Dalla gazz al tablet buono PDF

Title Dalla gazz al tablet buono
Author Pinilla Rossi
Course Comunicazione Pubblica e D'impresa
Institution Sapienza - Università di Roma
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Summary

Riassunto completo e utili per superare l'esame....


Description

Dalle gazzette all’iPad Prefazione L’informazione è considerato un “bene” poiché una parte dei soggetti sociali la vive come una dimensione di allargamento della vita e dell’esperienza. Esistono importanti settori della società per i quali il giornalismo e l’informazione continuano ad essere una risorsa rilevante nell’ambito di quei beni che producono benessere al soggetto, capitale sociale, fiducia nelle relazioni, civilizzazioni. Siamo in una fase di passaggio in cui continua a manifestarsi una permanete vitalità del giornalismo in quanto azione dotata di senso capace di rintracciae nuovi interlocutori sociali possibili. Abbiamo bisogno di un set di parlo chiave per aiutarci a costruire una ridefnazione dell’informazione e un possibile scenario di un nuovo sviluppo: Desacralizzazione della società. La crisi del giornalismo è legata alla perdita di valore della società poich questa va data per scontata. Se la si mette di contino in discussione verrà colpita la capacità di produrre valori socali convincenti. La crisi della società rende anche l’informazione un bene meno assoluto, sacro o vincolante, introducendo derive quali la frammentazione dei consumi culturali e delle esperienze di vita. Crisi nella capacità di rappresentazione. La distanza tra le narrazioni del giornalismo e i sistemi di vita e di valore degli uomini incoraggia l’ipotesi di un immobilismo nella capacità di rappresentazione. Rivoluzione negli stili narrativi. Al giorno d’oggi il giornalismo è soprattutto cronaca nera, scelta che finisce per logorare la percezione del giornalismo. L’ipertrofia di cronaca nera inoltre rende i soggetti più deboli e cognitivamente più poveri nell’affrontare il cambiamento. Polarizzazione del conflitto e dell’identità. I giornalismi sono ridotti a scontri tra tifoserie, ma di recente il giornalismo italiano ha recuperato capacità di distinzione rispetto ad alcuni climi sconcertanti della politica. È possibile che il giornalismo televisivo abbia prodotto opacità ed estraneità alla partecipazione politica da parte dei cittadini anziché aumentarne la competenza con informazione di qualità. Spettacolarizzazione. La tv ha imposto una percezione sociale del giornalismo molto diversa da quella precedente senza che ci accorgessimo della perdita di valore dell’esperienza dell’informazione per i soggetti sociali. La spettacolarizzazione non è riuscita ad erodere i confini sociali del giornalismo e non ha democratizzato la sua base di accesso. Per incrementare il gusto dell’informazione va rotto il circuito dei media smettendo di credere che la multimedialità sia una piattaforma universale. Il giornalismo degli ultimi vent’anni ha preferito le parole parlate a quelle parlanti, quelle che spingono il soggetto a modifcarsi. L’analisi di Elena Valentini affronta la questione dei nuovi dispositivi tecnologici utilizzati come vettore per le offerte più avanzate di informazione giornalistica. L’autrice cerca di dare risposte alla crisi economica del giornalismo e soprattutto del significato sociale delle tecnologie utilizzate per fare informazione. Un nodo importante sul quale il libro si interroga è rappresentato dal rapporto con vecchie e nuove platee di lettori che ormai a fatica sono disposti a impiegare denaro in cambio di informazioni di qualità. Il giudizio sui tablet non dovrà essere condotto sulle loro caratteristiche tecniche, ma piuttosto sulla capacità di intercettare i bisogni e le aspettative dei nuovi lettori offrendo una possibile chance al giornalismo. Introduzione L’ultima e più scottante novità tecnologica è rappresentata dall’iPad e dai tablet. A differenza del passato, editori e giornalisti guardano con atteggiamento positivo alle opportunità che questi nuovi dispositivi offrono. Il libro studia l’evoluzione dei quotidiani a partire dalle gazzette nel Seicento e si concentra sui cambiamenti che si prospettano con la diffusione di nuove piattaforme di distribuzione in relazione a processi comunicativi, sociali, economici di carattere più generale, riflettendo sui legami con i bisogni dei lettori, le modalità di consumo, gli usi

dei media che veicolano il quotidiano e le notizie, con i modelli di business, il marketing e le strategie editoriali, in un ottica sistemica rispetto al contesto mediale più generale. Capitolo 1. L’evoluzione del giornale di carta. 1.1. Alle origini del quotidiano I quotidiani hanno attraversato quattro secoli e sono passati per diversi supporti, modificando le proprie caratteristiche e facendosi interpreti dei cambiamenti sociali, politici ed economici, talvolta anche stimolandoli. Il primo quotidiano di cui si ha traccia nella storia fu pubblicato nel 1660 a Lipsa dal tipografo Timoteo Ritzsch, con una tiratura di 204 copie. Portava il titolo di: Notizie fresche degli affari della guerra e del mondo e il testo era disposto su un’unica colonna. L’11 marzo 1702, a Londra viene pubblicato il Daily Courant: inizialmente stampato su un’unica facciata, poi su tutte e due. Trattava anche notizie provenienti da altri luoghi dell’Europa. Venne pubblicato fino al 1735 ed è riconosciuto da più parti come il privo vero quotidiano della storia. Il primo esempio in America risale al 1784 ed è il The Pennsylvania Packet and General Advertiser, mentre il più antico quotidiano a stampa italiano dal nome “Diario notizioso” fu fondato a Napoli nel 1759. Le origini del giornalismo moderno sono rintracciabili non prima dell’invenzione della stampa e della periodicità prima semestrale, poi mensile, quindicinale e settimanale delle gazzette che comparvero agli inizi del ‘600, coesistendo, per primi periodi con avvisi e fogli di notizie manoscritti. In assenza della riproduzione su larga scala e di una rete di comunicazione per la diffusione delle copie, non si può parlare di giornalismo. Veri e propri precursori dei giornali sono rintracciabili negli avvisi a stampa, a loro volta preceduti da quelli a mano. Sia gli uni che gli altri non avevano periodicità fissa, erano 4 pagine di dimensioni 20x15cm. Trattavano generalmente un solo argomento e venivano venduti nelle botteghe di stampatori e librai o al massimo tramite corrieri. Avevano inizialmente funzione soprattutto economica, in un secondo momento iniziarono a circolare anche avvisi legati al potere politico speso scritti da funzionari di corte. Erano sottoposti a regime di esclusiva e censura preventiva. Sono i motivi economici (traffici commerciali) e politici (interessi di potenza) che provocano la trasformazione degli avvisi e dei fogli in Gazzette. Il termine deriva dalla moneta veneziana gazeta, prezzo di una singola copia di un avviso oppure del riferimento alla gazza, uccello ciarliero. Le gazzette, rispetto agli scritti precedenti, introdussero tre aspetti: trattavano di politica estera, erano vendute in abbonamento e contenevano rudimentali forme di pubblicità. La breve panoramica sulla preistoria del giornalismo mostra che i primi giornali svolgevano funzioni riconducibili ad una dimensione privata. Trattandosi di giornali fatti di informazioni utili ad orientare i politici dei paesi e il commercio, erano portavoce degli interessi dominanti dell’epoca. Il modello di giornale come prodotto di largo consumo non è nato con questi periodici, né con l’idea di notizia che li ispirava, ma con pubblicazioni straniere come il Tatler e lo Spectator. 1.2. Giornalisti e gazzette in Italia. Nel corso del Settecento, moltiplicandosi i periodici, aumentarono anche coloro che fecero dello scivere giornali la loro prevalente attività, il giornalismo assunse una dimensione professionale. L’italia è l’unica momentanea eccezione poiché chi scriveva sui giornali all’epoca apparteneva al mondo politico o letterario. Questa tendenza ha dato via a stili e generi legati all’esperienza letteraria (reportages) e ha influito sul linguaggio dei quotidiani che quindi erano legati ad una ristretta élite. La più antica gazzetta italiana documentabile è stata pubblicata a Genova nel 1639. Tra la fine del ‘600 e gli inizi del ‘700 comparvero le prime gazzette privilegiate, totalmente asservite alle corti. Per completare la panoramica sulle pubblicazioni circolanti all’epoca vanno ricordati i magazzini, dedicati ad un solo argomento o disciplina, e i periodici letterari come ad esempio il giornale dei letterat. Durante il Settecento furono pubblicati diversi periodici che ebbero però vita breve. Il quotidiano in Italia, come anticipato, il più antico fu il Diaro notizioso di Napoli. Era stampato su quattro pagine, il testo era disposto su due colone e il formato era di 21x14,5. Ospitava soprattutto notizie commerciali. Presto anche nelle altre città italiane venero pubblicati quotidiani (Venezia, Bologna) Nella maggior parte dei casi i quotidiani ebbero vita breve a casa delle leggi fiscali onerose che imponevano la

bollatura dei fogli, la limitata foliazione era probabilmente legata a motivi economici di questo tipo. Il giornalismo di questo periodo anche in Italia rispondeva di ordine pratico, imposte da una società che vde aumentare gli operatori economici e gli scambi commerciali. (RIVEDI LIBRRRRO) 1.3. Quotidiani in cerca di identità Le prime gazzette hanno faticato a trovare una propria forma e a distinguersi rispetto al libro per via del formato della pagine, i primissimi non avevano un titolo che definisse una sorta di identità di testata. Gradualmente le gazzette si differenziarono dai libri, a partire dalla periodicità (mensili, settimanali, quotidiani) e dal contenuto rappresentato delle novità. Era l’inizio di un processo di differenziazione. Il quotidiano ha quindi faticato a trovare la propria identità e ad ogni arrivo di un nuovo medium sulla cena è stato stimolato a ridefinre le proprie caratteristiche. Una breve riflessione etimologica sull’uso nelle diverse lingue della parola quotidiano completa l quadro sulle origini. A differenza di quella inglese, nella quale newspaper rimanda alla natura cartacea del giornale, la maggior parte delle altre lingue è riconducibile alla dimensione temporale. L’avvento del web e dei tablet conferma infatti che la natura del quotidiano non è necessariamente legata alla carta stampata. La televisione ha fatto si che venisse meno la ragion d’essere dei gionali del pomeriggio e della sera ossia l’aggiornamento informativo, mentre il telegrafo è stato il primo strumento che ha permesso la trasmissimone in poco tempo e sulle lunghe distanze. Per McLuhan è qui che è nato il primo vero e proprio linguaggio giornalistico che ha portato alla definitiva distinzione, anche fisica, dal libro. Il telegrafo dunque ha stimolato un processo di accelerazione che arriva ai giorni nostri: non solo abbiamo una fonte quasi illimitata di notizie a disposizione, ma Iternet e i devices mobili permettono la pubblicazione di una notizia quasi contemporaneamente all’accadimento dell’evento. Il tempo si accorcia a tal punto da diventare istantaneità, tempestività. 1.4. Oltre l’innovazione tecnologica Segnaleremo alcune tappe in base ai motivi che si sono introcciati con le trasformazioni di formato e con importanti cambiamenti che hanno caratterizzato il quotidiano, nella consapevolezza di inevitabili salti storici. Significativi mutamenti sono riconducibili a ragioni politiche, economiche, tecnologiche, culturali e sociali. I rapporti con la politica sono rintracciabili già alle origini del giornalismo in due tendenze di fondo: i giornali di appoggio al sistema come quelli francesi, controllati direttamente dai vertici politici e quelli di critica invece tipici dell’aria inglese. Il potere politico ha sin dall’inizio cercato di intervenire a diversi liveli nel mondo della produzione e diffusione di notizie e ancora oggi questa contiguità giornali-politica si manifesta in una forte presenza di tempi politici ed economici nei quotidiani e in generale in tutta l’informazione italiana. 1.5. Gli interessi del pubblico: la (dis)attenzione dei quotidiani italiani Gradualmente, attraverso tempi e tappe differenti, sia il giornalismo americano che quello europeo hanno ampliato i loro targets e sono andati alla ricerca di un pubblico più esteso. Contemporaneamente sono aumentati gli interessi del pubblico e nei giornali si è esteso lo spazio per soddisfarli, allargando progressivamente temi e argomenti. In America uno snodo fondamentale nell’ambito di questi processi è rappresentato dal penny press: i penny papers inaugurarono un atteggiamento democratico verso gli accadimenti del mondo, qualsiasi fatto per quanto apparentemente banale era degno di essere pubblicato. In Italia le cose sono andate diversamente. Il giornalismo italiano all’indomani dell’Unità (17 marzo 1861) era un giornalismo pioneristico, di opinione, fatto più di commenti e interpretazioni che di notizie. Il quotidiano era un terreno di esercitazione e propaganda per le proprie teorie ideologico-politiche. In questo clima nacquero giornali come il Corriere della sera (1876). Il successivo sviluppo registrato ha portato i giornali ad aprirsi ad altre forme editoriali e ad avere un diverso rapporto col pubblico. I quotidiani iniziarono ad essere concepiti in una dimensione utilitaristica e cominciarono a promuovere una serie di iniziative e novità. Queste azioni non ebbero però grande successo e la presenza di grandi gruppi industriali nell’editoria italiana che si era creata favorì la contiguità tra poteri politico-economici e i quotidiani, conferendo una peculiarità al giornalismo nostrano. In

definitiva questo continuò a caratterizzarsi per la sua matrice politica che insieme a quella letteraria rappresenta una delle specificità del nostro paese e continuò a rimanere un fenomeno di élite. I giornali nel corso del tempo hanno più volte rinnovato l’impaginazione. Alcuni esempi di innovazione sono quelli introdotti da Il Giorno di Enrico Mattei (1956): due parti tipografiche distinte, una in stereotipia l’altra in rotocalco, rubriche fisse illustrate (fumetti e giochi), una pagina di economia e finanza, impaginazione vivace. Un esempio più recente è Repubblica di Eugenio Scalfari (1979) che ha introdotto l’innovativa scelta del formato tabloid (30x45 cm) legato ad un’informazione più d’effetto, gli articoli sono incastrati come un puzzle. Ulteriore novità che rende i giornali più accattivanti è rappresentata a fine Ottocento dalle illustrazioni. Per aumentare i lettori e fidelizzarli insieme alle copie dei giornali venivano dati prodotti a contenuto editoriale (almanacchi, libri) ma abbiamo anche esempi di prodotti non editoriali venduti insieme ai giornali. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento sono individuabili anche i primi segni di una diversificazione di temi e contenuti, i quotidiani con il passare del tempo hanno dedicato spazi sempre più ampi ad argomenti specifici fino a strutturarsi in generi. Capitolo 2. I quotidiani nel nuovo ecosistema dell’informazione 2.1. Media e attori in concorrenza La storia dei media mostra che struttura e formato del quotidiano, pur essendo legati ai mezzi, si sono trasformati non in conseguenza di un’evoluzione tecnologica a sé stante, ma per un complesso intreccio di relazioni tra dinamiche culturali, sociali ed economiche. Un altro aspetto che ha fatto cambiare i giornali nel tempo è stato e continua ad essere la concorrenza con gli altri media. Ogni nuovo mezzo ha suscitato diffidenza e timori verso possibili minacce per la carta stampata, questo non è però quanto è successo con l’iPad poiché il mondo editoriale, seppur con cautela, guarda con atteggiamento positivo alle opportunità offerte da questo strumento. Al di là dei timori e degli entusiasmi comunque, ogni medium grazie al quale il mondo editoriale può trovare una nuova tastiera espressiva modifica gli equilibri nell’ecosistema dell’informazione e stimola un riposizionamento dei quotidiani di carta stampata in relazione alle modalità di produzione e consumo delle notizie veicolate dagli altri media. Il capitolo andrà a presentare una riflessione sul ruolo della concorrenza di altri media. L’arrivo della televisione e più in generale la concorrenza tra i media sono concause che hanno dato impulso alla popolarizzazione del giornalismo e dei quotidiani italiani. Sotto la spinta inter-mediale e intra-mediale, e alla ricerca di nuove fasce di pubblico, la stampa italiana quotidiana si è avvicinata al modello di giornalismo popolare che non ha mai avuto e che invece ha trovato espressione nella televisione e nei periodici. La televisione ha contribuito e contribuisce a consolidare, legittimare e diffondere il modello di giornalismo popolare che non ha mai avuto e che ha invece trovato espressione nella televisione dei periodici. La televisione ha contribuito e contribuisce a consolidare, legittimare e diffondere il modello di giornalismo popolare finora confinato ai periodici, permettendo di ampliare i pubblici socializzati a questo modello e ai suoi contenuti, stili e linguaggi. Si parla di un linguaggio all’insegna dell’iconicità, di un’impaginazione attraverso una cornice a schermo che è data non dall’unità verticale della singola pagina con la sua precisa direzionalità di lettura, ma dall’unità orizzontale della doppia pagina, dove la notizia più importante, le immagini, i titoli si dispongono orizzontalmente come se fosse uno schermo televisivo. La televisione ha abituato il pubblico a una cultura visuale a una grammatica dello spettacolo delle quali i quotidiani non possono tener conto e che possono invece trovare nuove prospettive di sviluppo nei giornali che oggi, con i tablet, hanno proprio uno schermo per veicolare informazioni. Con internet sarà tutta la testata ad aprirsi in modalità e con conseguenze diverse, poiché vengono meno i limiti spaziali insieme a quelli temporali. Presentiamo per completezza il modello d’impaginazione a libro: la più tradizionale, suddivide la pagina in moduli e dispone le notizie cercando un andamento prevalentemente verticale; il modello di impaginazione a stella: accanto all’articolo specialistico, si dispongono a stella articoli più brevi e riquadri esplicativi: opinioni di specialisti, riepiloghi storici, statistiche, glossari di termini tecnici. La contaminazione tra logiche informative e spettacolari ha dato vita in Italia ad un quotidiano “ibrido e bifronte”

come lo ha definito Buonanno dove il giornalismo di qualità e quello popolare coesistono all’interno dello stesso giornale, addirittura nella stessa pagina la grande stampa nazionale mira ad un pubblico di lettori di classe media estesa. In relazione al processo di concorrenza con la tv vanno lette e interpretate anche le principali trasformazioni della stampa quotidiana avvenute dalla metà degl anni ’80 e anni’90 come l’aumento degli investimenti pubblicitari, la presenza potenziale di nuove fasce di pubblico (emancipazione femminile, scolarizzazione), il ruolo delle tecnologie nelle redazioni, la maggiore centralità sociale dei media e dell’informazione, l’aumento della foliazione dei giornali, la fioritura della stampa locale, l’ampliamento dello spazio dedicato alla cronaca, i libri, i cd e altri collaterali venduti con i giornali e la diversificazione dei contenuti. 2.2. Le anomalie “storiche” e strutturali della stampa. Il mercato editoriale del nostro paese presenta una serie di peculiarità rispetto al contesto europeo e internazionale: uno sviluppo avvenuto per accelerazioni e ritardi, il rapporto ambivalente con il sistema politico (assenza di regolamentazione, forte contiguità) ed economico (forte presenza di industriali nei giornali), il duopolio televisivo, la distribuzione delle risorse pubblicitarie, il pluralismo dell’offerta, i giornalisti che non tutelano i cittadini, le difficoltà che incontra il giornalismo d’inchiesta (problematiche contrattuali e di organizzazione delle redazioni), l’influenza che i privati esercitano sui media attraverso la pubblicità. (?????? Ok faccio la spesa adesso) 2.3. Dall’informazione quotidiana all’aggiornamento istantaneo. La presenza di radio e televisione ha fatto perdere ai giornali il ruolo di unico medium con funzione informativa. Con l’arrivo di internet non sono solo le testate online ad aggiungersi alla schiera dei media che danno notizie, ma anche soggetti non giornalisti come i blog, i comuni cittadini, i motori di ricerca. A fare concorrenza sono anche siti non giornalistici di annunci che hanno tolto alla carta stampata una grossa fetta di pubb...


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