Conoscere la famiglia e i suoi cambiamenti 8 PDF

Title Conoscere la famiglia e i suoi cambiamenti 8
Author Andrea Catalano
Course Sociologia della famiglia e dei corsi di vita
Institution Università degli Studi di Milano
Pages 31
File Size 837.1 KB
File Type PDF
Total Downloads 59
Total Views 156

Summary

Download Conoscere la famiglia e i suoi cambiamenti 8 PDF


Description

Conoscere la famiglia e i suoi cambiamenti 1. Oltre la famiglia nucleare 1.1 le trasformazioni della famiglia Durante il XX secolo la famiglia è stata investita da quattro transazioni: • diffusione e affermazione della famiglia nucleare moderna a seguito della rivoluzione industriale del XIX secolo • declino della famiglia nucleare come effetto dell’aumento dell’instabilità coniugale e la riduzione di molte delle sue funzioni • destrutturazione della famiglia tradizionale e pluralizzazione delle forme familiari • importanza assunta dai legami intergenerazionali tra famigliari. Peter Laslett nei suoi studi sulle strutture familiari dell’Inghilterra postindustriale ha dimostrato che la famiglia nucleare era la forma dominante tra il XVI e il XVIII secolo e che la rivoluzione industriale aveva contribuito a rendere più complesse le strutture familiari. I processi di industrializzazione e urbanizzazione avevano reso più conveniente la coabitazione con i genitori e altri familiari nella città, favorendo la formazione e diffusione di gruppi domestici complessi. In Italia invece le strutture familiari hanno presentato per molto tempo una forte variabilità e disomogeneità. L’area geografica di residenza, l’abitare in campagna o in città, la classe sociale e la regole di residenza dopo le nozze erano variabili importanti per determinare il tipo di struttura familiare che emergeva. Le famiglie nucleari erano maggiormente diffuse nel Meridione, mentre quelle complesse nelle zone rurali del Centro-nord. Nelle città invece la forma prevalente era quella nucleare perché dopo le nozze si seguiva la regola di residenza neolocale, ovvero la coppia lasciava la famiglia d’origine e andava ad abitare per conto proprio. Questa regola veniva seguita soprattutto dai ceti popolari, mentre i ceti aristocratici e borghesi seguivano la regola della residenza patrilocale, la coabitazione era nella casa dei genitori dello sposo, formando così famiglie multiple o estese. La famiglia nucleare si diffuse nei ceti più elevati durante il settecento. Dal XVI al XIX secolo nelle campagne il livello di complessità della famiglia dipendeva dalla proprietà o meno dei mezzi di produzione e dal tipo di contratto agricolo prevalente. infatti nelle campagne del Centro e in alcune regioni del Nord, il peso dei gruppi domestici complessi aumentò costantemente, a causa del tipo di organizzazione produttiva, caratterizzata dalla mezzadria e da insediamenti sparsi e ampi, che favorivano la formazione di famiglie numerose e complesse. Nel Meridione, a causa del sistema fondiario, di insediamenti accentrati e del ricorso a lavoratori stagionali si affermò la famiglia nucleare tra i braccianti agricoli, che dopo le nozze seguivano la regola di residenza neolocale. 1.2 La famiglia moderna Tocqueville aveva notato in America il declino dell’autorità paterna e la nascita di rapporti più egualitari tra genitori e figli e tra moglie e marito. Gli elementi alla base della famiglia americana erano: intimità e affetto tra i coniugi e attaccamento ai figli. I padri lasciavano maggiore libertà ai figli e un maggior controllo nella sfera domestica alle mogli. Per questo autore il trionfo della famiglia democratica era dovuto all’affermarsi dell’individualismo. I segni di questi cambiamenti erano presenti a partire dalla fine del settecento anche nelle famiglie europee, soprattutto nei ceti urbani aristocratici e borghesi. Sono vari gli elementi che portarono all’affermazione della famiglia moderna: la riduzione della differenza di età tra i coniugi, il mutamento nei comportamenti riproduttivi verso un maggior controllo delle nascite e la possibilità di scegliere il coniuge senza l’intromissione delle famiglie. Questi fattori dimostravano la maggiore attenzione per la cura e l’educazione dei figli e la ricerca di un rapporto più simmetrico tra i coniugi. Questo modello è diventato nel corso del XX secolo la forma familiare dominante. Burgess definì questo tipo di famiglia, che si affermò per la prima volta tra l’alta borghesia inglese alla fine del XVII secolo, companionship. Mentre nel modello istituzionale gli elementi costitutivi erano i figli, l’acquisizione di status e la realizzazione sociale economica, questo modello era basato su: • Intimità e coinvolgimento affettivo dei coniugi • Attaccamento ai figli • Ricerca della felicità e dell’accorso L’autore attribuì lo sviluppi di questo modello, opposto a quello istituzionale, alla crescente urbanizzazione, alla progressiva secolarizzazione e alla specializzazione delle funzioni familiari. Il declino della famiglia istituzionale portò quindi al passaggio dalla famiglia intesa come istituzione sociale basata su consuetudini e diritti a una famiglia fondata sull’affetto e la solidarietà. Il nuovo modello si basava sull’idea che marito e moglie fossero interdipendenti, legati da una reciproca unione di interessi, pur mantenendo ciascuno ruoli e compiti separati. Obbiettivo prioritario del matrimonio era il benessere individuale e il matrimonio doveva basarsi sull’amore. 1

La fine della famiglia come unità produttiva e l’espansione dell’industrializzazione portarono alla separazione tra sfera produttiva e spera privata. Le donne ricoprivano un ruolo privato confinato alla sfera famigliare, gli uomini occupavano la sfera pubblica assumendo il ruolo di breadwinners della famiglia. Nel corso del XX secolo la famiglia companionship era la forma famigliare predominante e molti suoi aspetti furono esasperati dai cambiamenti sociali del secolo. L’obbiettivo della ricostruzione del secondo dopoguerra era quello di rafforzare la famiglia per costruire un futuro nel quale il matrimonio e la casa fossero i fondamenti di una vita migliore. A metà del secolo il matrimonio era una scelta desiderabile e ampiamente diffusa tra la popolazione e raggiungeva percentuali elevate. Il modello di matrimonio companionship divenne nei paesi occidentali l’unico modello accettabile. La sessualità e la contraccezione ebbero un ruolo importante per garantire la felicità e la stabilità dell’unione. L’attrazione fisica e l’intesa sessuale divennero elementi necessari per un buon matrimonio. Soprattutto a seguito della crescita dell’occupazione femminile, questo modello mostrò tutti i suoi limiti. Gli uomini rimanevano i principali breadwinners, le donne erano libere di svolgere un’occupazione retribuita perché non intaccasse il loro ruolo all’interno delle mura domestiche. Questo modello quindi spingeva le donne verso un tipo di relazione che poneva molte richieste senza fornire altrettante ricompense. Era anche fonte di ansie perché la stabilità e il successo del matrimonio erano attribuiti alla capacità della donna di essere buona moglie, madre e amante; il compito della donna era di rendere l’ambiente domestico il più possibile appagante e accogliente e di essere attenta alle esigenze dei figli e del marito, indipendentemente dal suo impegno lavorativo. In poco tempo gli elementi su cui si fondava questo tipo di matrimonio, affetto, attrazione, affinità e reciproca comprensione, si dimostrarono elementi di instabilità. La soluzione era il divorzio e infatti sia in Europa che negli Stati Uniti aumentarono notevolmente all’inizio del XX secolo. Secondo alcuni studiosi l’instabilità coniugale era la conseguenza del declino delle condizioni che avevano garantito la stabilità della famiglia tradizionale. L’affermarsi di una famiglia democratica aveva dato vita all’ideale della condivisione di diritti e responsabilità tra i coniugi, che però non si concretizzava nell’organizzazione della vita familiare, creando tensione e infelicità. 1.3 La pluralizzazione delle forme famigliari Verso la fine degli anni settanta nonostante la famiglia nucleare rimanga la forma familiare più diffusa, si sviluppano altri tipi di famiglia, in parte risultato della crescente instabilità coniugale, in parte legati all’emergere di nuovi modi di concepire la vita di coppia e il matrimonio. I nuovi tipi di famiglia erano il risultato di specifiche fasi del ciclo di vita familiare o di trasformazioni della struttura economico-sociale o erano il prodotto di cambiamenti demografici. Le forme familiari che si sono diffuse nella seconda metà del XX secolo sono il risultato di dinamiche relazionali nuove, sganciate da prescrizioni normative e da particolari fattori strutturali. Il tratto distintivo delle nuove configurazioni familiari è la complessità che emerge in una multidimensionalità difficilmente classificabile. Questi nuovi modelli di famiglia si differenziano nella loro diversa composizione, nel genere e nell’appartenenza etnica dei componenti, nei processi formativi. Si parla di famiglie di fatto, famiglie ricostruite, famiglie miste, famiglie monogenitoriali, famiglie unipersonali, famiglie omossessuali, famiglie omogenitoriali. Per i demografi la pluralizzazione delle forme famigliare può essere ricondotta a quel particolare processo di cambiamento dei comportamenti famigliare, definito seconda transazione demografica, caratterizzato inizialmente dal crollo della fecondità in gran parte dei paesi occidentali e dal suo attestarsi sotto il livello di sostituzione, successivamente dal calo dei matrimoni e dall’innalzamento dell’età media delle prime nozze, dall’aumento dei divorzi e delle convivenze e dalle nascite fuori dal matrimonio. I paesi scandinavi sono stati i primi a registrare questi cambiamenti verso la fine degli anni settante, seguiti dai paesi dell’Europa centro-settentrionale e infine da quelli dell’Europa meridionale. In questi ultimi i comportamenti familiari mantengono ancora un ceto tradizionalismo e le nuove forme si sono affermate più lentamente. Verso l’ultimo decennio del secolo scorso, le coppie omossessuali hanno acquistato visibilità, grazia anche al diffondersi di un clima di accettazione sociale verso questo tipo di unioni. Alle nuove forme familiari si affiancano anche nuove forme di genitorialità, emerse soprattutto con la diffusione delle tecniche di fecondazione assistita. L’introduzione di queste tecniche ha portato un mutamento nella dimensione antropologica e culturale della genitorialità, consentendo la separazione tra genitorialità biologica e sociale. 1.4 Il superamento della famiglia nucleare Le trasformazioni demografiche avvenute nei paesi occidentali negli ultimi decenni hanno modificato in modo significativo la struttura delle reti di parentela, riducendo il numero dei suoi componenti e la distribuzione per età. Soprattutto, il progressivo allungamento della vita e il calo della fecondità hanno rimodellato la composizione generazionale delle famiglie. La struttura per età della maggioranza delle famiglie avrebbe la forma di una “canna per piselli”, lunga e sottoli, oppure la forma di una piramide rovesciata dove ci sono più nonni che nipoti. È quindi frequente 2

che un bambino condivida la sua infanzia con i nonni ancora in vita e con pochi fratelli o cugini. Sempre più spesso poi i bambini alla nascita hanno anche qualche bisnonno in vita. Questo porta a un cambiamento delle relazioni intergenerazionali. Alcuni studiosi ritengono che il modello della famiglia nucleare, basato sull’isolamento dei suoi membri dalla più vasta rete famigliare, sia stato superato dall’affermazione di un modello famigliare dove più generazioni si trovano al centro di una fitta rete di scambi continui e regolari. La possibilità di condividere un periodo consistente della propria esistenza con familiari di generazioni diverse pone varie conseguenze a livello relazionale. Ad esempio, impone una riorganizzazione dei compiti legati ai ruoli. 2. Giovani e trasformazioni familiari 2.1 le trasformazioni dei processi di transazione all’età adulta Vi è difficoltà a periodizzare la giovinezza stabilendo una sua delimitazione temporale. Le ricerche IARD condotte nel 1983 e nel 1987 confinavano l’età della popolazione giovane tra i 15 e i 24 anni. Le indagine svolte nel decennio successivo hanno esteso progressivamente l’età del campione prima fino ai 29 anni, poi negli ultimi rapporti del 2000 e 2004 fino ai 34. Per spiegare lo sfasamento temporale del periodo giovanile le ricerche si concentravano sulle trasformazioni del processo di transazione all’età adulta, ovvero l’insieme di tappe che i giovani devono attraversare per acquistare uno status adulto. Le tappe di questo processo sono: • fine del percorso scolastico • accesso al mondo del lavoro • raggiungimento dell’autonomia abitativa • formazione di un rapporto di coppia stabile • assunzione dei compiti genitoriali A partire dalla fine degli anni Settanta il prolungamento dei percorsi scolastici-formativi, le difficili condizioni del mercato del lavoro, la ristrutturazione di alcuni settori produttivi, l’espansione degli apparati tecnologici e l’emergere di nuove forme familiari hanno provocato la crisi di questo modello di transazione. L’incertezza che gravava su alcune delle fasi di transazione influenzava pesantemente il superamento delle successive, inducendo i giovani a rinviare le scelte decisive in ambito familiare. La crisi del modello tradizionale di transazione all’età adulta coinvolge anche altri elementi che non riguardano fattori strutturali. Diventare adulti vuol dire transitare da una condizione di dipendenza a una fase di indipendenza connotata dall’acquisto di una precisa identità sociale. Le persone definiscono la propria identità a partire dalla propria posizione lavorativa e dal tipo di relazioni familiare in cui sono collocate. Il prolungamento della fase giovanile costringe i giovani a vivere per un tempo più lungo rispetto al passato una condizione di sospensione sociale a volte difficile da risolvere. Alcuni eventi biografici mantengono nel corso del tempo il valore simbolico di fasi di passaggio allo status adulto e rappresentano quindi la risposta a determinate aspettative sociali. Jones e Wallace hanno individuato tre marcatori di passaggio che segnalano l’acquisizione dello status adulto: • marcatori individuali: esperienze personali che non godono di alcuna visibilità sociale (es. primo rapporto sessuale) • marcatori pubblici: sono eventi familiari o sociali istituzionalmente riconosciuti che comportano una definizione dello status e dei ruoli sociali dell’individuo (es. matrimonio) • marcatori ufficiali: connessi sia all’ottenimento di titoli di studio o qualifiche professionali, sia all’accesso a particolari benefici sociali. Il passaggio allo status adulto è quindi il risultato di una mediazione, da una parte, tra scelte individuali e aspettative sociali e, dall’altra, tra contesti relazionali nei i quali i giovani sono inseriti e vincoli istituzionali connessi all’organizzazione dei sistemi scolastico-formativi, alla struttura del mercato del lavoro e alle politiche sociali. Le strategie seguite dai giovani in ambito familiare hanno poi effetti rilevanti sul futuro assetto demografico di un paese. 2.2 Modelli di transazione all’età adulta Galland afferma che la gioventù è una fase della vita comparsa di recente. Tra le due guerre mondiali adolescenza e giovinezza erano fasi indistinte, specie per i giovani di bassa classe sociale. A partire dal secondo dopoguerra la gioventù è diventata una fase del processo di transazione all’età adulta attraversata da tutti i giovani, indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza. Complici di questo cambiamento sono l’estensione dell’obbligo scolastico e il conseguente rinvio delle scelte familiari. Il modello tradizionale di transazione all’età adulta affermatosi in questo periodi si dispiega lungo due assi: 3

• Asse scolastico-professionale (legato alla sfera pubblica) • Asse familiare (legato alla sfera privata) Lungo questi due assi si effettuano quattro passaggi particolarmente significativi per la progressiva acquisizione di nuovi ruoli e status sociali: conclusione degli studi, accesso al mondo del lavoro, abbandono della casa dei genitori, matrimonio o entrata in un unione stabile. Queste modello è caratterizzato da un forte sincronismo delle fasi, il loro carattere definitivo e l’omogeneità delle età in cui vengono attraversate. Variazioni a questo modello sono prevalentemente legate al genere e alla classe sociale. Le giovani donne raggiungono più precocemente l’autonomia abitativa sia perché si sposano circa due o tre anni prima rispetto ai coetanei, sia perché la stabilità lavorativa non è condizione necessaria per iniziare una vita di coppia. Rispetto alla classe di appartenenza, giovani di classe operaia seguono un modello di transazione lineare detto da Galland dell’installazione, incentrato sulla successione ordinata delle fasi. A questo modello si contrappone quello del dilettantismo, tipico dei giovani borghesi orientati verso professioni che richiedono un prolungato periodo di formazione prima dell’accesso al mondo del lavoro. L’attraversamento di una fase non ha carattere definitivo; è possibile quindi rivedere le proprie scelte ed eventualmente cambiare il percorso intrapreso. La gestione dei tempi e delle modalità di transazione è lasciata all’individuo. A causa di queste caratteristiche il modello si distingue per la reversibilità e la dilazione temporale di ogni fase. A partire dagli anni Settanta questi modelli sono stati affiancati da un nuovo modello di transazione, detto della sperimentazione, emerso a seguito sia del progressivo rinvio del superamento delle fasi sia dalla rottura del loro ordine sequenziale. Appaiono una serie di situazioni intermedie la cui principale caratteristica consiste nel fatto di essere socialmente ambigue e di frontiera, che possono peraltro durare parecchi anni. Questo modello si diffonde tra i giovani di tutte le classi sociali, ma con una sostanziale differenza: mentre i giovani della classe operaia sperimentano forzatamente una transazione all’età adulta prolungata, i giovani di classe medio-alta, disponendo di maggiori risorse economiche, prolungano volontariamente le fasi di transizione. Nello schema di Galland la crescita della disoccupazione giovanile e il prolungamento dei percorsi formativi hanno rallentato sensibilmente il tragitto verso lo status adulto. In realtà, la comprensione del fenomeno va cercata nel declino del modello di socializzazione basato su modalità di trasmissione da una generazione all’altra di status e identità sociali relativamente stabili. Con questo modello l’identità è il risultato delle diverse esperienze sociali sperimentate nel corso di un processo iterativo per prove ed errori che i giovani mettono in atto fino al raggiungimento di una definizione di sé soddisfacente sul piano dell’autostima e credibile agli occhi degli attori istituzionali. Questa fase genera la dilatazione temporale della gioventù e contribuisce a far acquistare a questo periodo lo statuto di nuova età della vita. Oltre al modello di socializzazione, anche il complesso di norme relative all’età che organizzavano la sequenza temporale dei passaggi alla vita adulta ha subito delle alterazioni, passando da un sistema normativo basato sulla precocità a uno basato sul ritardo. Negli anni cinquanta e sessanta, appena raggiunta l’autonomia economica, i giovani abbandonavano la casa dei genitori in certa di un’indipendenza impossibile da conquistare all’interno delle mura familiari. Oggi rimanere più a lungo in famiglia rappresenta un’opportunità per prolungare il percorso formativo e ritardare l’assunzione di ruoli familiari. La norma che i giovani seguono è rimanere giovani più a lungo possibile. A partire dagli anni settanta vi è stata la trasformazione del significato sociale della gioventù e il suo estendersi a tutte le classi sociali. Negli anni precedenti la minore durata del sistema scolastico obbligatorio, l’abbassamento dell’età media al primo matrimonio e la disponibilità di alloggi a basso costo avevano facilitato la diffusione del modello di transazione lineare. Gli anni settanta segnano l’inizio di una svolta: la recessione economica, l’aumento della disoccupazione e dei prezzi delle abitazioni hanno reso sempre più difficile la conquista dell’autonomia lavorativa in tempi ragionevoli, una tendenza consolidatasi nel corso degli anni. Il matrimonio e l’evento procreativo sono sempre più ritardati. In Italia i primi studi sulla permanenza prolungata dei giovani in famiglia risalgono agli anni ottanta nell’ambito delle ricerche psicosociali. La famiglia lunga, termine con cui è stato definito questo fenome...


Similar Free PDFs