pieni’, nel senso di ‘interi’ < PLĒN(O)S, con dittongamento discendente della vocale tonica chiusa 2 ad estét: in fr. (ant. e mod.) e(s)tre ha ausiliare avoir 4 i ad: costrutto con avverbio di luogo i < IBI + verbo avoir ‘c’è’ gi a incontrato nella Vie de Saint Alexis 5 fraindre < FRANG(Ĕ)RE (con d epentetica) 6 fors < FOR(I)S ‘fuori (che)’ (nel senso di ‘tranne che’) 8 sert < SER(VI)T, 3° ind. pr. di servir, qui in senso religioso, cioè ‘è devoto a’. 8 recleimet < RECLAMAT con dittongamento di A tonica libera davanti a nasale (come in main < MANUM, ma con scambio grafico tra a ed e dovuto sempre alla pronuncia nasale): letteralmente ‘richiama’, cioè ‘invoca’, ‘prega’ 9 Ne·s poet guarder que mals ne l’i ateignet: letteralmente ‘

II Li reis Marsilie esteit en Sarraguce. Alez en est en un verger suz l’umbre; Sur un perrun de marbre bloi se culched, Envirun lui plus de vint milië humes. Il en apelet e ses dux e ses cuntes: – Oëz, seignurs, quel pecchét nus encumbret: Li e‹m›per‹er›es Carles de France dulce En cest païs nos est venuz cunfundre. Jo nen ai ost qui bataille li dunne, Ne n’ai tel gent ki la sue deru‹m›pet. Cunseilez mei cume mi saivë hume, Si·m guarisez e de mort e de hunte! – N’i ad paien ki un sul mot respundet, Fors Blancandrins de‹l› castel de Valfunde.

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Il re Marsilio era a Saragozza. È andato in un prato sotto l’ombra, Sotto un pietrone di marmo blu si corica, Intorno a lui più di ventimila uomini Egli chiama i suoi duchi e i suoi conti: Udite, signori, quale danno incombe su di noi: L’impratore Carlo dalla dolce Francia È venuto in questo paese ad attaccarci Io non ho un esercito che gli dia battaglia Né ho una tale gente che contrattacchi la sua Consigliatemi in quanto miei saggi uomini in modo da salvarmi dalla morte e dall’onta! Non c’è pagano che risponda una sola parola Tranne Biancandrino del castello di Valfonda.

11 alez: participio passato maschile singolare al caso soggetto del verbo al(l)er < *ALARE ‘andare’, con la tipica desinenza participiale maschile singolare al caso soggetto -ez < -AT(U)S (diversamente al caso oggetto: -é < -AT(U)M); nel ms. di Oxford della Chanson de Roland al caso soggetto occorre spesso anche -és o -ét < -AT(U)S (e in questi casi è necessario l’accento per segnalare la pronuncia tronca e disambiguare l’interpretazione della forma verbale). 11 verger ‘prato’ < * VIR(I)DJAR(UM) < VIRIDARIUM, con palatalizzazione e poi spirantizzazione (pronuncia come nella desinenza del fr. garage) della dentale davanti a yod 12 marbre < MARM(O)R, con dissimilazione labiale m > b ed -e di appoggio. 12 culched < COR(I)CAT 14 il < IL(LE), pronome personale di 3° sing. maschile soggetto 15 encumbret, 3° sing. ind. pr. del verbo encombre, di origine gallica, che significa ‘ostacolare’, ‘intralciare’, qui nel contesto si può rendere bene con ‘incombere’ 17 cunfundre < CONFUND(E)RE, nel senso di ‘mettere in difficoltà’, in particolare in contesto militare: ‘attaccare’ 19 derumpet, 3° sing. cong. pr. del verbo derumpre > DERUMP(E)RE, letteralmente ‘rompere contro’ 21 Letteralmente: così mi guarite (= salvate) … 23 fors < FOR(I)S ‘fuori’, con significato eccettuativo ‘tranne’

III Blancandrins fut des plus saives paiens; De vasselage fut asez chevaler: Prozdom i out pur sun seignur aider. E dist al rei: – Ore ne vus esmaiez! Mandez Carlun, a l’orguillus e al fier, ‹Fe›deilz servises e mult granz amistez. Vos li durrez urs e leons e chens, Set cenz camelz e mil hosturs müers, D’or e d’argent .IIII.C. muls cargez, Cinquante carre qu’en ferat carïer: Ben en purrat lüer ses soldeiers. En ceste tere ad asez osteiét; En France, ad Ais, s’en deit ben repairer. Vos le sivrez a la feste seint Michel, Si recevrez la lei de chrestïens, Serez ses hom par honur e par ben. S’en volt ostages, e vos l’en enveiez, U dis u vint, pur lui afiancer: Enveiu‹n›s i les filz de noz muillers; Par num d’ocire i enveierai le men. Asez est melz qu’il i perdent le‹s› chefs, Que nus perduns l’onur ne la deintét, Ne nus seiuns cunduiz a mendeier! – AOI.

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Biancandrino fu dei più saggi pagani Fu un cavaliere molto leale Era un uomo prode per aiutare il suo signore E disse al re: Non spaventatevi! Mandate a Carlo, all’orgoglioso e al fiero, Sinceri servizi (in segno di una) molto grande amicizia

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Voi li darete orsi e leoni e cani Settecento cammelli e mille astori mutati D’oro e d’argento quattrocento muli carichi, Cinquanta carri che farà caricare Ben potrà pagare i suoi soldati. In questa terra ha molto guerreggiato. In Francia, ad Aquisgrana, deve ben ritornarsene. Voi lo seguirete alla festa di San Michele, Così riceverete la legge dei Cristiani, Sarete suo uomo (= vassallo) per onore e per bene. Se vuole ostaggi, voi gliene invierete. o dieci o venti, per assicurarlo: Inviamogli i figli delle nostre mogli; Gli invierò il mio, così da farlo morire. è molto meglio che essi perdano le teste che noi perdiamo l’onore e la dignità, e che siamo costretti a mendicare.

25 asez < AD+SATIS ‘assai’, ‘molto’ 25 de vasselage, letteralmente ‘di vassallaggio’ e dato che il vassallaggio implicava la lealtà si può rendere ‘leale’ 29 fedeilz letteralmente ‘fedeli’ 29 granz amistez è grammaticalmente al plurale, ma in italiano occorre renderlo al singolare. 34 lüer < LOCARE ‘pagare’ (si pensi all’ital. allocare, ancora oggi usato nel sintagma allocare le risorse (economiche) ‘stanziare fondi’) 35 osteiét, participio di osteier, denominale da ost ‘esercito’ con il significato di ‘accampare l’esercito’ e quindi ‘fare guerra’ 37 Seint Michel: complemento di specificazione senza preposizione dipendente dal sostantivo precedente feste 38 la legge dei Cristiani è la fede cristiana 41 afiancer composto di fiancer, denominale da fiance ‘fede’ < *FI(D)ANTIA: morfologicamente analogo all’italiano fidanzare ‘legarsi in un rapporto di fiducia con qualcuno’. 43 par num d’ letteralmente ‘per nome di’: espressione formulare giuridica ‘a titolo di’, ‘allo scopo di’ 43 ocire < AUCI(DE)RE, equivale all’italiano ‘uccidere’, ma può significare anche più genericamente ‘far morire’ o ‘lasciar morire’. Il senso delle parole di Biancandrino è: ‘sono disposto a sacrificare la vita di mio figlio per il bene della comunità’.

IV Dist Blancandrins: – Pa‹r› ceste meie destre E par la barbe ki al piz me ventelet, L’ost des Franceis verrez sempres desfere; Francs s’en irunt en France, la lur tere. Quant cascuns ert a sun meilllor repaire, Carles serat ad Ais, a sa capele. A seint Michel tendrat mult halte feste; Vendrat li jurz, si passerat li termes, N’orrat de nos paroles ne nuveles. Li reis est fiers e sis curages pesmes: De noz ostages ferat tre‹n›cher les testes. Asez est mielz qu’il i perdent les testes,

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Disse Biancandrino: Per questa mia (mano) destra E per la barba che mi sventola sul petto L’esercito dei Francesi vedrete subito allontanarsi; I Francesi se ne andranno in Francia, la loro terra. Quando ciascuno sarà nel suo miglior Carlo sarà ad Aquisgrana, nella sua cappella, A San Michele terrà una festa molto alta (= solenne) Verrà il giorno, così passerà il termine, Non udirà di noi parole né notizie. Il re è fiero e il suo coraggio pessimo Dei nostri ostaggi farà tranciare le teste è molto meglio che essi perdano le teste

Que nus perduns clere Espaigne, la bele, Ne nus aiuns les mals ne les suffraites. – Dïent paien: – Issi poet il ben estre! –

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che noi perdiamo la chiara Spagna, la bella, e che noi abbiamo i mali e le sventure. Dicono i Pagani: Così può ben essere!

49 sempres equivale all’italiano sempre dal punto di vista morfologico, ma il significato temporale è diverso: ‘subito’. 49 desfere, composto negativo di fere < faire < FAC(E)RE, equivalente all’italiano ‘disfare’, qui più propriamente nel senso di ‘dividersi’ o ‘allontanarsi’, ‘non essere più un tutto compatto in un luogo’. 51 ert ‘sar a’ < ER(I)T (futuro etimologico del verbo estre) 55 nuveles ‘novelle’, nel senso di ‘novità’, ‘notizie’ 59 La particella ne può avere, come qui, valore coordinativo equivalente a et. 59 suffraites sono letteralmente gli ‘stati di manchevolezza, perdita, bisogno, povertà’.

V Li reis Marsilie out sun cunseill finét, […] Branches d’olives en voz mains porterez: Ço senefiet pais e humilitét. […]

Il re Marsilio ebbe il suo consiglio. Rami di olivi nelle vostre mani porterete Ciò significa pace e umiltà.

VI Li reis Marsilie out finét sun cunseill. […] Branches d’olive en voz mains portereiz; 80 Si me direz a Carlemagne le rei, Pur le soen Deu, qu’il ait mercit de mei. Ja ne verrat passer cest premer meis Que je·l sivrai od mil de mes fedeilz, Si recevrai la chrestïene lei: 85 Serai ses hom par amur e par feid. S’il voelt ostages, il en avrat par veir. – Dist Blancandrins: – Mult bon plait en avreiz. – AOI.

Il re Marsilio ebbe terminato il suo consiglio. Rami d’olivi nelle vostre mani porterete Così direte per me a Carlomagno il re, Che, per il suo Dio, abbia misericordia di me. Già non vedrà passare questo primo mese Che io lo seguirò con mille dei miei fedeli, Così riceverò la legge cristiana: Sarò suo uomo (= vassallo) per amore e per fede. Se egli vuole ostaggi, ne avrà in verità Disse Biancandrino: Ne avrete un accordo molto buono

82 Pur le soen Deu, cioè ‘in nome del suo Dio’ 83 = entro la fine di questo mese 87 par veir sintagma avverbiale ‘per (il) vero’, ‘in verità’. 88 plait < PLA(C)IT(UM), termine giuridico che significa ‘causa’, ‘accordo’, qui in dipendenza dal verbo ‘avere’, nel senso di ‘fare un accordo’

VII Enz en lur mains portent branches d’olive.

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Nelle loro mani portano rami d’olivo.

VIII Ensembl’od lui Rollant e Oliver,

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Insieme con lui Orlando e Olivieri

104 ensembl’ ‘insieme’ < IN + SIM(U)L (con b eufonica) 104 od ‘con’ < A(P)UD, che in latino voleva dire ‘presso’ (cambiamento di significato della preposizione).

IX Li empereres [en] tent ses mains vers Deu, Baisset sun chef, si cumencet a penser.

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L’imperatore tende le sue mani verso Dio Abbassa il suo capo, così comincia a pensare.

137 tent < TEN(DI)T: 3° sing. ind. pr. del verbo tendre < TEND(E)RE

138 chef < CAP(UT), con palatalizzazione di C davanti ad A (esito grafico ch con pronuncia analoga a quella dell’italiano cena) e lenizione dell’occlusiva bilabiale sorda fino alla corrispondente fricativa labiodentale sorda.

X Li empereres en tint sun chef enclin, De sa parole ne fut mie hastifs: Sa custume est qu’il parolet a leisir.

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L’imperatore tenne il suo capo chino, Non fu mica pronto alla sua parola: Il suo costume è che egli parli ad agio.

139 tint < TEN(UI)T, con metafonesi della i atona finale, che prima di cadere determina la chiusura della e tonica in i. 140 mie ‘mica’, ‘affatto’, rafforzativo della negazione 140 hastifs ‘pronto’, voce di origine germanica. 141 custume in francese antico è femminile, perciò preceduto dall’aggettivo possessivo femminile sa. 141 leisir ‘piacere’ o ‘agio’.

XI Bels fut li vespres e li soleilz fut cler.

157

Bello fu il vespro (= la sera) e il sole fu chiaro.

157 soleilz dal punto di vista semantico equivale a ‘sole’, ma da quello morfologico-etimologico deriva dal latino SOLICULUS, letteralmente ‘piccolo sole’.

XII Li emper‹er›es s’en vait desuz un pin; Ses baruns mandet pur sun cunseill fenir: […] Ensembl’od els li quens Rollant i vint E Oliver, li proz e li gentilz;

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L’imperatore se ne va sotto un pino, Convoca i suoi baroni per definire il consiglio.

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Insieme con loro venne lì il conte Orlando E Olivier, il prode e gentile (nel senso di nobile).

169 cunseill < CONSĬLI(UM) con chiusura della vocale protonica (atona prima dell’accento) in u tipica dell’anglonormanno. Il dittongo tonico è il risultato della normale evoluzione di Ĭ > e e di LJ (= L + I semivocalica detta anche yod) > il (anticipazione di yod). La presenza di una seconda l è un fatto puramente grafico: si tratta di una delle varie possibili realizzazioni grafiche della laterale palatale (italiano moderno gl). Il significato di cunseill è ‘assemblea, riunione’ (si pensi al consiglio dei ministri, alla camera di consiglio, ecc.). 169 fenir letteralmente ‘finire’, ma anche ‘definire’.

XIII – Seignurs barons, – dist li emperere Carles – Li reis Marsilie m’ad tramis ses messages: De sun aveir me voelt duner grant masse […] Mais il me mandet quë en France m’en alge: […] Mais jo ne sai quels en est sis curages. – Dïent Franceis: – Il nus i cuvent guarde! –

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Signori baroni, disse l’imperatore Carlo, Il re Marsilio mi ha trasmesso i suoi messaggi:

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Del suo avere mi vuole dare gran massa Ma mi chiede che io me ne torni in Francia

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Ma io non so quale ne è il suo cuore. Dicono i Francesi: ci conviene (tenere la) guardia!

187 alge < *ALJA(M) < ALEA(M) ‘vada’: 1a pers. sing. del congiuntivo presente di al(l)er < ALARE ‘andare’, con palatalizzazione e poi spirantizzazione di yod. 191 jo < (E)GO ‘io’, pronome soggetto di prima persona singolare, da cui il moderno je.

XIV Li quens Rollant, ki ne l’otrïet mie, En piez se drecet, si li vint cuntredire. Il dist al rei: – Ja mar crerez Marsilie! […] Faites la guer‹e› cum vos l’avez enprise;

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Il conte Orlando, che non lo accetta mica. Si drizza in piedi, così venne a obiettargli. Egli disse al re: Non crederete a Marsilio!

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Fate la guerra come voi l’avete incominciata

En Sarraguce menez vostre ost banie,

Conducete a Saragozza il vostro esercito radunato.

194 otrïet, 3° sing. ind. pr. del verbo otrïet < AU(C)T(O)RI(Z)AR(E) ‘autorizzare’ e quindi ‘accettare’: Orlando non accetta il senso del discorso di Carlo e per questo motivo Lo Cascio traduce più liberamente «che in altro modo stima». 211 menez, 2° plur. imperativo del verbo mener < MENARE ‘menare’ nel senso di ‘condurre’, ‘portare’ (originariamente riferito agli animali e in particolare ai buoi che spingevano l’aratro: il passaggio semantico si spiega perché i buoi venivano colpiti, cioè letteralmente menati, con bastoni allo scopo di essere condotti avanti). 211 banie con e finale (uscita femminile dell’aggettivo) perché il sostantivo ost ‘esercito’ può essere sia maschile che femminile (e qui è femminile perché la lassa ha l’assonanza con i tonica ed e atona finale); banie è aggettivo deverbale da bannir ‘richiamare, radunare con un bando (pubblico)’.

XV Franceis se taisent, ne mais que Guenelun. 217 I Francesi si tacciono, tranne Ganellone. […] Cunseill d’orguill n’est dreiz quë a plus munt; 228 Non è giusto che salga più in alto una decisione sbagliata Laissun les fols, as sages nus tenuns! – Lasciamo i folli, teniamoci ai saggi! 217 ne mes = ne mais: mes è solo una grafia fonetica per mais < MAGIS; letteralmente ‘né mai’, nel senso di ‘tranne’. 228 cunseill letteralmente ‘consiglio’, ‘assemblea’, ma estensivamente ‘decisione presa in assemblea’. 228 orguill è sentimento negativo, sbagliato per eccellenza. 228 dreiz < D(I)RĒ(C)T(U)S, con dittongo discendente (poi sviluppatosi in oi: fr. mod. ‘droit’) e -z perché è caso soggetto. Il significato è ‘diritto’, quindi ‘giusto’. 228 munt, 3° sing. cong. pr. del verbo munter ‘montare’, ‘salire in alto’, qui nel senso estensivo astratto di ‘avere valore’, ‘avere credito’ (presso la comunità dei baroni).

XVII Respunt dux Neimes: – Jo irai, par vostre dun! 246 Livrez m’en ore le guant e le bastun. –

Risponde il duca Namo: Io (ci) andrò, per vostro dono!

Lasciatemi ora il guanto e il bastone

246 dun < DON(UM) con la consueta chiusura anglonormanna di o in u. Si può lasciare il significato etimologico, nel senso che nella prospettiva feudale per un vassallo è un dono ricevere un incarico dal proprio signore, in quanto modo per dimostrare il proprio valore. Oppure interpretare più estensivamente ‘dono’ come ‘concessione’. 247 livrez 2° plur. dell’imperativo del verbo livrer < LIBERARE, con il senso estensivo di ‘lasciare’ (quando si libera qualcosa, la si lascia).

XVIII Respunt Rollant: – Jo i puis aler mult ben! – Nu ferez certes: – dist li quens Oliver – Vostre curages est mult pesmes e fiers; […] Respunt li reis: – Ambdui vos en taisez! […] Li duze per mar i serunt jugez! –

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Risponde Orlando: Io posso andarci molto bene! Non (lo) farete certo, disse il conte Olivieri Il vostro cuore è molto pessimo e fiero

259

Risponde il re: Entrambi voi tacete!

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I dodici pari non saranno affatto scelti.

254 mult ben ‘molto bene’, cioè ‘con molto piacere’ 262 duze ‘dodici’ < D(U)OD(E)CI(M) 262 jugez letteralmente ‘giudicati’, qui nel senso di ‘scelti’ (per compiere l’impresa).

XX – Francs chevalers, – dist li emperere Carles – Car m’eslisez un barun de ma marche 275 Qu‹i› a Marsili[e] me portast mun message. – Ço dist Rollant: – Ço ert Guenes, mis parastre. – Dïent Franceis: – Car il le poet ben faire!

Cavalieri francesi, disse l’imperatore Carlo, sceglietemi un barone della mia marca che a Marsilio mi porti un messaggio Ciò disse Orlando: Questo sarà Gano, il mio padrino Dicono i Francesi: Egli lo può ben fare!

[…] Se Deus ço dunet que jo de la repaire, Jo t’en muvra‹i› un‹e› si grant contr‹a›ire […] Respunt Rollant: – Orgoill oi e folage; Ço set hom ben, n’ai cure de manace.

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Se Dio ciò dà (= decide) che io de là ritorni, Io ti muoverò un’opposizione così (=tanto) grande.

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Risponde Orlando: ho orgoglio e follia, Ciò è ben noto, non ho cura di minacce.

275 eslisez 2° pl. imperativo del verbo eslire < ELI(GE)RE ‘eleggere’, ‘scegliere’. 276 portast, 3° sing. cong. imperf. Quindi letteralmente ‘che a Marsilio mi portasse…’, ma nella traduzione italiana si renda secondo la sintassi al congiuntivo presente. 290 contraire letteralmente ‘un’azione contraria’. 293 n’ai cure ‘non mi interessa’.

XXI Guenes respunt: – Pur mei n’iras tu mie! Tu n’ies mes hom, ne jo ne sui tis sire. Carles comandet que face sun servise: En Sarraguce en irai a Marsilie; Einz i f‹e›rai un poi de ‹le›gerie Que jo n’esclair ceste meie grant ire. – Quant l’ot Rollant, si cumençat a rire.

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Gano risponde: Tu non ci andrai affatto per me! Tu non sei un mio uomo, né io sono il tuo signore. Carlo comanda che io faccia il suo servizio. A Saragozza andrò da Marsilio. Farò un po’ di leggerezza (= follia) prima che io manifesti questa mia grande ira. Quando Orlando lo ode, così comincia a ridere.

296 mie ‘mica’, ‘affatto’ 300 legerie equivale all’italiano leggerezza, nel senso negativo di ‘azione sconsiderata, contraria alla ragione’, in sostanza ‘follia’. 300-301 Einz…Que < ANTE … QUAM ‘prima…che’ 301: esclair letteralmente ‘rendere chiaro’, cioè ‘evidente...


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