Manuale di ricerca educativa trinchero PDF

Title Manuale di ricerca educativa trinchero
Course Pedagogia Sperimentale
Institution Università degli Studi di Cagliari
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Riassunto: Manuale di ricerca educativa. Trinchero R. ( 5-6 capitolo sono fatti male ) INTRODUZIONE Per raggiungere gli obiettivi prefissati e per rispettare i parametri di efficienza ed efficacia dei mezzi proposti, ci deve essere una valutazione che implica: -una definizione precisa e formulata in termini operativi -la rilevazione di evidenza empirica sul campo (osservazioni, registrazioni di dati ed eventi) -l’analisi dei dati grezzi Le competenze necessarie per raggiungere tale processo sono competenze di ricerca educativa. Uno degli obiettivi primari per chi opera nei settori dell’educazione dovrebbe essere quello di acquisire una consapevolezza sul proprio ambito operativo. Acquisire consapevolezza vuol dire individuare gli errori compiuti e le possibili strategie di miglioramento. La ricerca educativa è caratterizzata dall’essere orientata alla decisione, e ciò che la differenzia dalle altre ricerche è lo stretto rapporto che c’è tra ricerca ed azione (educativa). Per la formazione metodologica si deve occupare l’università. Un educatore, un formatore, dovrebbe essere in grado di comprendere e progettare semplici ricerche empiriche, dovrebbero sviluppare una sensibilità all’osservazione di contesti e situazioni e ascoltare i soggetti. Ci sono due strategie per portare avanti un processo di formazione metodologica: 

Fornire una panoramica degli strumenti della ricerca educativa partendo da un approccio storico o epistemologico, giungendo poi ad esplorare il livello metodologico. (Questa dà agli studenti la possibilità di avere strumenti critici utili per giudicare l’adeguatezza della ricerca)



Fornire strategie operative concrete, rinunciando ad quadro storico o epistemologico limitandosi alle tecniche esistenti. (Fornisce procedure operative per condurre subito una ricerca). la terza proposta di questo manuale è quella di un’altra via: avere un corso di livello universitario che promuova un apprendimento significativo (e non meccanico), deve porsi il problema di quello che un allievo già sa su una materia e accrescere su questo suo patrimonio.

CAPITOLO 1

LA LOGICA DELLA RICERCA IN EDUCAZIONE 1.1 Fare ricerca in educazione La ricerca empirica: significato scientifico e senso comune: -In educazione, relativamente al termine empirico, è frequente la contaminazione tra il significato che viene attribuito secondo il senso comune e il significato scientifico vero e proprio. -Il campo dell’educazione si configura come un sistema fortemente connesso alla vita sociale di ognuno e questo determina la possibilità di sovrapposizione tra le due sfere (del senso comune e scientifica). Cos'è la pedagogia sperimentale? La pedagogia sperimentale è quel campo della pedagogia che studia i problemi educativi utilizzando metodi scientifici (empirici e/o sperimentali). a)

Metodo Empirico: Si basa sui dati tratti dall’esperienza. Se pensiamo al termine empirico in ambito scientifico, esso farà riferimento a un intervento realizzato sul campo ed il suo contrario sarà astratto.

b)

Metodo Sperimentale: Si basa sui dati tratti dagli esperimenti. Si interpreta come sperimentale tutto ciò che non sia abitudine o che, in qualche modo, comporti l’uso di strumentazione non consueta, ad esempio un’apparecchiatura tecnologica. Si sente magnificare come sperimentale l’uso di questo o di quel sussidio didattico, o l’impiego di test per la valutazione degli allievi, senza che sia stata posta nessuna impegnativa domanda sulla effettiva capacità di questi esperimenti di modificare il quadro dei risultati che in precedenza si ottenevano dall’attività formativa. Nel momento in cui viene messo in atto un esperimento, è necessario, al fine di tenere sotto controllo gli effetti generati dall’intervento del ricercatore, scegliere il gruppo sul quale si agisce direttamente ( gruppo sperimentale) in confronto con il gruppo di controllo che mantiene le caratteristiche iniziali per tutta la durata dell’esperimento.

Non basta fare un intervento sul campo perché si possa parlare di ricerca empirica. L’intervento sul campo si realizza in base ad una procedura, a una metodologia che ha una sua logica molto stringente. Andare a visitare una scuola non equivale a svolgere una ricerca empirica, ma rappresenta un’esperienza che può rientrare nel disegno di una ricerca. Con la parola ricerca si vuole designare una riflessione sul fatto educativo condotta con appropriato metodo scientifico. I fatti educativi si possono studiare da diverse prospettive: -Sul piano teorico secondo l’approccio della filosofia dell’educazione e della pedagogia generale, mira a stabilire lo statuto epistemologico del sapere pedagogico e i problemi assiologici e normativi ad esso legati. -Sul piano storico e su quello comparativo con l’obbiettivo di confrontare le concezioni di educazione e le istituzioni educative in senso sincronico (nello stesso tempo, ma in contesti spaziali diversi). -Sul piano descrittivo e sperimentale servendosi di procedure di controllo positivo-sperimentale della conoscenza prodotta. Questo è il caso della branca della ricerca educativa chiamata pedagogia sperimentale, pedagogia scientifica, metodologia della ricerca pedagogica, metodologia della ricerca educativa. L’attività di ricerca mira a far luce su una data situazione educativa , spazialmente, temporalmente e culturalmente situata, allo scopo di informare: -avere una comprensione approfondita della situazione considerata nella sua unità e specificità (ricerca idiografica),

-oppure mira ad estrapolare da quella situazione leggi e regole di portata più generale, applicabili anche a contesti e situazioni diverse da quelle in cui sono state prodotte (ricerca nomotetica). La ricerca idiografica ricorre più spesso alle tecniche di raccolta di dati dette “qualitative” (quali l’intervista libera, l’osservazione non strutturata, l’analisi dei documenti); la ricerca nomotetica ricorre più spesso alle tecniche “quantitative” (quali il questionario e altre tecniche che si avvalgono di strumenti strutturati di raccolta dei dati).

Nella ricerca affidarsi al senso comune non è la strada migliore per trarre autentiche conoscenze da quello che si osserva (ad es. il senso comune ci porterebbe a dire che i ragazzi di bassa estrazione sociale hanno un tasso di abbandono superiore a quello di altri ragazzi). La conoscenza scientifica ci orienta invece a non fidarci di quanto possiamo osservare, ma a raccogliere sistematicamente evidenza empirica (ossia dati fattuali e percezione di essi), ad analizzarla mediante tecniche opportune e dare successivamente alla raccolta di elementi sufficienti, un giudizio. La conoscenza scientifica in ambito educativo è dunque più adeguata. In campo educativo le variabili sono innumerevoli e, pertanto, è conveniente suddividerle in categorie. Secondo Vertecchi (1993), le variabili possono essere distinte in variabili assegnate (variabili socioeconomico culturali), che si costituiscono al di fuori della situazione scolastica, variabili indipendenti (variabili scolastiche), ovvero che riguardano le scelte organizzative e didattiche della scuola, variabili dipendenti (variabili relative agli allievi) che definiscono i risultati dell’intervento educativo. Nel prendere decisioni ci si può servire di altre ricerche e si può tener conto di una pluralità di fattori; nel caso della scuola si possono considerare ad esempio tre livelli di fattore della situazione educativa: 1) quelli socio-economici-culturali (i quali possono essere fattori di macrosistema, es. reddito di lavoro, reddito nazionale, organizzazione culturale); fattori di struttura (es. organizzazione scolastica, programmi di studio, organizzazione del tempo scolastico); 2) fattori scolastici (possono essere fattori di microsistema, es. organizzazione sociale del territorio, qualità dei servizi offerti, livello culturale degli abitanti, composizione del nucleo familiare);

3) fattori didattici (es. metodi di insegnamento, caratteristiche degli insegnanti, obiettivi e strategie dell’azione formativa); fattori relativi agli allievi (quelli cognitivi es conoscenze ed abilità, affettivi es. interessi e stati e motivi e sociali es. capacità relazionali).  Le metodologie di ricerca utilizzate nei tre ambiti possono essere divise in:  QUALITATIVE  QUANTITATIVE Metodi quantitativi:  Metodi sperimentali  Metodi osservativi o ricognitivi -

Utilizzano scale, punteggi, medie, diagrammi, griglie di osservazione

-

Si parla di campione, di variabili, di “sperimentazione”, elaborazione statistica dei dati, ecc.

-

In educazione fisica hanno una notevole tradizione

I metodi quantitativi puntano alla rilevazione di fattori rilevanti in una data realtà educativa, alla loro trasformazione in variabili, alla loro descrizione attraverso parametri statistici e all'individuazione di relazioni tra i fattori stessi, allo scopo di spiegare le loro variazioni. I fautori dell’approccio quantitativo si ricollegano alla tradizione positivistica, sebbene con numerose sfumature. Metodi qualitativi:  Metodi discorsivi  Metodi narrativi  Metodi etnografici  Metodi partecipativi -

si usano tecniche quali intervista e colloquio, racconto biografico, metodo dei diari

-

I ricercatori sono essi stessi parte della ricerca

-

si parla di ricerca-partecipata/intervento o ricerca-azione (ricerca fatta in gruppo intorno ad un problema per risolverlo nell’immediato)

I metodi qualitativi non mirano alla trasformazione di fattori in variabili, ma puntano a una visione olistica delle realtà educative, allo scopo di comprendere le motivazioni alla base dei comportamenti dei soggetti coinvolti. I fautori dell’approccio qualitativo si ricollegano al filone ermeneutico, proponendo studi di tipo clinico, introspettivo, storico, antropologico

1.2 Le cinque questioni della ricerca educativa La conoscenza scientifica, per il suo carattere sistematico e controllato, è quindi più adeguata di quella di senso comune a guidare le decisioni su specifici problemi in ambito educativo. La caratteristica principale della ricerca scientifica è che essa mira a produrre un sapere controllabile, ossia un sapere generato mediante procedure che il ricercatore deve rendere chiare ed esplicite.

Una ricerca che rispetti i canoni del metodo scientifico è quindi una ricerca in cui tutti i singoli passaggi e le singole scelte sono criticabili.



Una ricerca ben formulata è una ricerca che stimola il dibattito, che dà luogo ad un sapere intersoggettivamente condivisibile, coerente e passibile di essere messo in discussione, un sapere appunto scientifico. La ricerca scientifica deve confrontarsi con 5 questioni: La questione ontologica: la realtà sotto esame esiste davvero o è una nostra costruzione? L’ontologia è la branca della filosofia che studio la natura dell’essere, l’essere in quanto tale.



La questione epistemologica: la realtà sotto esame è davvero conoscibile? Il ricercatore è parte della realtà che studia o ne è al di fuori? L’epistemologia è la branca della filosofia che si occupa della riflessione sulla conoscenza scientifica. Se il ricercatore ritiene che non sia possibile separare la realtà dall’osservatore, allora la conoscenza stessa della realtà risente del relativismo (paradigma costruttivista): le realtà costruite variano a seconda degli individui, dei gruppi, della cultura, dei contesti, in cui si svolge la ricerca. Accettando il relativismo la scienza non può spiegare un fenomeno, ma solo interpretare l’evidenza empirica che emerge dal campo, allo scopo di comprendere i significati attribuiti agli eventi, alle azioni, alle situazioni. In questo approccio non si stabiliscono le determinanti di un fatto ma solo le condizioni che lo rendono possibile. Il ricercatore non è staccato dalla realtà studiata ma ne è immerso.



La questione metodologica: come possiamo fare per conoscere la realtà? Il termine metodologia indica l’insieme delle riflessioni sul metodo e sulle tecniche usate da tale disciplina, allo scopo di conoscere l’oggetto (indica dunque l’attività critica esercitata sul metodo finalizzata a definire strategie di applicazione di strumenti allo scopo di ottenere una ricerca con risultati validi). Da non confondere con il metodo, che è l’insieme dei processi mentali che guidano la scelta di alcune strategie di azione. Obbiettivo primario della metodologia della ricerca è quello di fare assumere ad una qualsiasi ricerca i canoni della ricerca scientifica. Il primo requisito di una ricerca che possa definirsi scientifica è la controllabilità delle scelte compiute dal ricercatore. La ricerca deve inoltre garantire la massima trasparenza nel quadro teorico. Il ricercatore può ripercorrere passo dopo passo il percorso che ha portato ad un risultato, anche partendo da quadri tecnici diversi, consentendo quindi il confronto. in questa ottica prende corpo il concetto di strategia di ricerca.



La questione tecnico operativa: quali strumenti di rilevazione sono adeguati per la realtà? Con il termine tecnica di ricerca si intende un procedimento codificato volto a risolvere uno specifico problema di raccolta o di analisi dei dati, che tiene conto degli obbiettivi e dell’impostazione ontologica ed epistemologica della ricerca. Se il ricercatore ritiene che una realtà oggettiva esista cercherà di individuare i fattori rilevanti per ricostruire un modello logico-matematico di relazioni (mediante tecniche quantitative di raccolta e di elaborazione dei dati); ma se il ricercatore si rende conto che la realtà esiste ma non è conoscibile ricorrerà alle tecniche qualitative in grado di fornirgli informazioni sui fattori che rientrano nel sistema ma non sono trattabili matematicamente. Se il ricercatore ritiene che la realtà non esista non avrà senso ricostruire un sistema e dovrà quindi interpretare i singoli soggetti, i loro comportamenti, motivazioni e opinioni.



La questione assiologica: come si deve intervenire su una data realtà educativa? L’assiologia è la branca della filosofia che studia le questioni del valore da attribuire a concetti, azioni ed entità del mondo reale; stabilisce come dovrebbero essere le cose. Nell’approccio interpretativista si comprende perché alcuni soggetti sono più o meno motivati e perché raggiungono un profitto scolastico più o meno alto. Se il ricercatore ritiene che una realtà oggettiva esista e sia conoscibile adotterà metodi sperimentali-manipolativi per scoprire le leggi che governano quella realtà, punterà sull’osservazione distaccata del fenomeno e sull’induzione. Se il ricercatore ritiene che una realtà oggettiva non esista, punterà a stabilire un’interazione empatica con i soggetti osservati con lo scopo di

ricostruire l’intenzionalità alla base delle loro azioni, cercando appunto di comprendere tali azioni (e dunque non più finalizzato a scoprire le leggi del contesto) dei soggetti protagonisti della realtà educativa. La grande maggioranza dei ricercatori aderisce oggi giorno al realismo critico o all’interpretativismo. Entrambi gli approcci hanno alcuni punti in comune, come il fatto che ogni forma di conoscenza è storicamente e culturalmente determinata, quindi il presupposto culturale influenza la ricerca. Il ricercatore è un soggetto attivo nella costruzione del mondo e non un semplice osservatore distaccato e quindi sensibilità, intuizione, abilità ed esperienza, diventano elementi essenziali nell’attività di ricerca scientifica. Le scoperte ottenute dalla ricerca non hanno mai lo status di leggi, e quindi validi per ogni tempo e luogo, ma sono costituite da enunciati con validità spazialmente e temporalmente situata. Le tecniche di ricerca hanno indizi destinati ad essere continuamente reinterpretati da parte del ricercatore. I fautori del realismo critico utilizzeranno prevalentemente le tecniche qualitative, non trascurando però i risultati forniti dalle tecniche quantitative; così come i fautori dell’interpretativismo utilizzeranno le tecniche quantitative non trascurando però le informazioni date dalle tecniche qualitative. Le scelte ontologiche, epistemologiche, metodologiche si riflettono sugli strumenti tecnico-operativi che il ricercatore userà nella sua ricerca.

1.3 Ricerca quantitativa e qualitativa Concetti chiave della ricerca empirica in educazione: -Tema della ricerca è l’argomento generale sul quale verte la ricerca in oggetto. Nei due esempi precedenti il tema è “motivazione e rendimento scolastico” e “comportamento di gioco nel bimbo”. -Obbiettivo è la finalità conoscitiva che la ricerca intende perseguire. Prima ricerca: esaminare se esiste un rapporto tra rendimento scolastico e motivazioni. Seconda ricerca: notare i fattori comuni nel gioco di bambini di 20 mesi appartenenti a contesti culturali diversi. -Problema è il bisogno conoscitivo esplicito che ha dato origine alla ricerca. Nella prima: i fattori motivazionali condizionano l’esito scolastico? Nella seconda: i fattori personali (genere, luogo di provenienza) e la partecipazione della madre condizionano il gioco? -Concetto è un’idea astratta e generale che ha origine nell’intelletto sulla base dell’interazione dell’essere con il mondo e con gli altri soggetti appartenenti al suo gruppo di riferimento. I concetti si formano con l’esperienza ma non provengono da essa. Nella prima ricerca: rendimento in matematica e la motivazione degli studenti. Nella seconda: contesti culturali ed i comportamenti di gioco. -Oggetto (o soggetto se si parla di un individuo), è uno specifico referente sul quale si raccolgono informazioni, es. scuola, individuo o sistema scolastico. Gli specifici oggetti su cui i dati vengono raccolti, si dicono anche referenti dell’indagine; l’insieme delle informazioni raccolte su tutti i referenti dell’indagine è la base empirica della ricerca. Nella prima: i soggetti studiati sono gli allievi delle due scuole. Nella seconda: bimbi di 20 mesi. -Proprietà è il carattere dell’oggetto di rilevazione in questione. Nella prima ricerca: l’autostima, la motivazione intrinseca, l’inserimento sociale. Nella seconda: il luogo di provenienza dei soggetti, durata dei comportamenti di gioco, le prestazioni cognitive dei bimbi. -Stato (sulla proprietà) + il valore assunto dalla specifica proprietà nell’oggetto in questione. Prima ricerca: alla proprietà rendimento scolastico sono stati assegnati tre livelli di abilità. Nella seconda: il comportamento di gioco può assumere gli stati di simbolico e non simbolico. -Fattore è una proprietà, individuale o collettiva, rilevabile empiricamente sui soggetti coinvolti in una situazione educativa oggetto di studio. Nella prima i fattori sono: i tipi di scuola, rendimento in matematica,

autostima. Nella seconda: genere dei soggetti, durata dei comportamenti di gioco, presenza o meno dei genitori. -Variabile è un’entità simbolico-matematica corrispondente ad un fattore del quale sia stata data una definizione operativa. Per definizione operativa si intende un insieme di regole esplicite che guidano le operazioni con cui ciascun stato su una data proprietà viene rilevato, assegnato ad una delle categorie stabilite in precedenza (es. la proprietà genere può assumere gli stati di maschio o femmina) e ciascuna di queste viene messa in corrispondenza con determinati valori di una variabile (la variabile genere può assumere i valori 1 per i maschi, 2 per le femmine). Gli oggetti sono entità del mondo reale, mentre le proprietà sono entità del mondo delle idee e dei concetti. -Indicatore è una proprietà empiricamente rilevabile di un oggetto che consente di avere una rilevazione indiretta di una proprietà rappresentata da un concetto astratto, non rilevabile empiricamente in modo diretto. Nella prima ricerca: il rendimento in matematica è un concetto astratto, non ricavabile empiricamente in modo diretto; il risultato ottenuto nella prova viene quindi utilizzato dai ricercatori come indicatore del rendimento in matematica. Questa prova rileva una serie di abilità concrete (di calcolo, di impostazione dei probl...


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