Title | La ricerca educativa e i suoi metodi (pedagogia Unità 10) |
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Author | Valeria Adoni |
Course | scienze umane anno 5 |
Institution | Liceo (Italia) |
Pages | 6 |
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riaasunto del libro di pedagogia sulla ricerca educativa e i suoi metodi + aggiunta di appunti lezioni ...
Pedagogia: Unità 10 (da pag.258 a 268)
LA RICERCA EDUCATIVA E I SUOI METODI La natura e gli ambiti della ricerca educativa L’ANTIPEDAGOGIA Nel testo intitolato “La ricerca come antipedagogia” (1969) il pedagogista Francesco De Bartolomeis (1918) sostiene che una pedagogia autentica, chiamata dall'autore di apprendimento, di "antipedagogia", è quella che si avvale della ricerca come metodo produzione, di intervento e come procedimento sistematico di s oluzione dei problemi. L'attività di insegnamento, cioè, non può più basarsi su un rapporto tra docente e alunno incentrato sulla subordinazione del secondo al primo e sulla trasmissione delle conoscenze, ma deve fornire agli allievi le procedure per rispondere, mediante la ricerca, ai loro interrogativi. Pertanto la ricerca come antipedagogia non deve appartenere a studiosi e ricercatori, ma a tutti coloro che sono coinvolti nel processo educativo, agli insegnanti e agli s tudenti. Allo stesso tempo la ricerca educativa favorisce lo sviluppo della riflessione sull’educazione. Lo schema di base delle fasi dello sviluppo della ricerca in campo educativo, è quello tipico della ricerca in generale come viene illustrato da De Bartolomeis: 1. DETERMINAZIONE DELL’ARGOMENTO E DEL COMPITO. 2. SELEZIONE E INDIVIDUAZIONE DEL PROBLEMA. 3. SCOPI D ELLA RICERCA. 4. ESAMI CRITICO D EGLI STUDI PRECEDENTEMENTE FATTI. 5. FORMULAZIONE IPOTESI CHE RIGUARDANO LA S PIEGAZIONI DEI FENOMENI. 6. PROGRAMMA DI LAVORO. 7. P ROGETTAZIONE DETTAGLIATA COME M ETODO. 8. STUDIO CRITICO DEGLI S TRUMENTI DI RICERCA. 9. RACCOLTA DATI E PRODUZIONE SPERIMENTALE DI O GGETTI TECNICI. 10. TABULAZIONE, ANALISI, ELABORAZIONE E INTERPRETAZIONE DEI DATI CON VALUTAZIONE DEI PROCEDIMENTI. 11. FISSAZIONE DEI RISULTATI AFFINCHÉ POSSANO ESSERE COMUNICABILI E RAPPRESENTINO UNA SPIEGAZIONE O DOCUMENTAZIONE ATTENDIBILE. 12. VALUTAZIONE DEI RISULTATI IN VISTA DI POSSIBILI INTERVENTI E APPLICAZIONI .
I TEMI DELLA RICERCA Data la difficoltà di avvalersi di indagini svolte in laboratorio nella ricerca sui processi educativi, l'attenzione si è spostata sulle condizioni e i risultati dell'apprendimento scolastico. Particolarmente diffuse sono anche le indagini sul problema della valutazione, sui campi specifici dell’apprendimento, sugli stili e efficacia dell'insegnamento, sui curricoli intesi come sequenze di obiettivi. Infine sono sempre più
presenti le indagini sull'educazione permanente, sul rapporto tra educazione e servizi sociali, sulle tematiche della devianza e dell’associazionismo, sul r apporto tra educazione e lavoro. uplice La concezione della ricerca come “antipedagogia” p resuppone inoltre un d atteggiamento di ricerca: quello dello studente, nell'interesse del quale la scuola dovrebbe promuovere l'apprendimento attraverso attività di ricerca; quello dell'insegnante, che dovrebbe gestire l'attività didattica in uno spirito di ricerca e innovazione. Allo stesso momento, è importante, però, preservare la scientificità della ricerca e il suo allargamento trasversale, senza organizzarla in arbitrarie gerarchie, in base alle quali, ad esempio, la ricerca “veramente scientifica” risulta solo quella condotta nell'università, ma anche senza banalizzarla , attribuendole la connotazione di scientificità pure in assenza del necessario rigore metodologico.
I principali metodi della ricerca educativa
METODO E SCIENTIFICITÀ La ricerca educativa si avvale di vari metodi quali : il metodo sperimentale, che interviene su una o più variabili proprie della realtà osservata, con lo scopo di registrare le variazioni dei comportamenti, dei processi e dei risultati; la ricerca empirica di tipo descrittivo ed osservativo, che utilizza prove oggettive per la misurazione dell’apprendimento, quali test, questionari, interviste e così via. Il m etodo sperimentale è difficilmente applicabile, a causa della complessità delle varie attività formative e dei limiti etici imposti alla sperimentazione in ambito educativo.
IL METODO DESCRITTIVO E OSSERVATIVO La ricerca educativa impiega strumenti di tipo descrittivo ed osservativo. Possiamo ricordare: le prove “oggettive” per la misurazione dei risultati scolastici tramite la somministrazione di verifiche scritte con risposte e punteggi standardizzati; i test , che possono essere in parte assimilati agli esperimenti, poiché paragonati allo stimolo sperimentale impiegato per provocare una data reazione nel soggetto; i questionari, interviste scritte, più o meno standardizzate, che permettono di raccogliere in breve tempo ed in modo sistematico più informazioni da più soggetti contemporaneamente; le interviste , centrate sulla comunicazione verbale con uno o più soggetti ai quali vengono rivolte specifiche domande;
le raccolte ed elaborazioni di dati su base statistica, che prevedono il reperimento di informazioni, spoglio o classificazione dei dati, sistemati in tabelle statistiche e, infine, analisi, elaborazione ed interpretazione del materiale raccolto. le tassonomie degli obiettivi didattici, caratterizzate da una classificazione gerarchica, sistematica e formale degli obiettivi didattico-educativi di un dato percorso formativo; le check-list , vere e proprie liste di controllo formate da un elenco di voci che trattano in modo analitico gli aspetti rilevanti di un fenomeno e sono inserite in una forma grafica che ne facilita la registrazione, e le griglie di analisi; i vari tipi di osservazione sistematica, condotte con metodo scientifico.
ALTRI METODI DI RICERCA . Il metodo clinico L’approccio descrittivo-osservativo esclude gli elementi essenziali dell’interazione educativa, come il versante inconscio delle relazioni; per far sì che tali elementi vengano presi in considerazione, la ricerca si avvale anche di altri metodi, come il m etodo clinico, noto per essere basato sul colloquio e sul osservazione partecipante per giungere ad una conoscenza approfondita dei singoli soggetti. Tale metodo è basato: sul colloquio clinico, intervista prolungata e con struttura flessibile, durante la quale si cerca di far emergere le caratteristiche individuali del soggetto interpellato per un suo studio approfondito; sull’osservazione partecipante, in base alla quale il ricercatore partecipa direttamente all’attività del gruppo studiato; sulle storie di vita, che fanno riferimento a documenti dal forte valore autobiografico, come, ad esempio, i diari.
. Il metodo comparativo Si basa sul confronto tra realtà educative differenti nello spazio, mediante accurate indagini sui sistemi scolastici, sui risultati degli alunni, sui modelli pedagogici che indirizzano l’attività dei sistemi storico-sociali presi in esame. Si tratta di approcci estremamente importanti, che favoriscono la cooperazione internazionale e contribuiscono allo s viluppo delle politiche educative.
. Il metodo storico Le indagini condotte con tale metodo, implica l’analisi dei fenomeni educativi a partire dal loro variare nel corso del tempo che vanno dalla storia delle dottrine pedagogiche (storia delle teorizzazioni sulle pratiche educative) alla storia delle pratiche educative (storia delle concrete realizzazioni dell'azione educativa nel tempo), dalla s toria della scuola e delle istituzioni formative, alla storia della cultura e della società.
IL CONTRIBUTO DELLA FILOSOFIA E DELL’ESPERIENZA DIRETTA Al giorno d'oggi si può includere nell'ambito della ricerca educativa anche le a nalisi concettuali sui fondamenti epistemologici della pedagogia, sui concetti e sui valori collegati, sul linguaggio della riflessione e della pratica educativa. L'approccio della ricerca-azione si può sviluppare all'interno di situazioni vissute come problematiche dagli stessi ricercatori. La ricerca-azione si basa più che altro sulla descrizione del modo in cui viene percepita una situazione educativa da parte di chi è coinvolto, sugli obiettivi e sulle scelte che motivano la pratica educativa, sulle norme e sui valori in gioco. Lo scopo è quello di elaborare modelli utili per altri ricercatori, d i favorire il dialogo e la comprensione tra chi è direttamente parte del problema, quindi il ricercatore si impegna a istituire e incoraggiare condizioni di dialogo aperto e l'accesso dei partecipanti a tutte le informazioni utili per il miglioramento della situazione. Gilbert De Landsheere (1921-2001) è colui che ha sintetizzato le caratteristiche della ricerca-azione evidenziando la dimensione sociale e di gruppo. (pag. 264).
Misurazione e programmazione Intorno al 1950 diversi studiosi divisi tra comportamentismo e cognitivismo elaborano curricoli scolastici e itinerari didattici conformi allo sviluppo psicologico del bambino, indirizzati al raggiungimento di obiettivi prefissati e basati sulla possibilità di verificare rigorosamente le mete conquistate. In ambito comportamentista si muove la corrente del mastery learning (“apprendimento per la padronanza”) che si prefigge di razionalizzare le risorse destinate all'istruzione attraverso percorsi educativi individualizzati, in modo da rendere più “produttiva” la scuola. I teorici del mastery learning affermano che bisogna far in modo che il maggior numero possibile di persone riesca a conseguire gli obiettivi scolastici, e questo è possibile a ccertando scientificamente con test e prove oggettive i livelli di partenza di ciascuno assegnando a tali livelli obiettivi corrispondenti, per poi scomporre gli obiettivi in comportamenti semplici e misurabili, facilmente collegabili ai metodi di insegnamento e alle verifiche di controllo.
BLOOM E LE TASSONOMIE enjamin La “ Tassonomia degli obiettivi educativi” proposta agli inizi degli anni ‘50 da B Bloom (1913 –1999) è considerata una delle più interessanti. Tale classificazione degli obiettivi prende spunto dall’attività pratica degli insegnanti, più precisamente dal loro intento di raccogliere in modo empirico i criteri di valutazione presi a riferimento nell’esaminare i loro allievi e i relativi percorsi di apprendimento. Le m odalità di apprendimento vengono pertanto divise in due aree, cognitiva e affettiva (Bloom, 1986), al cui interno vengono rinvenuti i relativi obiettivi educativi (la terza area, quella psicomotoria, è stata solo abbozzata).
1. Area cognitiva: riguarda le attività intellettuali e logiche dell’individuo e viene suddiviso nei seguenti obiettivi didattici, nell’ordine dal più semplice al più complesso: conoscenza, comprensione, applicazione, analisi, sintesi, valutazione. 2. Area affettiva: è relativa al lato emotivo, agli stati motivazionali e ai valori che accompagnano l’individuo nel suo percorso d’apprendimento , e viene suddivisa nei seguenti obiettivi: ricettività, risposta, valutazione, organizzazione, caratterizzazione del valore. La tassonomia di Bloom risulta importante nella valutazione e verifica a posteriori dei risultati degli interventi formativi nonché nella scelta a priori delle metodologie didattiche più opportune in relazione a ll’area di apprendimento specifica.
GAGNE’: LA “SCOMPOSIZIONE” DI APPRENDIMENTO E INSEGNAMENTO Robert Mills Gagné (1916-2002) individua una tassonomia di tipi di apprendimento, riportate ne “Le condizioni dell'apprendimento”. L’Apprendimento può essere: 1. d iS EGNALI ( come nel caso delle risposte condizionate.) 2. di STIMOLI-RISPOSTE (come nel caso del condizionamento operante semplice.) 3. di CONCATENAZIONE (collegamento in sequenza di apprendimenti del tipo stimolo e risposta ) 4. di ASSOCIAZIONI VERBALI (analoghe alle concatenazioni stimoli e risposta.) 5. di DISCRIMINAZIONI ( si impara a dare risposte diverse a stimoli simili) 6. di CONCETTI ( si danno risposte analoghe a stimoli diversi , ma classificati mentalmente sotto un denominatore comune.) 7. di REGOLE ( concatenazioni di concetti.) 8. PROBLEM-SOLVING o soluzione di problemi( la capacità di combinare le regole apprese per produrre capacità nuove.) Gagné si è concentrato anche sul processo dell’insegnamento facendo ricerche sull’intervento educativo e sulla programmazione didattica giungendo a sviluppare una descrizione dei diversi momenti implicati in un’attività di istruzione quali: ATTIRARE E CONTROLLARE L ’ATTENZIONE. INFORMARE IL SOGGETTO DEI RISULTATI ATTESI. STIMOLARE IL RICORDO DELLE CAPACITÀ PREREQUISITE PERTINENTI. PRESENTARE GLI STIMOLI AL COMPITO DI APPRENDIMENTO. FARE LA GUIDA ALL’APPRENDIMENTO. FORNIRE IL F EEDBACK. VALUTARE LA P ERFORMANCE. PRODURRE IL T RANSFER. ASSICURARE LA R ITENZIONE.
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