Chretien de Troyes e le sue opere più importanti PDF

Title Chretien de Troyes e le sue opere più importanti
Course Filologia romanza
Institution Università degli Studi di Trento
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Summary

introduzione dell'autore Chretien de Troyes con il riassunto delle sue opere più famose tra cui Parceval, Erec et Egide ecc....


Description

CHRETIEN DE TROYES Chrétien de Troyes (1135-1190) è stato uno scrittore e poeta francese medievale, celebre per i suoi romanzi dedicati al ciclo bretone. Ha introdotto nella letteratura i personaggi di Lancillotto e Parsifal. Ma soprattutto ha introdotto nel romanzo arturiano il Santo Graal. È il più geniale creatore del romanzo cortese asturiano. Chretien de Troyes scrisse cinque romanzi ispirandosi alle leggende bretoni:  Erec e Enide  Cliges  Lancillotto o il cavaliere della carretta  Ivano o il cavaliere del leone  Perceval o il racconto del Graal Questi romanzi sono ambientati nella corte del re Artù. Chrétien tutt'oggi viene considerato il poeta medievale più famoso prima di Dante Alighieri. L’attività di Chretien si svolgeva nell’ambiente della corte dei conti di Troyes, città della Champagne. Chretien era un letterato, ovvero un chierico di corte. Chretien chiama i suoi romanzi racconti d’avventura. Aventure deriva dal latino AD-VENTURA “cose che devono ancora succedere”, è passato poi ad indicare “l’avvenire, la sorte, il caso” e nel contesto del romanzo indica “ciò che capita”, ovvero la serie di prove che l’eroe/cavaliere deve compiere e superare per portare a termine la propria missione. La poetica di Chrétien è caratterizzata dalla presenza di elementi di un mondo più ideale che reale, al fine di esaltare i sentimenti nobili dell'uomo, attraverso un'analisi psicologica del personaggio e di una lezione morale. Una novità rispetto alla poetica dell'epoca è il fatto che essa, grazie è dedicata alle donne, precisamente a quelle nobili. Mentre nella poesia epica come in quella espressa nelle canzoni di gesta, le azioni degli eroi sono ispirate da ideali elevati e particolarmente austeri (la religione, la patria, l'onore proprio e del proprio signore), nel caso del romanzo cortese il motore della vicenda è spesso la donna amata dall'eroe. Le opere di Chrétien de Troyes vennero diffuse molto rapidamente nelle corti feudali francesi, inglesi ed europee grazie ai cavalieri, ai clerici vagantes e ai giullari. LANCILLOTTO O IL CAVALIERE DELLA CARRETTA: Chrétien scrisse il Lancillotto su invito della sua protettrice Maria, contessa di Champagne, figlia di Eleonora d'Aquitania e Luigi VII di Francia. La vicenda narrata è centrata sull'amore esclusivo e irresistibile del cavaliere Lancillotto del Lago per Ginevra, moglie di re Artù. In particolare, Lancillotto svolge il ruolo dell'eroe che salva la regina rapita dal malvagio Meleagant. Il rapimento di Ginevra è uno dei leit-motiv più antichi del ciclo arturiano. L'opera di Chrétien ebbe un ruolo importante nel consolidare questo tema come uno dei principali del ciclo arturiano. Il Lancillotto è inoltre uno degli esempi più celebri del concetto di amor cortese, e al tempo stesso una versione tradizionale del topos letterario dell'amore adultero. Quest'ultimo elemento non sembra derivato dalla tradizione arturiana precedente, ma è da ritenersi, con ogni probabilità, invenzione dell'autore stesso. L'azione è incentrata sul salvataggio da parte di Lancillotto della regina Ginevra, rapita da Meleagant, figlio di Baudemagu. La storia riguarda le prove che Lancillotto deve superare per salvare Ginevra e la sua stessa difficoltà nel bilanciare i suoi doveri di cavaliere di Artù rispetto all'amore che prova per Ginevra, moglie di quest'ultimo. PERCEVAL O IL RACCONTO DEL GRAAL: È il grande capolavoro prodotto dalla società feudale, dalla società dei cavalieri, contraddistinta dalla prodezza intesa come valor militare di cui il cavaliere dà prova nelle lotte coi mostri, nella conquista delle donne. Il protagonista del romanzo è Perceval, un ragazzo di 15 anni che vive con la madre vedova, che lo custodisce gelosamente per sé in un castello isolato in mezzo ad una foresta, e non sa nulla del mondo, non sa nemmeno il suo nome. Il padre e i fratelli di Perceval sono morti in guerra, e per non rischiare di perdere l'unico figlio rimasto, la

madre decide di tenerlo lontano dal mestiere della cavalleria. Un bel giorno, cresciuto in semplicità di spirito e purezza di cuore, incontra alcuni cavalieri e, affascinato dallo splendore delle loro armature, ne chiede alla madre, non sapendo chi siano. La madre, che ha avuto la famiglia falcidiata dalle guerre, gli risponde che sono angeli che distruggono tutto quello che toccano. Innamorato di quest'idea di cavalleria che non conosce, Perceval lascia la madre, senza la sua approvazione, per compiere la sua educazione. Vestito da boscaiolo, raggiunge la corte di re Artù. Qui viene nominato cavaliere dal sovrano, e successivamente dal signore Gornemant. La nipote di costui, Biancofiore, se ne innamora, ma Perceval, pur ricambiando, decide di ripartire, perché desideroso di rivedere sua madre e accertarsi che stia bene. Per inseguire il sogno di diventare cavaliere, l'aveva infatti lasciata svenuta al di là di un ponte. Scoprirà invece che, vedendolo partire, era rimasta uccisa dal dolore. Iniziano così le nuove avventure, durante le quali il giovane giunge al castello del Re Pescatore che reca su di sé un'inguaribile ferita: sino a quando non sarà rimarginata regneranno sulla sua terra tristezza e carestia. Cresciuto al riparo da tutto, anche dalla religione cristiana, Perceval farà un incontro inatteso: avrà la rivelazione di Dio in una straordinaria liturgia del venerdì santo. Nella sala del castello meraviglioso, nel corso di un pranzo, scorgerà in successione diversi oggetti, tra cui una lancia sanguinante obiettivo della successiva ricerca di Galvano - e un graal - coppa o recipiente rotondo e profondo - che al suo apparire sprigiona una grande luce. Ricordandosi delle parole di Gornemant, il quale lo aveva ammonito di parlare il meno possibile e di non porre domande perché cosa scortese, non oserà chiedere al Re Pescatore perché la lancia sanguinasse o a chi serviva il graal, pur provandone l'impulso. Questi oggetti erano stati portati in una stanza celata ai suoi occhi, all'interno della quale stava il padre del Re. Perceval però ignora che la mancata domanda porterà disgrazia al Re Pescatore e alla sua terra: solo ponendo quelle semplici domande avrebbe potuto risanarli. Al suo risveglio tutto è sparito, nessuno a parte lui sembra essere presente nel castello, e ricomincia così le sue peregrinazioni. Durante una lunga serie di nuove avventure, dovrà rendersi degno di ritrovare il graal, ponendo rimedio al suo errore e salvando così la terra malata e il Re Pescatore. Incontra un eremita, fratello del Re Pescatore, che lo confessa durante la Quaresima e rinfocola il suo sentimento religioso, perso durante il cammino. Viene a conoscenza della sua appartenenza alla Famiglia del Graal e del fatto che il Re Pescatore è suo cugino. Qui si ferma il racconto, rimasto incompiuto. Diversi autori hanno tentato di dare una risposta ai quesiti lasciati in sospeso da Chrétien, che ha visto molti continuatori della sua opera, ma nessuno saprà mai realmente come sarebbe andata a finire la storia. IVANO O IL CAVALIERE DEL LEONE: nel poema, Yvain cerca di vendicare il cugino Calogrenant sconfitto da un cavaliere nella foresta di Brocelandia. Yvain uccide questo cavaliere, Esclados, e si innamora della sua vedova, Laudine. Con l'aiuto della damigella di Laudine, Lunete, Yvain riesce a sposarla, ma Gawain lo convince a imbarcarsi in un'avventura cavalleresca. La moglie acconsente, a patto che lui ritorni dopo un anno, promessa che però Yvain non mantiene cosicché lei lo respinge. Yvain si infuria ma alla fine decide di riconquistare l'amore della donna. Egli salva un leone da un serpente, dando poi in seguito prove di virtù cavalleresche e di lealtà con l'aiuto del felino. Alla fine, Laudine permette a lui e al leone di tornare nella fortezza. La fonte di Chrétien per il poema è ignota, ma la storia ha molti punti di contatto con l'opera agiografica sulla Vita di san Mungo, secondo cui il santo sarebbe stato figlio di Owain mab Urien e della figlia di re Lot del Lothian. Le somiglianze suggeriscono che le due opere abbiano una comune fonte latina o celtica. CLIGES: in quest'opera, l'autore cerca di catturare l'interesse di Henri le Libéral, conte di Champagne. Il protagonista della vicenda compie infatti un percorso inverso rispetto a quello del conte: un giovane principe, figlio dell'imperatore di Costantinopoli, si reca in Occidente per chiedere al re Artù di consegnargli la sua spada di cavaliere.

Romanzo bipartito nella sua struttura (come tutte le opere di Chrétien de Troyes), esso presenta una prima parte trattante le avventure dei genitori di Cligés (Alessandro e Soredamor), ed una seconda parte riguardante le avventure del protagonista Cligés. Il romanzo è da sempre considerato in opposizione alla storia di Tristano e Isotta dalla quale Chrétien fu influenzato. L'autore del romanzo riprende la storia di Tristano offrendo soluzioni e finale differenti poiché in opposizione al tema dell'amore adultero cantato in quell'opera. EREC ET ENIDE: l'opera racconta le avventure di Erec, prode cavaliere della Tavola Rotonda, e di Enide, una bellissima fanciulla figlia di un valvassore. La storia inizia con il banchetto di Pasqua alla corte di re Artù. Al termine del banchetto il re dichiara l'inizio della tradizionale caccia al cervo bianco. Colui che avesse ucciso il cervo bianco, conquista il diritto di dare un bacio alla più bella damigella della corte. Erec decide di non partecipare alla gara, ma di restare con la regina e la sua damigella. Mentre si addentrano nella foresta incontrano un cavaliere, una pulzella e un nano. Quest'ultimo frusta sul dorso della mano la damigella e poi anche Erec, sul viso. Erec decide di seguirli per riparare l'affronto subito con un duello. Giunge ad un castello dove chiede alloggio ad un valvassore. Durante il soggiorno viene a conoscenza della tradizionale gara dello sparviero e decide di parteciparvi. Alla gara si presentano anche il cavaliere, la pulzella e il nano incontrati nella foresta. Allora Erec decide di presentarsi con la figlia del valvassore. Sfida a duello il cavaliere e ne esce vincitore. Dopo la vittoria fa ritorno alla corte di Artù insieme alla figlia del valvassore (il cui nome, Enide, viene finalmente svelato) di cui è innamorato e che ha deciso di sposare. Arrivati a corte, Artù e tutti i cavalieri presenti concordano sul fatto che Enide sia la più bella damigella di tutta la corte. Pochi giorni dopo i due si sposano e per più di quindici giorni continuano i festeggiamenti. Erec, preso dalla passione e dall'amore per l'amata, dimentica i suoi doveri di cavaliere e così attira su di sé le critiche dei suoi compagni. Enide, correndo il rischio di farlo adirare, lo avvisa delle dicerie che circolano sul suo conto. Irritato, Erec parte in cerca di avventure portando con sé Enide alla quale impone di non rivolgergli mai la parola. Lei infrange quest'ordine più volte e sempre per salvare la vita del marito. Dopo il combattimento contro due giganti Erec è talmente stremato da perdere i sensi e viene quindi creduto morto. Enide, distrutta dal dolore, desidera la morte ma viene fermata dal conte Oringle de Limors, il quale la conduce al suo castello insieme al corpo di Erec. Giunti al castello il conte le propone di sposarlo, ma la ragazza lo rifiuta. L'uomo allora comincia a percuoterla ed Erec, svegliatosi all'improvviso, salva l'amata trafiggendo a morte il conte. Dopo questo episodio Erec decide di perdonare Enide per la sua sfrontatezza e le dichiara nuovamente il suo amore. L'ultima tappa dei due sposi è chiamata "Gioia della corte", una sfida persa da molti cavalieri. Erec riesce a vincerla sconfiggendo un cavaliere condannato da un giuramento a difendere l'amica (una cugina di Enide, come si scoprirà dopo) in un verziere. Dopo la vittoria di Erec, si conclude il romanzo con l'incoronazione ufficiale a Nantes di Erec e Enide. Il problema trattato nell'opera è quello della conciliazione necessaria tra amore e prodezza della cavalleria, poiché finora l'amore era stato esaltato come valore autonomo rispetto alla dimensione guerriera, quest'ultima completamente indipendente. L'autore propone la sintesi di questi due aspetti della vita del feudo: Erec è accusato di viltà a causa del suo amore per la moglie; la vicenda, dimostra al contrario che l'amore per Enide porta Erec alla prodezza e quindi a realizzare compiutamente i suoi doveri di cavaliere....


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