Copia di dalla crisi della maniera al rococo’ PDF

Title Copia di dalla crisi della maniera al rococo’
Course Storia dell'Arte Moderna
Institution Università della Calabria
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tomo 2...


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LA CRISI DELLA MANIERA L’eredità formale lasciata da Raffaello ai suoi allievi e seguaci, la fioritura delle loro opere e della stagione clementina, avevano condotto Roma alla fine del pontificato di LEONE X e agli inizi di quello di Clemente VII, in un clima di vivo fervore sperimentale, favorito dalla contemporanea presenza nella città di numerosi artisti e dal grande numero di cantieri aperti. Sotto la spinta di giovani artisti le certezze del linguaggio figurativo elaborato dai maestri dell’inizio del secolo incominciano a sfaldarsi, lasciando posto a nuove modulazioni formali, sempre più orientate verso un ESTREMO PERFEZIONAMENTO della maniera, dello stile, attraverso l’elegante contaminazione di elementi, classici, citazioni moderne e variazioni personali. Questa stagione feconda e felice si interrompe di colpo con la devastazione di roma. Nel contempo la sfera di influenza di CARLO V si estende su tutta la penisola. Tale azione investe alcuni dei più antichi Stati Italiani, dal ducato di Mantova a quello di Urbino, da Genova a Milano e Firenze e perfino Venezia, deve scendere a patti con l’impero. La nuova stabilizzazione del potere favorisce la ripresa delle committenze artistiche. Il nuovo linguaggio figurativo elaborato nella città durante gli anni clementini viene così posto al servizio delle corti assumendo di volta in volta accenti diversi, si diffonde capillarmente in tutta la penisola, dando luogo alal crisi manieristica. Il concetto di MANIERISMO è di assai complessa definizione. È stato sovente utilizzato per indicare i fenomeni artistici occorsi tra la morte di Raffaello e l’inizio del periodo barocco. Elementi di licenza e bizzarria, allontanandosi dala schietta imitazione della natura. Intorno agli anni 20 del nostro secolo il Manierismo ha acquisito un significato positivo e l’arte del maturo 500 è stata interpretata come una reazione alle coercitive regole classiche e quindi come una sorta di ribellione. Esplorando tematiche inedite come quelle dell’angoscia e dell’inconscio non stupisce il crescere dell’attenzione nei confronti della crisi manieristica, vista in contrapposizione al razionalismo rinascimentale. Riconoscendo nella tarda produzione 500 lo sviluppo di fermenti già vivi nelle opere dei maestri dei primi decenni del secolo, in una situazione di consapevole crisi e di ripiegamento rispetto agli ideali del pieno Rinascimento e in rapporto con le richieste e le aspettative dei committenti e del pubblico delle nuove corti cinquecentesche. Nel XVI secolo maniera è sinonimo di stile e in tale accezione il termine era stato già utilizzato nei trattati del Cennini del

Ghiberti e di leon battista alberti, parlare di maniera vuol dire parlare del suo STILE. L’imitazione della buona maniera dei grandi maestri diviene quindi necessità imprescindibile, ma deve fondarsi anche sulla dinamica contrapposizione di regola e licenza. Padroneggiando alla perfezione le regole della composizione, del disegno e del colore, l’artista deve anche sapersi districare dalle costrizioni di tali regole, contraddicendole elegantemente come estremo virtuosismo, perseguendo la licenza consapevolmente, mai casualmente. La ricerca di eleganza, grazia, artificio rapidità di esecuzione ll’arte manieristica trova compiuta espressione trova espressione in una delle forme caratteristiche del linguaggio del maturo 500: la figura serpentinata, un modo di rappresentare il corpo umano in un complicato gioco di contrapposizioni delle membra, paragonato dal Lomazzo nel 1584 alle tortuosità d’una serpe viva quando cammina, che è la propria forma de la fiamma del foco che ondeggia. Il che vuol dire che la figura ha di rappresentare la forma de la lettera S. IL SEMPLICE CONTRAPPOSTO ERA UN ESPEDIENTE CLASSICO Già SFRUTTATO ANCHE DALLA SCULTURA ANTICA PER ARTICOLARE LE FIGURE CONFERENDO LORO ACCENTUATA FORMA ESPRESSIVA. La composizione, elegante e ricercata, rivela appieno il virtuosismo tecnico, la capacità dell’artista di far apparire facile ciò che è difficile. Questa evoluzione conosce inizialmente momenti di accensione fantastica e di grande vivacità per spegnersi poi gradualmente in formule sempre più ripetute e stucchevoli, esaurendosi verso la fine del secolo di fronte al manifestarsi di nuove aspettative ed esigenze soprattutto di carattere devozionale. Negli ultimi anni del pontificato di Clemente VII non si riesce a sanare tutte le ferite ma cerca di restiturie dignità a Roma. Alcuni artisti vengono richiamati dai lontani esili per partecipare a quest’opera di ricostruzione. SEBASTIANO DEL PIOMBO avendo ottenuto l’ufficio del piombo, era stato unoi dei pittori più in vista durante i primi anni del pontificato di Clemente VII ma dopo il Sacco rallenta la sua attività e oltre alla pala LA NASCITA DELLA VERGINE esegue poche opere pubbliche. A partire dal 1530 elabora diverse versioni sul tema dell’Andata di Cristo al Calvario, richiamando l’attenzione sul motivo di Cristo portcroce visto quasi frontalmente, a ¾ di figura, spogliando la composizione di ogni elemento descrittivo e superfluo, abbassando il tono dei colori e addensando larghe zone d’ombra. Il risultato. Un immagine severa e dolente, che ben si addice al nuovo clima spirituale creratosi negli ambienti romani in conseguenza del Sacco.

BALDASSARRE PERUZZI accetta di rientrare subito a Roma per restarvi fino alla morte, diventando architetto pontificio. Incomincia a lavorare al palazzo di Pietro Massimo distrutto da un incendio durante il Sacco. La particolare conformazione dell’area edificabile induce Peruzzi a innalzare una faccia curva, caratterizzata al piano terreno da un colonnato aperto su un vestibulum all’antica. Negli ultimi due piani apre finestre molto piccole. Se si esclude la presenza della fascia del primo piano, sulla facciata sono assenti altri elementi orizzontali, e la compatta cortina appare sostenuta dall’aordine del piano terreno. L’ultima iniziativa in campo artistico di Clemente VII è il conferimento a Michelangelo dell’incarico di affrescare nella Cappella Sistina il GIUDIZIO UNIVERSALE, compiuto durante il papato di Paolo III Farnese.

La diffusione del nuovo linguaggio artistico prima del sacco: le esperienze di gerolamo genga e giulio romano .

Le devastazioni seguite al sacco non sono l’unico movente della diaspora degli artisti convenuti a Roma prima del 1527. Già in precedenza il mecenatismo inaugurato da alcune piccole corti particolarmente vicine all’orbita spagnola aveva richiamato alcuni artisti di grande esperienza e prestigio come Gerolamo Genaga e Giulio Romano. Le loro opere pesaresi e mantovano contribuiranno a diffondere il nuovo linguaggio elaborato nel corso dell’esperienza romana ma sviluppatosi appieno proprio in contatto con il clima culturale del corti italiane. Il duca Francesco Maria I del rovere affida la direzione dei cantieri di corte al pittore-architetto-scenografo urbinate GEROLANO GENGA. Viene incaricato di avviare la ristrutturazione della vecchia villafortezza SFORZA DI PESARO ( l’imperiale) , l’artista viene impegnato a costruire un ala nuova al palazzo, per ospitare il riposo e lo svago della corte. Nella vecchia villa genga coordina la decorazione ad affresco di 8 stanze dove vengono eseguiti cicli encomiastici in onore dei duchi e dove le pareti vengono sfondate su ariosi paesaggi e cieli dipinti, con frequenti riferimenti all’ambiente esterno. Genga affida la decorazione della sale a un gruppo di artisti dall’esperienza eterogenea, valendosi in particolare della collaborazione dei due fratelli DOSSI E RAFFAELLINO DEL COLLE E DEL GIOVANE BBRONZINO.. Si dedica alla pianificazione e alla trasformazione del vastissimo giardino circostante. Egli rinuncia a intonacare le facciate e lascia i mattoni a vista per ottenere un armonica integrazione con la villa preesistente ed evocare il materiale delle costruzioni romane antiche. Il progetto rivela la conoscenza delle opere classiche e contemporanee. La caratteristica più appariscente nel nucleo dell’imperiale è costituita dalla sua collocazione entro un contesto scenografico-teatrale fondato sul gusto della sorpresa ottica mirante a stupire il visitatore con soluzioni impreviste e inconsuete. L’imperiale ah un andamento discendente, con l’ingresso principale sistemato sull’alto della collina, in modo che la villa compare in basso seminascosta dalla vegetazione.

La struttura esterna è estremamente compatta, mentre l’interno presenta una gran varietà di soluzioni e un ampia articolazione di percorsi. Alcuni locali sorprendono o per la ricercata corrispondenza di disegno tra il pavimento e il soffitto, come la stanza a chiocciola. L’attività di corte svolta a mantova da GIULIO ROMANO SEGNA PROFONDAMENTE IL VOLTO DELLA CITTà PADANA E LA CULTURA STESSA DELL’ITALIA SETTENTRIONALE, irradiando la sua influenza fino a milano, venezia e fonebleau. Giulio accetta la proposta di trasferirsi a mantova e vi resta fino alla morte, divenendo prefetto generale delle fabbriche del gonzaga e sovrintendente alle strade ed edifici della città: una nuova roma. Lo scopo perseguito da giulio e dai suoi committenti era in effetti il rinnovamento all’antica della città. Aveva appreso da raffaello a organizzare imprenditorialmente grandi cantieri artistici e poteva quindi far fronte a molti incarichi, comprese la costruzione e la decorazione di una grandiosa villa suburbana. Il palazzo del te sarà infatti compiuto entro il 1535. Mentre attendeva alla realizzazione di questo grande complesso, giulio forniva a federico anche disegni per argenterie, arazzi, apparati trionfali, scenografie teatrali e coreografie di feste, dipingeva ritratti e risistemava edifici cittadini, svolendo appieno la mansione di artista di corte. Allestisce in palazzo ducale nuovi appartamenti con decorazioni dedicate al ciclo troiano e a scene di caccia. La capacità di GIULIO ROMANO di modulare il linguaggio classico in forme nuove e sorprendenti si fonda su una vasta cultura figurativa e su una strabiliante abilità tecnica.

LA diaspora degli artisti dopo il sacco: PARMIGIANINOPERIN DEL VAGA – POLIDORO DA CARAVAGGIO IL clamore e le devastazioni del sacco costringono gli artisti ancora rimasti in città a cercare rifugio in altri centri della penisola. Perin del vaga viene invitato a genova; polidoro da Caravaggio si spinge fino a napoli e in sicilia; rosso fiorentino vaga per l’italia prima di raggiungere definitivamente la Francia. Molti fanno ritorno in patria; questa diaspora è il principale veicolo della diffusione della nuova maniera in tutta l’italia e in Europa Parmigianino In fuga da roma – parmigianino – ripara a bologna dove riceve l’incarico di dipingere per la chiesa di santa margherita, una SACRA CONVERSAZIONE. Il gruppo di santi che circonda la vergine con il bambino appare collocato in un ambiente oscuro e nell’atmosfera notturna, si intrecciano complesse corrispondenze di gesti e sguardi che riconducono al clima delle raffinate sperimentazioni clementine.

La MADONNA DELLA ROSA dipinta sempre durante il soggiorno bolognese, fornisce una versione intellettuale e sofisticata de tema sacro della vERGINE CON IL Bambino da prestarsi ad essere interpretata come un soggetto profano : venere che regge amore. Oltre alle opere sacre, dipinge straordinari ritratti che tendono a sublimare le caratteristiche del personaggio raffigurato entro i contorni di un immagine ideale ed enigmatica – ANTEA. Dopo il soggiorno bolognese fa ritorno nella nativa PARMA dove riceve l’incarico di affrescare la zona presbiteriale della chiesa della Madonna della Stecacta: un impresa che non verrà mai condotta a compimento. Perin del Vaga Molto diversa dalla parabola del Parmigianino, la vicenda artistica DEL VAGA allievo di Raffaello, uno dei protagonisti della felice stagione clementina che dopo aver lasciato Roma, si stabilisce a Genova. La città ligure entra nell’orbita i influenza spagnola ( 1528) grazie a un accorta manovra politica del grande ammiraglio Andrea Doria. Conquistato dal favore di Doria, riceve l’incarico di coordinare la ristrutturazione e l’ammodernamento della villa-fortezza dei Doria a Fassolo alla periferia della città. I principali interventi di Perino e del gruppo di artisti i vede : all’interno, i saloni destinati a funzione pubblica vengono decorati con cicli di affreschi che celebrano le analogie tra Genova e Roma antica ed esaltano il ruolo pacificatore di Carlo V e andrea Doria. Un affrsco ora scomparso raffigurava Nettuno in atto di placare la tempesta per consentire un approdo al naufrago enea mentre in un'altra stanza, tema della decorazione è l’esaltazione delle virtù civili e militari degli antichi eroi. Nella sala dei giganti, lungo le pareti, destinate a corre una fascia ad altorilievo ,al di quale si alternano lunette e figure a stucco; il soffitto reca al centro la CADUTA DEI GIGANTI immagine allegorico-celebrativa che associa Doria e Carlo V al trionfo di giove sui suoi nemici. I giganti riversi sono infatti abbigliati alla turca alludendo alle vittorie sui berberi. Polidoro da Caravaggio Altro allievo di Raffaello lascia Roma devastata per rifugiarsi a Napoli. L’ambiente artistico meridionale si dimostra ospitale per numerosi artisti forestieri. Se da un lato l’apporto di questi artisti contribuisce ad aggiornare e stimolare la pittura del Regno di Napoli e Sicilia dall’altro bisogna riconoscere che anche la cultura meridionale interagisce con l’opera degli immigrati, condizionandone spesso gli esiti in direzione più patetica e drammatizzata. A napoli polidoro si trova a operare in una situazione culturale diversa da quella degli anni romani, ma riesce rapidamente ad

adeguarsi al nuovo clima, abbandonando in parte la sua propensione per la decorazione all’antica e accogliendo influenze locali. La nuova situazione stimola la sua vena drammatica anche se restano sempre vivi i legami con la cultura artistica romana. Decide dopo qualche anno di trasferirsi a Messina dove rimane fino alla morte. In questa fase estrema della sua vita dipinge L’ADORAZIONE DI PASTORI – l’ANDATA AL CALVARIO che presanta analogie tematiche e strutturali con il cosiddetto SPASIMO DI SICILIA di RAFFAELLO. Rosso Fiorentino e gli artisti italiani a FONTAINEBLEAU. LA BATTAGIA DI PAVIA E LA PACE DI CAMBRAI segnano il definitivo tramonto delle mire espansionistiche di Francesco I di Valois in italia, proprio mentre si apre un periodo di grande influenza dell’arte italiana su quella francese. In questi anni infatti il re affida la ristrutturazione di Fotainebleau, il suo castello preferito, a un nutrito gruppo di artisti italiani. ROSSO FIORENTINO reduce dal soggiorno romano e dalla fuga dopo il Sacco, si rivela un perfetto artista di corte coordinando l’allestimento di varie imprese quali dipinti, disegni per arazzi, apparati, oreficerie e stampe. Gran parte delle fastose decorazioni degli appartamento del castello realizzati sotto la guida di Rosso sono state distrutte. Gli affreschi allegorici della Galleria, corniciati da ornamenti a foglie, mascheroni, frutti e ghirlande in stucco costituiscono la grande novità elaborata dal ROSSO che porta al massimo grado di sviluppo le tendenze della raffinate sperimentazioni formali romane, adattandole alle esigenze della corte francese. Negli anni francesi rosso esegue anche diversi dipinti tra cui la PIETA’ in cui accentua l’assimilazione di elementi michelangioleschi e rivela una nuova propensione per i colori brillanti e accesi. Alla sua morte FRANCESCO PRIMATICCIO lo sostituisce nella direzione dei cantieri francesi, ma la sua opera è quasi del tutto perduta. L’emiliano primaticcio dimostra di conoscere la opere di CORREGGIO E PARMIGIANINO oltre a quella di molti altri contemporanei e di saper sintetizzare tali esperienze in un linguaggio di estrema raffinatezza decorativa. BENVENUTO CELLINI per qualche anno occupa una posizione di rilievo a FOTAINEBLEAU eseguendo opere di bronzo per la porta d’oro e oggetti di oreficeria per il sovrano. In particolare la Saliera D’oro è esempio insigne della sua arte e del suo grande virtuosismo nel rendere anche in figure di piccolo formato le complesse e dinamiche attitudini predilette degli artisti manieristi.

SEBASTIANO SERLio si dedica alla pubblicazione di libri di ARCHITETTURA già parzialmente dati alle stampe a venezia. LA SCENA TRAGICA E LA SCENA COMICA, concepite come modelli di fondali teatrali, verranno utilizzate come scenari urbani in moltissimi dipinti. In generale la produzione della scuola di FONTAINEBLEAU è caratterizzata dalla stretta correlazione tra disegni, pitture, incisioni, manufatti d’arte di ogni materiale e dimensione, dalla rapida diffusione di forme adottate per oggetti disparati. I modelli dei pittori italiani vengono presto recepiti da quelli francesi che si adeguano al nuovo gusto con un autonoma produzione di stile intellettualistico.

La cultura artistica Romana fino alla metà del secolo

La morte di clemente VII lascia in eredità al suo successore Paolo III farnese una situazione complessa sul piano interno come su quello religioso, in quanto poco era stato fatto per tentare la riconciliazione tra i cristiani dopo lo scisma. Dal punto di vista artistico invece clemente VII era riuscito ad assicurarsi la collaborazione di MICHELANGELO nel GIUDIZIO UNVERSALE nella cappella sistina e in seguito utilizzato da Paolo III in altre imprese che attireranno a Roma numerosi artisti. Gli anni del pontificato di Paolo III sono difficili caratterizzati da un doppio campo d’azione. Più volte paolo tenta di riunire un concilio pacificatore ma dopo il 1541 anno del fallimento della dieta di Ratisbona, appare chiaro che il ricongiungimento è ormai impossibile. Il nuovo concilio di Trento è chiamato a varare la riforma interna della sola chiesa cattolica ea discutere i problemi dogmatici. In precedenza Paolo III aveva istituito a roma il tribunale dell’inquisizione e aveva introdotto in città un nuovo ordine religioso I GESUITI. Oltre ad acquisire grandi estensioni terriere che connotano la loro potenza come neofeudale i farnesi tendono anche a creare a Roma una vera e propria corte. Per incarico del pontefice ANTONIO DA SANGALLO IL GIOVANE e MICHELANGELO operano grandi trasformazioni urbane e architettoniche, mentre numerosi pittori affluiscono a Roma dove fa ritorno anche PERIN DAL VAGA intorno al quale si crea una scuola mentre dalla toscana giungono grandi inventori e interpreti del nuovo stile. Inizia così una prolifica stagione di decorazioni profane, che si affiancano alla formulazione di un nuovo linguaggio figurativo devozionale meno impegnato in ricerche di natura stilistico-formale e più attento invece a esigenze di semplificazione e comprensibilità dei contenuti consono alla riforma interna della chiesa. Caratteristiche di questi anni romani sono quindi la contemporaneità e molteplicità di diverse esperienze che si sviluppano in parallelo. Gli ultimi affreschi di Michelangelo e il rinnovamento urbanistico di Roma Dopo aver assistito al rientro dei medici a Firenze Michelangelo lascia per sempre la citta e torna a Roma chiamato da clemente VII. Nonostante l’età avanzata crea ancora opere fondamentali, cimentandosi in scultura come in architettura in pittura. La città è ormai la capitale del Cattolicesimo. Clemente ha perso l’ostentata sicurezza dei suoi predecessori e seguendo il filo delle meditazioni scaturite dai recenti avvenimenti, commissiona a Michelangelo l’esecuzione di un affresco sulla parete dell’altare della Cappella Sistina raffigurante IL GIUDIZIO UNIVERSALE un tema tragico e penitenziale che ben si adatta al clima di incertezze ea angosce che pervadono il diviso universo cristiano.

Dopo la morte di clemente il progetto non viene abbandonato: il nuovo pontefice palo, conferma l’incarico. L’artista incomincia ad affrescare l’enorme parte concludendo il lavoro 1536/1541 Il grande affresco colpisce immediatamente i contemporanei per la travolgente novità formale e per la complessità iconografica, suscitando in alcuni incondizionata ammirazione ma da parte di altri, accuse di oscenità ed eresia. Campisce le figure che gremiscono la parete in una composizione turbinosa su un cielo profondo, percorso da nuvole e rappresenta al centro la figura possente e dominante di CRISTO-GIUDICE. accanto colloca la MADONNA in atto di ri...


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