6. L\' Economia Aziendale E I SUOI Principi Parametrici PDF

Title 6. L\' Economia Aziendale E I SUOI Principi Parametrici
Author Martina 2.0
Course Economia aziendale
Institution Università Telematica Pegaso
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L’ECONOMIA AZIENDALE E I SUOI PRINCIPI PARAMETRICI

LA TEORIA GENERALE E LE SPECIALIZZAZIONI PER TIPI DI OPERATIVITA’ L’economia aziendale e i suoi principi parametrici. Questi principi sono dei principi talmente validi e talmente universali che sono applicabili a qualunque realtà economica, a qualunque impresa, che rappresentano l’oggetto di studio e di applicazioni delle varie discipline aziendalistiche. Come abbiamo già visto dalla concezione sistemica dell’azienda e dalla scomposizione del sistema-azienda, discendono i due subsistemi: operativo (oggetto di studio dell’Economia Aziendale, e quello del controllo (oggetto di studio della Ragioneria). Il subsistema operativo (unione tra il subsistema organizzativo e gestionale) rappresenta il contenuto teorico dell’Economia aziendale, e quindi rappresenta una teoria generale (ecco perché è importante che questa teoria la si conosca in modo uniforme e la si applichi in modo coordinato), una parte fondamentale della scienza economica ma anche la specializzazione per tipi di operatività. Questo vuol dire che l’economia aziendale ha dei principi generali applicabili a tutte le imprese, ma ci sono poi delle specializzazioni per tipi di operatività (nel senso che esiste un’economia aziendale di carattere generale che fissa i principi generali, ma esistono anche economie aziendali di settore (chiamate anche ECONOMIE AZIENDALE SPECIALIZZATE): di tipo industriale, di servizi, di trasporti, assicurativa, bancaria, mercantile, ecc.). Ecco in questa figura troviamo la teoria generale (e quindi l’economia aziendale con i suoi principi universali, ECONOMIA AZIENDALE GENERALE), e poi troviamo affianco L’ECONOMIE AZIENDALI SPECIALIZZATE, cioè le specializzazioni dell’economia aziendale.

IL SISTEMA DEI PRINCIPI DELL’ECONOMIA AZIENDALE LE CARATTERISTICHE DEI PRINCIPI DELL’ECONOMIA AZIENDALE I principi dell’economia aziendale:  Sono applicabili sia alle aziende produttrici che a quelle erogatrici, sia a quelle private che a quelle pubbliche;  Sono discutibili sul piano scientifico e variabili in relazione alle mutevoli condizioni aziendali ed ambientali. I PRINCIPI DELL’ECONOMIA AZIENDALE (inventati e ideati da Aldo Amatuzzi) sono: 1. Il principio delle condizioni dell’equilibrio prospettico aziendale: che detta le condizioni economiche, finanziarie e patrimoniali da verificarsi nella loro integrazione e da studiare per istituire l’azienda, farla convenientemente funzionare e opportunamente cessare; 2. Il principio dei profili d’impresa: tende a rappresentare i fattori (vantaggiosi) di vita e di sviluppo o quelli (critici) di crisi, da ricondurre rispettivamente al favore o al disfavore di economie interne ed esterne (per far sì che il proprietario dell’azienda la conosca anche da questo punto di vista). Essi esprimono gli elementi identificativi dell’azienda, dalle sue origini e nelle sue manifestazioni di vita, rappresentando le linee di forza o di debolezza che tendono ad avvicinare l’ipotetica unità aziendale a quella reale; 3. Il principio dell’autorigenerazione dei processi produttivi: esprime la possibilità che investimenti produttivi possano essere rigenerati in nuove risorse da reinvestire; 4. Il principio della conoscenza profonda e della capacità di apprendimento: è connesso a un lento e graduale processo cognitivo di accumulazione delle potenzialità che conduce alla “competenza”; 5. Il principio dell’intelligenza emotiva, valorizzativa, sociale e manageriale: esprime il controllo delle proprie emozioni e di quelle degli altri (empatia) e la possibilità di attivare relazioni interpersonali (intelligenza emotiva); presuppone, inoltre, l’abilità di ricontestualizzare e di apprezzare il positivo (intelligenza valorizzativa); si basa infine, su un insieme specifico di capacità che consentono di svolgere con successo i compiti assegnati, di collaborare con altri e di autovalutare e adattare il proprio comportamento (intelligenza manageriale); 6. Il principio della comunicazione aziendale: attesta la trasmissione con efficacia di un’idea, di un0informazione, di un dato, da un soggetto a un altro o a un gruppo di soggetti, in modi differenti condizionati da molteplici fattori. (Aldo Amatuzzi ne ha inserito prima 4 di principi e dopo 50 anni ha inserito gli altri due, ognuno a distanza di 6 mesi (questi due principi inseriti alla fine sono il 2 e il 3)). In questa figura troviamo i principi che si riferiscono al subsistema operativo distinguendo il ramo organizzativo da quello gestionale.

I principi sono tutti strettamente collegati, ma sono aperti, cioè possono aggiungerne altri, ma anche modificati. Esiste inoltre un rapporto causa-effetto tra fattori e condizioni di equilibrio; esiste anche un rapporto causa-effetto tra profili e condizioni di equilibrio; esiste un rapporto causa-effetto tra equilibrio e funzione auto rigeneratrice; e c’è un nesso reciproco tra funzione auto rigeneratrice e profili d’impresa.

IL LEGAME DI CORRELAZIONE TRA I PRINCIPI DELL’ECONOMIA AZIENDALE E I PRINCIPI DELLA RAGIONERIA I principi dell’economia aziendale (subsistema operativo) si legano ai principi della ragioneria (subsistema del controllo). I PRINCIPI DELL’ECONOMIA AZIENDALE sono sei e sono riuniti a sistema; anche i PRINCIPI DELLA RAGIONERIA sono riuniti a sistema. Riuniti a sistema significa che esiste un collegamento tra tutti i principi dell’economia aziendale (cioè che dal n.1 al n. 6 sono tutti collegati tra di loro), ma esiste anche un

collegamento dei principi della ragioneria nell’ambito dei quali ogni principio è collegato a tutti gli altri principi.

IL PROCESSO DEL CAMBIAMENTO Il cambiamento è un processo di apprendimento che consente di acquisire un nuovo approccio, una nuova cultura del pensiero e dell’azione. Nel modello Change Map il successo del cambiamento è perseguibile attraverso tre fasi cicliche continue91: o Motivazione: comprende il coinvolgimento, l’acquisizione di idee, l’ottenimento di risorse necessarie per favorire le dinamiche emotive; o Attivazione: riguarda l’apprendimento, la conoscenza, la sperimentazione e l’implementazione; o Riflessione: riguarda la rifinitura, il miglioramento, la creazione di ulteriore energia per dare continuità alla circolarità del processo di cambiamento.

LA CASUALITA’ E I SUOI EFFETTI SULLE CONDIZIONI DI EQUILIBRIO Il successo di un’azienda viene di regola giudicato sulla base dei risultati economici raggiunti e sulla base delle consistenze patrimoniali accumulate, senza considerare, e tenere nella giusta considerazione, il ruolo che giuoca la fortuna nel raggiungimento dei predetti risultati. La qualità della conoscenza accumulata nel tempo non può però non tener conto del peso di casualità (fortuna)insito nella sua graduale costruzione e continua rivisitazione. In assenza di casualità, le variabili economiche agirebbero in modo deterministico sulle condizioni di equilibrio e i flussi di informazione che circolano all’interno dell’azienda consentirebbero di fare attendibili previsioni con risultati predeterminabili. Anche se la causalità fosse presente, ma in forma nota, è possibile fare programmi e previsioni abbastanza attendibili, basandosi sui risultati emersi dalle serie storiche. Ma il problema risiede nel fatto che non è dato conoscere la forma della causalità. F pur vero che il livello di conoscenza in ambito aziendale si eleva con l’aumentare dei flussi di informazioni che circolano all’interno della stessa e che provengono anche da fonte esterna; è questo il fondamento del determinismo (e dell’inferenza statistica) che conduce a innalzare il grado di attendibilità delle previsioni aziendali. Da quanto detto discende l’importanza che assume la variabile “caso”, intesa come “fortuna” che concorre, unitamente alle altre, a determinare il successo aziendale agendo sulle sue instabili condizioni di equilibrio (migliorandolo e rafforzandolo); ovvero, inteso come “sfortuna” che, sempre concorrendo con le altre variabili, determina l’insuccesso aziendale e, quindi, la sua crisi. F noto che i fattori interni ed esterni con effetto perturbativo sono: FATTORI INTERNI (variabili endogene controllabili):

 Risorse umane  Risorse finanziarie  Risorse materiali e immateriali  Grado di organizzazione FATTORI ESTERNI (variabili endogene, parzialmente controllabili)  Mercato  Progresso tecnologico

 Leggi vigenti e regime politico IMPORTANTE:  Viene normalmente assunto come indicatore di sintesi delle condizioni in cui si è svolta la gestione tipica di una azienda: il reddito operativo netto;  Per fabbisogno finanziario durevole si intende: quello originato da impieghi di capitale di lunga durata che dovrebbe trovare copertura con mezzi finanziari acquisiti stabilmente;  Il fine ultimo del sistema aziendale è: quello di conoscere il valore economico di una data entità produttiva riferito sia ai tempi attuali sia a quelli futuri;  L’intelligenza emotiva non si estende nell’ambito: la capacità di monitorare le esigenze primarie. STAMPARE FILE PROF...


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